Gli insegnamenti della Regina Kunti
KUNTI DEVI
Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada
CAPITOLO 1
La
persona originale
kunty uvaca
namasye purusam tvadyam
isvaram prakrteh param
alaksyam sarva-bhútànam
antar bahir avasthitam
Srimati
Kunti disse: O Krsna offro il mio rispettoso omaggio a Te, che sei l'Essere
Supremo nella Sua forma originale e vivi al di là delle influenze della natura
materiale. Sebbene Tu viva in ogni essere e anche fuori di ogni essere, nessuno
Ti vede. -Srimad-Bhagavatam 1.8.18-
Benché
interpretasse la parte di suo nipote, Srimati Kuntidevi sapeva bene che Krsna é
Dio, la Persona Suprema. Una donna cosí illuminata non avrebbe potuto
commettere l'errore di offrire i suoi omaggi a un nipote. Perciò si rivolse a
Lui come al purusa originale, situato al di là del cosmo materiale. Sebbene
anche tutti gli esseri individuali siano trascendentali, non sono né originali
né infallibili. Gli esseri individuali sono inclini a cadere sotto il controllo
della natura materiale, ma per il Signore non è cosí. Nei Veda Egli è definito
quindi il piú importante tra tutti gli esseri individuali (nityo nityanàm
cetanas cetananam). Inoltre, è chiamato anche isvara, Colui che esercita il
controllo. Anche gli esseri individuali o gli esseri celesti come Candra e
Súrya sono in qualche misura isvara, ma nessuno di loro è il supremo isvara, Colui
che esercita il supremo controllo. Krsna è il paramesvara, l'Anima Suprema, e
risiede sia all'interno che all'esterno. Pur essendo presente dinanzi a Srímati
Kuntí come suo nipote, Egli era anche dentro di lei e in tutti gli altri
esseri. Nella Bhagavad-gita (15.15) il Signore afferma: "Sono nel cuore
di ogni essere, e soltanto da Me viene il ricordo, la conoscenza e l'oblío. Il
fine di tutti i Veda è quello di conoscerMi, perché Io sono l'autore dei Veda e
Colui che insegna il Vedanta." La regina Kunti afferma che il Signore, pur
trovandoSi all'interno e all'esterno di tutti gli esseri individuali, è sempre
invisibile. In un certo senso il Signore è un mistero per l'uomo comune. La
regina Kuntí sperimentava personalmente che Sri Krsna era presente dinanzi a
lei, eppure era entrato nel grembo di Uttara per salvare il suo bambino non
ancora nato dall'attacco del brahmastra di Asvatthama. Kunti stessa era
confusa; non riusciva a stabilire se Sri Krsna è onnipresente o localizzato. In
realtà Egli è sia l'uno che l'altro, ma Si riserva il diritto di non
manifestarsi alle persone che non sono anime sottomesse. Questo diaframma di
controllo, che è definito l'energia maya del Signore Supremo, regola la visione
limitata dell'anima ribelle. Esso è spiegato nel modo seguente.
CAPITOLO 2
Oltre
i sensi
maya javanikacchannam
ajnadhoksajam avyayam
na laksyase mudha-drsa
nato natya-dharo yatha
Situato
al di là della limitata percezione dei sensi, Tu, l'eternamente irreprensibile,
nascosto dal velo dell'energia illusoria, rimani invisibile agli occhi dello
stolto, proprio come un attore è reso irriconoscibile dal suo travestimento.
-Srimad-Bhagavatam 1.8.19
Nella
Bhagavad-gita il Signore, Sri Krsna afferma che le persone meno intelligenti
s'ingannano sul Suo conto, pensando che Egli sia un uomo comune come noi, e
quindi Lo deridono. Qui, la regina Kunti ribadisce la medesima affermazione. Le
persone meno intelligenti sono coloro che si ribellano all'autorità del
Signore. Queste persone sono definite asura. Gli asura non possono riconoscere
l'autorità del Signore. Quando il Signore appare in persona tra noi, nelle
forme di Rama, di Nrsimha, di Varaha, o nella Sua forma originale di Krsna,
compie molte gesta meravigliose che sono umanamente irrealizzabili. Come
vedremo nel decimo Canto di questa grande opera, il Signore Sri Krsna manifestò
le Sue attività, che umanamente non è possibile realizzare, fin dai giorni in
cui stava ancora sulle ginocchia di Sua madre. Egli uccise la strega Pútana,
che pure aveva unto il suo seno col veleno allo scopo di uccidere il Signore.
Come un bambino comune, Krsna succhiò il suo latte e succhiando la privò anche
dell'energia vitale. Similmente, proprio come un bambino solleva un fungo,
Krsna sollevò la collina Govardhana, e la sostenne per sette giorni consecutivi
al solo fine di dare protezione agli abitanti di Vrndavana. Queste sono alcune
tra le gesta sovrumane del Signore, la cui descrizione si trova in Scritture
vediche autorevoli come i Purana, le Itihasa (i racconti storici) e le
Upanisad. Il Signore ha fornito meravigliosi insegnamenti nella forma della
Bhagavad-gita, e ha esibito meravigliose abilità di guerriero, di marito, di
maestro e di persona dedita alla rinuncia. Egli è accettato come Dio, la
Persona Suprema, da personalità autorevoli come Vyasa, Devala, Asita, Nàrada,
Madhva, Sankara, Ramanuja, Srì Caitanya Mahaprabhu, Jìva Gosvami, Visvanatha
Cakravarti, Bhaktisiddhanta Sarasvatì, e da tutte le altre autorità nella
successione dei maestri spirituali. Inoltre, Egli stesso Si proclamò tale in
molti brani delle Scritture autentiche. Eppure, esistono persone dalla
mentalità demoniaca che sono sempre riluttanti ad accettare il Signore come 1a
Verità Suprema e Assoluta. Ciò è dovuto in parte alla loro scarsa conoscenza e
in parte alla loro tremenda ostinazione, imputabile alle cattive azioni
compiute nel passato e nel presente. Queste persone non poterono riconoscerLo
nemmeno quando Egli Si trovava presente di fronte a loro. Un'altra difficoltà
consiste nel fatto che le persone che dipendono in maggior misura dai propri
sensi imperfetti non possono realizzare che Lui è il Signore Supremo. Tra queste
persone si possono annoverare, per esempio, alcuni scienziati moderni, che
vogliono conoscere ogni cosa mediante la conoscenza sperimentale. Tuttavia,
non è possibile conoscere la Persona Suprema attraverso una conoscenza
sperimentale imperfetta. In questo verso il Signore è definito adhoksaja, cioè
"al di là della portata della conoscenza sperimentale". Tutti i
nostri sensi sono imperfetti, ma noi pretendiamo di sottoporre a osservazione
qualsiasi cosa, mentre dovremmo ammettere che tale osservazione è possibile
soltanto secondo determinate condizioni, e queste condizioni sono al di là del
nostro controllo. Il Signore è al di là della percezione dei sensi. La regina
Kunti ammette questa carenza dell'anima condizionata, specialmente per quanto
riguarda le donne che generalmente sono dotate di minore intelligenza. Per le 'persone meno intelligenti sono
necessarie facilitazioni quali i templi, le moschee o le chiese, affinché sia
possibile cominciare a 'riconoscere l'autorità del Signore e ad ascoltare ciò
che Lo riguarda da persone autorevoli in questi luoghi santi. Per le persone
meno intelligenti l'inizio della vita spirituale è essenziale, e soltanto gli
sciocchi sminuiscono l'importanza di questi luoghi di adorazione che sono
necessari per elevare il livello delle qualità spirituali nelle masse. Per le
persone meno intelligenti inchinarsi davanti all'autorità del Signore, come si
fa generalmente nei templi, nelle moschee o nelle chiese, è tanto benefico
quanto per i devoti avanzati meditare su dì Lui mediante il servizio attivo.
CAPITOLO 3
La donna piú intelligente
tatha paramahamsanam
muninam amalatmanam
bhakti yoga-vidhanartham
katham pasyema hi striyah
Tu
discendi personalmente in questo mondo per introdurre la scienza trascendentale
del servizio di devozione nel cuore degli spiritualisti elevati e in quello dei
pensatori che si sono purificati fino al punto di distinguere lo spirito dalla
materia. Ma noi donne come possiamo conoscerTi perfettamente?
-Srimad-Bhagavatam 1.8.20
Neppure
i piú grandi studiosi di filosofia possono accedere alla sfera del Signore. È
detto nelle Upanisad che la Verità Suprema, Dio, la Persona Sovrana e Assoluta,
è al di là della portata del pensiero del piú grande filosofo. Non può essere conosciuto
neppure con la più grande erudizione o col piú grande cervello. Soltanto chi ha
ricevuto la Sua misericordia potrà conoscerLo. Gli altri potranno continuare a
speculare su di Lui per anni, senza per altro riuscire a conoscerLo. Questa
realtà è confermata qui dalla regina che interpreta la parte - di una semplice
donna. Generalmente le donne non sono portate alla speculazione filosofica, ma
sono benedette dal Signore perché sono pronte a credere alla Sua superiorità e
alla Sua onnipotenza e Gli offrono i loro omaggi senza riserve. II Signore è
cosí buono che non manifesta un favore speciale solo ai grandi filosofi. Egli
conosce la sincerità delle intenzioni. È soltanto per questa ragione che
generalmente le donne si riuniscono molto numerose nelle funzioni religiose di
ogni genere. In ogni paese e in ogni forma di religione, le donne si mostrano
piú interessate degli uomini. Questa semplicità nell'accettare l'autorità del
Signore è piú efficace di un'esibizione di fervore religioso poco sincero.
Kuntìdevi
rivolse le sue preghiere al Signore in modo molto sottomesso, e questa è la
caratteristica di un vaisnava. I1 Signore, Krsna, era andato a offrire il Suo rispetto a Kuntìdevì raccogliendo
la polvere dei suoi piedi. Poiché considerava Kuntìdevì Sua zia, Krsna era
solito toccare i suoi piedi, ma pur trovandosi in una posizione cosí elevata,
praticamente al medesimo livello di Yasodamayi, la madre di Krsna, Kuntidevi
era cosí sottomessa che pregava Krsna con queste parale: "Krsna, Tu puoi
essere conosciuto dai paramahamsa, i trascendentalisti piú elevati, ma io sono una
donna; come posso vederTi?"
Secondo
il sistema vedico esistono quattro divisioni sociali (catur-varnyam maya
srstam). Le persone che appartengono alle classi sociali piú elevate sono i
brahmana (gli intellettuali), poi seguono gli ksatriya (i militari e gli
amministratori), i vaisya (gli agricoltori e i commercianti), e infine i sudra
(i lavoratori comuni). La posizione di ogni persona in questo sistema sociale è
determinata dalle qualità individuali e dal lavoro di ognuno (guna-karma). La
Bhagavad-gita afferma: striyo vaisyas tatha súdràh, e lo Srimad-Bhagavatam
parla di stri-sudra-dvijabandhunam. Secondo questi riferimenti, le donne, i
sudra e i dvijabandhu sono considerati appartenenti alla medesima categoria. Il
termine dvija-bandhu si riferisce a una persona nata in una nobile famiglia di
brahmana o di ksatriya, ma priva delle qualità proprie di quella categoria. La
posizione sociale di un individuo, secondo il sistema vedico, è determinata
dalle sue qualità. Questo è un criterio di grande utilità. Supponiamo che un
uomo sia figlio di un giudice della Corte Suprema. Ciò non significa che anche
lui sia un giudice. Eppure chi nasce in una famiglia di brahmana, anche se non
possiede alcuna qualità, anzi, anche se è un mascalzone fatto e finito ha la
pretesa di essere un brahmana; benché sia dotato di qualità inferiori a quelle
di un sudra, la gente lo considera un brahmana. Questa fu la causa della
degradazione nella civiltà vedica. Talvolta i brahmana in India si oppongono
recisamente al mio movimento per il fatto che io educo e accetto brahmana
dall'Europa e dall'America, ma noi non ci preoccupiamo delle loro obiezioni,
come farebbe del resto qualsiasi altra persona ragionevole. Sri Caitanya
Mahaprabhu disse: prthivite ache yata nagaradi grama sarvatra pracàra haibe
mora nama.
"In
ogni città e villaggio del mondo sarà predicato il movimento per la coscienza
di Krsna." Perché allora gli Europei e gli Americani non potrebbero
diventare brahmana? In realtà, chi viene alla coscienza di Krsna ha già
superato il brahmanesimo.
È
affermato nella Bhagavad-gita (14.26):
mam ca yo 'vyabhicarena
bhakti yogena sevate
sa gunan samatityaitan
brahma-bhúyaya kalpate
“Chi
s'impegna nel bhakti yoga supera le influenze della natura materiale e si eleva
immediatamente al livello trascendentale (brahma-bhuta).”
La
persona che s'impegna pienamente nel bhakti yoga raggiunge il piú alto livello
trascendentale; a maggior ragione quindi potrà essere considerata un brahmana.
L'idea
stereotipata e preconcetta che soltanto una persona nata in una famiglia di
brahmana possa diventare un brahmana ha ucciso la civiltà vedica, ma ora noi
stiamo riportando in vita la giusta conclusione che a tutti è concesso di
raggiungere la perfezione. Nella Bhagavad-gita (9.32) Sri Krsna dice:
mam hi partha vyapasritya
ye 'pi syuh papa-yonayah
striyo vaisyas tathà sudras
te 'pi yanti param gatim
"O
figlio di Prthà, coloro che prendono rifugio in Me -anche se di bassa nascita,
donne, vaisya o sudra- possono raggiungere la destinazione suprema."
Benché le donne, i súdra e i vaisya siano generalmente considerati appartenere
a una categoria inferiore, quando diventano devoti superano tali designazioni.
Generalmente le donne, i súdra e i vaisya sono considerati meno intelligenti,
ma la persona che si dedica alla coscienza di Krsna è considerata la piú
intelligente, come è affermato nella Caitanyacaritamrta (krsna- yei -bhaje sei
bada catura). E Caitanya Mahaprabhu
dice:
ei rupe brahmanda bhramite konabhagyavan
jiva
guru-krsna prasade paya bhakti-lata-bìja
"Tra
tutti gli esseri che vanno errando per l'universo intero una persona molto
fortunata riceve il seme del servizio devozionale per la misericordia del
maestro spirituale e di Krsna." (C.c. Madhya 19.151). Il Movimento per la
Coscienza di Krsna non è fatto di miserabili e diseredati. No. Anzi è composto
di persone molto fortunate. Chi si è rivolto alla coscienza di Krsna dev'essere
considerato il piú fortunato perché ha trovato il modo di rendere perfetta la
propria vita. Una persona cosciente di Krsna che compie bene i suoi doveri é la
persona piú fortunata e piú perfetta, come umilmente afferma qui Kuntidevi.
Pur
vivendo in un corpo di donna, Kunti era una devota; non era quindi poco
intelligente come le donne comuni. Era anzi estremamente intelligente perché
riconosceva che Krsna è Dio, la Persona Suprema: " venuto da me per
offrirmi i Suoi rispetti, perché da un punto di vista materiale sembra essere
mio nipote, ma Egli è Dio, la Persona Suprema." Per questa ragione nel
verso precedente, diceva, alaksyarm sarva-bhutanam antar bahir avasthitam:
"Tu non puoi essere visto dagli uomini comuni, benché Tu sia in ogni
luogo, all'interno come all'esterno." In un altro verso diceva ancora, na
lakayase mudha-drsa: "Gli sciocchi e i malvagi non possono vederTi."
Questo sta a indicare che Kunti poteva vederLo. Se non fosse stata in grado di
vedere Krsna cosí com'è, come avrebbe potuto dire, na laksyase mudha. Disse
anche, prakrteh param: "Tu trascendi questa creazione materiale."
Ora
anche qui, in questo verso, Kunti continua a esprimersi con umiltà, qualità che
è molto importante nel servizio devozionale. È per questa ragione che Caitanya
Mahaprabhu ci insegna, trnad api sunicena taror api sahisnuna: "Bisogna
essere piú tolleranti di un albero e piú umili di un filo d'erba per progredire
nella vita spirituale." Ciò è necessario perché il fatto di vivere in
questo mondo materiale comporta innumerevoli difficoltà, proprio come la
traversata dell'oceano. Non ci si può aspettare di trovare una situazione
tranquilla nel mezzo dell'oceano; anche un vascello molto grande può trovarsi
in difficoltà, e in ogni momento possono alzarsi onde terribili. Similmente, in
questo mondo materiale dobbiamo sempre aspettarci di dover affrontare situazioni
pericolose: non ci si può aspettare una vita tranquilla in questo mondo
materiale. Gli sastra, le Scritture vediche, insegnano, padam padam yad vipadàm
(S.B., 10.14.58): a ogni passo c'è un pericolo, ma chi diventa devoto può
salvarsi (maydm etam taranti te).
Se
una persona sceglie la coscienza di Krsna, all'inizio dovrà affrontare molte
difficoltà causate da Maya, l'energia materiale illusoria. Maya ci metterà alla
prova per valutare la nostra stabilità nella coscienza di Krsna. Poiché agisce
per conto di Krsna, Maya non permette a nessuno di disturbarLo liberamente. Per
questa ragione mette alla prova molto severamente le persone per vedere se
cercano la coscienza di Krsna allo scopo di disturbare Krsna oppure sono
veramente serie. Questo è l'incarico di Maya. Perciò, all'inizio Maya ci
metterà alla prova, e incontreremo innumerevoli ostacoli durante il nostro
progresso nella coscienza di Krsna. Tuttavia, se seguiamo le regole e cantiamo
regolarmente il mantra com'è stato prescritto, rimarremo stabili. Se invece
trascuriamo questi principi, Maya ci catturerà immediatamente. Maya è sempre
pronta. Noi siamo nell'oceano e possiamo essere disturbati in ogni momento. La
persona che non si lascia turbare è detta paramahamsa.
Kuntidevi
afferma quindi, tatha paramahamsanam: "Tu puoi essere compreso dai
paramahamsa." La parola parama significa "supremo", e hamsa
significa "cigno". Paramahamsa significa dunque "il cigno
perfetto". Se offriamo a un cigno del latte mischiato con acqua, il cigno
prenderà solo il latte e lascerà l'acqua. Similmente, questo mondo materiale è
composto di due nature -quella inferiore e quella superiore. La natura
superiore é la vita spirituale, e la natura inferiore è 1a vita materiale: Cosí
una persona che lascia la parte materiale di questo mondo e accetta solo la
parte spirituale é definita paramahamsa.
Dobbiamo
sapere che le attività del corpo sono dovute all'anima presente nel corpo.
Questa è la realtà. Il corpo è soltanto 1a copertura esterna. Similmente, si
deve sapere che Krsna é il vero centro di tutte le attività, e chi ne è
cosciente è un paramahamsa. Il bhakti-yoga è quindi destinato al paramahamsa, a
colui che sa che Krsna è il vero centro. Krsna afferma nella Bhagavad-gita,
aham sarvasya prabhavo mattah sarvam pravartate: "Io sono l'origine di
ogni cosa; da Me tutto emana." Chi dunque sa non solo teoricamente ma
anche praticamente che Krsna è la causa di tutte le cause -e ne è fermamente
convinto- è un paramahamsa.
Kuntidevi afferma: "Tu sei destinato ai
paramahamsa, non agli sciocchi e ai malvagi. Sei per i paramahamsa e i
muni." Il termine muninam si riferisce alle persone riflessive o ai
pensatori, mentre amalatmanam si riferisce a chi ha il cuore libero dalla
sporcizia. Il cuore di un materialista è pieno di sporcizia nella forma di
lussuria e avidità. Poiché sono avidi e lussuriosi, tutti i materialisti hanno
il cuore pieno di sporcizia, ma amalatmanam si riferisce a coloro che sono
liberi da queste due forme di contaminazione.
Il
bhakti-yoga è destinato a coloro che hanno il cuore pulito, non alle persone
avide e lussuriose. Naturalmente queste persone possono cercare di progredire,
e gradualmente sarà loro possibile elevarsi, ma una volta che il bhakti-yoga é
raggiunto, la lussuria e l'avidità non sono piú presenti. Viraktir anyatra ca
(S.B., 11.2.42): Questa è la prova: quando una persona è libera dalla lussuria
e dall'avidità, é situata nel bhakti-yoga ed è veramente un paramahamsa.
Kuntidevi dice umilmente: "Tu sei la mèta dei paramahamsa e dei muni, le
persone che hanno il cuore pulito e sono impegnate nel bhakti-yoga. Ma noi?
Siamo soltanto donne e apparteniamo a una categoria inferiore. Come possiamo comprenderTi?"
Sebbene comprendesse ogni cosa, prendeva la posizione di una donna comune e
diceva: "Come posso capirTi?" Questa è umiltà.
CAPITOLO 4
Avvicinare
Krsna, la verità onnipresente
krsnaya vasudevaya
devaki-nandanaya ca
nanda-gopa-kumaraya
govindaya namo namah
O
Signore, Tu che sei diventato il figlio di Vasudeva, la gioia di Devaki, il
bambino di Nanda e degli altri pastorelli di Vrndàvana, la fonte di piacere per
le mucche e per i sensi di tutti gli esseri, Ti offro il mio rispettoso
omaggio.
-Srimad-Bhagavatam 1.8.21
Poiché
non può essere avvicinato grazie a qualche risorsa materiale, il Signore, nella
Sua misericordia illimitata e incondizionata, discende sulla Terra cosí com'è
per mostrare un favore speciale ai Suoi puri devoti e piegare l'orgoglio delle
persone demoniache. In particolare, la regina Kunti piú di tutte le altre
incarnazioni, adora l'incarnazione o discesa di Sri Krsna, perché in questa
particolare manifestazione Egli è piú accessibile. Nella manifestazione di Rama
Egli restò sempre il figlio di un re fin dall'infanzia, ma quando venne nella
forma di Kprna, pur essendo il figlio di un re, subito dopo la Sua apparizione
lasciò il rifugio dei Suoi veri genitori (il re Vasudeva e la regina Devaki)
per andare tra le braccia di Yasodamayi e interpretare la parte di un comune
pastorello nella benedetta Vrajabhúmi, supremamente santificata dai Suoi
divertimenti d'infanzia. Per questa ragione Sri Krsna è piú misericordioso di
Sri Rama. Senza dubbio il Signore era molto misericordioso col fratello di
Kunti, Vasudeva, e con la sua famiglia. Se non fosse diventato il figlio di
Vasudeva e Devaki, la regina Kunti non avrebbe potuto considerarLo suo nipote e
rivolgersi a Lui con affetto materno. Tuttavia Nanda e Yasoda furono piú
fortunati perché poterono gustare i divertimenti d'infanzia del Signore,
divertimenti che tra tutti sono i piú affascinanti. Non possono esistere
paralleli per i Suoi divertimenti d'infanzia manifestati a Vrajabhúmi. Essi
sono il prototipo esatto delle relazioni eterne da Lui scambiate nella
Krsnaloka originale, definita cintamani-dhama nella Brahma Samhita. Sri Krsna
discese personalmente a Vrajabhúmi con tutto il Suo seguito trascendentale. Srì
Caitanya Mahaprabhu confermò che non esiste persona fortunata quanto gli
abitanti di Vrajabhúmi, e in particolare furono fortunate le pastorelle che
dedicarono tutto ciò che avevano alla soddisfazione del Signore. I Suoi
divertimenti con Nanda e Yasoda e i Suoi divertimenti con i pastori,
specialmente con i pastorelli e le mucche, L'hanno reso famoso col nome di
Govinda. Sri Krsna nella Sua forma di Govinda è molto affettuoso verso i brahmana
e le mucche, il che sta a indicare che la prosperità umana dipende soprattutto
da questi due fattori, la cultura braminica e la protezione delle mucche. Sri
Krsna non è mai soddisfatto quando questi due principi sono trascurati.
Le
parole iniziali nelle preghiere di Kuntideví furono, namasye purusam tvadyam
isvaram prakrteh param: "Offro i miei omaggi alla persona, purusa, che è
prakrteh param, cioè è situata al di là di questa manifestazione
materiale." Sin dall'inizio Kuntidevi afferma che Dio è il supremo purusa,
la Persona Suprema. Dio non è impersonale, è una persona, ma non una persona di
questo mondo materiale o di questa creazione materiale, perché il Suo corpo non
è materiale. È importante capirlo. A causa della loro scarsa conoscenza, gli
impersonalisti non riescono a comprendere, come la Verità Suprema e Assoluta
possa essere una persona; infatti, quando pensano ad una persona intendono
sempre una persona di questo mondo materiale. Questo è il loro difetto. Perché
mai Dio dovrebbe essere una persona di questo mondo? Per questa ragione
Kuntidevi afferma fin dall'inizio che i1 Signore è prakrteh param, al di là di
questa creazione materiale. Nondimeno Egli è una persona, e ora per la grazia
di Kunti possiamo capire che questa Persona Suprema, pur essendo alaksyam,
invisibile, Si è manifestata in modo visibile nella forma di Krsna.
Kuntidevi
dice, krsnaya vàsudevaya. Talvolta il termine vàsudeva ha il significato di
"onnipresente". Poiché gli impersonalisti hanno questa concezione di
Vasudeva, Kuntidevi fa rilevare: "Quel Vasudeva, l'onnipresente, è
Krsna." Isvarah sarva-bhútanam hrd-dese 'rjuna tisthati: Krsna, il Signore
Supremo, è presente nel cuore di ognuno. Quindi è onnipervadente.
Krsna,
la Persona originale, esiste in tre aspetti: Dio, la Persona Suprema, il
Paramatma onnipresente (l'Anima Suprema) e la radiosità impersonale dei
Brahman. Coloro che s'interessano del bhakti-yoga non sono attratti dalla
radiosità impersonale del Brahman, che è destinata alla gente comune. Per un
abitante del sole che interesse potrebbero avere i raggi solari? Sarebbero del
tutto insignificanti per lui. Similmente, le persone avanzate nella vita
spirituale non s'interessano molto della radiosità impersonale del Brahman.
Sono attratti invece dal purusa, dalla Persona Suprema, Vasudeva. Come è
affermato nella Bhagavad-gita, questa realizzazione della Persona Suprema
avviene dopo innumerevoli vite (bahunam janmanàm -ante). I jnani, gli impersonalisti che sono attaccati alla radiosità
del Brahman, cercano di capire la Verità Assoluta dipendendo dalla loro
conoscenza, ma non sanno che la loro conoscenza é imperfetta è limitata, mentre
Krsna, la Verità Assoluta, è illimitato. Noi non possiamo avvicinare ciò che è
illimitato con la nostra conoscenza limitata. Questo non è possibile.
Per
la grazia di devoti come Kuntidevi possiamo comprendere che la Verità Suprema e
Assoluta, Vasudeva, Paramatma, è presente come Krsna (krsnaya vasudevàya). A
questa realizzazione di Vasudeva gli impersonalisti non possono facilmente
accedere. Krsna afferma nella Bhagavad-gita (7.19):
bahunam janmanam ante
jnanavan mam prapadyate
vasudevah sarvam iti
sa mahatma sudurlabhah
"Dopo
numerose nascite e morti colui che ha la vera conoscenza si sottomette a Me
sapendo che Io sono la causa di tutte le cause e tutto ciò che esiste. Un'anima
cosí grande è molto rara." Il termine mahatma indica una persona dotata di
mente aperta. Chi non riesce a capire Krsna non ha una mente aperta, ma una
mente contorta. Chi rende aperta la propria mente, per la grazia di Krsna potrà
capire Krsna.
Il
metodo per comprendere Krsna è sevonmukha -l'offerta di servizio. Sevonmukhe hi
jihvadau. La realizzazione di Vasudeva è possibile quando si offre un servizio,
a cominciare dalla lingua. La lingua ha due funzioni -emettere suoni e gustare.
Perciò, se si ascolta e si ripete spesso il mantra Hare Krsna e si gusta il
prasada, il cibo offerto a Krsna, sarà possibile comprendere Krsna, Vasudeva,
con questo semplice metodo. Krsna Si rivelerà. Ciò non significa che il nostro
sforzo sarà sufficiente a farci comprendere Krsna, dobbiamo invece qualificarci
col nostro sforzo nel servizio di devozione, e Krsna allora Si rivelerà (svayam
eva sphuraty adah).
Krsna
è molto ansioso di riportarci a casa da Lui, nella nostra dimora originale, ma
noi siamo ostinati e non vogliamo tornare. Perciò il Signore sta sempre
cercando l'opportunità di riportarci a casa. È proprio come un padre
affettuoso. Quando un figlio ribelle lascia il padre e vagabonda per la strada,
senza cibo o rifugio, tra mille sofferenze, il padre è sempre ansioso di
ricondurre a casa il figlio. Similmente, Krsna è il padre supremo e tutti gli
esseri viventi in questo mondo materiale sono simili ai figli confusi di un
uomo ricco che sono fuggiti da casa e ora vivono per la strada. Perciò il piú
grande beneficio che si può dare ai nostri simili consiste nel far loro
conoscere la coscienza di Krsna. Nessun genere di guadagno materiale potrà
soddisfare l'essere individuale, ma chi riceverà la coscienza di Krsna sarà
veramente soddisfatto. Se vediamo un ragazzo confuso che vaga senza mèta per la
strada, possiamo ricordargli: "Mio caro ragazzo, perché soffri tanto? Tu
sei figlio di un uomo ricco che possiede molti beni. Perché fai il vagabondo
per la strada?" E se capirà di essere figlio di quell'uomo importante,
troverà assurdo vivere come un vagabondo e tornerà a casa. La piú grande opera
di beneficenza consiste dunque nell'incontrare le persone che hanno dimenticato
Krsna e dire loro: "Tu sei un frammento di Krsna. Sei figlio di Krsna,
Colui che possiede ogni opulenza. Perché te ne stai qui a marcire in questo
mondo materiale?" Questo è il piú grande servizio. Maya, l'illusione, è
molto forte, ma per ogni devoto di Krsna il dovere consiste nel cercare di
illuminare tutti nella coscienza di Krsna; Kuntidevi, per esempio, affermò
prima di ogni altra cosa che sebbene Krsna, la Persona Suprema, sia all'interno
e all'esterno, resta invisibile per gli sciocchi e i malvagi. Perciò
puntualizza: "Lui è il Signore, Krsna."
Krsna
è Dio, la Persona Suprema e onnipresente Krsnaya vasudevaya), ma è molto lieto
di diventare il figlio di Devaki (devaki-nandanaya). Devakí-nandana è
menzionato anche nell'Atharva Veda. Krsna discende come Devaki-nandana e Suo
padre Nanda-gopa, Nanda Maharaja. Krsna ama legarSi ai devoti che agiscono come
Suo padre e Sua madre. Benché qui, in questo mondo materiale, noi cerchiamo di
stabilire una relazione col Supremo considerandoLo come padre, Krsna vuole
diventare il figlio. Prova piacere nel diventare figlio del devoto. Gli uomini
comuni vogliono Dio come padre, ma questa relazione non è gradita a Krsna,
perché è cosa abituale per il figlio disturbare sempre il padre chiedendogli
questo e quello.
Certamente
Krsna possiede immense potenze, grazie alle quali può fornire a ogni essere
tutto ciò che desidera. Eko bahunam yo vidadhati kamam. Fornisce il cibo
all'elefante, cosí come alla formica; perché dunque non dovrebbe provvedere ai
bisogni degli esseri umani? Ma i mascalzoni non lo sanno. Lavorano come asini
giorno e notte per il pane, e se vanno in chiesa, anche là pregano i1 Signore
affinché conceda loro il pane. Si preoccupano soltanto del problema del pane.
Benché
l'essere individuale sia figlio della persona piú ricca e opulenta, si è creato
il problema del pane. Questo atteggiamento è definito ignoranza. L'essere
pensa: "Se non risolvo questo problema del pane, se non guiderò i miei
camion giorno e notte, come potrò vivere?" Questa è l'assurdità della
civiltà moderna. Ma dov'è il problema del pane? Krsna può fornire quantità
illimitate di pane. Ci sono migliaia di elefanti in Africa, e a tutti fornisce
il cibo. Perciò, se può sfamare gli elefanti, perché non dovrebbe sfamare gli
esseri umani? Il Bhagavatam afferma quindi di non sprecare il tempo prezioso
col problema del pane:
tasyaiva
hetoh prayateta kovido
na
labhyate yad bhramatam upary adhah
Non
dovremmo sprecare il nostro tempo nel cercare di risolvere i problemi di
carattere economico. Lo sviluppo economico è un'assurdità. Certo, la nostra
proposta è veramente rivoluzionaria, e la gente potrebbe arrivare a odiarmi
per questo. "Ma che dice Svamiji?", si chiederanno. Eppure è la
realtà. Questo sviluppo economico è una pazzia: Supponiamo di avere un padre
ricco e cibo a sufficienza. Supponiamo di sapere che nostro padre è l'uomo piú
ricco della città. In quel caso che problemi economici avremmo? In realtà, la
nostra posizione è proprio questa. Non abbiamo problemi economici. Ogni cosa ci
è fornita in modo completo. Abbiamo bisogno di acqua. Ma guardate ci sano oceani
di acqua. Naturalmente, vogliamo acqua da bere, e benché nell'oceano ci sia una
grande quantità d'acqua, se 1a siccità arriva 'dobbiamo dipendere dall'aiuto di
Krsna. Egli farà evaporare l'acqua sotto forma di nuvole, e quando la pioggia
cadrà avremo acqua dolce. Altrimenti, non potremmo bere quell'acqua.
Ogni
cosa è sotto controllo, e ogni cosa -acqua, luce, calore e il resto- è
completa.
om purnam adah púrnam ìdam púrnat purnam
udacyate púrnasya púrnam adàya púrnam evavasisyate
"Dio,
la Persona Suprema, è perfetto e completo, e poiché Egli è completamente
perfetto, tutto ciò che emana da Lui, come questo mondo fenomenico, è
perfettamente completo in sé. Poiché è il Tutto completo, anche se molte unità
complete emanano da Lui, Egli rimane completo in Sé." (Isopanisad,
Invocazione).
Le
riserve di Krsna non si esauriscono mai. Noi dobbiamo soltanto obbedirGli, e
riceveremo il necessario. Una persona cosciente di Krsna quindi non ha problemi
economici; tutto è fornito da Krsna in quantità sufficiente. A Los Angeles le
persone che abitano in prossimità dei tempio si rivelano talvolta molto
invidiose. "Voi non lavorate," dicono ai devoti coscienti di Krsna.
"Non avete ansietà. Avete quattro automobili. Mangiate bene. Com'è
possibile?" In realtà, hanno ragione. In un modo o nell'altro, riceviamo
tutto ciò che ci serve e non abbiamo problemi, perché diventando sinceri
servitori di Krsna, si riceve tutto il necessario. Ci invidiano perché, pur non
lavorando abbiamo tante cose. Ma perché non vengono a stare con noi? Non
vogliono. "Venite con noi," diciamo. "Cantate Hare Krsna:"
"No, no. Non posso farlo." "Va bene, allora lavorate con i
vostri camion." Correndo di qua e di là con le loro auto e i loro camion
hanno reso pericolosa la propria vita e hanno messo in pericolo anche quella
degli altri. In qualsiasi momento può succedere un incidente. Tuttavia essi
dicono che questa è civiltà. Assurdo. Questa non è civiltà. Civiltà significa
tranquillità, prosperità e santi, pace. Nella pace e nella prosperità si
dovrebbe essere sempre coscienti di Krsna.
Solo
per un po' di cibo gli uomini lavorano così duramente, giorno e notte, senza
sapere che il loro nutrimento è già stato predisposto. Avidya karma-samjnanya
trtiya saktir isyate ( Visnu Purana 6.7.61). Questo mondo materiale è pieno
d'ignoranza (avidya). Perciò il nostro sforzo dovrebbe consistere nel liberarci
da questa ignoranza. Per questa ragione soltanto dovremmo lavorare, per uscire
dall'ignoranza. Noi pensiamo: "Sono questo corpo materiale. Devo lavorare
giorno e notte per ottenere il cibo che mi serve per vivere." Questa è
ignoranza. Abbiamo vissuto immersi in questa ignoranza in forme che non erano
umane. Abbiamo vissuto come uccelli, come animali, e in altre forme ancora, ma
adesso, in questa vita, dovremmo essere sereni, in piena tranquillità, e usare
il tempo per indagare sulla Verità Assoluta (Jivasya tattva jijnasa, athato
brahma jijnasa). Questa dovrebbe essere la nostra occupazione.
Quello
che facciamo è restare seduti a parlare di Krsna, e questo è ciò che bisogna
fare. Questa è vita: Perché dovremmo lavorare giorno e notte come asini? Che
razza di vita è questa? No. Questa non è vita. Per questa ragione il Bhagavatam
informa le persone intelligenti (kovida), affermando che la vita dev'essere
dedicata a questa missione, a comprendere la Verità Assoluta. Come risolvere,
allora, il problema economico? La risposta è che la felicità che si cerca di
trarre dallo sviluppo economico verrà automaticamente col tempo. Tal labhyate
duhkhavad anyatah (S.B., 1.5:18) Noi cerchiamo la felicità. State forse
cercando la sofferenza? No, certamente. E allora, perché incontrate la
sofferenza? Se non desiderate calamità e sofferenza, perché mai dovete subirle?
Sulla base del nostro karma la vita ci riserva una parte di felicità e una
parte di sofferenza. Perciò, se la sofferenza viene senza bisogno di cercarla,
anche la felicità arriverà dei tutto naturalmente.
Noi
siamo già destinati ad avere una certa quantità di gioia e una certa quantità
di dolore, e non possiamo cambiare la situazione. L'unica cosa che possiamo
fare per cambiare consiste quindi nel cercare di liberarci da questa condizione
materiale di vita. Questa dovrebbe essere la nostra unica occupazione. Secondo
i1 nostro karma talvolta nasciamo in un sistema planetario superiore come
esseri celesti, e talvolta come cani e gatti o come vermi negli
escrementi. Per questa ragione Caitanya
Mahaprabhu disse:
ei rupe brahmànda bhramite kona
bhagyavàn jiva
guru-krsna prasade paya bhakti-lata-bija
"Secondo
il loro karma, alcuni esseri individuali vagano per l'intero universo. Alcuni
vengono elevati ai sistemi planetari superiori e altri cadono in quelli
inferiori. Tra molti milioni di esseri vagabondi, uno particolarmente fortunato,
per la grazia di Krsna ottiene l'opportunità dì entrare in contatto con un
maestro spirituale autentico. Per la misericordia di Krsna e del maestro
spirituale questa persona riceve il seme della pianta del servizio
devozionale." (C.c. Madya, 19.151) Soltanto un essere fortunato ottiene la
compagnia di Krsna e del devoto di Krsna, e in questo modo riceve il seme del
servizio devozionale, il canto dei mantra Hare Krsna. Allora la sua vita
diventa sublime.
Kuntidevi
dirige quindi la nostra attenzione verso Krsna, la Persona Suprema, che è
alaksya, invisibile a tutti. Chi è questa persona invisibile? Questa persona è
Krsna. "Oh, Krsna," potrà dire qualcuno, "Ci sono tanti
Krsna." Perciò Kuntidevi dice: "Offro le mie preghiere a Vasudeva, il
figlio di Vasudeva." "Ci sono molti Vasudeva." No.
Nanda-gopa-kumaraya: rivolgo le mie preghiere al figlio adottivo di Maharaja
Nanda." In questo modo, per tre volte Kunti fa rilevare: "Questo è
Krsna."
Krsna
nasce ufficialmente come figlio di Devaki e Vasudeva, ma nella Sua infanzia
gode della compagnia di madre Yasoda e Nanda Maharaja. Questo è il divertimento
di Krsna. Ananda lilamaya-vigrahàya: i divertimenti di Krsna sono per natura
pieni di gioia. Anandamayo 'bhyasat (Vedanta-sutra 1.1.12): Egli è per natura pieno di
felicità. Non potremo mai vedere Krsna infelice. Krsna è sempre felice, e
chiunque entri in contatto con Lui a sua volta diventa felice. Per questo Egli
è chiamato Govinda. La parola go significa "sensi". Noi cerchiamo la
gratificazione dei sensi, e se entriamo a contatto con Krsna godremo a sazietà
dei sensi, proprio come le gopi che danzano con Krsna. Non vi è dunque mancanza
di gratificazione dei sensi, ma la gratificazione dei sensi in compagnia di
Krsna non è grossolana; è la gratificazione dei sensi spirituali che si
sperimenta nel mondo spirituale. Ànanda-cinmaya-sad-ujjvala-vigrahasya. Questo
piacere, detto ananda, non è l'ananda di terz'ordine che si sperimenta
attraverso i sensi del corpo materiale. Il piacere dovuto al corpo non è
ananda, ma è illusione. Noi pensiamo di godere, ma questo ananda non è reale,
perché non possiamo godere di questo piacere materiale dei sensi per lungo
tempo. Ognuno di noi ha sperimentato che il piacere materiale ha fine. II
piacere spirituale, invece, non finisce, è in continuo accrescimento. Questa è
la differenza. Ànanda-cinmaya-sad-ujjyalavigrahasya govindam adi purusam tam
aham bhajami (Brahmasamhita 5.32). Per questo dobbiamo stare in compagnia di
Govinda.
Questo
verso dice ancora, govindaya namo namah: "Offro i miei rispettosi omaggi a
Govinda." Il movimento per la coscienza di Krsna è così sublime che ci
pone in diretto contatto con Govinda. Anche l'adorazione della Divinità di
Krsna nel tempio è un contatto diretto con Govinda. Sri-vigraharadhana nitya
–nana- srngara-tan-mandira-marjanadau (Sri-gurv-astaka 3). La vigraha, la Divinità di Krsna, appare per
la misericordia di Krsna. Essendo alaksya, invisibile, Krsna Si rende visibile
per darci la possibilità di vederLo. Non dobbiamo pensare che Krsna sia pietra,
legno o metallo; Krsna è sempre Krsna, ma poiché noi non siamo in grado di
vedere al di là degli elementi materiali come i1 legno, la pietra e il metallo,
Egli appare in una forma costituita di questi elementi, ma non per questo
diventa legno, metallo o pietra. Quando entriamo in contatto con la Divinità,
entriamo in contatto con Krsna personalmente. Poiché e invisibile, Krsna nella
Sua bontà assume una forma che i nostri occhi possano vedere. Questa è
misericordia di Krsna. Non dovete mai pensare: "Questo è un Krsna di
pietra." Poiché Krsna è ogni cosa, Krsna è anche la pietra, ma non è quel
tipo di pietra che non é in grado di agire. Perfino nella forma di pietra o metallo
Krsna può sempre agire come Krsna, e chi adora la Divinità può percepirlo.
Svayam eva sphuraty adah. La Divinità, pur apparendo come pietra, può parlare
col devoto, come è accaduto molte volte.
Sono
dunque molto contento quando vedo i miei discepoli che vestono con cura la
Divinità, Le offrono del buon cibo, e tengono il tempio molto pulito.
Sri-mandira-marjanàdau. Marjana significa "pulizia". Sia vestendo
Krsna che pulendo il tempio, il beneficio spirituale che si ottiene è uguale.
Non dovete pensare: "Io sono soltanto uno che pulisce, lui invece
veste:" No. La persona che veste la Divinità, non è diversa dalla persona
che pulisce il tempio, perché Krsna è assoluto. Bisogna dunque impegnarsi al
servizio di Krsna in ogni modo, e allora raggiungeremo il successo della vita.
Questo è il movimento per la coscienza di Krsna.
Per
la grazia di Kuntidevi possiamo capire che Krsna, Vasudeva, è Dio, la Persona
Suprema, La parola vasudeva indica inoltre che il Signore può essere compreso
quando si raggiunge il livello della pura virtú, detto vasudeva, o
visuddha-sattva. Sattvam visuddham vasudeva-sabditam (S.B., 4.3.23). Per comprendere i1
Signore Supremo dobbiamo prima raggiungere il livello di sattva, la virtú, ma
in questo mondo materiale la virtú è contaminata dalle influenze inferiori,
l'ignoranza e la passione. Tuttavia, ascoltando ciò che riguarda Krsna è
possibile elevarsi al livello della pura virtú. Srnvatam
sva-kathah krsnah punya-sravana-kirtanah. Dovremmo cercare di ascoltare e di
ripetere ciò che riguarda Krsna sempre, giorno e notte; in questo modo il
nostro cuore sarà purificato dalla sporcizia. Non basta partecipare a un
bhàgavata-saptaha, a una lettura ufficiale dello Srímad-Bhagavatam per sette
giorni. Questa è un'altra forma di sfruttamento. Nel Bhagavatam è detto, nasta
prayesv abhadresu nityam bhagavata-sevaya. Nityam
significa "ogni giorno", o "giorno e notte". Bisogna
leggere sempre lo Srimad Bhagavatam ed eseguire gli ordini del maestro
spirituale: Il termine bhagavata può riferirsi sia al maestro spirituale che al
libro, lo Srimad Bhagavatam. Bisogna
dunque servire sempre la persona bhagavata o il libro bhagavata. Bhagavaty
uttama-sloke bhaktir bhavati naisthiki. Allora ci si potrà stabilire in modo
irremovibile (naisthiki) nel servizio devozionale offerto a Dio, la Persona
Suprema.
In
questo modo, mediante il metodo spirituale prescritto, si devono realizzare i
benefici del movimento per la coscienza di Krsna e cercare di distribuire tali
benefici anche agli altri. Risvegliare la coscienza di Krsna latente negli
altri è l'attività benefica piú grande del mondo. Possiamo in realtà vedere che
devoti non coscienti di Krsna, in quattro o cinque anni lo sono diventati, dopo
essere stati risvegliati. Nello stesso modo, anche altre persone possono essere
risvegliate. Non ci sono difficoltà. Il metodo è il medesimo.
Seguendo
le orme di devoti come Kunti riusciremo a comprendere l'identità di Krsna.
Come, per esempio, possiamo informarci dell'identità di una persona
chiedendole: "Come si, chiama tuo padre?" Cosí, lo Srimad Bhagavatam
presenta Dio fornendoci il nome di Suo padre, di Sua madre e perfino il Suo
indirizzo. Noi non siamo impersonalisti che hanno soltanto una vaga idea di
Dio. Chi si avvantaggia del movimento per la coscienza di Krsna potrà capire
Dio perfettamente e completamente.
CAPITOLO 5
La visione dei fiori di loto
namah pankaja-nabhaya
namah pankaja-maIine
namah
pankaja-netraya
namas te
pankajanghraye
"Il
mio rispettoso omaggio a Te, o Signore, il cui addome è ornato da una
depressione a forma di loto, che sei sempre decorato con una ghirlanda di loto,
il cui sguardo ha la freschezza del fiore di loto e la cui pianta dei piedi porta
impresso il loto."
-Srimad Bhagavatam 1:8.22
Questi
sono alcuni degli specifici segni simbolici del corpo spirituale di Dio, la
Persona Suprema, che Lo distinguono dal corpo dì tutti gli altri. Sono tutte
caratteristiche esclusive del corpo del Signore. Il Signore potrà forse
apparire come uno di noi, ma Si distingue sempre per le Sue caratteristiche
corporee. Per il fatto di essere una donna, Srimati Kunti si considera indegna
di vedere il Signore. Questo perché le donne, i sudra (gli operai) e i
dvija-bandhu, i discendenti degradati delle tre categorie sociali superiori,
generalmente non possiedono l'intelligenza necessaria per comprendere gli
argomenti trascendentali relativi al nome, alla fama, alle qualità e alle forme
della Verità Suprema e Assoluta. Queste persone, pur non essendo in grado di
penetrare le relazioni spirituali del Signore, possono vederLo come
arca-vigraha, che discende nel mondo materiale al solo fine di mostrare il Suo
favore alle anime degradate, tra cui le donne, i súdra e i dvija-bandhu. Poiché
tali anime cadute non riescono a vedere nulla al di là della materia, il
Signore acconsente a entrare in ognuno degli innumerevoli universi come
Garbhodakasayi Visnu, il Quale fa germogliare dalla depressione centrale del Suo
addome trascendentale un fiore di loto che darà vita a Brahma, il primo essere
vivente dell'universo. Per questa ragione il Signore è chiamato Pankajanabhi.
Il Signore, Pankajanabhi, accetta l'arcavigraha (la Sua forma trascendentale)
costituita di diversi elementi, cioè assume una forma all'interno della mente,
o una forma di legno, di terra, di metallo, di gemme preziose, oppure dipinta o
tracciata sulla sabbia. Tutte queste forme del Signore sono sempre ornate di
ghirlande di fiori di loto; nel tempio, dove esse vengono adorate, dovrebbe
regnare sempre un'atmosfera tranquilla per attrarre l'attenzione ardente dei
non-devoti, sempre impegnati in contese materiali. Le persone dedite alla
meditazione adorano una forma concepita nella mente. Il Signore mostra dunque
la Sua misericordia anche alle donne, ai sudra e ai dvija-bandhu, a patto che
queste persone si rechino a visitare il tempio e a offrire la loro adorazione
alle differenti forme che si sono manifestate per loro. Coloro che visitano i
templi non sono idolatri, come insinuano alcuni uomini dotati di scarsa
conoscenza. Tutti i grandi acarya fondarono templi di questo genere al fine di
promuovere l'adorazione in ogni località e favorire cosí le persone meno
intelligenti; non bisogna far credere di aver già trasceso la fase
dell'adorazione nel tempio, mentre in realtà si è ancora nella categoria dei
sudra e delle donne, o ancora piú in basso. Bisogna cominciare a contemplare il
Signore dai Suoi piedi di loto, risalendo alle gambe, alla vita, al petto e infine
al Suo volto. Non bisogna cercare di guardare il volto del Signore senza
essersi abituati a contemplare i Suoi piedi di loto. Poiché era la zia del
Signore, Srimati Kunti non cominciò a contemplare il Signore dai Suoi piedi di
loto perché Egli avrebbe potuto sentirSi imbarazzato. Per evitarGli questo
fastidio Kuntidevi cominciò a contemplare il Signore poco al di sopra dei Suoi
piedi di loto, cioè fissando la Sua vita e risalendo al volto, infine scendendo
ai Suoi piedi di loto. In questo cerchio, tutto rimane in ordine.
Quando
si vede un fiore di loto si può immediatamente ricordare Krsna. Se, per
esempio, vediamo un oggetto che appartiene a un bambino che ci è molto caro
-qualche suo vestito, le sue scarpe o uno dei suoi giocattoli- ci ricorderemo
immediatamente di lui: "Ecco le scarpe del mio bambino. E questi sono i
suoi giochi e i suoi abiti." Questa è la natura dell'amore. Così, se
davvero amiamo Dio, Krsna, potremo ricordarci sempre di Lui.
Non
è difficile ricordare Krsna. Qui Kuntidevi descrive Krsna facendo riferimento
ai fiori di loto. Similmente, quando parla di Sé stesso, nella Bhagavad-gita,
Krsna dice, raso 'ham apsu kaunteya: "Io sono il sapore dei liquidi."
Possiamo dunque ricordare Krsna assaporando l'acqua. Se perfino bevendo
liquori, una persona pensa: "Il sapore di questa bevanda è Krsna," un
giorno diventerà un grande santo. Posso quindi chiedere anche ai bevitori di
diventare coscienti di Krsna... - e agli altri a maggior ragione- perché Krsna
dice, raso 'ham apsu ' kaunteya, "Io sono il sapore dei liquidi." Generalmente, in questa contesto,
"liquidi" viene tradotto con acqua. Tuttavia, anche i liquori sono un
liquido; non sono che una mistura di zucchero e melassa, o qualche altra
combinazione fermentata e distillata. Naturalmente, non sono una cosa buona
perché sono intossicanti. Anche se in un certo senso non esiste nulla che sia
cattiva in sé, i liquori non sono una buona cosa perché producono effetti
negativi. In America ci sono moltissimi alcolizzati. Non mancano certo. Ma posso
chiedere anche ad un ubriacone: "Quando bevi del vino, per favore, ricorda
che il sapore di quello che bevi è Krsna. Puoi cominciare semplicemente cosí,
e un giorno diventerai una persona santa, cosciente di Krsna.
Krsna
può dunque essere raggiunto in qualsiasi circostanza, se vogliamo raggiungerLo.
Krsna afferma nella Bhagavad-gita:
tesam satata yuktanam bhajatam priti
púrvakam dadami buddhi yogam tam yena màm upayanti te (B.g., 10.10)
"A
coloro che sempre Mi servono e Mi adorano con amore e devozione dò l'intelligenza
con la quale potranno venire a Me." Se siamo veramente seri nella nostra
ricerca di Krsna, Krsna è in ogni luogo. Andantarastha paramanu-cayantara-stham
govindam adi purusam tam aham bhajami (Brahma-samhita 5.35). Krsna è presente
nell'universo, nel nostro cuore, e perfino nell'atomo. Non è dunque difficile
trovarLo, ma bisogna conoscere il metodo per raggiungerLo. È un metodo molto
semplice, e per ordine di Sri Caitanya Mahaprabhu noi lo offriamo a tutti,
senza far pagare alcun prezzo. Il metodo consiste nel cantare Hare Krsna. Non
appena si canta Hare Krsna, si comprende immediatamente Krsna.
Nello
stesso modo, per purificarsi è sufficiente ascoltare o recitare i versi dello
Srimad-Bhagavatam. Ogni conoscenza del mondo è contenuta nello Srimad-Bhagavatam:
letteratura, poesia, astronomia, filosofia, religione e amore per Dio. Srimad-bhagavatam
pramanam amalam. Basta leggere lo SrimadBhagavatam per ottenere la cultura piú
vasta e piú elevata; infatti studiando lo Srimad Bhagavatam diventeremo esperti
in ogni argomento. Anche supponendo di non capire una sola parola dei mantra
dello Srimad-Bhàgavatam, le sue vibrazioni sonore hanno in sé un potere tale da
purificare chi le pronuncia. Srnvatam sva-kathah krsnah punya-sravana-kirtanah.
Il termine punya significa "virtuoso", sravana significa "ascoltare"
e kirtana "cantare". Chi canta o ascolta i versi dello
Srimad-Bhagavatam diventa automaticamente virtuoso. Generalmente, per raggiungere
il livello della virtú bisogna fare grandi sforzi, ma anche limitandosi ad
ascoltare i versi dello Srimad-Bhagavatam o della Bhagavad-gita raggiungeremo
questo livello, senza altra fatica. È quindi un principio inderogabile in ogni
tempio del nostro movimento per la coscienza di Krsna che ogni giorno si tenga
una lezione allo scopo di ascoltare e di ripetere. Il nostro movimento è
destinato a educare delle guide spirituali, ma senza ascoltare e ripetere non è possibile diventare dei capi.
Certo, nel mondo materiale è possibile, ma non nel mondo spirituale.
mali hanà sei bija kare àropana
Sravana-kirtana jale karaye secana
(Cc. Madhya, 19.152)
L'ascolto
e il canto innaffiano il seme del servizio devozionale, che sviluppa la nostra
coscienza originale.
In
queste preghiere Kuntidevi, da grande devota, ci offre l’opportunità di
diventare coscienti di Krsna mediante la semplice concentrazione dei nostri
pensieri su pankaja, il fiore di loto. Panka significa "fango" e ja
"generato". Benché nasca dal fango, il fiore di loto è il fiore piú
importante ed è il fiore piú amato da Krsna. Kuntidevi descrive quindi le varie
parti del corpo di Krsna facendo riferimento ai fiori di loto, in modo che alla
sola vista di un fiore di loto, ricorderemo immediatamente Sri Krsna:
"L'ombelico di Krsna è proprio come un fiore di loto, e dall'ombelico di
Krsna spunta lo stelo del loto sul quale nacque Brahma, il creatore di questo
universo. Questo universo racchiude numerosissimi pianeti, con mari, montagne,
città, automobili e mille altre cose, ma l'intero universo è nato da questo
loto."
Namah
pankaja-maline. Da Krsna nasce il meraviglioso fiore di loto che contiene il
seme dell'intero universo. Ma Egli non dà origine a un solo fiore. Krsna non è
cosí povero che può produrre un solo fiore di loto, e basta. No. Proprio come
con molti fiori si può fare una ghirlanda, cosí Krsna è l'origine
d'innumerevoli universi che possono essere paragonati a un'immensa ghirlanda di
fiori di loto. Questo è Dio. Yasyaika-nisvasita-kalam athavalambya/ javanti
loma-vilaja jagadanda-nathah (Brahma-samhita 5.48). Krsna è illimitato. Noi ci
preoccupiamo molto di questo unico pianeta, ma la creazione di Krsna contiene
un numero illimitato di pianeti. Noi non siamo in grado di contare quanti
pianeti ci sono, cosí come non siamo in grado di contare i capelli sulla nostra
testa. Questa è la natura della creazione di Krsna. Per fare un altro esempio,
come un albero porta un numero illimitato di foglie, cosí esiste un numero
illimitato di pianeti ed esistono illimitati universi. Krsna è dunque
illimitato.
L'ombelico
di Krsna assomiglia a un loto, Egli indossa una ghirlanda di fiori di loto, e
anche i Suoi devoti sono paragonati ai petali di un fiore di loto
(alola-candraka-lasad-vanamàlya-vamsi, Brahma-samhita 5.31). Anche se ci
limitiamo a pensare a quest'unico verso che descrive il corpo di Krsna facendo
riferimento al fiore di loto, possiamo meditare per tutta la vita sulla
bellezza e sulla saggezza di Krsna e sul modo in cui Krsna manifesta la Sua
creazione. Questa è meditazione -pensare a Krsna. Dhyanavasthita-tad-gatena
manasa pasyanti 'yam yoginah.
Uno
yogi è colui che pensa sempre a Krsna.
Coloro
che fissano sempre il pensiero su qualcosa d'impersonale non sono yogi. La
loro meditazione li sottopone a fatiche sempre maggiori (kleso 'dhikaras te~
avyaktasakta-cetasam) e non riescono a ottenere nulla di sostanziale. Per
questo, dopo aver "meditato", dicono: "Bene, dammi una
sigaretta. Su, ho la gola secca, dammi una sigaretta." Questa non e
meditazione. Meditazione significa pensare sempre a Krsna (satatam cintayanto mam)
e sforzarsi di avanzare nella coscienza di Krsna con grande determinazione
(yatantas ca drdha-vratah).
Dobbiamo
purificarci. Param brahma param dhama pavitram paramam bhavan. Poiché Krsna è
puro, non è possibile avvicinarsi a Krsna in modo impuro. Ma se pensiamo sempre a Krsna e meditiamo su
di Lui, ci purificheremo. Punya-sravana-kirtanah. Questa meditazione diventa
possibile grazie al canto e all'ascolto, e in tal modo il fatto di pensare a
Krsna diventerà automatico. Questo è il metodo della coscienza di Krsna.
Sravanam kirtanam visnoh smaranam.
La
parola smaranam significa "ricordare". Se cantiamo e ascoltiamo,
ricordare diventerà facile, e allora c'impegneremo nell'adorazione dei piedi di
loto di Krsna (sevanam), nell'adorazione nel tempio (arcanam) e nell'offerta di
preghiere (vandanam). Saremo servitori di Krsna (dasyam), diventeremo amici di
Krsna (sakhyam), e offriremo ogni cosa a Krsna (atma-nivedanam). Questo è il
metodo della coscienza di Krsna.
CAPITOLO 6
Il
Signore dei sensi
yatha hrsikesa khalena devaki
kamsena ruddhaticiram sucarpita
vimocitaham ca sahatmaja vibho
tvayaiva nathena muhur vipad-ganat
"O
Hrsikesa, maestro dei sensi di tutti gli esseri, o Signore dei signori, Tu hai
liberato Tua madre, Devaki, da lungo tempo prigioniera e tormentata da Kamsa,
l'invidioso monarca. E hai protetto me e i miei figli da continui
pericoli."
-Srimad-Bhagavatam 1.8.23
Devaki,
madre di Krsna e sorella del re Kamsa, fu imprigionata insieme a suo marito,
Vasudeva, perché il malvagio re aveva paura di essere ucciso dall'ottavo figlio
di Devaki (Krsna). Il re aveva ucciso tutti i figli di Devaki che erano nati
prima di Krsna, ma Krsna sfuggì all'infanticida perché fu portato di nascosto a
casa di Nanda Maharaja, il padre adottivo di Sri Krsna. Anche Kuntidevi,
insieme coi suoi figli, fu salvata da una lunga serie di pericoli. Tuttavia,
Kuntidevi ricevette un favore molto piú grande, perché Sri Krsna salvò i figli
di Kuntidevi, mentre non salvò gli altri figli di Devaki. La ragione di ciò sta
nel fatto che mentre il marito di Devaki, Vàsudeva, era ancora vivo, Kuntìdevi
era vedova e non aveva nessuno che l'aiutasse, all'infuori di Krsna. La
conclusione che se ne può derivare è che Krsna concede una maggiore
misericordia a un devoto che si trova in
maggiore pericolo. Talvolta mette i Suoi puri devoti in una posizione di tale
pericolo che il devoto si attacca ancora di piú a Lui. E quanto piú il devoto è
attaccato al Signore, tanto maggiore sarà il suo successo.
Devaki,
la devota che diventò madre di Krsna, non era una donna comune. Dopo tutto, chi
può diventare la madre di Dio, la Persona Suprema? Krsna accetta di diventare
figlio solo dei devoti piú elevati. Nella loro vita precedente, Devaki e suo
marito si erano sottoposti a grandi austerità, e quando Krsna apparve davanti a
loro per offrire loro le Sue benedizioni, essi Gli dissero che volevano un
figlio come Dio. Ma dove si può trovare un'altra persona uguale a Dio? Non è
possibile. Dio è asamaurdhva; in altre parole, non c'è nessuno che possa essere
uguale o superiore a Lui. Non ci può essere competizione. Non si può dire:
"Io sono Dio, tu sei Dio, lui è Dio, tutti siamo Dio." No. Chi fa
un'affermazione del genere, è un cane, non è Dio, perché Dio è grande e non ha
rivali. Nessuno Lo uguaglia; tutti sono subordinati e inferiori a Lui. Ekale
isvara krsna ara saba bhrtya: l'unico padrone è Krsna Dio, e tutti gli altri
sono Suoi servitori, compresi i grandi esseri celesti quali Brahma, Visnu e
Siva, e a maggior ragione gli altri. Siva-virinci-nutam. Negli sàstra, le
Scritture vediche, è scritto che a Sri Krsna è offerto rispetto anche da Siva e
Brahma, gli esseri celesti piú elevati.
A1
di sopra degli esseri umani ci sono gli esseri celesti. Come noi, esseri umani,
siamo superiori agli animali, cosi gli esseri celesti, i piú importanti dei
quali sono Brahma e Siva, sono superiori a noi. Brahma è il creatore di questo
universo, Siva è colui che lo distrugge, e Sri Visnu, che è Krsna stesso, è il
suo sostegno. Per il mantenimento di questo mondo materiale ci sono tre guna,
tre influenze della natura materiale -sattva-guna (la virtú), rajo-guna (la
passione) e tamo-guna (l'ignoranza). Sri Visnu, Brahma e Siva hanno l'incarico
di presiedere a queste tre influenze -Sri Visnu s'incarica del sattva-guna,
Brahma del rajo-guna e Siva del tamo-guna. Eppure essi non sono soggetti
all'influenza dei guna. Come il sovrintendente della prigione non è un
detenuto, ma ha una funzione di controllo, cosí Siva, Visnu e Brahma
controllano queste influenze, ma non sono soggetti al loro controllo.
Tuttavia,
al di sopra di tutti gli altri c'è Krsna, che ha il supremo controllo ed è
conosciuto come Hrsikesa. La parola hrsika significa "sensi". Noi
godiamo dei sensi, ma in ultima analisi il padrone dei sensi è Krsna.
Consideriamo le nostre mani, ad esempio. Io dichiaro: "Queste sono le mie
mani, con queste mani posso fare a pugni:" Ne sono molto orgoglioso.
Tuttavia, non siamo noi a controllare, ma Krsna, perché se Krsna toglie dalle
nostre mani il potere di agire, le mani rimarranno paralizzate. Io posso
affermare: "La mia mano è mia, e la uso come voglio," ma se
sopravviene una paralisi, non potrò piú fare nulla. Bisogna capire quindi che
sebbene per la grazia di Krsna siamo dotati di queste mani, non siamo noi che
le controlliamo. Questa è coscienza di Krsna.
Un
uomo sano di mente penserà: "Se in ultima analisi questa mano è
controllata da Krsna, significa che è fatta per Krsna." Questo è semplice
buon senso. Sostengo: "Questa è la mia mano, la mia gamba, il mio
orecchio." Anche un bambino si esprimerà cosí. Se chiediamo a un bambino:
"Cos'è questa?" risponderà: "È la mia mano." Ma nonostante
le nostre affermazioni, in realtà non si tratta della "nostra" mano,
perché ci è stata data. Per il nostro desiderio di usare le mani in tanti modi,
Krsna ci ha fornito di mani: "Va bene, prendi queste mani e usale."
Poiché si tratta di un dono di Krsna, un uomo di buon senso pensa sempre:
"Tutto ciò che possiedo, a cominciare da questo corpo e dai miei sensi,
non è veramente mio. Mi sono state date tutte queste cose affinché io le usi, e
se in ultima analisi ogni cosa appartiene a Krsna, perché non usare ogni cosa
per Krsna?" Questa è intelligenza; questa è coscienza di Krsna.
Ognuno
é parte di Krsna (mamaivamso jiva-loke jlva-bhútah), perciò anche i sensi di
ogni essere appartengono a Krsna. Quando usiamo i sensi al servizio di Krsna,
raggiungiamo la perfezione della vita. Perciò, hrsikena hrsikesa-sevanam
bhaktir ucyate: quando con i nostri sensi (hrsikena) serviamo Hrsikesa, il vero
padrone dei sensi, il nostro servizio è detto bhakti. Questa è una definizione
molto semplice di bhakti. Hrsikesa-sevanam, non hrsika-sevanam -servizio al
supremo maestro dei sensi, non ai sensi stessi. Quando usiamo i nostri sensi
per la nostra gratificazione, siamo in maya (illusione), mentre quando usiamo
i nostri sensi per la gratificazione del maestro dei sensi, il nostro servizio
è definito bhakti.
In
questo mondo materiale tutti usano generalmente i sensi per la gratificazione
materiale. Questa è maya, illusione, ed è la causa del nostro imprigionamento.
Quando invece si arriva alla coscienza di Krsna, quando ci si purifica e si
comprende che questi sensi sono in realtà destinati a soddisfare Krsna, allora
diventiamo persane liberate (mukta-purusa).
iha yasya harer dasye
kurmana manasa gira
nikhilasv apy avasthasu
jvan-muktah sa ucyate
"Una
persona che agisce al servizio di Krsna con il corpo, la mente, l'intelligenza
e le parole è una persona liberata, anche nel mondo materiale." Si deve
arrivare alla comprensione che i sensi sono fatti per servire il maestro dei
sensi, Hrsikesa. II maestro dei sensi risiede nel cuore di ogni essere. Nella
Bhagavad-gita (15. 15) il Signore dice, sarvasya caham hrdi sannívisto:
"Mi trovo nel cuore di ogni essere." Mattah smrtir jnanam apohanam
ca: "E da Me vengono il ricordo, la conoscenza e l'oblío."
Krsna
è cosí misericordioso che se vogliamo usare i nostri sensi in un determinato
modo, ci darà la possibilità di farlo. I sensi non sono nostri, sono di Krsna,
ma Krsna ci dà l'opportunità di usarli secondo i nostri desideri. Ognuno di noi,
per, esempio, ha una lingua, supponiamo che qualcuno voglia mangiare escrementi.
Possiamo dire: "Krsna, voglio mangiare escrementi," e Krsna dirà:
"Va bene, prendi un corpo di maiale e mangia escrementi." Il padrone
è sempre presente -Krsna. Egli ci fornirà un corpo appropriato e ci ricorderà:
"Mio caro essere vivente, volevi mangiare escrementi. Ora hai il corpo
adatto per farlo." Similmente, se qualcuno desidera diventare un essere
celeste, Krsna gli darà anche questa opportunità. Esistono 8.400.000 forme di
vita, e se qualcuno vuole impegnare i propri sensi vivendo in una particolare
forma corporea, Krsna gli darà questa possibilità: "Vieni, questo è il
corpo che volevi. Prendilo." Ma alla fine, usando i nostri sensi, saremo
esasperati e finiremo con l'essere privati dei sensi. Per questo Krsna dice,
sarvadharman parityajya mam ekam saranam vraja: "Non agire in questo
modo. I tuoi sensi sono fatti per servire Me. Tu stai usando male i tuoi sensi,
e per questa ragione sei intrappolato in differenti specie di corpi. Perciò,
per trovare sollievo da questo tedioso impegno di accettare un corpo e di
lasciarlo, per doverne poi accettare un altro perpetuando cosí l'esistenza
materiale, lascia questa ricerca di gratificazione dei sensi e sottomettiti a
Me. Allora sarai salvo." Questa è coscienza di Krsna.
Attualmente,
i nostri sensi sono contaminati. Qualcuno pensa: "Sono americano, e i
miei sensi dovrebbero essere usati al servizio del mio paese, della mia
società, della mia nazione." Oppure pensa: "Sono indiano, i miei
sensi sono indiani, perciò dovrebbero essere usati per l'India."
L'ignoranza non ci permette di capire che i sensi appartengono a Krsna.
Pensiamo invece di avere sensi americani, sensi indiani, o sensi africani, il
che è definito maya, illusione. Nella vita materiale i sensi sono coperti da
designazioni quali "americano", "indiano",
"africano", ma quando i nostri sensi non saranno piú contaminati da
tutte queste designazioni (sarvopadhi-vinirmuktam), la bhakti ha inizio.
È
sciocco pensare: "Io sono italiano. Perché dovrei dedicarmi alla coscienza
di Krsna e adorare un Dio indú?" E’ illusione pensare: "Sono
musulmano," "sono cristiano," oppure "sono indú,"
Bisogna purificare i sensi per poter comprendere di essere un'anima spirituale,
e per capire che l'Anima spirituale suprema è Krsna. Io sono parte di Krsna,
perciò il mio dovere consiste nel servire Krsna." Quando si pensa in
questo modo, ci si libera immediatamente. Allora non si é piú Italiani,
Americani, Indiani, Africani, questo o quello. Si è Krsna-izzati, ossia
coscienti di Krsna, È questo che si vuole. Perciò Kuntidevi dice: "Mio
caro Krsna, Hrsikesa, Tu sei il maestro dei sensi."
Per
cercare il piacere materiale siamo caduti in questa condizione materiale e
soffriamo nelle diverse specie di vita. Poiché questo è il mondo materiale,
perfino la madre di Krsna dovette soffrire. Devaki era cosí elevata da
diventare la madre di Krsna, eppure dovette affrontare grandi avversità a causa
del suo stesso fratello, Kamsa. Questa è la natura del mondo materiale. Gli
esseri viventi in questo mondo sono cosí invidiosi che non appena l'interesse
personale viene ostacolato ci si sente subito pronti a creare problemi agli
altri, anche ai parenti piú prossimi.
La
parola khala significa "invidioso". Questo mondo materiale è un mondo
di odio e d'invidia. Io invidio te, e tu invidi me. Il movimento per la
coscienza di Krsna, invece, è fatto per chi non è piú invidioso, e non nutre
piú odio. Liberandosi dall'invidia e dall'odio è possibile diventare persone
perfette. Dharmah projjhita-kaitavo 'tra paramo nirmatsaranam satam (S.B., 1.1.2). Le persone invidiose e malvage appartengono a
questo mondo materiale, e coloro che non lo sono si trovano nel mondo spirituale.
Possiamo dunque mettere alla prova noi stessi. Se siamo invidiosi o vogliamo
male ai nostri amici o al nostro prossimo, allora siamo situati nel mondo
materiale; se non siamo invidiosi, siamo nel mondo spirituale. Non ci possono
essere dubbi sul grado del nostro avanzamento. Possiamo metterci alla prova:
Bhaktih paresanubhavo viraktir anyatra ca (S.B., 11.2.42). Quando mangiamo, sentiamo che
la nostra fame è soddisfatta, non abbiamo bisogno di averne la garanzia da
altri. Similmente, possiamo giudicare da soli se siamo situati nel mondo
materiale o nel mondo spirituale. Se siamo invidiosi o gelosi, siamo nel mondo
materiale, se non lo siamo, ci troviamo nel mondo spirituale.
Chi
non è invidioso può servire Krsna molto bene, perché l'odio e l'invidia nascono
dall'invidia verso Krsna. Alcuni filosofi, per esempio, pensano: "Perché
solo Krsna dovrebbe essere Dio? Anch'io sono Dio." Questo è l'inizio della
vita materiale -essere invidiosi di Krsna. "Perché dovrebbe essere Krsna a
godere?" pensano. "Anch'io voglio godere. Perché Krsna dovrebbe
godere delle gopi? Io voglio essere Krsna, e mi farò il mio gruppo di
gopi." Questa è maya. Nessun altro all'infuori di Krsna può essere il
beneficiario. Krsna dice dunque nella Bhagavad-gita, bhoktàram yajna: "Io sono
l'unico beneficiario." Se procuriamo gli ingredienti per il piacere di
Krsna raggiungeremo la perfezione della vita, ma se vogliamo invece imitare
Krsna pensando: "Voglio diventare Dio e godere come Lui," allora
siamo in maya. La nostra posizione naturale è quella di procurare piacere a
Krsna. Nel mondo spirituale, per esempio, Krsna gode e le gopi, le pastorelle
trascendentali, offrono gli ingredienti per il piacere di Krsna. Questa è
bhakti.
Bhakti
é una relazione tra padrone e servitore. Il dovere del servitore consiste nel
servire il maestro, e il padrone fornisce al servitore tutto ciò di cui ha
bisogno.
nityo nityànam cetanas cetananam
eko bahunam yo vidadhati kaman (Katha Up., 2-2.13)
Le
Scritture vediche ci informano che Krsna può fornire tutto il necessario per la
vita. Non c'è scarsità, non c'è alcun problema economico. Dobbiamo soltanto
cercare di servire Krsna e tutto sarà perfetto.
Se
Krsna desidera, ci sarà grande abbondanza. In America, per esempio, c'è una
grande abbondanza di tutto il necessario, a differenza di altri paesi. Quando
sono andato in Svizzera ho visto, per esempio, che là ogni cosa è importata. L'unica
cosa che non c'è bisogno di importare è la neve. Ogni cosa é soggetta al
controllo di Krsna. Chi diventa devoto otterrà cibo in abbondanza, ma chi non
diventa devoto sarà coperto dalla neve. Ogni cosa è soggetta al controllo di
Krsna perciò in realtà non c'è scarsità. L'unica cosa che manca è la coscienza
di Krsna.
Certo, il mondo é pieno di pericoli. Ma Kuntidevi dice: "Poiché Devaki è Tua
devota, l'hai salvata dalle sofferenze che le sono state imposte dal suo
malvagio fratello." Non appena il fratello di Devaki ebbe sentito che
l'ottavo figlio di sua sorella l'avrebbe ucciso, si preparò immediatamente a
uccidere Devaki. Ma il marito di Devaki riuscí a calmarlo. Il marito ha il
dovere di proteggere la moglie, perciò il marito di Devaki disse: "Mio
caro cognato, perché nutri tanto odio verso tua sorella? Dopo tutto non è tua
sorella che ti ucciderà; sarà tutt'al piú suo figlio. Questo è il problema. Ti
consegnerò dunque tutti i bambini, e tu farai di loro ciò che vorrai. Perché uccidere questa ragazza innocente nel
giorno delle sue nozze? È tua sorella minore, e tu dovresti proteggerla proprio
come proteggeresti una figlia. Perché dovresti ucciderla?" In questo modo
riuscí a placare Kamsa, il quale credette alle parole di Vasudeva. Vasudeva
aveva promesso che gli avrebbe portato tutti i suoi figli affinché Kamsa
potesse ucciderli. Vasudeva pensava: "Salviamo la situazione presente.
Dopo tutto, se in futuro Kamsa avrà un nipote, forse dimenticherà il suo
odio." Ma Kamsa non dimenticò mai. Tenne invece Devaki e Vasudeva chiusi
in prigione per lunghi anni (aticiram) e uccise tutti i loro figli. Alla fine
Krsna apparve e salvò Vasudeva e Devaki.
Dobbiamo
dunque dipendere da Krsna, come fecero Devaki e Kunti. Quando Kunti rimase
vedova, il malvagio Dhrtarastra cominciò a fare piani per uccidere i suoi
figli, i cinque Pandava. "Poiché mi è capitato di nascere cieco",
pensava, "non ho potuto ereditare il trono del regno che è andato invece a
mio fratello minore. Ora che lui è morto, almeno i miei figli potrebbero salire
al trono." Questa è la tendenza del materialista. Egli pensa: "Sarò
felice. I miei figli saranno felici. La mia comunità sarà felice. La mia
nazione sarà felice." Questo non è che egoismo allargato. Non pensano a
Krsna e alla felicità di Krsna. Tutti pensano invece alla propria felicità:
"Come potrò essere felice? Come posso dare la felicità ai miei figli, alla
mia comunità, alla mia società, alla mia nazione?" È cosí dappertutto.
Tutti lottano per la sopravvivenza, senza pensare alla felicità di Krsna. La
coscienza di Krsna è davvero sublime. Dovremmo cercare di comprenderla
attraverso lo Srimad-Bhatgavatam e la Bhagavad-gita, e sforzarci d'impegnare i
sensi al servizio del signore dei sensi (hrsikena hrsikesa-sevanam). Allora
saremo veramente felici.
CAPITOLO 7
Incontri
pericolosi
visan mahàgneh purusada-darsanad
asat-sabhaya vana-vasa-krcchratah
mrdhe mrdhe 'neka-maharathastrato
drauny-astratas casma hare 'bhiraksitah
"Mio
caro Krsna, la Tua grazia ci ha già salvati da una torta avvelenata, da un
grande incendio, dai denti dei mangiatori di uomini, da una pericolosa
assemblea, da numerose sofferenze durante il nostro esilio nella foresta e da
una battaglia in cui si affrontarono grandi generali. E ora ci hai sottratti
all'arma di Asvatthama.
-Srimad-Bhagavatam 1.8:24-
Troviamo
qui una serie d'incontri veramente pericolosi. Una volta Devaki fu messa in
difficoltà dal suo malvagio fratello, altrimenti non avrebbe incontrato altri
fastidi, ma Kuntidevi e i suoi figli dovettero affrontare una difficoltà dietro
l'altra, per anni e anni. A causa del regno Duryodhana e i suoi sostenitori
continuarono a perseguitarli e ogni volta i figli di Kunti furono salvati dal
Signore. Una volta tentarono di uccidere Bhima con una torta avvelenata,
un'altra volta li confinarono in una casa di lacca che fu data alle fiamme;
un'altra volta Draupadi fu trascinata nella malvagia assemblea dei Kuru, i
quali cercarono d'insultarla strappandole i vestiti di dosso. Il Signore salvò
Draupadi estendendo all'infinito la lunghezza del suo sari, in modo che
Duryodhana e i suoi accoliti non potessero vederla nuda. Similmente, durante
l'esilio nella foresta, Bhima dovette combattere contro un demone cannibale,
Hidimba Raksasa, ma fu protetto dal Signore. Quella, tuttavia, non fu l'ultima
delle loro vicissitudini. Dopo tutte queste tribolazioni ci fu la grande
battaglia di Kuruksetra, e Arjuna dovette affrontare grandi generali come
Drona, Bhisma, e Karna, tutti valorosi guerrieri. Infine, quando tutto sembrava
finito, il figlio di Dronacarya scagliò il brahmastra destinato a uccidere il
bambino nel grembo di Uttara, e il Signore salvò l'unico sopravvissuto tra i
discendenti dei Kuru, Maharaja Pariksit.
Qui
Kunti ricorda tutti i pericoli che aveva dovuto affrontare prima che i Pandava
potessero riavere il regno. Nella Bhagavad-gita Sri Krsna afferma, kaunteya
pratijànihi na me bhaktah pranasyati: "Dichiaralo pure con forza, Mio caro
Arjuna; il Mio devoto non perirà mai." I Pandava, i figli di Pandu, erano
grandi devoti di Sri Krsna, ma poiché la gente del mondo materiale si interessa
di ciò che è materiale, i Pandava dovettero affrontare numerosi pericoli. Il
loro zio materialista, Dhrtarastra, architettava continue macchinazioni per
ucciderli e impadronirsi del regno a favore dei suoi figli. Questa era stata la
sua politica fin dall'inizio.
Una
volta Dhrtarastra fece costruire una casa di lacca cosí infiammabile che
sarebbe bastata una sola fiammella a farla ardere immediatamente come una
torcia. Compiuta l'opera, disse ai nipoti e a sua nuora Kunti: "Ho fatto
costruire un bellissimo palazzo e vorrei che andaste a vivere là per qualche
tempo." Ma il fratello di Dhrtarastra, Vidura, l'informò del complotto:
"Dhrtarastra vuole mandarvi ad abitare in quella casa per ridurvi in
cenere." Quando il figlio di Dhrtarastra, Duryodhana, seppe che Vidura
aveva avvertito i Pandava, s'infuriò. Questa è la natura degli uomini politici.
Pur sapendo che lo zio stava cercando di mandarli in quella casa per farli morire
in un incendio, i Pandava accettarono la proposta. Dopo tutto Dhrtarastra era
il loro tutore, e non si sentivano di disobbedire agli ordini di un superiore.
Essi però per proteggersi scavarono una galleria sotto la casa, grazie alla
quale poterono fuggire quando la casa fu data alle fiamme.
Un'altra
volta, quando i Pandava erano a casa, Dhrtarastra inviò loro dei dolci
avvelenati, ma essi sfuggirono di nuovo alla morte. Poi, purusada-darsanat:
incontrarono un cannibale, Hidimba Raksasa, ma Bhima lottò contro di lui e lo
uccise.
In
un'altra occasione i Pàndava furono raggirati in una partita a scacchi
nell'assemblea regale dei Kuru. Dhrtarastra, Bhismadeva, Dronacarya e altri
anziani erano presenti, ma in un modo o nell'altro, Draupadi, la moglie dei
Pandava fu scelta come posta in gioco. "Se perderete," dissero i Kuru
ai Pandava, "Draupadi non sarà piú vostra moglie." Cosí, quando i
Pàndava persero la partita, Karna e Duhsàsana s'impadronirono subito di lei.
"Ora non appartieni piú ai tuoi mariti," le dissero, "sei nostra
proprietà. Possiamo farti quello che vogliamo."
Un
tempo Karna era stato insultato durante lo svayamvara di Draupadi. A quei tempi
una principessa dotata di grandi qualità sceglieva il marito in una cerimonia
detta svayamvara. Oggi in Occidente è naturale per qualsiasi ragazza scegliersi
il marito che preferisce, sebbene per una ragazza comune ciò non sia positivo,
ma anche a quei tempi una ragazza di straordinarie qualità, capace di scegliere
un marito degno, aveva la possibilità di farlo. Tale possibilità era però limitata
da determinate condizioni. Il padre di Draupadi, per esempio, aveva situato un
pesce sul soffitto, e aveva stabilito che per poter sposare sua figlia, i
principi pretendenti dovevano colpire con una freccia l'occhio del pesce, senza
guardarlo direttamente, ma mirando al suo riflesso visibile in un recipiente
d'acqua sul pavimento. Quando furono annunciate le condizioni, molti principi
si fecero avanti per misurarsi nella gara, perché rispondere a una sfida è un
principio d'onore per uno ksatriya, un valoroso capo.
Nell'assemblea
dello svayamvara di Draupadi era presente anche Karna. In realtà, Draupadi
aveva già deciso di sposare Arjuna, ma c'era Karna, e lei sapeva che se Karna
avesse partecipato alla gara, Arjuna non avrebbe potuto vincere. A quel tempo
non si sapeva che Kama era uno ksatriya. Egli era nato da Kunti prima del suo
matrimonio, e la sua nascita era stata tenuta nascosta. Poiché era stato
allevato da un falegname, Karna era considerato un sudra, un appartenente alla
categoria piú bassa della società. Draupadi ne approfittò per dire; "In
questa assemblea, soltanto gli ksatriya possono partecipare. Non voglio che un
falegname venga qui a partecipare alla gara." In questo modo Karna fu
escluso.
Karna
lo considerò un grave insulto, e quando Draupadi fu persa al gioco fu il primo
a farsi avanti. Era l'amico piú intimo di Duryodhana e disse: "Ora
vogliamo vedere le bellezze nascoste di Draupadi." Benché fossero presenti
nell'assemblea, gli anziani Dhrtarastra, Bhisma e Dronacarya non osarono
protestare. Non protestarono dicendo: "Che succede? Volete spogliare una
donna in quest'assemblea?" Per la loro mancata protesta furono definiti
asat-sabhayah, un'assemblea di uomini incivili. Soltanto un uomo incivile può
sentire il desiderio di vedere donne nude, benché oggi sia diventato di moda.
Secondo la cultura vedica, una donna non può restare nuda se non dinanzi a suo
marito. Perciò gli uomini che volevano vedere Draupadi nuda in quella grande
riunione erano tutti mascalzoni. La parola sat significa
"gentiluomo", e asat "bruto". Per questo Kuntidevi pregando
dice a Sri Krsna: "Tu hai salvato Draupadi in quell'assemblea di bruti."
Quando i Kuru cercarono di strappare il sari a Draupadi per vederla nuda, Krsna
allungò sempre piú il suo sari, in modo che non riuscissero a trovarne la fine.
Allora, quando ormai nella sala si ammucchiavano cumuli di stoffa, stanchi
morti, essi compresero che non sarebbero riusciti a denudarla. Capirono che era
impossibile. Dapprima, Draupadi aveva cercato di trattenere il suo sari, ma che
cosa poteva fare? Dopo tutto era solo una donna, e tutti i Kuru erano decisi a
spogliarla. Allora piangendo si rivolse a Krsna; "Salva il mio
onore," diceva, mentre cercava ancora di difendersi trattenendo il sari.
Poi pensò che era impossibile cercare di salvare il suo onore in quel modo, e
cessò di lottare; alzando le braccia pregò. "Krsna, se Tu vuoi puoi
salvarmi." Allora il Signore rispose alle sue preghiere.
Non
è dunque molto saggio cercare di salvarsi con i propri mezzi, la cosa migliore
è dipendere soltanto da Krsna: "Krsna, puoi salvarmi o puoi uccidermi.
Puoi fare ciò che vuoi." Anche Bhaktivinoda Thakura dice:
manasa,
deha, geha-yo kichu mora arpilun tuya pade, nanda-kisora
"Mio
caro Signore, tutto ciò che possiedo lo offro a Te. E che cosa possiedo; ho
questo corpo, questa mente, una piccola casa, mia moglie e i miei figli. Ma
tutto ciò che ho, lo offro a Te." Questa è la piena sottomissione.
Un
devoto di Krsna offre tutto a Krsna senza riserve, e per questo è detto
akincana. La parola kincana si riferisce a qualcosa che si tiene per sé, e
akincana indica una persona che non tiene nulla per sé. Naturalmente, benché si
debba raggiungere questo livello di sottomissione, nel mondo materiale non si
devono imitare artificialmente coloro che sono pienamente arresi. Secondo
l'esempio stabilito da Rupa Gosvami, di tutto ciò che possediamo dovremmo dare
il cinquanta per cento a Krsna, il venticinque per cento ai parenti, che hanno
pure diritto a qualcosa, e tenere il venticinque per cento in caso di emergenze
personali. Prima di ritirarsi Rupa Gosvami divise il suo denaro in questo modo,
anche se piú tardi spese tutto quello che aveva quando suo fratello Sanatana
Gosvami, un altro grande devoto, fu arrestato. Questa è completa sottomissione.
Similmente, Draupadi si sottomise senza riserve a Krsna, senza cercare di
salvarsi, e fu solo allora che si manifestarono chilometri di stoffa e i Kuru
non poterono vederla nuda.
Ma
poi ci fu un'altra partita a scacchi: se i Pandava avessero perso, avrebbero
dovuto andare nella foresta per dodici anni. Poi avrebbero dovuto rimanere in
incognito per un anno, e qualora fossero stati scoperti, avrebbero dovuto
passare nella foresta altri dodici anni. Poiché i Pandava persero anche questa
volta, dovettero andare nella foresta per dodici anni, e per un anno dovettero
vivere in incognito. Fu in quest'ultimo periodo che Arjuna vinse la mano di
Uttara.
Tutti
questi avvenimenti sono riportati nel libro noto come Mahabharata. La parola
maha significa "grande" o "piú grande", e bharata si
riferisce all'India. I1 Mahabharata è dunque la storia della piú grande India.
Talvolta questi racconti storici sono considerati mitologia, o una semplice
finzione letteraria, ma questo è assurdo. Il Mahabhàrata e i Purana sono fatti
storici, benché non seguano un ordine cronologico. Se la storia di un periodo
di tale vastità fosse registrata cronologicamente, di quante pagine sarebbe
composto il libro? Soltanto gli avvenimenti piú importanti sono stati scelti e
riferiti nel Mahàbhàrata.
Nelle
sue preghiere a Krsna Kunti descrive in che modo Egli salvò i Pandava sul campo
di battaglia di Kuruksetra: Mrdhe mrdhe 'neka-maharathastratah. Sul campo di
battaglia di Kuruksetra erano riuniti grandissimi guerrieri, detti maha-ratha.
Proprio come oggi gli uomini d'armi hanno titoli e gradi come capitano,
comandante, colonnello e generale, un tempo i militari potevano essere eka-ratha,
atà-ratha o mahà-ratha. La parola ratha significa "carro". Se un
guerriero era in grado di combattere contro un solo carro, era detto eka-ratha
e se era capace di combattere contro migliaia di carri contemporaneamente era
chiamato mahà-ratha. Tutti i generali sul campo di battaglia di Kuruksetra
erano maha-ratha. Molti di loro sono menzionati nella Bhagavad-gita. Bhisma,
Karna e Dronacarya erano particolarmente valorosi. Erano guerrieri cosí potenti
che perfino Arjuna, che era un maha-ratha, davanti a loro non era nulla. Ma per
la grazia di Krsna fu in grado di uccidere Karna, Bhisma, Dronacarya e gli
altri, e di uscire vittorioso. Parlando con Sukadeva Gosvami, Maharaja Parìksit
riferì anche questo. "Il campo di battaglia di Kuruksetra," egli
disse, "era proprio un oceano, e i guerrieri erano come un gran numero di
feroci animali acquatici. Ma per grazia di Krsna, mio nonno, Arjuna, attraversò
questo oceano molto facilmente."
Questo
punto è molto significativo. Possiamo anche avere molti nemici, molti e potenti
combattenti schierati contro di noi, ma se restiamo sotto la protezione dì
Krsna, nessuno potrà farci del male. Rakhe krsna mare ke mare krsna rakhe ke.
"Se Krsna ti vuole proteggere, nessuno ti può uccidere, ma se Krsna ti
vuole uccidere, nessuno ti può proteggere". Supponiamo, per esempio che un
uomo molto ricco soffra di qualche malattia. Potrà avere i medici migliori,
tutto le medicine del mondo e ospedali pronti per lui, ma può morire
ugualmente. Questo significa che Krsna ha deciso che quest'uomo deve morire. Tutto
ciò a cui quell'uomo aveva pensato di ricorrere per proteggersi sarà inutile,
se Krsna non vuole che viva. Il demone Ravana era molto potente, ma quando
Krsna nella forma di Ramacandra decise di ucciderlo, nessuno poté proteggerlo.
Ravana era un grande devoto di Siva e lo supplicava: "Ti prego, vieni a
salvarmi da questo pericolo," ma Siva non arrivò. Allora Parvati, la
moglie di Siva, chiese a suo marito: "Ma che succede? È un tuo grande
devoto e ti ha reso cosi grandi servizi; ora si trova in pericolo e ti chiede
aiuto. Perché non vai ad aiutarlo?" Allora Siva rispose: "Mia cara
Pàrvati, cosa posso fare? Non posso proteggerlo. Non mi è possibile. Che cosa
vado a fare?" Così, sé Dio vuole uccidere qualcuno, nessuno può proteggerlo,
e se Dio vuole proteggere qualcuno, nessuno può ucciderlo. Rakhe krsna mare ke
mare krsna rakhe ke.
Kunti
ora sta ricordando quante volte Krsna l'aveva salvata, insieme coi suoi figli.
Questo è smaranam, pensare a Krsna: "Krsna, Tu sei così buono con noi che
ci hai salvato da molti gravi pericoli. Senza di Te non avremmo avuto
speranza:"
Infine,
l'ultimo pericolo: il drauny-astra, l'arma di Asvatthama, il figlio di Drona.
Asvatthama si era macchiato del crimine piú odioso uccidendo i cinque figli dei
Pandava. Certo, nella battaglia di Kuruksetra si erano scontrati i componenti
della stessa famiglia, e praticamente tutti erano rimasti uccisi, ma i cinque
figli dei Pandava erano sopravvissuti. Asvatthama pensò quindi: "Se uccido
questi cinque figli dei Pandava e porto le loro teste a Duryodhana, questi ne
sarà molto soddisfatto." Perciò, mentre i cinque ragazzi dormivano, andò a
decapitarli, e portò le loro teste a Duryodhana. In quel momento Duryodhana era
invalido. Aveva la spina dorsale spezzata ed era rimasto paralizzato.
Asvatthama disse: "Caro Duryodhana, ti ho portato le teste dei cinque
Pandava." In un primo momento, Duryodhana si era rallegrato, ma volle
controllare che si trattasse effettivamente della testa dei Pandava.
Schiacciandole, si accorse che il cranio cedeva e disse: "Ma queste non
sono le teste dei Pandava. Devono essere le teste dei loro figli." Quando
Asvatthama ammise che era cosí, Duryodhana perse i sensi e quando fu tornato in
sé esclamò: "Tu hai ucciso tutte le nostre speranze. Avevo sperato che
nella nostra famiglia sarebbero sopravvissuti almeno questi cinque ragazzi, ma
ora tu li hai uccisi." E morí
lamentandosi per questo triste destino.
Poi
Arjuna arrestò Asvatthama, e stava per ucciderlo. In realtà, era Krsna che
aveva ordinato: "Uccidilo. Questo non è un brahmana, è meno di un sudra.” Ma Draupadi intervenne: "Io soffro per la morte dei miei figli, e
questo disgraziato è il figlio del nostro guru-maharaja, Dronàcarya, che ha
fatto tanto per noi. Se Asvatthama muore, la moglie di Dronacàrya, la nostra
madre guru, sarà molto addolorata. Liberatelo, dunque, e lasciatelo
andare." Fu cosí che Arjuna liberò Asvatthama, il quale però volle
vendicarsi degli insulti subiti lanciando un brahmàstra. Il brahmastra è molto
simile a un'arma nucleare. Può raggiungere un bersaglio, dovunque si nasconda.
Asvatthama sapeva che Pariksit, il figlio di Abhimanyu, era l'ultimo
discendente della famiglia Kuru e si trovava ancora nel grembo di Uttara.
Decise quindi di uccidere anche lui, in modo da annientare l'intera dinastia.
Quando
l'arma fu lanciata, Uttara, la madre di Pariksit Maharaja, sentí che stava per
perdere il bambino e si precipitò da Krsna supplicandoLo di salvarla. Coi Suo
potere mistico, Krsna entrò allora nel grembo di Uttara e salvò il piccolo.
Dopo la battaglia di Kuruksetra Pariksit Maharaja, che era ancora nell'utero
della madre, era l'ultimo discendente dei Pandava, e a tempo debito, alla sua
nascita, erano rimati solo i suoi nonni. Pariksit Maharaja era il figlio di
Abhimanyu, figlio a sua volta di Arjuna e Subhadra, la sorella di Krsna. Quando
Abhimanyu compí sedici anni, andò a combattere, e sette grandi generali unirono
le loro forze per ucciderlo. Subhadra ebbe un solo nipote, Pariksit Mahàraja.
Appena Pariksit fu cresciuto, i Pandava lasciarono la casa per ritirarsi
sull'Himalaya e affidarono a lui tutte le loro proprietà. Questa storia è
riportata nel Mahabharata. I Pandava dovettero affrontare molte grandi
disgrazie, ma in ogni circostanza essi si limitarono ad affidarsi a Krsna, e
Krsna li salvò sempre. La risposta della regina Kunti a tante sfortune si trova
nel verso seguente.
CAPITOLO 8
Benvenute
le disgrazie
vipadah santu tah sasvat
tatra tatra jagad-guro
bhavato darsanam yat syad
apunar bhava-darsanam
"Vorrei
che queste sventure ci colpissero ancora e ancora, in modo da poterci trovare
sempre in Tua presenza, perché in Tua presenza si allontana definitivamente il
ciclo di nascite e morti ripetute."
(Srimad-Bhagavatam 1.8.25)
Generalmente, se hanno compiuto qualche
attività virtuosa, le persone che soffrono, i bisognosi, le persone
intelligenti e i curiosi adorano o cominciano ad adorare il Signore. Gli altri
che ricorrono alle azioni colpevoli, a qualsiasi categoria appartengano, non
possono avvicinare il Supremo, perché sono confusi dall'energia illusoria. Al
sopraggiungere di una calamità, per una persona virtuosa non c'è alternativa
che il rifugio dei piedi di loto del Signore. Ricordare costantemente i piedi
di loto del Signore significa prepararsi alla liberazione dal ciclo di nascite
e morti.
Perciò,
anche quelle che sembrano calamità sono benvenute in quanto offrono
l'opportunità di ricordare il Signore, il che significa liberazione.
Chi
ha preso rifugio ai piedi di loto del Signore che sono considerati il vascello
piú adatto per attraversare l'oceano dell'ignoranza, può raggiungere la
liberazione con la stessa facilità con cui si scavalcano le impronte lasciate
dagli zoccoli di un vitello. Queste persone sono destinate a vivere nella
dimora del Signore, e non hanno nulla a che fare con un luogo dove a ogni passo
c'è un pericolo.
Nella
Bhagavad-gita il Signore conferma che questo mondo materiale è un posto
pericoloso, pieno di disgrazie. Le persone meno intelligenti fanno molti piani
per rimediare a queste calamità, senza sapere che esse costituiscono proprio la
caratteristica di questo posto. Non hanno idea della dimora del Signore, che è
piena di felicità e libera da ogni traccia di pericolo. Una persona di buon
senso ha il dovere di non farsi turbare dalle calamità di questo mondo, che si
verificheranno sicuramente in ogni circostanza. Anche in mezzo a ogni sorta di
inevitabili disgrazie si deve avanzare sulla via della realizzazione
spirituale, perché questa è la missione della vita umana. L'anima spirituale
trascende tutte le calamità materiali: per questa ragione non sono considerate
vere disgrazie. Un uomo può sognare di essere sbranato da una tigre, e piangere
per la sua disgrazia, ma in realtà non c'è nessuna tigre e nessuna sofferenza:
è soltanto un sogno. Similmente, tutte le calamità della vita equivalgono a
sogni. Se una persona ha la fortuna di poter entrare in contatto col Signore
attraverso il servizio devozionale, avrà ogni beneficio. Entrare in contatto
col Signore con uno qualsiasi dei nove metodi di servizio devozionale è un
passo avanti sulla via del ritorno a Dio, alla nostra dimora originale.
In
questo verso cosí interessante è detto che vipadah, le calamità o i pericoli, sono
positivi quando ci permettono di ricordare Krsna.
tat
te 'nukampam susamiksamano bhunjana evatma-krtam vipakam (S.B., 10. 14.8)
Come
accoglie i pericoli il devoto? I pericoli ci saranno sempre, perché questo
mondo materiale é pieno di pericoli, ma gli sciocchi che non lo sanno cercano
di evitarli in mille modi. In questo modo lottano per la sopravvivenza. Ognuno
sta cercando di diventare felice e di evitare il pericolo. Questa è la vita
materiale. Ognuno sta cercando atyantikam sukham, la felicità definitiva.
L'uomo che lavora pensa: "Voglio lavorare sodo adesso e mettere dei soldi
in banca, cosí quando sarò vecchio mi godrò la vita senza dover lavorare."
Questa è l'intenzione segreta di ogni persona. Nessuno vuole lavorare. Appena
una persona ha accumulato un po' di denaro vuole ritirarsi dal lavoro e diventare
felice. Ma ciò non è possibile. Nessuno può diventare felice in questo modo.
Qui
Kuntidevi parla di apunar bhava-darsanam. Il prefisso a indica una negazione, e punar bhava significa "ciclo
ripetuto di nascite e morti". Il vero pericolo é il ripetersi della
nascita e della morte. È a questo che bisogna mettere fine.
Il
mondo materiale è pieno di pericoli (padam padam yad vipadàm). É possibile, per
esempio, viaggiare sull'oceano con una nave molto robusta, ma non si sarà mai
veramente al sicuro; perché in mare il pericolo può arrivare da un momento
all'altro. Il Titanic era considerato una nave molto sicura, ma affondò al suo
primo viaggio, e molti personaggi importanti persero la vita. Il pericolo c'è
sempre e comunque perché ci troviamo in una posizione pericolosa. Questo mondo
materiale è in sé stesso pericoloso. Dobbiamo quindi cercare di attraversare
questo oceano di pericoli al più presto. Finché siamo in mare ci troviamo in
pericolo, per quanto la nostra nave sia robusta. E’ un fatto. Tuttavia, non
dovremmo farci turbare dalle onde; anzi, dobbiamo cercare di attraversare
velocemente e raggiungere l'altra sponda. Questa dovrebbe essere la nostra
unica preoccupazione.
Finché
ci troviamo nel mondo materiale, i pericoli saranno sempre presenti, perché questo
è un luogo di disgrazie, ma anche in mezzo alle disgrazie dovremmo preoccuparci
di sviluppare la nostra coscienza di Krsna in modo da poter tornare a Krsna,
nella nostra dimora originale, dopo aver lasciato il corpo.
Sul
campo di battaglia di Kuruksetra Arjuna disse a Krsna: "Tutto ciò che dici
è giusto. Io non sono questo corpo. Sono un'anima spirituale, e cosí è anche
per tutti gli altri. Perciò, quando il corpo è distrutto, l'anima continuerà a
esistere. Tuttavia, quando vedo morire mio figlio o mio nonno, e sono io a
ucciderli, come può bastarmi per trovare sollievo il fatto di sapere che non
stanno morendo, ma solo cambiando corpo? Sono abituato a pensare a loro con
affetto, in relazione al loro corpo, perciò è normale che ci sia del dolore."
Krsna
non negava gli argomenti di Arjuna. "Si," rispose. "È vero.
Poiché ti identifichi col corpo, sei costretto a soffrire. Allora devi soltanto
tollerare, ecco tutto. Non c'è altro rimedio." Come è riferito nella
Bhagavad-gita (2.14), Sri Krsna disse ad Arjuna:
matra-sparsas tu kaunteya
sitosna-kukha-duhkha-dah
àgamapayino 'nityas
tams titiksasva bharata
"O
figlio di Kunti, la comparsa effimera del caldo e del freddo, della gioia e del
dolore, e la loro scomparsa nel tempo, sono come il susseguirsi dell'estate e
dell'inverno. Hanno origine dalla percezione dei sensi, o discendente di
Bharata, e bisogna imparare a tollerarli senza esserne disturbati."
Talvolta
in America fa molto freddo la mattina, e questo può rendere difficile fare il
bagno appena alzati, ma ciò significa che un devoto interromperà le sue
abluzioni prescritte? No. Anche se fa freddo, deve fare il bagno come il
solito. Bisogna compiere il proprio dovere, anche se è spiacevole. Questo è
tapasya, austerità. Tapasya significa che dobbiamo continuare il nostro impegno
nella coscienza di Krsna nonostante i pericoli e le calamità di questo mondo.
Questo è definito tapasya, ossia il fatto di accettare volontariamente le
difficoltà della vita.
Talvolta
persone che hanno scelto di sottoporsi a rigidi voti di tapasya accenderanno un
cerchio di fuoco attorno a sé e si siederanno nel mezzo di quel cerchio sotto
il cocente sole estivo per meditare. Similmente, durante l'intenso freddo
invernale s'immergeranno nell'acqua fino al collo per meditare. Queste regole
sono prescrizioni del tapasya piú rigido, ma Sri Caitanya Mahaprabhu non ci ha
lasciato queste prescrizioni, anzi ci ha proposto un programma malto attraente:
cantare, danzare e gustare il prasàda, il cibo prima offerto a Sri Krsna.
Tuttavia, abbiamo ancora delle difficoltà. Siamo cosí degradati che non
riusciamo ad accettare neppure questo tapasya. Benché questo tipo di tapasya
sia molto facile da compiere e piacevole (susukham kartum avyayam), non ne
siamo attratti. Talvolta, preferiamo marcire per la strada. Alcuni preferiscono
bere, avere rapporti sessuali e vivere per la strada. Che passiamo fare?
Il
movimento per la coscienza di Krsna sta offrendo ogni opportunità in modo che
la gente possa venire qui a cantare, a danzare, a vivere tranquillamente, a
prendere il krsna-prasada e a essere felice, ma la gente stenta ad accettare.
Questa si chiama sfortuna. Perciò Sri Caitanya Mahaprabhu, descrivendo la gente
di quest'era, diceva: "Sono cosí sfortunato che non ho alcun attaccamento
per il canto del mantra Hare Krsna." Sri Caitanya pregava:
nammam akari bahudha nija-sarva-saktis
tatrarpita niyamitah smarana na kalah
etadrsi tava krpa bhagavan mamapi
durdaivam idrsam ihajani nanuragah
(Siksastaka 2)
Krsna,
il santo nome di Dio, possiede ogni potenza, diceva Sri Caitanya: Poiché Krsna
ha potenze illimitate, anche nel santo nome di Krsna ci sono illimitate
potenze. Krsna ha migliaia o milioni di nomi, e tra questi Krsna è il piú
importante, e non ci sono rigide regale per cantarlo. Non c'è un momento stabilito
per cantare. Può essere recitato in qualsiasi momento. Il nome di Krsna inoltre,
è identico a Krsna stesso. Perciò il santo nome di Krsna è Krsna stesso.
Non
dovremmo pensare che Krsna viva soltanto nella Sua dimora, a Goloka Vrndavana,
e che il Suo nome sia differente da, Lui. Certamente, nel mondo materiale,
nella concezione materiale della vita, un nome è differente dalla realtà che
rappresenta, ma nel mondo assoluto non esistono differenze. Il nome di Krsna è
potente quanto Krsna stesso. Noi abbiamo una lingua, e se la usiamo per cantare
Hare Krsna, entreremo direttamente in contatto con Krsna, perché il nome Krsna
e la persona Krsna non sono differenti l'uno dall'altro. Possiamo pensare che
Krsna è infinitamente lontano, ma in realtà Krsna è dentro di noi. È molto
lontano, ma simultaneamente è il piú vicino. Tuttavia, anche se pensiamo che
Krsna è molto, molto lontano, il Suo nome è presente. Possiamo cantare Hare
Krsna, e Krsna sarà immediatamente con noi. Krsna può essere avvicinato cosí
facilmente, perché non ci sono regole fisse e difficili. Possiamo cantare il
Suo nome in qualsiasi momento, e Krsna immediatamente sarà con noi. Quanto è
grande la misericordia di Krsna!
Perciò
Caitanya Mahaprabhu dice, etadrsi tava krpa bhagavan mamapi durdaivam idrsam
ihajani nanuragah: "Mio caro Signore, mi hai dato tutte le piú generose
facilitazioni per entrare in contatto con Te, ma Io sono cosí sfortunato che
non Mi sento attratto da queste cose. Sono attaccato a tante altre cose, ma non
a cantare Hare Krsna. Questa è la Mia sfortuna." Krsna è cosí magnanimo
che Si presenta dinanzi a noi nella vibrazione trascendentale del Suo nome, che
è dotato di tutte le potenze di Krsna stesso, e se rimaniamo a contatto con
questo nome otterremo tutti i benefici delle benedizioni di Krsna. Eppure, non
sentiamo il desiderio di cantare il mantra Hare Krsna. Questa è la nostra
sfortuna.
Un
devoto, comunque, non è mai turbato dai pericoli, dalle avversità o dalle
disgrazie, anzi, le accoglie serenamente. Essendo un'anima arresa, sa che sia i
pericoli sia le feste sono entrambi differenti manifestazioni di Krsna, che è
assoluto. Negli sastra, nelle Scritture vediche, è detto che religione e
irreligione, che pure sono completamente antitetiche, non sono altro che la
parte anteriore e la parte posteriore di Dio. C'è forse qualche differenza tra
la parte anteriore e la parte posteriore di Dio? Poiché Dio è assoluto, il
devoto non è mai turbato, nell'opulenza o nel pericolo, sapendo che entrambi
sono Krsna.
Quando
un devoto è in pericolo pensa: "Ora Krsna è apparso davanti a me nella
forma del pericolo." Nella forma di Nrsimhadeva, il Signore rappresentava
un grande pericolo per il demone Hiranyakasipu, ma quello stesso Nrsimhadeva
era l'amico supremo per il devoto Prahlàda Maharaja. Dio non è mai un pericolo
per il devoto, e il devoto non ha mai paura dei pericoli perché ha fiducia in
Dio, e sa che il pericolo non è che un altro aspetto di Dio. "Perché dovrei
avere paura?" pensa il devoto, "Sono arreso a Lui."
Per
questa ragione Kuntidevi dice, vipadah santu: "Ben vengano le
calamità." Vipadah santu tah sasvat: "Che queste calamità avvengano
ancora." Poiché sa come ricordare Krsna nei momenti di pericolo, accetta
volentieri il pericolo. "Mio caro Signore;" dice, "ben vengano i
pericoli, perché quando arrivano i pericoli riesco a ricordarmi di Te:"
Mentre il padre di Prahlada Maharaja lo stava mettendo in grave difficoltà,
Prahlada pensava sempre a Krsna. Cosí, quando ci troviamo in pericolo, e questo
pericolo ci offre la spinta per ricordare Krsna, dovremmo accoglierlo con
gioia: "Ecco un'opportunità di ricordare Krsna!" Perché con gioia?
Perché vedere Krsna o ricordare Krsna significa progredire nella vita
spirituale, in modo da non dover essere piú costretti ad affrontare tali
pericoli nel futuro. Tyaktva deham punar janma naiti mam eti so 'rjuna (B.g.;
4.9). Se si progredisce nella coscienza di Krsna, dopo aver lasciato il corpo
(tyaktva deham) non si dovrà più rinascere in questo mondo materiale (punar
janma naití). Questo è ciò che dovremmo
desiderare.
Supponiamo
che in questo momento io mi trovi molto bene. Il mio corpo può stare bene, ma
arriverà la morte e poi una nuova nascita. Se dopo aver lasciato questo corpo
dovessi assumere un corpo di cane o di gatto, quale significato avrebbe il mio
attuale benessere? La morte è sicura, e dopo la morte bisogna accettare per
forza un altro corpo. Forse non sappiamo che forma corporea ci sarà assegnata,
ma ci sono gli sastra, le Scritture vediche, che ce lo possono spiegare. Gli
sastra affermano che a seconda della nostra particolare mentalità ci verrà
offerta una particolare forma corporea. Forse ora mi trovo in una situazione
comoda, ma se continuo a mantenere una mentalità da cane, forse nella prossima
vita avrò un corpo da cane. Che valore ha quindi la mia confortevole posizione
attuale? Potrò rimanere tranquillo per venti anni, trenta, cinquanta, al
massimo cent'anni, ma se al momento di lasciare il corpo la mia mentalità mi
farà diventare un gatto, un cane o un topo, a che mi saranno servite tutte le
mie comodità; la gente però non ci pensa. Oggi, in modo particolare, ognuno
pensa: "Vivo comodamente. Ho denaro a sufficienza e proprietà. Dispongo di
tutti gli agi e di cibo a volontà. Quando questo corpo finirà non dovrò piú
rinascere, perciò finché devo vivere, voglio godermi la vita." Questa è la
filosofia edonistica dei nostri giorni, ma, non corrisponde alla realtà.
Kunti,
invece, è consapevole della nascita e della morte e si preoccupa di evitare il
loro ripetersi, come indica l'espressione apunar bhava-darsanam. Chi vede
sempre Krsna è situato nella coscienza di Krsna, perché coscienza di Krsna
significa pensare sempre a Krsna. La coscienza dev'essere sempre assorta nel
pensiero di Krsna. É per questa ragione che il maestro spirituale assegna
impegni diversi ai devoti nella coscienza di Krsna. Sotto la guida del maestro
spirituale, per esempio, il devoto può vendere libri in piena coscienza di
Krsna, ma non sarebbe una buona idea se il devoto pensasse di poter usare
l'energia utilizzata nella vendita dei libri per vendere invece dei gioielli.
In tal caso, non sarebbe altro che un gioielliere. Dobbiamo stare molto attenti
a non deviare dalla coscienza di Krsna. Anche se nella coscienza di Krsna ci
fosse pericolo o sofferenza, dovremmo tollerare. Dovremmo accogliere questi
pericoli perfino con gioia, e dovremmo lodare Krsna per la Sua misericordia.
E
come pregarLo? Tat te 'nukampam susamìksamanah: "Mio caro Signore, è per
la Tua grande misericordia che mi trovo in questa situazione pericolosa."
Questo é il punto di vista del devoto. Non considera il pericolo come un vero
pericolo, anzi lo considera misericordia di Krsna. Che specie di misericordia?
Bhunjana evatma-krtam vipakam: "A causa delle mie attività passate, avrei
dovuto soffrire molto, ma Tu, o Signore, allevii queste sofferenze, e me ne
mandi solo una piccola parte." In altre parole, per la grazia di Krsna, il
devoto riceve solo una punizione parziale.
Talvolta,
il tribunale può condannare un uomo importante, e il giudice può decidere di
fargli pagare una grossa multa. Ma può anche dirgli: "Va bene, dai qualche
centesimo" Anche questa è una punizione, ma ridotta al minimo. Similmente,
noi dobbiamo soffrire per le nostre cattive azioni passate. È un fatto, e non
possiamo evitarlo. Ma, karmani nirdahati kintu ca bhakti-bhajam (Brahma-samhita
5.54): le sofferenze di coloro che s'impegnano nel servizio devozionale nella
coscienza di Krsna sono ridotte al minimo. Forse secondo il nostro destino
avremmo dovuto essere uccisi, ma invece di morire accoltellati, ci capiterà di
farci un taglio su un dito. In questo modo, per coloro che s'impegnano nel
servizio di devozione, le reazioni delle attività passate vengono ridotte al
minimo. Sri Krsna assicura ai Suoi devoti, aham tvam sarva papebhyo moksayisyami:
"Io ti proteggerò dalle reazioni del peccato." Cosí, anche se un
devoto ha dietro di sé un passato di gravi attività criminali, invece di essere
ucciso se la potrà cavare soltanto con un taglio su un dito. Perché dunque il
devoto dovrebbe avere paura del pericolo?
Dovremmo
dipendere soltanto dalla coscienza di Krsna, perché se viviamo in modo
cosciente di Krsna in ogni circostanza, non torneremo piú in questo mondo
materiale (apunar bhavadarsanam). Se continueremo a pensare a Krsna, a vedere
Krsna, a leggere ciò che parla di Krsna, ad agire per Krsna, e in un modo o
nell'altro a rimanere nella coscienza di Krsna, otterremo tale beneficio da non
dover essere piú costretti a rinascere nel mondo materiale. Questi sono veri
benefici. Se invece ci procureremo una vita piú confortevole mediante altri
impegni di ordine materiale, dimenticheremo Krsna e dovremo rinascere di nuovo,
- che beneficio ne avremo? Dovremmo stare molto attenti a questo proposito.
Dovremmo agire in modo tale che la nostra coscienza di Krsna non possa venire
disturbata in nessuna circostanza, neppure nelle piú grandi sofferenze. Questo
è l'insegnamento di Kuntidevi.
Prima
di vincere la guerra di Kuruksetra, tutti i Pandava dovettero affrontare
moltissimi pericoli che sono stati descritti nei versi precedenti. Furono
avvelenati, chiusi in una casa di lacca che fu data alle fiamme, e dovettero
perfino affrontare grandi demoni e cannibali. Benché avessero perso il regno,
la moglie, il prestigio, e fossero stati esiliati nella foresta, nel corso di
tutti questi pericoli Krsna era con loro. Quando i Kaurava cercarono di
denudare Draupadi, Krsna era là a proteggere il suo onore fornendo alla stoffa
del suo sari una lunghezza illimitata. Krsna era sempre con loro.
Perciò,
quando i Pandava andarono a trovare l'anziano Bhismadeva sul suo letto di
morte, Bhismadeva si mise a piangere. “Questi ragazzi, i miei nipoti, sono
tutti molto virtuosi", disse: "Maharaja Yudhisthira, il maggiore, è
la persona piú virtuosa del mondo. È perfino chiamato Dharmaraja, il re della
religione. Bhima e Arjuna sono entrambi devoti, e sono eroi cosí potenti che
possono uccidere migliaia di guerrieri, La loro sposa, Draupadi, è la dea della
fortuna in persona, e si dice che dovunque lei si trovi, il cibo non mancherà
mai. Così tutti insieme sono una famiglia straordinaria, e per di piú Sri Krsna
non li lascia mai. Eppure, anche loro stanno soffrendo." Cosí scoppiò in
lacrime dicendo: "Non capisco quale sia il piano di Krsna perché anche dei
devoti così virtuosi stanno soffrendo."
Non
dovremmo quindi pensare: "poiché sono diventato devoto non dovrò piú
affrontare pericoli o sofferenze." Prahlada Maharaja dovette soffrire
molto, e la stessa cosa accadde ad altri devoti, come i Pandava o Haridasa
Thakura., Noi però non dovremmo essere turbati da queste sofferenze. Dobbiamo
avere una fede ferma, e la ferma convinzione che Krsna è con noi e ci
proteggerà. Non cercate un altro rifugio che non sia Krsna. Rivolgetevi sempre
a Krsna.
Nella
Bhagavad-gita Sri Krsna dice, kaunteya pratijanihi na me bhaktah pranasyati:
"Mio caro Arjuna, dichiaralo pure al mondo, i1 Mio devoto non perirà mai". Ora ci si potrebbe chiedere, perché
Krsna dice ad Arjuna di fare questa dichiarazione? Perché non lo dichiarò Lui
stesso? La risposta è che se Krsna stesso avesse fatto questa dichiarazione,
sarebbero potuti rimanere dei dubbi. Infatti, mentre talvolta Krsna rompe la
Sua promessa, la promessa di un devoto non è mai vana. Questa è la
preoccupazione di Krsna. "Il Mio devoto ha, fatto questa dichiarazione, e
Io devo assicurarMi che la sua parola sia mantenuta." Krsna Si comporta cosí per affetto verso
i1 Suo devoto. Perciò Sri Krsna disse: "Dichiaralo tu. Se lo dicessi Io,
forse qualcuno non Mi crederebbe, ma se lo dici tu, tutti ti crederanno perché
sei un devoto”.
Anche
se Krsna talvolta viene meno alla Sua parala, vuole assicurarSi che le promesse
del Suo devoto vengano mantenute.
Dobbiamo
dunque dedicarci alla coscienza di Krsna e restarle fedele in ogni circostanza,
anche nei piú grandi pericoli. Dobbiamo mantenere la nostra fede nei piedi di
loto di Krsna, e allora non ci sarà alcun pericolo.
CAPITOLO 9
Per
alleviare la febbre dell'illusione
janmaisvarya-sruta-sribhir
edhamana-madah puman
naivarhati abhidhatum vai
tvam akincana-gocaram
"È
facile raggiungerTi, o Signore, ma soltanto per l'uomo disilluso dalla materia.
Chi invece segue il sentiero della prosperità materiale, inebriato
dall'ambizione. di una nascita nobile, da vaste ricchezze, da un'educazione
elevata e da un aspetto fisico affascinante, rimane incapace di rivolgersi a
Tua Grazia con sincerità."
-Srimad-Bhagavatam 1.8.26-
Prosperità
materiale significa essere nati in una famiglia aristocratica, possedere grandi
ricchezze, una vasta cultura e una notevole bellezza personale. Tutti i
materialisti impazziscono per queste opulenze materiali, e pensano che in ciò
consista il progresso della civiltà. In
realtà, invece, chi è dotato di `questi beni materiali si gonfia di vano
orgoglio, inebriato com'è da questi beni temporanei. Ne consegue che queste
persone tronfie dei loro possessi materiali sono incapaci di pronunciare il
nome del Signore rivolgendosi a Lui con sincerità, "O Govinda, o
Krsna". E’ detto negli sastra che pronunciando una sola volta il santo
nome del Signore, ci si libera da una quantità di peccati così grande da non
poter neppure essere commessa. Questo è il potere contenuto nella vibrazione
sonora del santo nome del Signore. Questa affermazione non è affatto esagerata.
II santo nome del Signore possiede veramente questa poderosa potenza, senza
alcuna esagerazione, ma si deve anche tener conto della qualità nel pronunciare
tale vibrazione sonora. Essa dipende dalla qualità dei sentimento. Una persona
disperata può pronunciare con sincerità il santo nome del Signore, mentre chi
pronuncia il santo nome in una situazione di grande soddisfazione materiale non
può essere altrettanto sincero. Una persona inorgoglita dalla materia può
occasionalmente pronunciare il santo nome del Signore, ma la sua espressione è
senza dubbio carente per qualità. Per questa ragione i quattro princípi dell'
avanzamento materiale, cioè, 1) una discendenza aristocratica, 2) grandi
ricchezze, 3) una vasta cultura e 4) la bellezza, sono, per così dire,
impedimenti per progredire sulla via della realizzazione spirituale. La
copertura materiale dell'anima spirituale pura é un sintomo esterno, come la
febbre è il sintomo esterno di un corpo malato. Generalmente,
la cura consiste nel far decrescere la temperatura, non nel farla aumentare con
un trattamento sbagliato. Talvolta vediamo che persone spiritualmente elevate
si trovano in condizioni di povertà materiale. Questo non ci deve scoraggiare.
D'altra parte, questa povertà è un buon segno, come è un buon segno l'abbassamento
della temperatura. Il principio dovrebbe consistere nel far decrescere il
livello di ebbrezza materiale ché porta a illudersi sempre piú sullo scapo
della vita. Le persone che sono soggette all'illusione grossolana non sono
adatte per entrare nel regno di Dio.
In
un certo senso, naturalmente, le opulenze materiali sono una grazia di Dio. Il
fatto di nascere in una famiglia aristocratica o in una nazione come l'America,
oppure in Occidente, di essere molto ricchi ed elevati per conoscenza é
cultura, o di essere dotati di bellezza è il risultato di attività virtuose. A differenza del povero, un ricco attrae
l'attenzione altrui. Un uomo colto attrae l'attenzione, mentre nessuno bada a
uno sciocco. Dal punto di vista materiale, quindi, queste opulenze sono un
grande beneficio. Tuttavia, quando una persona possiede queste opulenze
materiali può esserne inebriata: "Ah, ma io sano un uomo ricco. Sono un
uomo colto. Sono ricco."
Una
persona in preda ai fumi dell'alcol può pensare di volare nel cielo o di
trovarsi in paradiso. Questi sono gli effetti dell' ebbrezza. Ma una persona
ebbra non sa che tutti questi sogni sono limitati dal tempo e dovranno finire.
Poiché è inconsapevole della breve durata di questi sogni, è definita
un'illusa. Similmente, è ebbra chi pensa: "Sono molto ricco, colto e bello,
e sano nato in una famiglia nobile, in una grande nazione". Va bene, ma
quanto dureranno tutti questi vantaggi? Prendiamo un americano, ricco, bello e
colto. Nonostante il suo orgoglio, quanto durerà la sua ebbrezza? Svanirà con
la fine del corpo, come i vaneggiamenti di un alcolizzato.
Questi
sogni si svolgano a livello mentale, il livello dell' egoismo che è relativo al
corpo. Ma noi non siamo il corpo. Il corpo grossolano e il corpo sottile non
sono il nostro vero sé. Il corpo grossolano è fatto di terra, acqua, fuoco,
aria ed etere, e il corpo sottile è fatto di mente, intelligenza e falso ego.
L'essere vivente invece trascende questi otto elementi, che sono descritti
nella Bhagavad-gita come l'energia inferiore di Dio.
Anche
una persona mentalmente molto avanzata è inconsapevole di essere soggetta
all'influsso dell'energia inferiore, proprio come una persona ebbra non si
rende conto delle condizioni in cui si trova. L'opulenza é quindi una specie
d'intossicazione. Siamo già ebbri, e l'attuale civiltà mira ad accrescere la
nostra ebbrezza. In realtà, dovremmo liberarci da questa intossicazione, ma la
civiltà moderna mira ad accrescerla, e a renderci sempre piú ebbri, tanto da
farci scivolare verso l'inferno.
Come
Kuntidevi afferma, le persone che sono vittime di questa intossicazione non
sono in grado di rivolgersi sinceramente al Signore. Non possono esclamare con
sentimento sincero, jaya radha-madhava: "Tutte le glorie a Radha e
Krsna!"
Hanno
perduto i loro sentimenti spirituali. Non possono rivolgersi al Signore con
sentimento perché sono privi di conoscenza: "Ah, ma Dio va bene per i
poveri," pensano. 'I poveri non hanno abbastanza da mangiare, quindi vanno
in chiesa e pregano: `Signore, dacci il nostro pane quotidiano.' Ma io ho pane
a sufficienza. Perché dovrei andare in chiesa?" Questa è la loro opinione.
Attualmente,
a causa della prosperità materiale, nessuno s'interessa piú di andare in chiesa
o nei templi. "Ma che assurdità sono, queste?" pensa la gente.
"Perché dovrei andare in chiesa a pregare per il pane? Svilupperemo
l'economia, e ci sarà pane a sufficienza." Soprattutto nei paesi a regime
comunista predomina questa mentalità. I fautori del regime vanno nei villaggi a
fare propaganda e chiedono alla gente di andare in chiesa a pregare per il
pane. Cosí le persone innocenti pregano come il solito: "Signore, dacci il
nostro pane quotidiano." Quando escono dalla chiesa però si sentono
chiedere: "Avete ricevuto il pane?"
E
quando la gente risponde di no, dicono: "Va bene. Adesso chiedetelo a noi."
E
la gente dice: "Amici comunisti, dateci il pane." Naturalmente, gli
amici comunisti hanno portato camion pieni di pane, e dicono: "Prendetene
pure quanto ne volete. Allora, chi è meglio, Dio o i comunisti?"
Allora
ingenuamente la gente risponde: "Sí, voi siete meglio." Non hanno
l'intelligenza per ribattere: "Mascalzoni, dove avete preso questo pane?
L'avete prodotto in fabbrica? Le vostre fabbriche possono produrre
cereali?" Poiché sono tutti súdra (persone di poca intelligenza), nessuno
fa queste domande. Un brahmana invece, una persona intelligente, chiederà
immediatamente: "Farabutti, diteci da dove proviene questo pane! Non
potete fabbricare il pane. Non avete fatto altro che prendere il frumento che
Dio vi ha dato, e l'avete trasformato, ma questo non significa che l'abbiate
creato voi."
Il
fatto di limitarsi a trasformare una sostanza in un'altra non ci rende
proprietari del prodotto finale: Se, per esempio, dò a un falegname del legno,
gli arnesi, una paga, e lui costruisce un bell'armadio, chi sarà il
proprietario dell'armadio, il falegname o io che gli ho fornito il materiale?
Il falegname non può dire: "Io ho trasformato quel legno in questo
bell'armadio, perciò l'armadio è mio." Similmente, dovremmo dire agli
atei:
"Farabutti,
chi vi ha fornito gli ingredienti del vostro pane? Vengono tutti da Krsna.
Nella Bhagavad-gita Krsna dice: `Tutti gli elementi di questa creazione
materiale sono Mia proprietà.' Non siete stati voi a creare il mare, la terra,
il cielo, il fuoco o l'aria. Non sono creazioni vostre. Voi potete solo
mischiare e trasformare questi ingredienti materiali. Potete prendere dell'
argilla e dell'acqua dal mare, mescolarle e metterle nel fuoco per costruire
mattoni, poi potete mettere questi mattoni una sopra l'altro per costruire un
grattacielo e dire che il grattacielo vi appartiene. Ma da dove avete preso gli
ingredienti, i materiali per il grattacielo, farabutti? Avete rubato ciò che
appartiene a Dio, e ora pretendete di esserne i proprietari." Questa è
conoscenza.
Sfortunatamente,
una persona ebbra non è in grado di capire. Pensa: "Abbiamo preso questa
terra d'America ai Pellerossa, e ora ci appartiene." Non si rendono conto
di essere ladri. La Bhagavad-gita afferma chiaramente che chi s'impadronisce di
ciò che appartiene a Dio è un ladro (stena eva sah).
I
devoti di Krsna, quindi, hanno la loro forma speciale di comunismo. Secondo il comunismo della coscienza di
Krsna, tutta appartiene a Dio. Come i comunisti della Russia e della Cina
pensano che tutto appartenga allo Stato, così noi affermiamo che tutto
appartiene a Dio. Si tratta soltanto di un'estensione della medesima filosofia,
e non c'è bisogno di molta intelligenza per capirlo. Come si può pensare che 1a
nostra nazione appartenga soltanto a un ristretto numero di persone? In realtà,
si tratta della proprietà di Dio, e ogni essere vivente ha il diritto di usare
questa proprietà, perché tutti gli esseri sono figli di Dio, che è il padre
supremo. Nella Bhagavad-gita (14.4) Sri Krsna afferma, sarva-yonisu kaunteya...
aham bija-pradah pila: "Di tutti gli esseri Io sono il padre, che dà il
seme. In qualsiasi forma si trovino, tutti gli esseri viventi sono Miei
figli."
Noi
esseri individuali siamo tutti figli di Dio, ma l'abbiamo dimenticato, e per
questa ragione stiamo lottando. In una famiglia felice tutti i figli sanno:
"È nostro padre che ci fornisce il cibo. Siamo fratelli, perché dunque
dovremmo combatterci?" Similmente, se diventiamo coscienti di Dio,
coscienti di Krsna, ogni lotta nel mondo avrà fine. "Sono americano",
"sano indiano", "sono russo", "sono cinese"
-tutte queste designazioni senza senso avranno fine. Il movimento per la
coscienza di Krsna ha un tale potere di purificazione che non appena si diventa
coscienti di Krsna, ogni lotta politica e nazionalistica finisce immediatamente
perché si torna alla vera coscienza e si comprende che tutto appartiene a Dio.
Tutti i figli nella famiglia hanno lo stesso diritto di accettare i doni del
padre. Similmente, se tutti sono parte di Dio, se tutti sono figli di Dio,
allora a tutti dev'essere riconosciuto il diritto di usare la proprietà del
padre. Questo diritto non si limita agli esseri umani; anzi, secondo la
Bhagavad- gita, questo diritto si estende a tutti gli esseri, siano essi
situati in corpi di uomo o di animale, siano alberi, uccelli, belve, insetti o
qualsiasi altra cosa. Questa è coscienza di Krsna.
Nella
coscienza di Krsna non si pensa: "Mio fratello è buono, io sono buono, ma
tutti gli altri sono cattivi". Noi respingiamo questa mentalità ristretta
e contorta. Nella coscienza di Krsna, invece, tutti gli esseri viventi sono
considerati in modo equanime. È affermato nella Bhagavad-gita (5.18):
vidya-vinaya-sampanne
brahmane gavi hastini
suni caiva svapake ca
panditah sama-darsinah
"L'umile
saggio, illuminato dalla vera conoscenza, vede con occhio equanime il brahmana
nobile ed erudito, la mucca, l'elefante, il cane e il mangiatore di cani
(paria)".
Un
pandita, un vero erudito, vede tutti gli esseri situati al medesimo livello.
Poiché il vaisnava, il devoto, è un erudito, è anche compassionevole (lokànam
hita-kàrinau) e può agire in modo tale da beneficiare veramente l'umanità. Un
vaisnava considera, e vede in realtà che tutti gli esseri viventi sono parti di
Dio, e che in un modo o nell'altro sono caduti in questo mondo materiale
assumendo differenti forme corporee, sulla base del differente karma.
I
veri eruditi (panditah) non fanno discriminazioni. Non dicono: "Questo è
un animale, perciò possiamo mandarlo al macello in modo che un essere umano
possa mangiarlo." No. Perché macellare gli animali? Una persona veramente
cosciente di Krsna è buona con tutti. Perciò, un principio della nostra
filosofia è "non mangiare carne". Certo, la gente avrà difficoltà ad
accettarlo. Dirà: "Ma che assurdità é questa? La carne è il nastro cibo.
Perché non dovremmo mangiarla?" Poiché sono farabutti e intossicati
(edhamana-madah), non ascolteranno la realtà dei fatti. Tuttavia, pensate per
un attimo: se un povero giace indifeso per 1a strada, sono forse autorizzato a
ucciderlo? Lo Stato mi scuserà? Potrei dire: "Ma ho ucciso soltanto un
poveraccio. La società non aveva bisogno di lui. Perché dovrebbe vivere una
persona simile?" Il tribunale mi scuserebbe? Le autorità mi direbbero:
"Hai fatto proprio un bel lavoro?" No. Anche il povero è cittadino
dello Stato, e lo Stato non può permettere che venga ucciso. E allora perché
non espandere questa filosofia? Anche gli alberi, gli uccelli e gli altri
animali sono creature di Dio, figli di Dio. Chi li uccide è colpevole quanto
chi uccide un barbone per strada. Agli occhi di Dio, o anche agli occhi di un
saggio, non esiste differenza tra povero e ricco, tra nero e bianco. Ogni
essere vivente è parte di Dio. E il vaisnava, che ne è consapevole, è l'unico
vero benefattore di tutti gli esseri viventi.
Un
vaisnava cerca di elevare tutti gli esseri al livello della coscienza di Krsna.
Il vaisnava non considera: "Questo è un indiano, e questo è un
americano". Un giorno mi hanno chiesto: "Perché sei venuto in
America?" Perché non avrei dovuto? Io sono un servitore di Dio, e questa è
il regno di Dio; perché non sarei dovuto venire? Cercare di ostacolare i
movimenti di un devoto è innaturale, e chi lo fa commette un'azione colpevole.
Come un agente di polizia può entrare di diritto in ogni casa senza commettere
reato, e il servitore ha il diritto di recarsi in qualsiasi parte della
proprietà del padrone, cosí il servitore di Dio ha il diritto di andare in
qualsiasi luogo perché tutto appartiene a Dio. Dobbiamo considerare le case in
questo modo, cosi come sono in realtà. Questa è coscienza di Krsna.
Ora, Kuntidevi spiega che le persone ansiose
di accrescere la propria ebbrezza non possono diventare coscienti di Krsna. Una
persona completamente ebbra può dire assurdità, e le si può dire:
"Fratello, stai dicendo delle sciocchezze. Guarda, questo è tuo padre e
questa è tua madre." Ma poiché è ubriaco, non capirà e non si preoccuperà
nemmeno di capire. Similmente, se un devoto cerca di far capire a un
materialista inebriato dal suo orgoglio: "Questo è Dio", quel disgraziato
non cercherà neppure di capire.
Per
questa ragione Kuntidevi dice: tvam akincana-gocaram, indicando che è un notevole vantaggio essere
liberi dall'ebbrezza causata da una nascita nobile, dall'opulenza, dalla
cultura e dalla bellezza.
In
ogni caso, quando si diventa coscienti di Krsna, questi stessi beni materiali
possono essere usati per il servizio offerto a Krsna. Gli americani che hanno
aderito al movimento per la coscienza di Krsna, per esempio, erano inebriati
materialmente prima di diventare devoti, ma ora che hanno superato lo stadio
dell'ebbrezza, quei vantaggi materiali di cui godevano sono diventati vantaggi
spirituali, che possono favorire il loro servizio a Krsna. Quando, per esempio,
questi devoti americani vanno in India, gli Indiani si stupiscono molto nel
vedere che questi americani sono diventati cosí pazzi per Dio. Molti Indiani si
sforzano di imitare il modo di vivere dei materialisti dell'Occidente, ma
quando vedono gli Americani che danzano nella coscienza di Krsna, comprendono
che si tratta di qualcosa di veramente degno che dev'essere seguito.
Tutto
può essere usato al servizio di Krsna. Se rimaniamo inebriati, e non usiamo
quindi i nostri beni materiali per il servizio a Krsna, tali beni non avranno
molto valore, ma diventeranno estremamente preziosi se potremo usarli al
servizio di Krsna. Possiamo fare un esempio: lo zero non ha valore in sé, ma
non appena davanti allo zero si mette un uno, lo zero diventa immediatamente
dieci. E se gli zeri sono due, diventano cento, e tre diventano mille.
Similmente, c'inebriamo di opulenze materiali che non valgono piú di zero, ma
non appena aggiungiamo Krsna, queste decine, centinaia e migliaia e milioni di
zeri acquisteranno un enorme valore. Il movimento per la coscienza di Krsna
offre dunque una grande opportunità ai popoli dell'Occidente. Essi hanno a
disposizione una sovrabbondanza di zeri propri della vita materialista, e se
semplicemente aggiungeranno Krsna alla loro vita, questa loro vita diventerà
estremamente preziosa.
CAPITOLO 10
La
proprietà dei poveri
namo 'kincana-vittaya
nivrtta-guna-vrttaye
atmaramaya santaya
kaivalya pataye namah
“Il mio omaggio a Te, che appartieni agli
uomini materialmente impoveriti. Tu non sei affatto soggetto alle tre influenze
della natura materiale; e poiché sei soddisfatto in Te stesso, sei l'Essere piú
pacifico e il maestro dei monisti."
-Srimad-Bhagavatam 1.8.27
L'essere
vivente si sente finito quando non ha piú nulla da possedere. Per questa
ragione, l'essere individuale non può aderire alla rinuncia nel vero senso
della parola. L'essere vivente rinuncia a qualcosa per ottenere qualcosa di piú
prezioso. Uno studente sacrifica le sue tendenze infantili per ottenere una
cultura superiore. Un impiegato lascia il suo posto di lavoro per un impiego
migliore. Similmente, un devoto rinuncia al mondo materiale non per niente, ma
per qualcosa che ha un tangibile valore spirituale. Srila Rupa Gosvàmi, Sanatana
Gosvami, Srila Raghunatha dasa Gosvami e altri ancora lasciarono il lusso e 1a
prosperità per offrire il loro servizio al Signore. Erano grandi personalità in
senso materiale. I Gosvami erano ministri nel governo del Bengala, e Srila
Raghunàtha dasa Gosvami era figlio di un grande zamindar di quei tempi.
Tuttavia essi abbandonarono tutto per ottenere qualcosa che superava il loro
precedente possesso. Generalmente i devoti non hanno beni materiali, ma hanno
un tesoro segreto: i piedi di loto del Signore. C'è un bellissimo aneddoto che
si riferisce a Sanatana Gosvami. Sanatana Gosvami possedeva una pietra
filosofale e la teneva in un mucchio di rifiuti. Un povero andò a prenderla, ma
si domandava incuriosito perché mai la pietra filosofale fosse stata lasciata
in un posto cosi indegno. Allora chiese a Sanatana Gosvami la cosa piú preziosa
che avesse, e ricevette il santo nome del Signore. Akincana significa "chi
non ha nulla di materiale da dare". Un vero devoto, un mahatma, non dà
nulla di materiale a nessuno perché ha già lasciato ogni bene materiale. Può
invece dare il bene supremo, cioè Dio, la Persona Sovrana, che è l'unica
proprietà di un vero devoto. La pietra filosofale che Sanatana Gosvami aveva
buttato tra i rifiuti non era in realtà una sua proprietà, perché altrimenti
l'avrebbe tenuta in un altro luogo. Questo esempio è offerto in particolare ai
devoti neofiti per convincerli che le aspirazioni materiali mal si accompagnano
con l'avanzamento spirituale. Se non si è in grado di considerare spirituale
ogni cosa in relazione col Signore Supremo, è necessario distinguere sempre tra
spirito e materia. Un maestro spirituale come Srila Sanatana Gosvami, benché
personalmente fosse in grado di vedere ogni cosa come spirituale, ci ha dato
questo esempio solo perché noi non abbiamo la capacità di vedere con occhi
spirituali.
Il
progresso concepito secondo l'ottica materiale, la civiltà materiale, è un
grosso ostacolo per l'avanzamento spirituale, in quanto lega l'essere
all'identificazione col corpo materiale ed alle svariate sofferenze che ne
derivano. Un progresso materiale di
questo
genere è detto anartha, indesiderabile. È proprio così. Nell'attuale situazione
di progresso materiale si usano rossetti che costano molto denaro, ed esiste
un'enorme quantità di oggetti completamente inutili, che sono i prodotti di una
concezione materiale della vita. Rivolgendo l'attenzione a tante cose inutili,
l'uomo spreca la sua preziosa energia senza raggiungere la realizzazione
spirituale che è la prima necessità della vita umana. Il tentativo di
raggiungere la Luna è un altro esempio di questo spreco di energie perché, pur
supponendo di riuscire nell'impresa, non sarà certo il fatto di essere arrivati
sulla Luna a risolvere i problemi della vita. I devoti del Signore sono detti
akincana, perché non hanno praticamente alcun possedimento materiale. I beni
materiali sono tutti prodotti delle tre influenze della natura materiale.
Poiché questi prodotti si oppongono all'energia spirituale, quanto minore sarà
il nostro possesso di prodotti della natura materiale, tanto maggiore sarà per
noi la possibilità di avanzare sulla via spirituale.
Dio,
la Persona Suprema, non ha alcuna relazione diretta con le attività materiali.
Tutte le Sue gesta, tutte le Sue azioni, anche quando sono manifestate in
questo mondo materiale, sono sempre spirituali e non contaminate dalle influenze
della natura. Nella Bhagavad-gita il Signore afferma che tutte le Sue azioni,
perfino la Sua apparizione e la Sua scomparsa in questo mondo materiale, sono
trascendentali, e chi conosce perfettamente questa verità non rinascerà piú in
questo mondo materiale, ma tornerà a Dio, nella nostra dimora originale.
La
malattia della materia é dovuta alla bramosia di dominare la natura materiale.
Questo intenso desiderio è dovuto all'interazione delle tre influenze della
natura materiale, e né il Signore né i devoti sono attaccati a questo falso
piacere. Per questa ragione il Signore e i Suoi devoti sono detti
nivrtta-guna-vrtti. Il perfetto nivrtta-guna-vrtti è il Signore Supremo. Egli,
infatti, non è mai attratto dalle influenze della natura materiale, mentre gli
esseri individuali conservano questa tendenza. Alcuni di loro sono intrappolati
dall'attrazione illusoria propria della natura materiale.
Poiché
il Signore è proprietà dei devoti, e reciprocamente i devoti sono proprietà
del Signore, i devoti trascendono
certamente le influenze della natura materiale. È una conclusione naturale.
Questi puri devoti sono differenti dai devoti misti che avvicinano il Signore
affinché Egli allevii le loro sofferenze o la loro povertà, o per curiosità o
per desiderio di conoscenza. I puri devoti e i1 Signore sono legati tra loro da
un attaccamento trascendentale. Riguardo agli altri il Signore non ha nulla da
dare o da ricevere, e per questa ragione è definito atmarama, soddisfatto in
Sé. Essendo soddisfatto in Sé, Egli è il maestro di tutti i monísti che
aspirano a fondersi nell'esistenza del Signore. I monisti si fondono nella
radiosítà del corpo del Signore, detto brahmajyoti, mentre i devoti entrano nei
divertimenti trascendentali dei Signore che non devono mai essere scambiati
per attività materiali.
Non possedere nulla di materiale è la prima
qualità del devoto. Chi non possiede nulla in questo mondo materiale, ma
possiede soltanto Krsna è detto akincana. La parola akincana significa
"una persona che ha perduto ogni
possedimento materiale". Finché manterremo la sia pur minima traccia o
idea di felicità materiale dovremo prendere un corpo materiale. La natura è
cosí gentile che sulla base del nostro desiderio di godere del mondo materiale
ci fornirà un corpo adatto, sotto il controllo del Signore. Poiché è situato
nel cuore di ogni essere, il Signore conosce ogni cosa. Perciò, sapendo che
desideriamo qualcosa di materiale, ci darà un altro corpo materiale: "Va
bene, prendilo." Krsna vuole che la nostra esperienza sia completa per
farci arrivare a capire che i benefici materiali non ci potranno mai dare la
felicità. Questo è il desiderio di Krsna.
Poiché
siamo parti infinitesimali di Krsna, che è perfettamente libero, anche noi
siamo liberi, benché questa nostra libertà sia minuscola. La quantità di sale
in una goccia d'acqua di mare non è neppure paragonabile alla quantità del sale
contenuto in tutto l'oceano, ma la composizione chimica della goccia è uguale a
quella dell'oceano intero. Similmente, tutto ciò che noi possediamo in misura
infinitesimale, è presente in Krsna nella Sua pienezza (janmàdy asya yatah).
Noi, per esempio abbiamo la tendenza a rubare, a prendere cose che appartengano
ad altri. Perché? Perché in Krsna esiste la stessa tendenza. Se il desiderio di
rubare non esistesse nell'Assoluto, come potrebbe trovarsi in noi? Krsna è conosciuto come "il ladro di
burro", ma i furti di Krsna sono ben diversi dai nostri furti. Poiché noi
siamo contaminati dalla materia, i nostri furti sono detestabili, mentre al
livello spirituale, assoluto, l'atto del rubare è cosí bello da essere fonte di
piacere. Madre Yasoda si diverte moltissimo ai furti di Krsna. Questa è la
differenza che separa il materiale dallo spirituale.
Qualsiasi
attività spirituale è perfettamente positiva, mentre ogni attività materiale è
completamente negativa. Questa è la differenza tra spirito e materia. In
realtà, la cosiddetta moralità e virtú del mondo materiale sono negative,
mentre nel mondo spirituale perfino quella che sembra immoralità è buona. Dobbiamo
capirlo bene. Danzare con le mogli di altri nel cuore della notte, per esempio,
è immorale, almeno secondo la cultura vedica. Ancora oggi in India una ragazza
non ha mai il permesso di andare da un giovane per danzare con lui nel cuore
della notte. Vediamo però nello Srimad-Bhàgavatam che tutte le gopi, le ragazze
di Vrndavana, non appena udivano il flauto di Krsna accorrevano per danzare con
Lui. Ora, secondo una concezione materiale, tutto questo sarebbe immorale, ma
dal punto di vista spirituale si accorda con la piú alta moralità. Perciò
Caitanya Mahaprabhu disse, ramya kacid upasana vraja-vadhu-vargena ya kalpita:
"Non c'è adorazione superiore a quella concepita dalle vraja-vadhu, le
ragazze di Vrndavana." Dopo aver accettato l'ordine di rinuncia, Caitanya
Mahaprabhu evitò rigidamente la compagnia delle donne. Anche nel corso della
Sua vita di famiglia, non scherzò mai con le donne. Era molto arguto, ma amava
scherzare solo con gli uomini, non con le donne. Una volta rivolse parole
scherzose a Sua moglie, Visnupriya. Un giorno Egli disse ridendo a Sacimata,
Sua madre, che stava cercando qualcosa: "Forse l'ha presa tua nuora."
Ma in tutta la Sua vita queste poche parole sono l'unico esempio di scherzo in
relazione alle donne. Egli era molto rigido. Dopo che ebbe accettato il
sannyasa, l'ordine di rinuncia, nessuna donna aveva il permesso di avvicinarLo,
neppure per offrirGli i suoi omaggi. Dovevano offrirGli gli omaggi da una certa
distanza. Ciononostante, Caitanya Mahaprabhu disse, ramya kacid upasana
vraja-vadhú-vargena ya kalpita: "Non si può concepire un'adorazione che
possa essere superiore a quella delle fanciulle di Vrndavana." Perché?
Perché tale adorazione era basata sul concetto di volere amare Krsna a
qualsiasi rischio. E questo non è mai immorale.
Ciò
che è in relazione con Krsna non può mai essere immorale. Per fare un altro
esempio, Sri Krsna, nella Sua manifestazione di Nrsimhadeva, uccise
Hiranyakasipu, il padre di Prahlada Maharaja, mentre Prahlada rimaneva lì senza
protestare: ' Si tratta forse di un gesto morale? A chi piacerebbe assistere
all'uccisione del proprio padre? Chi rimarrebbe lì senza protestare? Nessuno
approverebbe un tale comportamento, nessuno potrebbe sostenere che si tratta di
una cosa morale. Tuttavia, ciò accadde veramente, ' non solo, ma Prahlada
Maharaja fece anche una ghirlanda - da offrire al collo dell'uccisore: "O
Signore, o Uccisore," egli disse, "Ti prego, accetta questa
ghirlanda. Tu hai ucciso mio padre e sei molto buono." Bisogna capire
questa situazione secondo un punto di vista spirituale: Se nostro padre fosse assalito, e noi non
fossimo in grado di proteggerlo, dovremmo protestare e gridare per chiedere
soccorso, ma poiché il padre di Prahlàda Mahàraja era stato ucciso da Krsna nella
forma del Signore Nrsimhadeva, Prahlada Maharaja preparò una ghirlanda da
offrire all'uccisore. E dopo la morte di suo padre, Prahlada Maharaja disse a
Narsimhadeva: "Mio caro Signore, ora che mio padre è stato ucciso, tutti
sono felici. Ora, Ti prego, abbandona la Tua collera."
Un
sadhu, una persona santa, non approva mai un'uccisione, neppure l'uccisione di
un animale, ma Prahlàda Maharaja disse, modeta sadhur api vrscika-sarpa-hatya:
"Perfino un santo si rallegra dell'uccisione di uno scorpione o di un
serpente." Anche gli scorpioni e i serpenti sono esseri viventi, e il
sadhu non é mai soddisfatto di veder uccidere un altro essere, ma Prahlada
Maharaja rilevò: "Perfino un sadhu è soddisfatto quando viene ucciso uno
scorpione o un serpente. Mio padre era simile a uno scorpione, a un serpente;
perciò, ora che è stato ucciso, tutti sono felici." Hiranyakasipu, un
demone pericoloso, era causa di grandi tribolazioni per i devoti, e quando un
simile demone è ucciso perfino i santi sono soddisfatti benché di solito essi
non augurino la morte a nessuno. Perciò, sebbene possa sembrare che Sri Krsna a
Prahlàda Maharaja avessero agito in moda immorale, in realtà agirono secondo la
piú alta moralità.
Krsna
è akincana-vitta, l'unico sollievo per chi ha perduto tutto ciò che è materiale.
Nella Caitanya-caritamrta, Srí Krsna dice: "Se qualcuno Mi desidera, ma
nello stesso tempo aspira alla prosperità materiale, è uno sciocco." Krsna
è cosí buono che se una persona desidera la prosperità materiale, ma contemporaneamente
vuole diventare devoto, Krsna fa in modo che la sua vita materiale sia un
fallimento. Per questa ragione la gente ha molta paura di avvicinarsi alla
coscienza di Krsna perché pensa: "La mia prosperità materiale avrebbe
fine."
Generalmente
le persone vanno in chiesa o al tempio per chiedere a Dio la prosperità
materiale: "Signore, dacci il nostro pane quotidiano." Ma sebbene si
rivolgano a Dio per chiederGli la prosperità materiale, "Dammi questo,
dammi quello", anch'essi sono considerati virtuosi, perché si rivolgono a
Dio, a differenza degli atei che non Lo cercano mai. "Perché dovrei
rivolgermi a Dio?" dicono gli atei: "Mi creerò la ricchezza con le
mie mani, e diventerò felice grazie al progresso della scienza." Una
persona che pensa di dipendere dalle sue forze e dalla sua conoscenza per la
sua prosperità, è un duskrti, un peccatore, mentre chi pensa che la sua
prosperità dipende da Dio è virtuoso.
In
realtà, è un fatto che senza l'approvazione di Dio non si può ottenere nulla.
Tavat tanur idam tanupeksitanam. Abbiamo scoperto molti metodi per combattere
la sofferenza, ma quando, la libertà dalle sofferenze non è approvata da Dio,
questi metodi falliranno. Un malato, per esempio, potrà disporre di ottime
medicine e di un medico qualificato, ma se chiediamo al medico di garantire per
la vita del paziente, il dottore potrà rispondere soltanto: "No, non posso
fare una cosa simile: Io faccio del mio meglio, di piú non posso." Un dottore intelligente sa che la decisione
finale sta nelle mani di Dio. "Io
non sono che uno strumento. Se Dio non vuole che questo paziente viva, tutte le
mie medicine e la mia conoscenza scientifica della medicina saranno
inutili."
La
sanzione suprema è quindi Krsna. Gli sciocchi non lo sanno, e per questo sono
chiamati mudha, mascalzoni. Non sanno che per quanto il loro operato possa
essere ottimo, esso fallirà se non ha alla fine la sanzione di Dio. D'altra
parte, il devoto sa: "Posso cercare la felicità con tutta l'intelligenza
di cui sono capace, ma senza la sanzione di Krsna non raggiungerò mai la
felicità." Questa è la differenza tra un devoto e un non-devoto.
Come
abbiamo già spiegato, Krsna dice: "Chi cerca di avvicinarMi per diventare
cosciente di Krsna, ma nello stesso tempo vuole raggiungere la felicità
materiale, non è molto intelligente. Sta perdendo tempo." Il nostro dovere
piú importante è quello di diventare coscienti di Krsna. Questo è l'obiettivo
primario della vita umana. Se perdiamo tempo nel tentativo di migliorare la
nostra posizione materiale e dimentichiamo di cantare Hare Krsna, avremo una
grossa perdita. Per questa ragione Krsna dice: ami-vijna, ei múrkhe `visaya'
kena diba (C. c. Madhya, 22.39): "Uno sciocco può forse chiederMi un po'
di prosperità materiale in cambio del suo servizio devozionale, ma perché
dovrei dargli la prosperità materiale? Piuttosto, gli porterò via tutto quella
che ha”.
Quando
i nostri beni materiali ci vengono tolti, diventiamo molto tristi. Questa però
è la prova che dobbiamo superare. Questa spiegazione fu data personalmente da
Krsna a Maharaja Yudhisthira. Yudhisthira Mahàraja aveva chiesto a Krsna:
"Noi dipendiamo completamente da Te, eppure continuiamo a subire tante
sofferenze. Ci hanno portato via il regno, hanno insultato nostra moglie, e i
nostri nemici hanno inoltre cercato di farci perire tra le fiamme. Come può
essere?" Krsna rispose, yasyaham anugrhnami harisye tad-dhanam sanaih:
"Sí, questa è la Mia prima preoccupazione. Quando voglio mostrare un
favore speciale a qualcuno, lo privo di tutti i suoi mezzi di sostentamento e
lo metto in grandi difficoltà." In questo modo Krsna è molto pericoloso.
Abbiamo
un'esperienza personale al riguardo. Non desidero raccontare tutta la storia,
ma il fatto è che io ho ricevuto uno di questi favori speciali. Quando avevo
venticinque anni, il mio Guru Maharaja, il mio maestro spirituale, mi aveva
ordinato di predicare. Io però pensavo: "Prima di tutto diventerò ricco, e
poi userò i miei soldi per finanziare l'opera di predica". Avevo ottime
possibilità di diventare un uomo d'affari molto ricco. Un astrologo mi aveva
perfino predetto che sarei diventato uno degli uomini piú ricchi dell'India.
C'erano davvero ottime possibilità. Ero amministratore di una grossa industria
chimica. Avevo fondato una fabbrica mia, e gli affari andavano a gonfie vele.
Tuttavia alla fine tutto andò in fumo, e in questo modo sono stato spinto in
una situazione in cui potevo eseguire gli ordini del mio Guru Maharaja. Dopo
aver perso tutti i miei beni materiali mi sono rivolto a Krsna dicendo:
"Tu sei il mio unico rifugio". Per questo Krsna è akincana-vitta, la
proprietà di chi ha perso ogni ricchezza. Quando si rimane privi di ogni
opulenza materiale, allora ci si rivolge a Krsna. Ora sto realizzando che non si trattava di una perdita, bensí
di un guadagno.
Perdere
le proprie opulenze materiali per amore di Krsna non è quindi una perdita,
anzi, è il più grande guadagno. Quando si diventa akincana, e non si possiede
piú nulla, Krsna diventa la nostra unica ricchezza. Esprimendo questa
convinzione Narottama dasa Thakura canta:
ha ha prabhu nanda-suta
vrsabhanu-suta yuta
karuna karaha ei-bara
narottama dasa kahe
na theliya ranga pàya
tumi vina ke ache amara
“Krsna,
non ho nulla di cui sentirmi proprietario, all'infuori di Te. Non possiedo
nulla. Tu sei il mio unico bene, perciò Ti prego, non dimenticarTi di me”.
Questa
è un'ottima posizione. La persona che non dipende da qualcosa di materiale, ma
dipende soltanto da Krsna, ha raggiunto la posizione piú elevata nella
coscienza di Krsna. Per questo Krsna è chiamato akincana-vitta. "Quando si
perde ogni altra cosa, Tu diventi l'unica ricchezza." Namo
'kincana-vittaya nivrtta-guna-vrttaye. "Quando una persona Ti considera la
sua unica ricchezza, si libera immediatamente dalle attività della natura
materiale." In altre parole, accettando Krsna con questa attitudine si
raggiunge la posizione trascendentale dell'Assoluto. Àtmàràmaya: "Allora
si trova in Te la felicità. Krsna, Tu sei felice in Te stesso, e chi si arrende
a Te diventa felice proprio come lo sei Tu." Non c'è differenza tra Krsna
e il Suo corpo. Egli è interamente il Sé, interamente Spirito. Noi, invece,
siamo dotati di un corpo che è differente da noi in quanto anima. Io sono
spirito, ma ho un corpo materiale, tuttavia, quando scegliamo di dipendere da
Krsna, che è completamente soddisfatto nel Sé, anche noi possiamo trovare la
soddisfazione in Krsna.
Kaivalya
pataye namah. I filosofi mayavadi, i
monisti, vogliono diventare tutt'uno col Supremo. II Supremo è soddisfatto nel
Sé, e anche loro vogliono trovare la soddisfazione nel sé fondendosi nel
Supremo. La nostra filosofia della coscienza di Krsna è uguale, ma invece di
fonderci in Krsna, noi dipendiamo da Krsna. Questa è vera unità. Anche se ci limitiamo
ad accettare di seguire gli ordini di Krsna, e non deviamo dalla Sua volontà,
ci situiamo in una reale unità.
I
filosofi mayavadi pensano: "Perché dovrei mantenere la mia esistenza
individuale, separata? Voglio fondermi nel Supremo." Ma questo non è
possibile. Fin dall'inizio siamo stati frammenti separati di Krsna. Per questa
ragione Krsna dice nella Bhagavadgita: "Mio caro Arjuna, sappi che tu,
Io, e tutte le persone riunite su questo campo di battaglia, siamo sempre stati
individui nel passato, siamo individui ora e nel futuro continueremo a rimanere
individui."
Nityo
nityanam cetanas cetananam. Krsna è il supremo nitya, la forza vivente suprema
tra le innumerevoli forze viventi. Noi jiva (esseri viventi, individuali) siamo
innumerevoli (ananta), e nessuno può calcolarne il numero. Similmente, anche
Krsna è un essere individuale, ma Egli è il supremo, il Supremo Essere
individuale. Questa è la differenza. Un solo capo può avere molti seguaci.
Similmente Krsna, l'Essere Supremo, è il capo supremo, e noi siamo esseri
individuali dipendenti, subordinati.
Non
è difficile comprendere che noi siamo dipendenti. Se Krsna non ci fornisce il
cibo, dovremo tenerci la fame; perché indipendentemente non possiamo produrre nulla.
Eko bahunàm yo vidadhati kaman: Krsna mantiene ogni cosa, e noi siamo
mantenuti. Perciò Krsna è il vero dominatore, e noi dovremmo desiderare di
essere dominati. Questa è la nostra posizione naturale costituzionale. Se
vogliamo diventare artificialmente dominatori nel mondo materiale, siamo
nell'illusione. Dobbiamo abbandonare questa illusione e cercare sempre di
essere dominati da Krsna. Allora la nostra vita sarà un successo.
CAPITOLO 11
Il
tocco dell'energia superiore
manye
tvam kalam isanam
anadi-nidhanam
vibhum
samam
carantam sarvatra
bhutanam
yan mithah kalih
"Vedo
Tua Grazia come il tempo eterno, il controllore supremo senza inizio né fine,
l'onnipresente. Con l'equanimità Tu distribuisci a tutti la Tua misericordia; i
conflitti tra gli esseri non sono causati da Te, ma dagli esseri stessi nei
rapporti tra loro."
-Srimad-Bhagavatam 1.8.28
Kuntidevi
sapeva che Krsna non era suo nipote né un comune membro della famiglia di suo
padre. Sapeva perfettamente che Krsna è il Signore primordiale che vive nel
cuore di agni essere come Anima Suprema, il Paramatma. Un altro nome
dell'aspetto Paramatma dei Signore è kala, i1 tempo eterno. Il tempo eterno è
il testimone di tutte le nostre azioni, buone e cattive, e le reazioni che ne
risultano sono determinate da Lui. Non serve dire che non conosciamo la causa
delle nostre sofferenze. Possiamo aver dimenticato le cattive azioni per le
quali dobbiamo soffrire attualmente, ma dobbiamo ricordare che il Paramatma ci
accompagna sempre, perciò conosce ogni cosa -passato, presente e futuro. E
poiché l'aspetto Paramatma di Srí Krsna determina tutte le azioni e reazioni,
Egli è anche Colui che ha il supremo controllo. Senza la Sua approvazione non
si muove neppure un filo d'erba. Gli esseri individuali ricevono tutta la
libertà che si meritano, ed è il cattivo uso di questa libertà che provoca la
sofferenza. I devoti del Signore non abusano della loro libertà, perciò sono i
figli bravi del Signore. Gli altri, che abusano della loro libertà, sono
sottoposti alle sofferenze decise dal kala eterno. Il kala offre alle anime
condizionate sia felicità che sofferenza. È tutto predestinato dal tempo
eterno. Come le sofferenze arrivano senza che noi le cerchiamo, cosí anche la
felicità arriva a nostra insaputa, perché tutte le gioie e le sofferenze sono
predestinate da kala. Nessuno quindi è nemico o amico del Signore. Tutti
ricevono i risultati, buoni o cattivi, del proprio destino. Il destino é
costruito dall'essere individuale stesso nel corso dei rapporti sociali. Ognuno
qui aspira a dominare la natura materiale, e in questo modo ognuno si crea il
proprio destino sotto il controllo del Signore Supremo, che essendo
onnipresente, è testimone delle attività di ogni essere. E poiché il Signore
non ha né inizio né fine è conosciuto anche come kala, il tempo eterno.
Queste
affermazioni delle devota Kunti sono esattamente confermate dal Signore stesso
nella Bhagavad-gita (9.29), dove il Signore spiega:
samo 'ham sarva-bhútesu
na me dvesyo 'sti na priyah
ye bhajanti tu mam bhaktya
mayi te tesu capy aham
"Non odio e non favorisco nessuno. Sono
imparziale verso tutti. Ma chiunque Mi serva con devozione vive in Me; é un
amico per Me, come Io sono un amico per lui." Dio non può essere parziale.
Poiché tutti sono figli di Dio, come potrebbe Dio favorire un figlio a scapito
di un altro? Non è possibile. Ma gli esseri umani fanno discriminazioni.
Scriviamo: "Abbiamo fede in Dio," ma chi confida in Dio dev'essere
ugualmente buono e misericordioso verso tutti gli esseri. Questa è coscienza di
Dio.
Krsna
dice: "Non ho né nemici né amici." Na me dvesyo 'sti na priyah. Il
termine dvesya significa "nemico". Noi odiamo i nemici e ci
comportiamo affabilmente con gli amici, ma poiché Krsna è assoluto, é sempre
amico, anche quando sembra manifestare inimicizia verso qualche essere
demoniaco; quando Krsna uccide un demone, uccide le sue attività demoniache in
modo che il demone possa diventare subito una persona santa e possa fondersi
nella suprema radiosità impersonale, il brahmajyoti. Il brahmajyoti è uno dei
tre aspetti della Verità Assoluta.
vadanti tat tattva-vidas tattvam yaj
jnanam advayam brahmeti paramatmeti bhagavan iti sabdyate
(S.B.,
1.2.11)
La
Verità Assoluta è una sola, ma viene percepita in tre aspetti, conosciuti come
Brahman, Paramatma, e Bhagavan. L'aspetto originale e completo della Verità
Assoluta è Bhagavan, Dio, la Persona Suprema, e la Sua rappresentazione
plenaria è Paramatma, Ksirodakasayi Visnu, che è situato nel cuore di ogni
essere (isvarah sarva-bhutanam hrd-dese 'rjuna tisthatí). Il terzo aspetto
della Verità Assoluta è Brahman, la radiosità impersonale e onnipervadente
dell'Assoluto.
La
Verità Assoluta è equanime con tutti, ma si può realizzare l'Assoluto in modo
differente secondo il modo in cui ci si avvicina a Lui (ye yatha mam
prapadyante). Secondo le capacità di comprensione dell'essere, la Verità
Assoluta Si rivela come Brahman impersonale, come Paramatma localizzato o
infine come Bhagavan.
Per
spiegare questo concetto possiamo fare un esempio: talvolta dalla finestra
della stanza vediamo le montagne, anche se non molto distintamente. A Los
Angeles, per esempio, ci sono molte colline, ma quando guardiamo le colline da
lontano, esse all'apparenza sembrano nuvole. Tuttavia, se ci avviciniamo un po',
vedremo che si tratta di qualcosa di ben distinto, una collina. Infine, se
arriviamo vicino alla collina vera e propria, vedremo che è piena di gente che
lavora, di case, strade, automobili e molte altre cose. Similmente, chi vuole
conoscere la Verità Assoluta col semplice aiuto del proprio minuscolo cervello
e pensa: "Farò delle ricerche per arrivare alla Verità Assoluta," ne
avrà soltanto un'idea vaga, impersonale. Poi, se insisterà nella ricerca, e si
dedicherà alla meditazione, scoprirà che Dio è situato nel cuore dell'essere
vivente: Dhyanavasthita-tad-gatena manasa pasyanti yam yoginah. Gli yogi, i
veri yogi, vedono la forma di Visnu nel proprio cuore mediante la meditazione.
I devoti, invece, incontrano la Persona Suprema personalmente, proprio come noi
possiamo incontrarci faccia a faccia e parlare:- Dio, la :Persona Suprema,
ordina: "Voglio questo," e il devoto serve direttamente il Signore
offrendoGli ciò che Egli desidera. Esistono dunque diversi livelli di
realizzazione della Verità Assoluta, e benché il Signore sia equanime con
tutti, sta a noi comprenderLo nella misura del nostro avanzamento. Per questa
ragione Kunti dice, samam carantam sarvatra: "Nel distribuire la Tua
misericordia, Tu sei equanime con tutti."
Il
termine carantam significa "che si muove". Il Signore arriva dappertutto -all'interno e all'esterno-- e
noi non dobbiamo fare altro che rendere chiara la nostra capacità visiva, al
fine di poterLo vedere. Mediante il servizio devozionale possiamo purificare i
nostri sensi, in modo da poter percepire la presenza di Dio. Le persone meno
intelligenti cercano Dio soltanto nel cuore, mentre coloro che hanno resa piú
acuta la loro intelligenza possono vedere il Signore non soltanto all'interno,
ma anche all'esterno.
Il
metodo di meditazione proprio degli yogi è in realtà destinato a persone meno
intelligenti. Chi pratica la meditazione dello yoga deve controllare i sensi
(yoga indriya-samyamah). I nostri sensi sono molto irrequieti, e praticando i
differenti asana, le posizioni sedute, bisogna controllare la mente e i sensi,
in modo da potersi concentrare sulla forma di Visnu all'interno del cuore.
Questo è il metodo di yoga raccomandato per coloro che sono troppo assorti
nella concezione dell'esistenza basata sul corpo. I bhakta, invece, che sono
piú avanzati, non hanno bisogno di sottoporsi a qualche metodo separato per
controllare i sensi, anzi, impegnandosi nel servizio di devozione, controllano
sempre i sensi.
Se
una persona, per esempio, s'impegna nell'adorazione della Divinità, nel pulire
il tempio, nel decorare la Divinità e cucinare per Krsna, o in altri servizi,
si troverà già ad avere i sensi impegnati al servizio della Verità Assoluta,
perciò come i suoi sensi potrebbero essere sviati? Hrsikena hrsikesa-sevanam
bhaktir ucyate: bhakti, il servizio devozionale, significa soltanto impegnare i
sensi (hrsika) al servizio del padrone dei sensi (hrsikesa). Attualmente i
nostri sensi sono impegnati nella gratificazione materiale. Ci identifichiamo
col corpo, e quindi pensiamo di dover soddisfare i sensi, ma in realtà questo è
uno stadio contaminato di esistenza. Quando si arriva a comprendere di non
essere il corpo, bensí un'anima spirituale, un frammento di Dio, si comprende
che i sensi spirituali devono essere impegnati al servizio dell'essere
spirituale supremo. Cosi si raggiunge la liberazione (mukti).
La
liberazione si raggiunge quando si abbandona il falso concetto che il corpo sia
il vero sé, e quando si torna alla nostra reale posizione che consiste nel
servire il Signore (muktir hitvanyatha rupam svarupena vyavasthitih - S.B.,
2.10.6). Allo stato condizionato noi abbandoniamo la nostra posizione
costituzionale, definita da Caitanya Mahaprabhu il nostro eterno servizio a
Krsna (jivera svarúpa haya-krsnera `nitya-dasa'), ma non appena ci impieghiamo
nuovamente al servizio del Signore, saremo immediatamente liberati. Non c'è
bisogno di sottoporsi a qualche metodo preliminare. L'atto stesso di impegnare
i sensi al servizio del Signore è la prova della nostra condizione liberata.
Questa
liberazione è aperta a tutti (samam carantam). Nella Bhagavad-gita Krsna non
dice ad Arjuna: "Soltanto tu puoi venire a Me e diventare un'anima
liberata." No, il Signore è disponibile per tutti. Quando dice,
sarva-dharman parityajya mam ekam saranam vraja -"Lascia ogni altro dovere
e semplicemente sottomettiti a Me"- non Si rivolge soltanto ad Arjuna, ma
a tutti. Arjuna era l'interlocutore originario, ma in effetti la Bhagavad-gita
è diretta a tutti, a ogni essere umano, e tutti devono trarne vantaggio.
L'imparzialità
di Krsna è paragonata a quella del sole. Il sole non pensa: "Questo è un
povero, questo è un miserabile, e questo è un maiale: a loro non distribuisco
la mia luce." No, il sole è equanime verso tutti; bisogna soltanto
approfittare dei suoi doni. I raggi del sale sono disponibili per tutti, ma se
chiudiamo la porta e le persiane e decidiamo di rimanere al buio, siamo noi che
l'abbiamo voluto. Similmente, Krsna è in ogni luogo, Krsna è per tutti ed è
pronto ad accoglierci non appena ci sottomettiamo a Lui. Samam carantam. Non ci
sono restrizioni. Le persone possono fare distinzioni tra, ricchi e miserabili,
ma Krsna dice, mam hi partha vyapasritya ye 'pi syuh papa-yonayah (B.g., 9.32):
"Anche se una persona è considerata miserabile, non importa. Chi si
sottomette a Me diventa subito degno di tornare a Dio, nella sua dimora
originale."
Questo
stesso Krsna è descritto da Kuntidevi come il tempo eterno. Tutto si svolge
all'interno dei tempo, ma la nostra concezione di passato, presente e futuro è
relativa. La concezione del tempo di un insetto è differente dalla nostra, e
cosí il passato, il presente e il futuro di Brahma, l'essere piú importante di
questo universo, sono differenti dai nostri. Tuttavia per Krsna non esiste
passato né presente né futuro. Per questa ragione Egli è eterno. Noi abbiamo
passato, presente e futuro perché passiamo da un corpo all'altro. Il corpo in
cui ci troviamo ora ha un suo tempo. In un certo momento sono nato da mio padre
e da mia madre, e questo corpo esisterà per qualche tempo. Crescerà, produrrà
alcuni frutti, poi invecchierà, decadrà e svanirà, e io dovrò accettare un
altro corpo. Quando il passato, il presente e il futuro di questo corpo attuale
saranno finiti, dovrò accettare un altro corpo, e di nuovo ricomincerà i1
trascorrere di passato, presente e futuro. Ma per Krsna non esiste passato né
presente né futuro perché il Suo corpo non cambia. Questa è la differenza tra noi
e Krsna.
Nella
Bhagavad-gita è rivelata la posizione eterna di Krsna. Krsna dice ad Arjuna:
"Nel passato, milioni di anni fa, ho insegnato questa filosofia della
Bhagavad-gita al dio del sole." All'apparenza Arjuna sembrò non capire.
Naturalmente, Arjuna conosceva ogni cosa, ma per il nostro beneficia disse a
Krsna: "Krsna, noi siamo contemporanei perché siamo nati praticamente
nello stesso periodo di tempo. Come posso credere che Tu abbia insegnato questa
filosofia in un tempo cosí remoto al dio del sole?" Allora Krsna rispose:
"Mio caro Arjuna, anche allora eri presente, ma l'hai dimenticato, mentre
Io non dimentico. Questa è la differenza”. Passato, presente e futuro si
applicano alle persone che dimenticano, ma per chi non dimentica, per chi vive
eternamente, il passato, il presente e il futuro non esistono.
Perciò
Kunti si rivolge a Krsna chiamandoLo eterno (manye tvam kalam). E poiché è
eterno, Egli controlla ogni cosa (isanam). Grazie al comportamento
straordinario di Krsna, Kunti capiva che Krsna è eterno ed è Colui che ha il
Supremo controllo. Egli non ha né inizio né fine (anàdi-nidhanam), perciò è
vibhu, il Supremo, il piú grande.
Noi
siamo anu, infinitesimali, e Krsna è vibhu, supremo. Poiché noi siamo frammenti
di Krsna, Krsna è simultaneamente infinitamente piccolo e infinitamente grande,
mentre noi siamo soltanto infinitamente piccoli: Vibhu, il piú grande, deve
contenere ogni cosa. Un'ampia borsa contiene molte cose, mentre una borsa
piccola ha una capienza piú limitata. Poiché è i1 piú grande, vibhu, Krsna
include ogni cosa, anche il passato, il presente e il futuro, ed è
onnipervadente e onnipresente.
Senza
Krsna la materia non può svilupparsi. Gli scienziati atei affermano che la vita
viene dalla materia, ma queste loro affermazioni sono assurde. La materia è
un'energia di Krsna, e lo spirito è un'altra energia. Lo spirito è l'energia
superiore, e la materia l'energia inferiore. La materia si sviluppa quando è
presente l'energia superiore. Due o trecento anni fa, per esempio, l'America
non era un paese molto sviluppato, ma poiché dall'Europa arrivarono là esseri
viventi piú progrediti, ora l'America è un paese molto evoluto. La causa dello
sviluppo è dunque l'energia superiore, In Africa, in Australia e in molti altri
luoghi c'è ancora molta terra abbandonata che risente di uno sviluppo
arretrato. Perché? Perché non è ancora stata toccata dall'energia superiore
degli esseri viventi progrediti; ma appena entrerà in contatto con l'energia
superiore, questa stessa terra si arricchirà di industrie, case, città, strade,
automobili, e cosí via.
Questo
esempio è teso a dimostrare che la materia non è in grado di svilupparsi da
sola. Ciò non può verificarsi. La materia dev'essere toccata dall'energia
superiore, e allora diventerà attiva. Possiamo fare un altro esempio: una
macchina è materia, energia inferiore, e non potrà muoversi o agire senza che
un operatore la metta in moto. Un automobile potrà avere un grande valore, ma
senza un guidatore non andrà mai in nessun luogo, anche se aspettassimo milioni
di anni.
È
sufficiente quindi un po' di buon senso per capire che la materia non può agire
in modo indipendente; non può muoversi se non è toccata dall'energia superiore,
l'essere vivente. Come è possibile dunque affermare che la vita si sviluppa
dalla materia? I farabutti che l'affermano potranno farsi passare per
scienziati, ma non hanno sufficiente conoscenza.
Come
é spiegato nella Brahma-samhita (andantara-stha-paramanu-cayantara-stham),
tutti gli universi si sono sviluppati a causa della presenza di Krsna. Oggi gli
scienziati studiano l'atomo e hanno scoperto che gli elettroni, i protoni e
altre particelle agiscono in differenti modi. Ma perché queste particelle sono
attive? Perché in esse è presente Krsna. Questa è la vera comprensione
scientifica.
Bisogna
comprendere Krsna in modo scientifico. Krsna non ha passato, presente o futuro.
Egli é il tempo eterno senza inizio e senza fine, ed è equanime con tutti. Dobbiamo
soltanto prepararci a vedere e a comprendere Krsna. Questo è l'intento della
coscienza di Krsna.
CAPITOLO 12
Divertimenti sconcertanti
na veda kascid bhagavams cikirsitam
tavehamanasya nrnam vidambanam
na yasya kascid dayito 'sti karhicid
dvesyas ca
yasmin visama matir nrnam
"O
Signore, nessuno può comprendere I Tuoi divertimenti trascendentali, che sono
ingannevoli perché assomigliano alle attività degli uomini. Per Te nessuno è
oggetto di favore o di odio; Tu sei parziale solo nell'immaginazione degli
uomini."
-Srimad-Bhagavatam 1.8.29
I1
Signore diffonde in modo equanime la Sua misericordia verso le anime
condizionate. Non è particolarmente ostile verso qualcuno. L'idea stessa che Dio, la Persona
Suprema, sia un essere umano è fonte di confusione. I Suoi divertimenti sono
all'apparenza del tutto simili alle attività di un essere umano, ma in realtà
sono trascendentali e liberi da qualsiasi contaminazione materiale. Senza
dubbio il Signore è considerato parziale verso i Suoi puri devoti, ma in realtà
Egli non è parziale, proprio come non si può dire che il sole sia parziale
verso qualcuno. Utilizzando i raggi del sole, anche le pietre possono
acquistare valore, mentre un cieco non può nemmeno vedere il sole, benché si
trovi esposto ai suoi raggi. L'oscurità e la luce sono due concezioni opposte,
il che, tuttavia, non significa che il sole sia parziale nel diffondere i suoi
raggi. La luce del sole è aperta a tutti, ma è differente la capacità di chi la
riceve. Gli sciocchi pensano che il servizio devozionale consista nel lusingare
il Signore allo scopo di ottenere il Suo favore. In realtà, invece, i puri
devoti che s'impegnano nel trascendentale servizio d'amore offerto al Signore
non sono mercanti. Una ditta commerciale offre servizio a pagamento, ma il puro
devoto non serve il Signore per ricevere qualche ricompensa, e per questa
ragione la misericordia del Signore è pienamente accessibile per lui. I
sofferenti e i bisognosi, i curiosi e i filosofi, si legano temporaneamente al
Signore per ottenere da Lui qualche beneficio, e quando hanno ottenuto ciò che
volevano, interrompono questa relazione. Un uomo sofferente, se è virtuoso,
prega il Signore di alleviare le sue sofferenze, ma non appena la sua
situazione migliora, nella maggior parte dei casi non dimostrerà piú interesse
per questa relazione col Signore. La misericordia del Signore è sempre
disponibile per lui, ma è lui che è riluttante a riceverla. Questa è la
differenza tra un puro devoto e un devoto misto. Coloro che si oppongono
completamente al servizio del Signore sono considerati immersi nelle tenebre
della piú grande abiezione, coloro che cercano le benedizioni del Signore
soltanto nei momenti di necessità ricevono la misericordia del Signore solo
parzialmente, e coloro che s'impegnano al cento per cento nel servizio del
Signore sono i destinatari di tutta la Sua misericordia. La differente quantità
di misericordia ricevuta non è dovuta alla parzialità del Signore, che è
infinitamente misericordioso, ma è dovuta a chi la riceve.
Quando
il Signore scende in questo mondo materiale con la Sua energia di perfetta
misericordia, gioca la parte di un essere umano, perciò sembra che Egli sia
parziale con i Suoi devoti, ma in realtà non è così. Nonostante l'apparente
parzialità, la Sua misericordia è equamente distribuita. Sul campo di battaglia
di Kuruksetra tutti coloro che morirono combattendo alla presenza del Signore
raggiunsero la liberazione pur senza possedere le qualità necessarie, perché il
fatto di morire in presenza del Signore purifica dagli effetti di ogni peccato,
e chi muore cosí attiene un posto nella dimora trascendentale. Esponendosi in
un modo o nell'altro ai raggi del sole, si otterranno sicuramente i benefici
del calore e dei raggi ultravioletti. Per concludere, il Signore non è mai
parziale. È un errore pensare che Egli sia parziale.
Il
Signore afferma nella Bhagavad-gita (4.8): paritranaya sadhunam vinasaya ca
duskrtam dharma-samsthapanarthaya sambhavami yuge yuge.
"Discendo
di era in era per proteggere i virtuosi, per annientare i miscredenti e
ristabilire i prìncípi della spiritualità."
Quando
il Signore discende, ha due missioni da compiere - vincere i demoni e liberare
i sadhu, i fedeli devoti. La parola sadhunam, che indica '"1e persone
sante", si riferisce ai devoti. Questo termine non ha nulla a che vedere
con l'onestà e la disonestà di questo mondo, con la sua moralità o immoralità,
o con qualsiasi altra attività materiale.
Talvolta pensiamo che il termine sadhu si riferisca a una persona buona
o virtuosa secondo un concetto materiale, ma in realtà sadhu designa la persona
che si trova al livello trascendentale. Il sadhu è quindi il devoto, perché chi
s'impegna, nel servizio di devozione trascende le influenze della materia (sa
gunan samatityatan).
Il
Signore discende dunque per liberare i devoti (paritranaya sàdhúnàm), ma è
chiaramente affermato nella Bhagavad-gita (14.26) che il devoto trascende le
influenze della natura (sa gunan samatityaitan). Il devoto è situato in una
posizione trascendentale perché non é piú soggetto al controllo delle tre
influenze della natura materiale -virtú, passione e ignoranza. Tuttavia, se il
sadhu è già liberato per il fatto di essere già situato al livello
trascendentale, che bisogno ha di essere liberato? Qualcuno potrebbe
chiederselo. Il Signore viene per liberare il devoto, ma il devoto è già
liberato. Perciò nel verso è usata la
parola vidambanam, che significa "sconcertante", per indicare l'apparente
contraddizione.
La
risposta a questa contraddizione è che il sadhu, il devoto, non ha bisogno di
essere liberato, ma desidera
ardentemente vedere il Signore di persona; Krsna allora discende, non per liberarlo
dalla materia dal momento che in questo senso egli è già liberato, ma per
soddisfare il suo desiderio interióre. Come il devoto vuole soddisfare in ogni
modo il Signore, cosí i1 Signore ha un desiderio ancora piú intenso di
soddisfare il Suo devoto. Questi sono gli scambi d'amore. Anche nei nostri
rapporti quotidiani se amiamo una persona desideriamo soddisfarla, e anche la
persona che amiamo desidera ricambiare. Se dunque anche in questo mondo
materiale esiste il desiderio di ricambiare l'amore, quanto piú perfetto sarà
tale desiderio nel mondo spirituale. C'è un verso in cui il Signore dice:
"II sadhu è il Mio cuore, e Io sono il cuore del sadhu." Il sadhu
pensa sempre a Krsna, e Krsna pensa sempre al sadhu, al Suo devoto.
L'apparizione
e la scomparsa del Signore in questo mondo materiale sono dette cikirsitam,
divertimenti. Krsna viene per Suo divertimento. Naturalmente, quando il Signore
discende ha una missione da compiere -proteggere i sadhu e uccidere coloro che
li perseguitano- ma entrambe queste attività sono per Lui divertimenti.
Il
Signore non odia nessuno. Anche l'uccisione dei demoni è una manifestazione del
Suo affetto. Talvolta diamo una punizione ai nostri figli con qualche
scapaccione perché li amiamo. Nello stesso modo, quando Krsna uccide un demone,
non agisce sul piano dell'odio o dell'invidia materiale, ma sul piano
dell'affetto. Per questa ragione è ricordato negli sastra, nelle Scritture
vediche, che perfino i demoni uccisi dal Signore raggiungono immediatamente la
liberazione. Putana, per esempio, era una strega, un essere demoniaco che
voleva uccidere Krsna. Quando Krsna stava manifestando i Suoi divertimenti
d'infanzia, Pútana cosparse il Suo seno di un veleno potente e andò a casa di
Krsna per offrirsi di allattarLo. "Non appena Krsna succhierà il mio
latte," pensava, "morirà immediatamente." Ma il suo piano era
irrealizzabile. Chi potrebbe uccidere Krsna? Fu lei, invece, a essere uccisa,
perché Krsna, insieme al latte, succhiò anche la sua vita. E quale fu il
risultato? Krsna considerò la situazione in modo positivo. "Questa donna
demoniaca è venuta per ucciderti," pensò, "ma in un modo o nell'altro
Io ho bevuto il suo latte, perciò devo considerarla come una madre." Fu
così che Putana ottenne la posizione di madre di Krsna nel mondo spirituale.
Tutto ciò è spiegato nello Srimad-Bhagavatam, quando Uddhava parla a Vidura della
grande bontà di Krsna. Dio è cosí buono che accetta come madre perfino una
strega venuta con l'intenzione di avvelenarLo. "Dio, Krsna, è così
buono," egli disse, "che non vedo nessun altro degno della mia
adorazione."
Kuntidevi
afferma: na yasya kascid dayitah. La parola dayita significa
"favore". Krsna non favorisce nessuno. Dvesyas ca: e nessuno é Suo
nemico. Noi ci aspettiamo benefici o vantaggi da un amico, e ostilità da un
nemico, ma Krsna è così perfetto che nessuno può farGli del male, o darGli
qualcosa che Egli non abbia già. Chi dunque può essere Suo amico o nemico? Na
yasya kascid dayito 'sti: Egli non ha bisogno dei favori di nessuno. È completo
in Sè. Io posso anche essere povero e aspettarmi qualche favore da un amico, ma
ciò accade soltanto perché sono imperfetto. Poiché non sono completo, manco di
tante cose, sono sempre nel bisogno, e per questa ragione voglio farmi degli
amici e cerco di oppormi ai nemici. Ma poiché Krsna è il supremo, nessuno può
danneggiare Krsna né favorirLo in qualche modo.
Perché
allora adoriamo Krsna nel tempio offrendoGli tante comodità, abiti, ornamenti e
buon cibo? Dobbiamo cercare di capire che Krsna non ha bisogno delle nostre
offerte di bei vestiti, di fiori o di cibo, ma se noi presentiamo queste
offerte a Krsna, ne avremo beneficio. Perciò il fatto che Egli accetti le
nostre offerte è un favore che Krsna ci fa. Quando ci si orna di gioielli,
anche il riflesso nella specchio apparirà decorato. Similmente, poiché siamo
riflessi di Krsna se orniamo Krsna, anche noi ne risulteremo abbelliti. Nella
Bibbia è detto che l'uomo fu fatto a immagine e somiglianza di Dio, il che
significa che noi siamo riflessi dell'immagine di Dio. Non siamo noi a
inventare o a immaginare qualche forma di Dio ispirandoci alla nostra forma. I
seguaci della filosofia mayavada dell'antropomorfismo dicono: "La Verità
Assoluta è impersonale, ma poiché noi siamo persone, immaginiamo che anch'Essa
sia una persona." Questo è un errore; in realtà è vero l'opposto. Abbiamo
due mani, due gambe e una testa perché Dio stesso ha questo aspetto. Noi
abbiamo una forma personale perché siamo riflessi di Dio. Inoltre dovremmo
comprendere dal punto di vista filosofico che se la persona originale ha un
beneficio, anche il riflesso lo avrà. Cosí se orniamo Krsna, anche noi ne
saremo abbelliti. Se soddisfiamo Krsna, anche noi saremo soddisfatti. Se
offriamo del buon cibo a Krsna, anche noi gusteremo gli stessi cibi. Coloro che
non vivono in un tempio della coscienza di Krsna non immaginano neppure quali
cibi deliziosi offriamo a Krsna, ma poiché li offriamo a Krsna, anche noi
abbiamo l'opportunità di gustarli. Dobbiamo dunque cercare di soddisfare Krsna
in tutti i modi, e allora anche noi saremo soddisfatti.
Krsna
non ha bisogno del nostro servizio, ma è tanto gentile che lo accetta. Il fatto
che Krsna ci chieda di sottometterci a Lui (sarva-dharman parityajya mam ekam
saranam vraja) non significa che Krsna sia a corto di servitori e tragga
vantaggio dalla nostra resa. Soltanto col Suo desiderio Krsna può creare
milioni di servitori. Non è questo il punto. Se però ci sottomettiamo a Krsna,
saremo salvi perché Krsna dice, aham tvam sarvapapebhyo moksayisyami: "Io
ti libererò da ogni reazione del peccato." Noi soffriamo qui in questo
mondo materiale, privi di ogni rifugio. Vediamo tanta gente che vive
addirittura per la strada, senza alcuno scopo nella vita. Quando la mattina di
buon’ora andiamo a passeggiare sulla spiaggia, vediamo molti giovani che
dormono o vagano qua e là senza mèta, confusi, senza sapere cosa fare. Ma se
prendiamo rifugio in Krsna, sapremo di aver finalmente trovato rifugio. Non ci
sarà piú confusione, niente piú disperazione. Ogni giorno ricevo molte lettere
che parlano della speranza ritrovata in coscienza di Krsna. Non è dunque vero
che Krsna discende qui solo per reclutare un po' di servitori, anzi, Egli
discende per il nostro bene.
Sfortunatamente,
invece di diventare servitori di Kr Krsna, ci mettiamo al servizio di tante
altre cose. Siamo servitori dei nostri sensi e delle loro attività, come la
lussuria, la collera, l'avidità e l'illusione. In realtà, tutti nel mondo
stanno servendo in questo modo. Ma se impegniamo i nostri sensi al servizio di
Krsna, non saremo piú servitori dei sensi, bensí maestri dei sensi. Quando
avremo la forza d'impedire ai nostri sensi d'impegnarsi in qualcosa che non sia
il servizio a Krsna, allora saremo salvi.
Qui
Kuntidevi dice: "La Tua apparizione in questo mondo materiale è
sconcertante, e confonde la gente." Noi pensiamo che Krsna discenda perché
ha una missione da compiere, una finalità, ma non è cosí. Krsna appare per
manifestare i Suoi divertimenti. Capita a volte, per esempio, che un
governatore vada a visitare una prigione. Poiché riceve regolarmente rapporti
dal sovrintendente della prigione, non ha bisogno di andarci personalmente, ma
può decidere di fare una visita, per vedere di persona. Questo potrebbe essere
definito un divertimento, perché la sua visita è volontaria. Non è che per
questo egli sia soggetto alle leggi della prigione. Eppure, un detenuto
particolarmente sciocco potrebbe pensare: "Ah, anche il governatore è in
prigione. Allora siamo uguali. Anch'io sono un governatore." Sono i
mascalzoni che hanno pensieri del genere. "Poiché Krsna è disceso come
avatàra" dicono, "allora anch'io sono un avatara." Per questa
ragione il verso afferma, na veda kascid bhagavams cikirsitam: "Nessuno
conosce lo scopo della Tua apparizione e della Tua scomparsa."
Tavehamanasya nrnam vidambanam: i divertimenti del Signore sono sconcertanti.
Nessuno può comprendere il loro vero significato.
La vera motivazione dei divertimenti
del Signore risiede nella Sua libera volontà. Egli pensa: "Voglio andare a
vedere." Non ha bisogno di scendere personalmente per uccidere i demoni.
Nell'ambito della natura materiale sono tanti i Suoi agenti che possono
incaricarsene. In un solo istante, per esempio, Egli può annientare migliaia di
demoni con un vento impetuoso. Non ha bisogno di venire personalmente a
proteggere i Suoi devoti perché per farlo Gli basta la Sua volontà, ma discende
per godere dei Suoi divertimenti. "Voglio andare a vedere."
Talvolta
Krsna vuole perfino godere del piacere della lotta. Lo spirito combattivo
esiste anche in Krsna, perché altrimenti da dove verrebbe? Noi siamo frammenti
di Krsna, perciò tutte le qualità di Krsna sono presenti in noi in misura
infinitesimale. Noi siamo rappresentazioni parziali di Krsna. Da dove proviene
il nostro desiderio di combattere? È presente in Krsna. Perciò, come un re può
assumere un lottatore per esercitarsi con lui, cosí Krsna assume qualche essere
individuale per impegnarSi nella lotta. Il lottatore è pagato per combattere
col re. Non è suo nemico; anzi, dà piacere al re permettendogli di esercitarsi
in una finta lotta. Ma quando Krsna vuole combattere, chi potrà essere Suo
avversario? Nessun essere comune sarebbe in grado di farlo. Quando un re vuole
cimentarsi in una finta lotta assumerà un lottatore di prim'ordine, e cosí
anche Krsna non lotterà con una persona comune, ma con qualcuno scelto tra i
Suoi piú grandi devoti. Poiché Krsna vuole lottare, alcuni dei Suoi devoti
scenderanno nel mondo materiale per fare la parte dei Suoi nemici e lottare con
Lui. Il Signore, per esempio, discese per uccidere Hiranyakasipu e Hiranyàksa.
Dovremmo forse pensare che si trattava di esseri comuni? No, erano i grandi
devoti Jaya e Vijaya, discesi in questo mondo perché Krsna sentiva il desiderio
di combattere. Nel mondo di Vaikuntha, il mondo spirituale non c'è possibilità
di combattere, perché là ognuno è impegnato nel servizio d'amore a Krsna. Con
chi potrebbe combattere? Per questa ragione Egli manda qualche devoto a fare la
parte del nemico, qui nel mondo materiale, per poter lottare con lui. Nello
stesso tempo i1 Signore c'insegna che diventare Suoi nemici non porta grandi
vantaggi, che é meglio diventare Suoi amici. Kuntidevi dice dunque, na veda
kascid bhagavams cikirsitam: "Nessuno conosce il fine della Tua
apparizione e della Tua scomparsa". Tavehamanasya, nrnam vidambanam:
"Tu sei in questo mondo proprio come un essere umano comune, e questo è
sconcertante."
Poiché
talvolta Krsna appare come un uomo comune, gli uomini non riescono a credere
alle Sue attività o a comprenderle. Si
chiedono: "Come può Dio diventare una persona comune come noi?" Ma
benché Krsna Si comporti qualche volta come una persona comune, in realtà non è
affatto comune, e ogni volta che è necessario manifesta i Suoi poteri divini.
Quando le sedicimila fanciulle rapite dal demone Bhaumasura pregarono Krsna di
salvarle, Krsna andò al palazzo del demone, lo uccise, e liberò tutte le
ragazze che erano sue prigioniere. Tuttavia, secondo le regole vediche, se una
ragazza non sposata lascia la casa anche per una sola notte non troverà piú
marito. Perciò, quando Krsna disse alle fanciulle: "Ora potete
tranquillamente tornare a casa, alle vostre famiglie," esse risposero;
"Signore, se torniamo a casa nelle nostre famiglie, che ne sarà di noi?
Nessuno ci sposerà, perché siamo state rapite da quest'uomo". "Allora
cosa volete fare?" chiese Krsna. Le ragazze risposero:
"Vogliamo
essere sposate da Te." E Krsna, nella Sua bontà, le accettò
immediatamente.
Ora,
quando Krsna riportò le fanciulle alla Sua capitale, non è che ognuna delle
sedicimila ragazze dovesse aspettare sedicimila notti prima d'incontrare Krsna.
Krsna invece Si espanse in sedicimila forme, costrui sedicimila palazzi, e
visse in ogni palazzo con ognuna delle Sue mogli.
Benché
ciò sia descritto nello Srimad-Bhagavatam, gli sciocchi non sono in grado di
capire, e criticano Krsna accusandoLo di essere lussurioso per il fatto di aver
sposato sedicimila donne. Ma anche se Dio è lussurioso, lo è in modo
illimitato. Perché sedicimila? Avrebbe potuto sposarne sedici milioni e non
raggiungere ancora il limite della Sua perfezione. Questo è Krsna. Non possiamo
accusare Krsna di essere lussurioso o sensuale. No. Ci sono innumerevoli devoti
di Krsna, e Krsna concede i Suoi favori a tutti. Alcuni chiedono a Krsna di
diventare loro marito, alcuni di diventare il loro amico, o figlio, o compagno
di giochi. Cosí ci sono milioni e miliardi di devoti in tutto l'universo, e
Krsna deve soddisfarli tutti. Non ha bisogno di alcun aiuto da parte di questi
devoti, ma poiché essi desiderano servirLo in un modo particolare, il Signore
li ricambia. Queste sedicimila devote desideravano Krsna come marito, perciò
Krsna le accontentò.
È
possibile quindi che Krsna agisca talvolta come un uomo comune, ma come Dio Si
espanse in sedicimila forme. Un giorno il grande saggio Narada andò a trovare
Krsna e le Sue regine. "Krsna ha sposato sedicimila donne", pensava.
"Voglio vedere come Si comporta con loro." Cosí trovò Krsna che
viveva in modo differente in ognuno dei sedicimila palazzi. In uno dei palazzi
conversava con Sua moglie, in un altro giocava con i Suoi figli piccoli, in un
altro ancora organizzava le nozze dei Suoi figli e figlie, e in questo modo era
impegnato in vari divertimenti in ognuno dei sedicimila palazzi. Similmente,
nella Sua infanzia Krsna giocava proprio come un bambino comune, ma quando Sua
madre, Yasoda, volle farGli aprire la bocca per vedere se aveva mangiato la
terra, nella Sua bocca Krsna le mostrò tutti gli universi. Questo é Krsna.
Benché faccia la parte di un comune essere umano, quando se ne presenta la
necessità mostra la Sua natura divina Per fare un altro esempio, Krsna agí come
auriga di Arjuna, ma quando Arjuna volle vedere la forma universale di Krsna,
immediatamente Krsna gli esibí una forma cosmica, con migliaia e milioni di
teste, gambe, braccia e armi. Questo è Krsna.
Krsna
è completamente indipendente, e non ha amici o nemici, ma gioca per il bene dei
Suoi amici come dei Suoi nemici, e quando agisce per il bene di uno o dell'altro,
il risultato è il medesimo.
Questa
è la natura assoluta di Krsna.
CAPITOLO 13
La
forza vitale dell'universo
janma karma ca visvatmann
ajasyakartur àtmanah
tiryan-nrsisu yadahsu
tad atyanta-vidambanam
"Com'è difficile, o anima dell'universo,
comprendere che Tu agisci, Tu il non-attivo, e che Tu nasci, Tu che sei la
forza vitale, il non-nato. Tu appari in questo mondo tra le bestie, gli uomini,
i saggi e gli esseri acquatici. Tutto ciò è inconcepibile."
-Srimad Bhàgavatam 1.8.30
I
divertimenti trascendentali del Signore non solo sono sconcertanti, ma sembrano
anche contraddittori. In altre parole, sono tutti inconcepibili per il limitato
potere di pensiero degli esseri umani. Il Signore è l'Anima Suprema che
predomina su ogni esistenza, ma appare nella forma di cinghiale tra gli
animali, nella forma umana come Rama, Krsna, e cosí via, nella forma di rsi
come Narayana, e nella forma di essere acquatico come pesce. Eppure, Egli è definito
il non-nato, e Colui che non ha alcun dovere da compiere. Negli sruti-mantra è
detto che il Brahman Supremo non ha nulla da compiere. Nessuno Gli é uguale o
superiore. Possiede molteplici energie, e tutto è da Lui perfettamente e
automaticamente compiuto, in virtú della conoscenza, della forza e
dell'attività. Tutte queste affermazioni provano al di là di ogni dubbio che le
attività, le forme e le imprese del Signore sono tutte inconcepibili per il
nostro limitato potere di pensiero, e poiché Egli è inconcepibilmente potente,
ogni cosa è possibile in Lui. Nessuno quindi può darne un'esatta valutazione;
ogni azione del Signore è sconcertante per l'essere. comune. Egli non può
essere compreso attraverso la conoscenza vedica, ma può essere facilmente
compreso dai puri devoti, per la loro intima relazione che li lega a Lui. Perciò,
sebbene Egli appaia tra gli animali, i devoti sanno che il Signore non è né un
animale, né un uomo, né un rsi né un pesce. Egli è eternamente il Signore
Supremo, in ogni circostanza.
Kunti
si rivolge a Krsna chiamandolo visvatman, la forza vitale dell'universo. La
forza vitale è presente nel corpo di ogni essere: questa forza vitale è l'atma
-l'essere vivente, l'anima. E' a causa della presenza della forza vitale,
dell'anima, che il corpo può agire. Similmente, esiste una forza vitale
suprema. Questa forza vitale suprema è
Krsna, Dio, la Persona Sovrana. Perciò, come si potrebbe dire che nasca? Nella
Bhagavad-gita (4.9) il Signore afferma:
janma
karma ca me divyam evam yo vetti tattvatah tyaktva deham punar janma naiti màm
eti so 'rjuna
"O
Arjuna, colui che conosce la natura trascendentale della Mia apparizione e
delle Mie attività non dovrà più rinascere nel mondo materiale quando lascia il
corpo, ma raggiunge la Mia dimora eterna."
In
questo verso il termine divyam indica in modo particolare che l'apparizione e
le attività dei Signore sono spirituali. E in un altro passo della
Bhagavad-gita è detto, ajo 'pi sann avyayatma.
La
parola aja' significa "non-nato", e avyayatma significa "non
soggetto a distruzione". Questa è la natura trascendentale di Krsna,
che è ulteriormente descritta da
Kuntidevi nelle sue preghiere al Signore.
Esordendo
con 1e sue preghiere, Kuntidevi aveva detto al Signore: "Tu sei
all'interno e anche all'esterno, eppure sei invisibile." Krsna è nel cuore
di ogni essere (isvarah sarva bhutanam hrd-dese 'rjuna tisthati, sarvasya caham
hrdi sannivistah). Egli infatti è situato all'interno di ogni cosa, perfino
nell'atomo (andantara-stha paramanu-cayantara-stham). Krsna è all'interno e
anche all'esterno. Per questo Krsna mostrò ad Arjuna i1 Suo aspetto esterno
come visva-rupa, la gigantesca manifestazione cosmica.
Questo
corpo esterno di Krsna è descritto nello Srimad-Bhagavatam. Esistono le colline
e le montagne che sono definiti le ossa dei Signore. Similmente, i grandi
oceani sono definiti le varie aperture dei corpo universale del Signore, e il
pianeta Brahmaloka, la parte superiore del Suo cranio. Coloro che non possono
vedere Dio dovrebbero seguire il consiglio di vederLo in vari modi nella forma
della manifestazione cosmica universale, secondo gli insegnamenti delle
Scritture vediche.
Ci
sono persone che pensano che Dio è grande, ma non riescono a capire in realtà
la Sua grandezza. Quando pensano a qualcosa di grande, pensano a enormi
montagne, allo spazio, ad altri pianeti. Per questo il Signore è stato definito
sulla base delle manifestazioni materiali, in modo che contemplando questi
differenti aspetti sia possibile pensare al Signore. Anche questa è coscienza
di Krsna. Se una persona pensa: "Questa montagna fa parte dell'ossatura dì
Krsna," o pensa all'immenso Oceano Pacifico come all'ombelico di Krsna, si
trova nella coscienza di Krsna. Similmente, si può pensare agli alberi e alle
piante come ai peli sul corpo di Krsna, a Brahmaloka come alla parte superiore
del cranio di Krsna, e al sistema planetario Patalaloka come alle piante dei
piedi di Krsna. In questo modo è possibile pensare a Krsna come al piú grande
tra i piú grandi (mahato mahiyan).
Nello
stesso modo si può pensare a Krsna come al piú piccolo del piú piccolo. Anche
questo è un altro genere di grandezza. Krsna può produrre questa gigantesca
manifestazione cosmica, e anche l'insetto piú minuscolo. A volte, leggendo un
libro ci può capitare d'imbatterci in un insetto piú piccolo di un punto che
corre lungo la pagina. Questa è la meravigliosa abilità di Krsna. Anor aniyan
mahato mahiyan (Katha Up., 1.2.20): Egli può creare qualcosa che sia piú grande del
piú grande, e piú piccolo del piú piccolo. Ora gli esseri umani hanno costruito
il Boeing 747, che secondo la loro concezione, è estremamente grande, ma possono
produrre aeroplani piccoli come un minuscolo moscerino? Non è possibile.
Tuttavia la vera grandezza non è unilaterale. Chi è veramente grande può farsi
piú grande del piú grande, e piú piccolo del piú piccolo.
Nemmeno
le grandi cose che l'uomo può produrre nell'età moderna possono essere definite
le cose piú grandi create dall'uomo. Sappiamo dallo Srimad-Bhàgavatam che
Kardama Munì, il padre dei grande saggio Kapiladeva, costruì un aeronave così
immensa da assomigliare a una grossa città. Conteneva laghi, parchi, strade,
case, e tutta questa grande città poteva viaggiare in tutto l'universo. Fu in
questa aeronave che Kardama Muni viaggiò insieme con sua moglie per farle
visitare tutti i pianeti. Kardama Muni era un grande yogi e sua moglie, Devahúti,
era la figlia di Svayambhuva Manu, un grande re. Kardama Muni aveva desiderato
sposarsi, e Devahúti aveva detto a suo padre: "Caro padre, voglio sposare
quel saggio." Fu cosí che Svayambhuva Manu portò sua figlia a Kardama Muni
e gli disse: "Signore, ecco mia figlia, ti prego di accettarla in
moglie:" Era la figlia di un re, ed era quindi molto ricca, ma quando andò
a vivere col suo austero marito, dovette fare tanto servizio che diventò smunta
e magra. In realtà, lavorava giorno e notte senza neppure mangiare a
sufficienza. Kardama Muni ne fu commosso. "Questa ragazza è venuta da me
come la figlia di un grande sovrano," pensò, "ma sotto la mia
protezione non gode di alcuna comodità. Voglio offrirle qualche agio."
Cosí chiese a sua moglie: "Che cosa ti servirebbe?" Naturalmente, per
sua natura, una donna desidera una bella casa, del buon cibo, begli abiti, dei
buoni figli e un buon marito. Queste sono le ambizioni di una donna. Kardama
Muni le dimostrò cosí che aveva trovato il marito migliore. Grazie ai poteri
dello yoga creò per lei questa immensa astronave e uno splendido palazzo
provvisto di molte ancelle e di tutti gli agi. Kardama Muni era un semplice
essere umano, ma era in grado di compiere queste meraviglie grazie al potere
dello yoga.
Krsna
comunque, è Yogésvara, il Signore di tutti i poteri dello yoga. Con un po' di
potere mistico possiamo diventare importanti, ma Krsna è il padrone di tutti i
poteri mistici. Nella Bhagavad-gita é detto che dovunque ci sia Yogesvara,
Krsna, Dio, la Persona Suprema, il Signore di tutti i poteri mistici, e
dovunque ci sia Arjuna, conosciuto anche come Pàrtha, o Dhanur-dhara, ogni cosa
è presente.
Dovremmo
sempre ricordare che se riusciremo sempre a rimanete in compagnia di Krsna, raggiungeremo
ogni perfezione. E specialmente in quest'era, Krsna Si é manifestato nella
forma del santo nome (kali-kàle nama-rupe krsna-avatara, C. c. Adi, 17.22). Per
questa ragione Caitanya Mahaprabhu dice:
'
namnam akari bahudha nija-sarva-saktis tatrarpita niyamitah smarane na kalah
"Mio
Signore, Tu, che sei cosí gentile, mi concedi la Tua compagnia nella forma del
Tuo santo nome, e questo santo nome può essere cantato in qualsiasi
situazione." Non ci sono rigide regole per cantare Hare Krsna. Si può cantare
Hare Krsna in qualsiasi luogo. Anche i
bambini, per esempio, cantano e danzano. Non è affatto difficile. Mentre
camminano i nostri studenti portano con sé il japa e cantano. Che cosa c'è da perdere? Il guadagno,
invece, è grandissimo, perché cantando entriamo personalmente in contatto con
Krsna. Supponiamo di poter incontrare il Presidente in persona. Come ci
sentiremmo orgogliosi! "Ah, sono con il Presidente." Perché dunque
non dovremmo sentirci orgogliosi di stare in compagnia col Presidente supremo
che può creare a volontà molti , milioni di presidenti come quelli di questo
mondo? Questo canto è la nostra occasione. Perciò, Caitanya Mahaprabhu dice,
etadrsi tava krpa bhagavan mamapi: "Mio Signore, Tu sei così buono con me,
sempre pronto a concedermi la Tua compagnia." Durdaivam idrsam ihajani
nanuragah: "Ma io sono così sfortunato da non avvantaggiarmi di questa
opportunità:"
Il nostro movimento per la coscienza di Krsna
si limita a chiedere alla gente di cantare Hare Krsna. Una volta, su un giornale
c'era una vignetta che rappresentava una signora anziana seduta di fronte a suo
marito. La signora chiedeva a suo marito: "Canta, canta, canta !" e
il marito rispondeva; "non posso, non posso, non posso". Nello stesso
modo, noi stiamo chiedendo a tutti "Per favore, canta, canta, canta,"
ma loro rispondono, "non posso, non posso, non posso". Questa è la loro sfortuna.
Eppure
noi abbiamo comunque il dovere di rendere fortunate tutte queste povere
creature. Questa è la nostra missione. Per questo usciamo per strada a cantare.
E anche se ci dicono: "Non possiamo, non possiamo," noi continuiamo a
cantare. È il nostro dovere. E se in un modo o nell'altro riusciamo a mettere
questi libri in mano a una persona, la rendiamo fortunata. Avrebbe sperperato
il denaro guadagnato cosí faticosamente in attività colpevoli e terribili, ma
se compra anche un solo libro, non importa a che prezzo, il suo denaro troverà
il giusto uso. Questo è l'inizio della coscienza di Krsna, poiché offre un po'
dei suoi sudati guadagni al movimento per la coscienza di Krsna, ottiene un
beneficio spirituale. Non perde nulla; anzi, sta ottenendo un guadagno
spirituale. Il nostro dovere consiste quindi nel portare tutti alla coscienza
di Krsna, per far sì che tutti possano avere un beneficio spirituale.
Quando
Krsna apparve sulla Terra, non tutti sapevano che Egli era Dio, la Persona
Suprema. Anche se quando era necessario Egli dimostrava di essere Dio, la
Persona Suprema, generalmente appariva come un comune essere umano. Perciò
Sukadeva Gosvami nel parlare di Krsna che giocava come uno dei pastorelli pone
in rilievo l'identità di Krsna. Chi è questo pastorello? Sukadeva Gosvami dice,
ittham satam brahmasukhanubhrutya. Gli impersonalisti meditano sul Brahman
impersonale, e traggono da questa meditazione una certa felicità
trascendentale, ma Sukadeva Gosvami spiega che l'origine di questa felicità
trascendentale è qui -Krsna.
Poiché
Krsna è l'origine di ogni cosa (aham sarvasya prabhavah), la felicità
trascendentale che gli impersonalisti cercano di sperimentare meditando sul
Brahman impersonale deriva in realtà da Krsna. Sukadeva Gosvami dice:
"Ecco la persona che è l'origine del brahma-sukha, la felicità che deriva
dalla realizzazione del Brahman."
Il
devoto è sempre pronto a servire il Signore (dasyam gatanam para-daivatena), ma
per coloro che sono soggetti all' incantesimo dell'energia illusoria Egli è un
ragazzo come gli altri (mayàsritanam nara-darakena). Ye yathà mam prapadyante
tams tathaiva bhajamy aham: Krsna Si comporta con differenti esseri viventi
sulla base delle loro concezioni. Con coloro che Lo considerano un comune
essere umano Krsna Si comporterà come un essere umano comune, mentre i devoti
che accettano Krsna come Dio, la Persona Suprema, godranno della compagnia del
Signore Supremo. Naturalmente, la meta degli impersonalisti è il brahmajyoti,
la radiosità impersonale del Supremo, ma Krsna è l'origine di quella radiosità.
Per questa ragione Krsna è tutto (brahmeti paramatmeti bhagavan iti sabdyate).
Eppure
i pastorelli possono giocare con questo stesso Krsna, il Signore Supremo, Dio,
la Persona Sovrana. Come hanno potuto ottenere la grande fortuna di poter
giocare insieme con Lui?
ittham
satam brahma-sukhànubhutya dasyam gatanam para-daivatena mayasritanam
nara-darakena sardham vijahruh krta punya-punjah (S.B., 10.12.11).
Anche
i pastorelli che giocano con Krsna non sono persone comuni, perché hanno
raggiunto la piú alta perfezione, quella che permette di giocare con Dio, la
Persona Suprema. Come hanno potuto raggiungere una posizione simile (krta
punya-punjah): con innumerevoli vite di attività virtuose. Per moltissime vite questi ragazzi si erano
dedicati all'austerità e alle penitenze al fine di raggiungere la piú alta perfezione della vita, e ora
hanno 1'oppotunità di giocare con Krsna personalmente al medesimo livello. Non
si rendono conto che Krsna è Dio, la Persona Suprema, perché quella è la natura
della vrndavana-lila, dei divertimenti di Krsna nel villaggio di Vrndavana.
Senza
conoscere l'identità di Krsna i pastorelli amano Krsna in tutta semplicità e il
loro amore non ha limiti. Questo accade a tutti gli abitanti di Vrndavana.
Yasodamata e Nanda Maharaja, 1a madre e il padre di Krsna, per esempio, amano
Krsna come un figlio. Similmente, gli amici pastorelli amano Krsna, le Sue giovani
amiche amano Krsna, gli alberi, l'acqua, i fiori, le mucche, i vitelli, tutti
sono innamorati di Krsna. Questa è la natura di Vrndavana. Cosí, se soltanto
apprendiamo il modo di amare Krsna, potremo trasformare immediatamente questo
mondo in Vrndavana.
Questo
é l'unico punto importante, come amare Krsna (prema pum-artho mahan).
Generalmente gli uomini inseguono dharma, artha, kama, e moksa -1a religiosità,
lo sviluppo economico, la soddisfazione dei sensi e la liberazione. Caitanya
Mahaprabhu, tuttavia, dava poca importanza a queste quattro cose. "Non
sono questi gli obiettivi da raggiungere nel corso della vita," diceva. Il
vero obiettivo della vita è l'amore per Dio.
Naturalmente,
la vita umana in realtà non ha inizio finché non è presente qualche idea di
religione (dharma). Attualmente, però, nel kali- yuga il dharma è praticamente
scomparso -non c'è religione o moralità, e anche le buone azioni sono quasi
scomparse- perciò, secondo la valutazione vedica, l'attuale civiltà umana non è
nemmeno composta di esseri umani. Un tempo la gente si preoccupava della
moralità e dell'immoralità, della religione e dell'irreligione, ma con
l'avanzare del kali-yuga tutto questo è stato superato, e la gente è pronta a
fare qualsiasi cosa, senza scrupoli. Lo Srimad-Bhagavatam afferma -e noi
possiamo già constatarlo di persona- che nel kali-yuga circa l'ottanta per
cento della gente si dedica ad attività colpevoli. Rapporti sessuali illeciti,
uso di sostanze inebrianti, consumo di carne e gioco d'azzardo sono le quattro
colonne del peccato, perciò noi chiediamo per prima cosa di demolire questi
quattro pilastri, in modo da far crollare le basi della vita colpevole. Poi,
col canto del mantra Hare Krsna si potrà rimanere fissi in una posizione
trascendentale. Si tratta di un metodo molto semplice.
Non
si può comprendere Dio se la nostra vita è macchiata dal peccato. Per questa
ragione Krsna dice:
yesam
tv anta-gatam papam jananam punya-karmanam te dvandva-moha-nirmukta bhajante
mam drdha-vratah (B.g., 7.28)
"Le
persone che furono virtuose nelle loro vite passate e in questa vita, le cui
attività peccaminose sono state completamente estirpate, sono libere dalla
dualità nata dall'illusione e Mi servono con determinazione."
L'espressione
anta-gatam significa "finite". È possibile impegnarsi nel servizio
devozionale, se abbiamo deciso di farla finita con le attività peccaminose. E
chi può mettere fine a una vita di peccato? Coloro che s'impegnano in attività
virtuose. Agire è necessario, e se c'impegniamo in attività virtuose, le nostre
attività colpevoli svaniranno naturalmente. Da una parte bisogna sforzarsi di
spezzare con la volontà i pilastri del peccato, e dall'altra bisogna impegnarsi
in attività virtuose.
Alla
persona che non s'impegna positivamente, non basta una comprensione teorica per
liberarsi dalle colpe. Il governo americano, per esempio, spende milioni di
dollari per fermare il consumo di LSD e di altre droghe, ma senza successo:
Com'è possibile che la semplice emanazione di qualche legge o qualche conferenza
possano far perdere ai tossicodipendenti l'abitudine della droga? Non è
possibile. Bisogna impegnare la gente in modo positivo, e allora vedremo che
diventerà facile lasciare le abitudini negative. Noi, per esempio, insegniamo
ai nostri studenti ad abbandonare le sostanze intossicanti, e loro
immediatamente le lasciano, anche se il governo non era riuscito a farli
smettere. È un sistema pratico.
Param
drstva nivartate. In mancanza di un impegno positivo, è impossibile impedire
l'azione negativa. Non è possibile. Perciò è necessario che siano presenti i
due aspetti -la proibizione delle attività negative, e l'impegno in attività
positive. Noi non ci limitiamo a dire: "Niente sesso illecito",
"niente droghe", e cosí via. Limitarsi a negare qualcosa non ha significato:
si deve proporre qualcosa di positivo, perché essendo esseri viventi e non
pietre inerti, tutti noi abbiamo bisogno di agire. Gli impersonalisti cercano
di usare la meditazione per diventare simili a pietre: "Voglio pensare al
vuoto, all'impersonale", ma come si può cercare di diventare
artificialmente vuoti? Poiché il cuore e la mente sono pieni di attività,
questi metodi artificiali non potranno aiutare la società umana.
I
cosiddetti metodi di yoga e di meditazione sono tutte truffe, perché non offrono
alcun impegno. Nella coscienza di Krsna, invece, c'è un impegno adeguato per
ognuno. Tutti si alzano presto il mattino per offrire la loro adorazione alle
Divinità. I devoti preparano cibi squisiti per Krsna, decorano il tempio, fanno
ghirlande di fiori, escono a cantare e a vendere libri. Sono pienamente
impegnati di giorno e di notte, e per questa ragione sono in grado di
abbandonare le attività illecite. Se un bambino ha in mano qualcosa e se la sta
mettendo in bocca, dobbiamo offrirgli qualcosa che sia migliore di ciò che ha,
e allora abbandonerà ciò che è cattivo. Così, nella coscienza di Krsna offriamo
un impegno migliore, una vita migliore, una filosofia migliore e una coscienza
migliore -tutto migliore. Coloro che s'impegnano nel servizio devozionale
riescono quindi senza fatica a lasciare le attività colpevoli per elevarsi alla
coscienza di Krsna.
Le
attività che mirano a elevare tutti gli esseri alla coscienza di Krsna si
svolgono non salo nella società umana, ma anche tra gli 'animali. Poiché qui
tutti gli esseri viventi sono parti infinitesimali di Krsna, ma stanno marcendo
in questo mondo materiale, Krsna ha un piano, un grande progetto destinato a
liberarli tutti. Talvolta discende personalmente in questo mondo, talvolta
manda i Suoi devoti piú intimi. Altre volte lascia insegnamenti come quelli
della Bhagavad-gita. Le manifestazioni di Krsna appaiono in ogni luogo ed Egli
Si manifesta tra gli animali, gli esseri umani, í saggi, e perfino tra gli
esseri acquatici (tiryan-nrsisu yàdahsu). Krsna, per esempio, apparve perfino
come avatàra Pesce.
Cosí
la nascita, l'apparizione e la scomparsa di Krsna sono tutti eventi
sconcertanti (tad atyanta-vidambanam). Noi esseri condizionati trasmigriamo da
un corpo all'altro, perché vi siamo costretti dalle leggi della natura, ma
Krsna non appare perché vi è costretto. Questa è la differenza. Gli sciocchi ed
i mascalzoni pensano: "Io sono nato in questo mondo, e anche Krsna è nato
qui. Perciò anch'io sono Dio:" Non sanno che saranno costretti a rinascere
di nuovo sotto la spinta delle leggi della natura.
Qualcuno
potrà aver ricevuto la fortuna di nascere con un bel corpo in un paese dove si
può vivere negli agi e di ricevere una buona cultura, ma se usiamo male questa
fortuna dovremo ricevere un altro corpo adatto alla nostra mentalità. A1
momento attuale, per esempio, nonostante tutti gli sforzi del governo che cerca
di aprire buone scuole e università, le nazioni piú civili del mondo producono
hippy, giovani cosí frustrati che arrivano perfino ad adorare dei maiali. Ma
chi vive a contatto con le qualità dei maiali diventerà davvero un maiale nella
prossima vita. Prakrteh kriyamanani gunaih karmani sarvasah. La natura concede
all'essere ogni possibilità: "Benissimo, diventa un maiale." Questi sono
i dispositivi della natura. Prakrti, la natura, si serve di tre influenze
(guna), e sulla base del nostro contatto con queste influenze, ci attribuirà il
nostro prossimo corpo.
L'apparizione
e la scomparsa di Krsna sono destinate a mettere fine alla trasmigrazione degli
esseri da un corpo all'altro; dobbiamo quindi capire la grandezza del progetto
che si cela dietro l'apparizione e la scomparsa di Krsna. Non dobbiamo pensare
che Krsna venga per capriccio. Ha un grande piano, altrimenti perché dovrebbe
venire qui? Egli desidera ardentemente riportarci a Lui, nella nostra dimora
originale. Questa è la preoccupazione di Krsna. Perciò Egli dice:
sarva-dharman
parityajya mam ekam saranam vraja aham tvam sarva papebhyo moksayisyami ma
suchah
"Lascia
ogni forma di religione e semplicemente sottomettiti a Me. Io ti libererò da
tutte le reazioni del peccato. Non temere." (B.g., 18.66) Tutti noi siamo
figli di Krsna, di Dio, e poiché siamo infelici a causa di questi corpi
materiali che ci costringono ad affrontare continuamente nascita, malattia,
vecchiaia e morte, Egli ne soffre piú di noi. La nostra situazione nel corpo
materiale non è affatto comoda, ma noi siamo così disgraziati che non ce ne
preoccupiamo nemmeno. Ci diamo un gran da fare per cercare di ottenere comodità
temporanee in questa vita, ma trascuriamo le vere disgrazie, che sono la
nascita, la malattia, la vecchiaia e la morte. Tanto grandi sono la nostra
ignoranza e la nostra stupidità! Per questa ragione Krsna viene a svegliarci da
questa ignoranza e a riportarci da Lui, nella nostra dimora originale.
CAPITOLO 14
Le
meravigliose attività di Sri Krsna
gopy adade tvayi krtagasi dama tavad
ya te dasasru-kalilanjana-sambhramaksam
vaktram niniya bhaya-bhavanaya sthitasya
sa mam vimohayati bhir api yad bibheti
"Mio
caro Krsna, quando Yasoda per punirTi del Tuo cattivo comportamento prese una
corda con l'intenzione di legarTi, il Tuo sguardo si turbò, i Tuoi occhi si
riempirono di lacrime che sciolsero il trucco, e Tu avesti paura, Tu che sei
temuto dalla paura in persona. Tutto ciò mi lascia confusa."
-Srimad-Bhagavatam 1.8.31
Ecco
un'altra spiegazione del senso di confusione creato dai divertimenti del
Signore Supremo. Come abbiamo già spiegato, il Signore è supremo in ogni
circostanza. Questo è un esempio specifico che illustra come il Signore, pur
essendo il Supremo, Si comporta come un giocattolo nelle mani del Suo puro
devoto. Il puro devoto dei Signore Lo serve soltanto per puro amore, e mentre
compie questo servizio devozionale dimentica la posizione del Signore Supremo.
Inoltre, anche il Signore Supremo accetta con piú piacere il servizio d'amore
dei Suoi devoti quando questo servizio è spontaneo, nato da un affetto puro,
libero da agni traccia di rispettoso timore. Generalmente i1 Signore è adorato
dai Suoi devoti con grande rispetta, ma il Signore è estremamente soddisfatto
quando il devoto, per puro affetto e amore per Lui, considera il Signore meno
importante di sé stesso. I divertimenti del Signore che si svolgono nella
dimora originale, a Goloka Vrndavana, sono improntati a questo spirito. Per i
Suoi amici Krsna è uno di loro; essi non hanno per Lui una considerazione
particolare. I genitori del Signore (che sono tutti puri devoti) vedano in Lui
soltanto un bambino. Il Signore accetta i rimproveri dei Suoi genitori con un
piacere piú grande di quello che prova ascoltando le preghiere degli inni
vedici. Similmente, trova piú gustoso il rimprovero delle Sue innamorate che
gli inni vedici. Quando Sri Krsna era presente in questo mondo materiale per
manifestare i Suoi divertimenti eterni del regno trascendentale di Goloka
Vrndavana, al fine di attrarre la gente, ci diede un quadro stupendo di
sottomissione verso Yasoda, la madre adottiva. Il Signore, nei Suoi naturali
giochi d'infanzia, andava a saccheggiare le scorte di burro di madre Yasoda,
rompeva i vasi e ne distribuiva il contenuto ad amici e compagni di giochi,
comprese la famose scimmie di Vrndavana che godevano della munificenza del
Signore. Quando madre Yasoda vide il disastro, nel suo puro amore voleva dare
un esempio di punizione destinata al suo bambino trascendentale. Prese dunque
una corda e minacciò il Signore di legarLo, come si fa generalmente per punire
i bambini. Vedendo la corda nelle mani di madre Yasoda, il Signore chinò la
testa e scoppiò in lacrime, come un bambino qualsiasi, e le lacrime che Gli
rigavano le guance sciolsero l'unguento nero che ornava i Suoi bellissimi
occhi. Kuntidevi adora questa immagine del Signore, perché è consapevole della
posizione suprema del Signore. Egli intimorisce perfino la paura in persona,
eppure teme Sua madre che voleva punirLo come un bambino comun.: Kunti era
consapevole della posizione suprema di Krsna, mentre Yasoda non se ne rendeva
conto. Perciò la posizione di Yasoda è piú elevata di quella di Kunti. Madre
Yasoda aveva avuto i1 Signore come figlio, e il Signore fece in modo che lei
dimenticasse completamente che il suo bambino era il Signore stesso. Se madre
Yasoda fosse stata consapevole della posizione suprema del Signore, avrebbe
certamente esitato a punirLo, ma il Signore 1e fece dimenticare la vera
situazione perché voleva comportarSi proprio come un bambino con l'affettuosa
Yasoda. Questo scambio d'amore tra madre e figlio si svolgeva in modo del tutto
naturale; nel ricordare la scena Kunti era confusa e non poteva far altro che
glorificare questo trascendentale amore filiale. Indirettamente, madre Yasoda
viene glorificata per la sua posizione d'amore esclusiva che le permetteva di
controllare perfino il Signore onnipotente come se fosse il suo amato bambino.
Questo
divertimento ci presenta un'altra opulenza di Krsna -1a Sua perfetta bellezza.
Krsna possiede sei perfezioni: ricchezza, forza, potenza, conoscenza, rinuncia
e bellezza. La natura di Krsna è che Egli è piú grande del piú grande e piú
piccolo del piú piccolo (anor aniyan mahato mahiyan). Noi offriamo i nostri omaggi a Krsna con rispetto e venerazione,
ma nessuno va da Krsna con una corda dicendo: "Krsna, hai commesso
un'offesa, e ora Ti lego”. Eppure, questo è il privilegio del devoto piú
perfetto e a Krsna piace essere avvicinato in questo modo.
Pensando
all'opulenza di Krsna, Kuntidevi non osava prendere la parte di Yasoda, perché
pur essendo la zia di Krsna, Kuntidevi non aveva il privilegio di avvicinare
Krsna nello stesso modo in cui Lo avvicinava Yasodàmayí, una devota così grande
da avere il diritto di punire Dio, la Persona Suprema. Questa era la prerogativa
speciale di Yasodamayi. Kuntidevi poteva solo pensare alla grande fortuna di
Yasodàmayi, che era in grado di minacciare Dio, la Persona Suprema, Colui che è
temuto perfino dalla paura in persona (bhir api yad bibheti). Chi non ha paura
di Krsna? Nessuno. Ma Krsna ha paura di Yasodamayi. Questa è la perfezione di
Krsna.
Per
dare un altro esempio di tale perfezione di Krsna, ricordiamo che Krsna è
conosciuto come Madana-mohana. Madana significa Cupido. Cupido affascina
chiunque, ma Krsna è conosciuto come Madana-mohana, perché la Sua meravigliosa
bellezza affascina perfino Cupído. Tuttavia Krsna è incantato da Srimati
Radharani, perciò Srimati Radharani è conosciuta come Madana-mohana-mohini,
"Colei che incanta l'incantatore di Cupído." Krsna affascina Cupido,
e Radharani affascina Colui che affascina Cupído.
Queste
sono riflessioni spirituali molto elevate nella coscienza di Krsna. Non sono
fantasie o invenzioni. Sono fatti, e ogni devoto, se è veramente avanzato, può
avere il privilegio di comprendere i divertimenti di Krsna e farne parte. Non
dovremmo pensare che il privilegio concesso a madre Yasóda non sia possibile
per noi. Tutti possono avere un simile privilegio. Se un devoto ama Krsna come
suo figlio, otterrà questo privilegio, perché l'amore di una madre per suo
figlio è veramente intenso. Perfino in questo mondo materiale non c'è
sentimento che possa essere paragonato all'amore di una madre, perché una madre
ama suo figlio senza aspettarsi nulla in cambio. Naturalmente, benché ciò in
generale sia vero, questo mondo materiale è cosí contaminato che perfino una
madre può arrivare a pensare: "Mio figlio crescerà, diventerà un uomo, e
quando guadagnerà del denaro io ne approfitterò." Il desiderio di ottenere
qualcosa in cambio può essere presente, ma nell'amore per Krsna non vi sono
motivazioni egoistiche, perché questo amore è puro, libero da ogni desiderio di
profitto materiale (anyabhilasita-sunyam).
Non
dovremmo amare Krsna per avere qualcosa in cambio. Non dobbiamo dire:
"Krsna, dacci il nostro pane quotidiano, e allora Ti amerò. K,rsna, dammi
questo o quello, e allora Ti vorrò bene." Non dovrebbero esserci questi
desideri di baratto, perché Krsna vuole amore puro.
Quando
Krsna vide madre Yasoda che arrivava con una corda in mano per legarLo, ebbe
subito molta paura e pensò: "Mia madre vuole legarMi." Allora
cominciò a piangere e le lacrime sciolsero il mascara dei Suoi occhi. Guardando
Sua madre con grande rispetto la supplicò di cuore: "Sì, madre, ti ho
offeso, ti prego, perdonaMi." E subito chinò la testa. Kuntidevi
apprezzava questa scena, perché vedeva in essa un'altra delle perfezioni di
Krsna. Pur essendo Dio, la Persona Suprema, Egli Si affida al controllo di
madre Yasoda. Nella Bhagavad-gita (7.7) il Signore dice, mattah parataram
nanyat kincid asti dhananjaya:
"Mio
caro Arjuna, nessuno Mi è superiore." Eppure Dio, la Persona Suprema, a
cui nessuno è superiore, china la testa davanti a madre Yasoda accettando:
"Sí, madre, ti ho offeso."
Quando
madre Yasoda vide che Krsna aveva troppa paura di lei, rimase anche lei
turbata. Non era davvero nelle sue intenzioni far soffrire Krsna con la sua punizione.
Non era questo che voleva. E’ un metodo ancora oggi diffuso in India che quando
un bambino sta facendo troppi disastri sia legato da sua madre in qualche
posto. E' una cosa molto comune, perciò anche madre Yasoda lo faceva.
Questo
episodio é molto apprezzato dai puri devoti, perché mette in evidenza la
grandezza di Dio, la Persona Suprema, che interpreta perfettamente la parte di un
bambino comune. Quando Krsna fa la parte di un bambino, la fa in modo perfetto;
interpreta alla perfezione anche la parte di marito nei confronti delle Sue
sedicimila spose, e quella di amante delle gopi e di amico dei pastorelli.
Tutti
pastorelli dipendono da Krsna. Un giorno volevano raccogliere la frutta in un
boschetto di alberi di palma, ma c'era un demone chiamato Gardabhasura che non
permetteva a nessuno di entrare nella foresta. I pastorelli amici di Krsna Gli
dissero dunque: "Krsna, vogliamo assaggiare quei frutti, se Tu puoi
provvedere." Krsna immediatamente acconsentì, e insieme con Balarama andò
nella foresta dove quel demone viveva insieme ad altri suoi compagni, tutti
nella forma di asini. Quando quegli asini demoniaci vennero per prendere a
calci Krsna e Balarama, Balarama ne afferrò uno e lo scagliò in cima a un
albero, uccidendolo. Poi Krsna e Balarama uccisero nello stesso modo anche
tutti gli altri demoni, e i Loro amici pastorelli si sentirono molto
riconoscenti.
In
un'altra occasione i pastorelli si trovarono circondati dal fuoco. Poiché non
conoscevano altri che Krsna, Lo invocarono immediatamente, e Krsna fu pronto,
"Si." Cosí Krsna inghiottì immediatamente tutto il fuoco. Erano molti
i demoni che attaccavano i ragazzi, e ogni giorno i ragazzi tornavano a casa
dalla madre é dicevano: "Mamma, Krsna è così meraviglioso;" e
raccontavano tutto ciò che era accaduto durante la giornata. Allora la madre diceva: "Si, il nostro Krsna è
proprio meraviglioso." Non sapevano che Krsna è Dio, la Persona Suprema.
Sapevano soltanto che Krsna è meraviglioso, e basta. Quanto piú assistevano
alle meravigliose gesta di Krsna, tanto piú Lo amavano. "Forse sarà un
essere celeste," pensavano. Quando Nanda Maharaja, il padre di Krsna,
parlava con i suoi amici, essi parlavano di Krsna e dicevano: "Nanda
Maharaja, il tuo piccolo Krsna è davvero meraviglioso." E Nanda Maharaja
rispondeva: "Sì, me ne sono accorto. Forse è un essere celeste:"
Anche allora non ne era sicuro, diceva "forse".
Cosí
gli abitanti di Vrndavana non si preoccupano di sapere chi è Dio e chi non lo
è. Amano Krsna, e basta. Coloro che pensano di dover prima analizzare se Krsna
è Dio oppure no, non sono devoti di prim'ordine. I devoti di prim'ordine sono
quelli che amano Krsna di un amore spontaneo. Come possiamo analizzare Krsna?
Egli è illimitato, e dunque ci sarebbe impossibile; la nostra percezione è
limitata, e anche i nostri sensi hanno una potenza limitata. Come potremmo
quindi studiare Krsna? Non è affatto possibile. Krsna Si rivela solo in una
certa misura, e questo è sufficiente.
Non
dovremmo fare come i filosofi mayavadi che cercano di trovare Dio attraverso la
speculazione deduttiva. "Neti neti," dicono. "Dio non è questo,
Dio non è quello." Ma non sanno che cosa è Dio. Anche gli scienziati
materialisti cercano là causa prima, ma procedono nello stesso modo: "Non
è questo, non è quello." Con tutti i loro progressi non faranno che
scoprire, "Non è questo, non è quello." Non troveranno mai la causa
piú remota. Non potranno mai arrivarci.
Gli
scienziati materialisti non sono neppure in grado di comprendere gli oggetti
materiali, che dire di trovare Krsna. Cercano di andare sulla luna, ma non
sanno nemmeno di che cosa si tratta. Se capissero davvero che cos'è la luna,
perché tornerebbero quaggiù? Se sapessero davvero che cos'è la luna, si
sarebbero già stabiliti là. Sono vent'anni che cercano di andarci e stabilire
delle basi, ma non fanno altro che dire: "Non possiamo fare questo, e
nemmeno quello. Non ci sono esseri viventi, e non è possibile viverci."
Possono parlare solo di quello che non c'è, ma sanno forse quello che c'è? No,
non lo sanno. E questo è soltanto un pianeta, o una stella.
Secondo
le Scritture vediche, la luna è classificata come stella. Gli scienziati
affermano che le stelle sono tutte come il sole, ma secondo la Bhagavad-gita le
stelle sono della stessa natura della luna. Nella Bhagavad-gita Krsna dice,
naksatranam aham sasi: "Tra le stelle, sono là luna." La luna è
dunque una delle tante stelle. Qual è la natura della luna? Brilla perché
riflette la luce del sole. Perciò non siamo d'accordo con gli scienziati quando
dicono che le stelle sono altrettanti soli. Secondo la conoscenza vedica
esistono innumerevoli soli, ma in ogni universo c'è n'è soltanto uno.
Ciò
che vediamo in questo universo non è visto chiaramente, e la nostra conoscenza
non è perfetta. Non possiamo contare quante stelle o pianeti esistano. Non possiamo
capire pienamente le cose materiali che ci circondano, come potremmo dunque
comprendere il Signore Supremo che ha creato questo universo? Non è possibile.
Perciò nella Brahma-samhita (5.34) è detto:
panthas
tu koti-sata-vatsara-sampragmyo vayor athapi manaso muni pungavanam so 'py asti
yat prapada-simny avicintya-tattve govindam adi purusam tam aham bhajami
Lo
spazio è, illimitato, e la Brahma-samhita suggerisce: supponiamo di poter
viaggiare con un'astronave per milioni di anni alla velocità del vento, o
perfino alla velocità della mente. Tutti sanno che la mente è estremamente
veloce: in un decimillesimo di secondo può trasportarci a milioni di chilometri
di distanza. Se abbiamo visto qualcosa che dista milioni di chilometri,
possiamo immediatamente trasportarci là con là mente; ma anche se viaggiassimo
a quella velocità su un'astronave costruita dai muni pungavanam, i piú grandi
scienziati e pensatori, avremmo raggiunto forse la perfezione? No. La
Brahma-samhita afferma, so 'py asti yat-prapada-simny avicintya-tattve: questa
creazione rimarrà comunque inconcepibile alla nostra comprensione. Com'è
possibile quindi studiare Krsna che ha creato tutto questo? Se non possiamo
capire le cose che Krsna ha creato, come possiamo capire Krsna. Non è assolutamente
possibile.
La
mentalità di Vrndavana è dunque l'attitudine mentale piú perfetta per i devoti.
Gli abitanti di Vrndavana non si preoccupano di comprendere Krsna, vogliono
soltanto amarLo senza riserve. Non stanno a pensare: "Krsna è Dio, e per
questo Lo amo." A Vrndavana Krsna non fa la parte di Dio, ma di un
semplice pastorello, e benché dimostri talvolta di essere Dio, la Persona
Suprema, i devoti non si preoccupano di saperlo.
Kuntidevi,
però, non era un'abitante di Vrndavana. Viveva ad Hastinapura, che non è
Vrndavana. I devoti che non vivono a Vrndavana meditano sulla grandezza degli
abitanti di Vrndavana, ma gli abitanti di Vrndavana non si preoccupano di
sapere quanto sia grande Krsna. Questa è la differenza tra loro. Dobbiamo
quindi preoccuparci soltanto di amare Krsna. Piú amiamo Krsna, piú diventiamo
perfetti. Non é necessario comprendere Krsna e capire in che modo Egli crei
l'universo. Krsna spiega Sé stesso nella Bhagavad-gita, e non dovremmo cercare
di saperne di piú. Non dovremmo preoccuparci troppo di conoscere Krsna, perché
non è possibile. Dobbiamo soltanto rendere piú intenso il nostro amore puro per
Krsna.
Questa
è la perfezione della vita.
CAPITOLO 15
Al
di là della vita e della morte
kecid àhur ajam jatam
punya-slokasya kirtaye
yadoh priyasyanvavaye
malayasyeva candanam
"Alcuni
affermano che Tu, il Non-nato, hai preso nascita per glorificare il virtuoso
imperatore [Mahàraja Yudhisthira], e altri sostengono che Tu abbia voluto cosí
soddisfare il re Yadu, uno dei Tuoi devoti piú cari, perché apparendo nella sua
famiglia Tu l'hai resa gloriosa, come il sandalo fa la gloria delle colline
Malaya.
-Srimad-Bhagavatam 1.8.32-
Poiché
l'apparizione del Signore in questo mondo materiale è sconcertante, esistono
differenti opinioni sulla nascita del Non-nato. Nella Bhagavad-gita il Signore
afferma di nascere nel mondo materiale, benché sia il Signore di ogni
creazione, e il Non-nato. Non si
può quindi negare la nascita del Non-nato perché Egli stesso stabilisce la
verità. Tuttavia, esistono differenti opinioni riguardo alla Sua nascita. Ciò è
confermato anche nella Bhagavad-gita. Egli appare in virtú della Sua potenza,
interna al fine di ristabilire i principi della religione, proteggere i
virtuosi e annientare gli empi. Questa è la missione dell'apparizione del
Non-nato. Eppure qui è scritto che il Signore discende per glorificare il
virtuoso re Yudhisthira. Il Signore, Sri Krsna, voleva certamente stabilire i
Pandava nel regno per il bene di tutto il mondo. Quando alla guida del governo siede
un re virtuoso, il popolo è felice. Durante il kali-yuga generalmente gli
uomini di governo sono empi e il popolo è sempre infelice, ma nel caso della
democrazia sono i cittadini empi che eleggono personalmente i loro
rappresentanti affinché li governino; essi non possono quindi dare a nessun
altro la colpa della loro infelicità. Anche Mahàràja Nala era famoso come un
grande monarca virtuoso, ma non ebbe alcuna relaziona bon Sri Krsna. Per questa
ragione è affermato qui che Maharaja Yudhisthira era glorificato da Sri Krsna,
il Quale aveva reso glorioso anche il re Yadu nascendo nella sua famiglia.
Krsna è conosciuto come Yadava, Yaduvira, Yadunandana, e cosí via, benché il
Signore non dipenda mai da questo genere di legami. È proprio come il legno di
sandalo che cresce sulle colline Malaya. Gli alberi possono crescere
dappertutto, eppure, poiché gli alberi di sandalo crescono soprattutto nella
zona delle colline Malaya, il legno di sandalo è legato al nome delle colline
Malaya. La conclusione che se ne può derivare quindi è che il Signore non nasce
mai, come il sole; egli appare, come il sole appare sull'orizzonte orientale.
Come il sole non è mai legato all'orizzonte orientale, così il Signore non è il
figlio di nessuno, ma il padre di tutto ciò che, esiste.
Nella
Bhagavad-gita (4.6) il Signore afferma:
ajo
'pi sann avyayatma bhùtanam isvaro 'pi san prakrtim svam adhisthaya sambhavamy
atma-mayaya
"Sono
il Non-nato e il Mio corpo trascendentale non si deteriora mai; sono il Signore
di tutti gli esseri, tuttavia discendo in ogni era in questo universo nella Mia
originale forma trascendentale."'
Krsna
è non-nato, e anche noi siamo non-nati, ma la differenza è che noi siamo
intrappolati in un corpo materiale, mentre il Signore non lo è. Per questa
ragione noi non possiamo rimanere non-nati, ma dobbiamo nascere e trasmigrare
da un corpo all'altro, senza sapere con certezza che genere di corpo
riceveremo. Perfino in questa vita siamo obbligati ad accettare un corpo, dopo'
l'altro. Un bambino lascia il suo corpo infantile e prende un corpo di ragazzo,
poi lo lascia per un corpo di giovane, e infine per un corpo di vecchio. È
quindi naturale concludere che quando si lascia il corpo vecchio, bisognerà
accettare un altro corpo, e di nuovo si prenderà un corpo di bambino.
Questo
è il ciclo naturale in questo mondo materiale. È simile ai cambiamenti di
stagione. Dopo la primavera viene l'estate, e dopo l'estate arriva l'autunno,
poi l'inverno, e poi di nuovo la primavera. Cosí al giorno segue la notte, e
alla notte il giorno. Come questi cambiamenti ciclici si susseguono l'uno dopo
l'altro, cosí noi cambiamo passando da un corpo all'altro, ed è naturale
concludere che dopo aver lasciato il nostro corpo presente ne riceveremo un
altro (bhútva bhútva praliyate).
Si
tratta di una conclusione molto logica che è sostenuta dagli sastra, le
Scritture vediche, e anche dalla massima autorità, Krsna stesso. Perché mai non
dovremmo accettarla? Chi non l'accetta -chi pensa che non esista la vita dopo
la morte- è uno sciocco.
C'è
vita dopo la morte, e dunque c'è anche la possibilità di liberarsi dal ciclo di
nascite e morti ripetute e di raggiungere una vita immortale. Ma poiché siamo
abituati ad assumere un corpo dopo l'altro da tempo immemorabile è difficile
per noi pensare a una vita eterna. Per di piú l'esistenza materiale è cosí
piena di guai che quando pensiamo a una vita eterna siamo convinti che anche
quella sia ugualmente piena di guai. Se, per esempio, un malato deve prendere
delle medicine amarissime, ed è costretto a letto dove si nutrirà e si libererà
di escrementi e urina senza mai potersi muovere, alla fine considererà la vita
cosí intollerabile che penserà al suicidio. Similmente, la vita materiale è
cosí piena di sofferenze che la disperazione può spingere l'essere verso il
nichilismo o l’impersonalismo, nel tentativo di negare la sua stessa esistenza
e annullare ogni cosa. In realtà, però, annullarsi non è né possibile né
necessario. Siamo tormentati nella nostra condizione materiale, ma quando ci
liberiamo dal condizionamento della materia, possiamo trovare la vera vita, la
vita eterna.
Poiché
siamo frammenti infinitesimali di Krsna, che è aja, al di là della vita e della
morte, anche noi siamo aja. Come potrebbe essere altrimenti? Se mio padre è felice, e io sono suo figlio, perché dovrei essere infelice? Naturalmente
posso concludere che posso godere dei beni di mio padre esattamente come ne sta
godendo lui. Similmente, Dio, Krsna, é onnipotente, dotato di ogni bellezza,
pieno di conoscenza e completo in ogni cosa, e benché io non sia completo,
tuttavia essendo parte di Dio, il Signore Supremo, possiedo in una certa misura
tutte le Sue qualità.
Dio
non muore mai, perciò neanch'io morirò. Questa è la mia posizione, come è
spiegato nella Bhagavad-gita (2.20): na jàyate mriyate va kadacit. Parlando
dell'anima, Krsna dice che l'anima non è
mai nata (na jayate); e come può morire chi non è mai nato? Non si può dunque
parlare di morte (mriyate va). La morte è per chi è nato, e chi non è nato non può
neppure morire, ma sfortunatamente noi non la comprendiamo. Facciamo tante
ricerche scientifiche, ma non sappiamo che ogni essere vivente è un'anima
spirituale, senza nascita o morte. Questa è la nostra ignoranza. L'anima è
eterna, non ha né inizio né fine, ed è primordiale (nityah sasvato 'yam
purano). L'anima non muore quando il corpo è distrutto (na hanyate hanyamane
sarire); ma benché non muoia, l'anima prende un altro corpo, e questo è detto
bhava-roga, la malattia della materia.
Poiché
Krsna è l'essere individuale supremo (nityo nityanam cetanas cetanànam), noi
siamo esattamente come Krsna; la differenza è che Krsna è vibhu, illimitato,
mentre noi siamo anu, limitati. Qualitativamente noi siamo uguali a Krsna,
perciò in noi sono presenti anche tutte le tendenze che sono in Krsna. Krsna,
per esempio, è incline ad amare qualcuno dell'altro sesso, e anche in noi c'è
la stessa inclinazione. L'origine dell'amore è nell'amore eterno tra Radha e
Krsna. Anche noi cerchiamo l'amore eterno, ma poiché siamo condizionati dalle
leggi materiali, il nostro amore è interrotto. Se però riusciamo a trascendere
questa interruzione, possiamo entrare a far parte di relazioni d'amore simili a
quelle tra Krsna e Radharani. Il nostro desiderio dovrebbe dunque essere quello
di tornare a Krsna, nella nostra dimora originale, perché essendo Krsna eterno,
anche noi riceveremo là un corpo eterno.
Kunti
dice, kecid ahur ajam jatam: il supremo eterno, il supremo non-nato, ha preso
nascita. Ma benché Krsna nasca, non nasce come noi. Non dobbiamo dimenticarlo.
Il Signore afferma nella Bhagavad-gita (4.9):
janma karma ca me divyam evam yo vetti tattvatah
tyaktva deham punar janma `naiti mam eti so 'rjuna
"O Arjuna, colui che conosce la natura
trascendentale della Mia apparizione e delle Mie attività non deve piú rinascere
nel mondo materiale quando lascia il corpo, ma raggiunge la Mia dimora
eterna."
Lo
Srimad-Bhagavatam spiega che quando Krsna apparve, non nacque dal grembo di
Devaki, ma apparve invece nella Sua maestosa forma di Visnu a quattro braccia,
e prese poi la forma di un neonato, tra le braccia di Devaki. La nascita di
Krsna è quindi trascendentale, mentre noi siamo costretti a nascere, forzati
dalle leggi della natura. Krsna non è soggetto alle leggi della natura che
operano sotto il Suo controllo (mayadhyaksena prakrtih súyate sa-caracaram).
Prakrti, la natura, agisce sotto l'ordine di Krsna, e noi agiamo sotto gli
ordini della natura. Krsna è il padrone della natura, e noi siamo i servitori
della natura. Perciò Kuntidevi dice, kecid ahuh: "Alcuni possono dire che
il Non-nato ha preso nascita." Può sembrare che sia nato proprio come noi,
ma non è cosí. Kuntidevi afferma chiaramente, kecid ahuh: "Alcuni sciocchi
possono dire che è nato." Anche Krsna stesso dice nella Bhagavad-gita
(9.11), avajananti mam mudha mànusim tanum asritam: "Poiché sono apparso
come un essere umano, i mascalzoni pensano che anch'Io sia un comune essere
umano." Param bhavam ajanantah: "Non conoscono il mistero che si cela
dietro l'apparizione di Dio come essere umano."
Krsna
è in ogni luogo. Il Signore è situato nel cuore di ogni essere (isvarah
sarva-bhútanam hrd-dese 'rjuna tishati). E poiché è dentro di noi ed è
onnipotente, perché dovrebbe essere difficile per Lui apparire davanti a noi?
Mentre era immerso nella
meditazione
sulla forma di Visnu a quattro braccia, il grande devoto Dhruva Maharaja
improvvisamente interruppe la sua meditazione e vide davanti a sé quella stessa
forma sulla quale stava meditando. Era stato difficile per Krsna apparire in
quel modo? Certamente no. Similmente, non Gli fu difficile apparire davanti a
Devaki in quella stessa forma a quattro braccia. Per questa ragione Krsna dice,
janma karma ca me divyàm: "Bisogna comprendere la natura trascendentale
della Mia nascita e, delle Mie attività." Kuntidevi aveva questa
comprensione. Sapeva che Krsna è il non-nato, anche se agli occhi degli stolti
sembra che nasca.
Perché
mai Krsna dovrebbe compiere il divertimento della nascita? Kuntidevi, risponde,
punya-slokasya kirtaye: per glorificare le persone veramente virtuose ed elevate
nella scienza spirituale. Krsna scende come il figlio di Devaki per dare gloria
alla Sua devota Devaki. Krsna
diventa il figlio di Yasoda per glorificare Yasoda. Similmente, Krsna appare
nella dinastia di Maharaja Yadu, un Suo grande devoto, per dare gloria alla sua
discendenza. Ancora oggi Krsna è famoso come Yadava, il discendente di Mahàràja
Yadu. Krsna non è obbligato a nascere in una particolare famiglia o nazione, ma
nasce per dare gloria a una persona o a una famiglia a causa della loro
devozione. Per questa ragione la Sua nascita è detta divyam, trascendentale.
II
Signore non é obbligato a nascere mentre noi lo siamo. Questa è la differenza
tra la nostra nascita e la nascita di Krsna. Se per il nostro karma, le nostre
attività passate, siamo degni di nascere in una buona famiglia, tra gli esseri
umani o tra gli esseri celesti, potremo ottenere questa nascita, ma se le
nostre attività sono degradate come quelle degli animali, dovremmo rinascere in
una famiglia di animali. Questa è la forza del karma. Karmana daiva-netrena jantor
dehopapattaye (S.B., 3.31.1). Cosí, sviluppiamo una particolare forma corporea
sulla base del nostro karma.
La
forma di vita umana ha il fine di fare comprendere il Supremo, la Verità
Assoluta (athato brahma jijnasa), ma se non ci sforziamo in questo senso, se
usiamo male questa opportunità e ci limitiamo a vivere come animali, torneremo
in una forma di vita animale. Perciò il movimento per la coscienza di Krsna
sta cercando di salvare le persone dal pericolo di cadere nella vita animale.
L'apparizione
di Sri Krsna è paragonata a quella degli alberi di sandalo sulle colline Malaya
(malayasyeva candanam). Ci sono due Malaya -1e colline Malaya e la zona dell'Asia
detta Malesia. L'albero di sandalo, l'albero di candana, può crescere in ogni
luogo; non c'è una regola che ne limiti la crescita alla sola Malesia o alle
colline Malaya, ma poiché il sandalo cresce in grandi quantità in queste parti
del mondo, è conosciuto come malaya-candana. In Occidente esiste una specie di
acqua profumata, detta acqua di colonia. Può essere stata prodotta in qualsiasi
paese, ma poiché in origine era un prodotto caratteristico della città di
Colonia, è conosciuta come acqua di colonia. Similmente, il sandalo può
crescere in qualsiasi luogo, ma, poiché un tempo era molto abbondante in
Malesia o sulle colline Malaya, è conosciuto come legno di Malaya. Kunti
offriva queste preghiere cinquemila anni fa, il che indica che cinquemila anni
fa la Malesia produceva legno di sandalo. Malesia non é un nome nuovo, migliaia
e migliaia di anni fa esso era conosciuto da coloro che seguivano la cultura
vedica. Oggi naturalmente in Malesia si coltivano molti alberi della gomma,
perché la domanda di gomma è molto alta, ma una volta la Malesia produceva su
vasta scala il legno di sandalo, perché il legno di sandalo era molto richiesto,
specialmente in India.
L'India
è un paese tropicale, e poiché il legno di sandalo è molto rinfrescante, gli
Indiani usano la polpa di legno di sandalo come cosmetico. Ancora oggi, nei
giorni piú caldi d'estate, le persone che se lo possono permettere si applicano
della polpa di sandalo sul corpo, e restano freschi per tutto il giorno. In
India per tradizione -dopo aver fatta il bagno e santificato il corpo
applicando i segni di tilaka -si offrono omaggi alle Divinità, si prende un po'
di candana prasada dalla stanza delle Divinità e la si applica al corpo come
cosmetico. Questo é detto prasadhanam. Ma è detto che in kali yuga, nell'era
attuale, snanam eva prasadhanam (S.B., 12.2.5), anche soltanto il fatto di
lavarsi accuratamente è considerato prasadhana. In India anche l'uomo più
povero fa il bagno tutte le mattine appena si alza, ma venendo in America ho
visto che non è pratica comune fare il bagno tutti i giorni, e ho notato che
per farlo s'incontrano delle difficoltà. In India siamo abituati a vedere la
gente che fa il bagno tre volte a1 giorno, ma a New York ho visto che può
capitare addirittura di dover andare a casa di un amica per fare il bagno,
perché alcune case sono sprovviste di bagno. Queste sono abitudini caratteristiche
del kali-yuga. Snànam eva prasadhanam. Nel kali-yuga sarà difficile perfino
fare un bagno.
Un
altro sintomo del kali yuga è daksyam kutumba-bharanam (S.B.; 12.2.7): si sarà
conosciuti come persone molto virtuose per il semplice fatto di poter mantenere
la propria famiglia. La parola daksyam, "famoso per le attività
virtuose", deriva da daksa, che significa "esperto". Nel
kali-yuga si è considerati esperti se si riesce a mantenere una famiglia composta
di marito, moglie, e uno o due figli. Certo, in India la famiglia tradizionale
è quella patriarcale, composta da marito e moglie; dai loro genitori e dai loro
figli, generi, nuore, e così via. Ma nel kali yuga sarà difficile mantenere
anche una piccola famiglia composta di marito, moglie e pochi figli. Quando ero
a New York, tra le persone che frequentavano le nostre lezioni c'era una
signora anziana che aveva un figlio adulto. Le chiesi: "Perché suo figlio
non si sposa?" E lei rispose: "Sì, potrà sposarsi quando sarà in
grado di mantenere una famiglia." Non sapevo che qui fosse cosí difficile
mantenere una famiglia. Ma il Bhagavatam lo conferma: chi riesce a mantenere la
propria famiglia sarà considerato glorioso, e una ragazza sarà considerata fortunata
se ha un marito.
Non
è compito nostro criticare, ma le caratteristiche del kaliyuga sono molto
gravi, e tendono ad aggravarsi sempre piú. II kali yuga dura 432.000 anni, e
benché ne siano trascorsi solo 5.000, già dobbiamo affrontare molte difficoltà.
Con l'avanzare del kali-yuga, la situazione si farà sempre piú dura. La vita
migliore consiste nel perfezionare la nostra coscienza di Krsna al fine di
poter tornare a Dio, nella nostra dimora originale. In questo modo potremo,
salvarci. Altrimenti, se torniamo a rinascere nel kali-yuga, ci troveremo ad
affrontare giorni veramente difficili e dovremo soffrire sempre piú.
CAPITOLO 16
Tornare
alla nostra coscienza naturale
apare vasudevasya
devakyam yàcito 'bhyagat
ajas tvam asya ksemaya
vadhaya ca sura-dvisam
"Altri
ritengono che fu per, rispondere alle preghiere di Vasudeva e Devaki che Tu
apparisti come loro figlio. Senza dubbio Tu sei non-nato, ma hai preso nascita
per il loro bene e anche per uccidere coloro che invidiano gli esseri
celesti."
-Srimad-Bhagavatam 1.8.33
È
detto che Vasudeva e Devaki nella loro vita precedente si chiamavano Sutapa e
Prsni e si sottoposero a grandi austerità per avere il Signore come figlio. Il
risultato delle loro austerità fu l'apparizione del Signore come loro figlio.
La Bhagavad-gita ha già spiegato che il Signore appare per il bene di tutta la
gente del mondo e per vincere gli asura, gli atei materialisti.
Il
Signore afferma:
yada
yada hi dharmasya glanir bhavati bharata abhyutthanam adharmasya tadatmànam
srjamy aham
"Ogni
volta che in qualche luogo dell'universo la religione declina e l'irreligione
avanza, o discendente di Bharata, Io vengo in persona." (B.g., 4.7)
L'espressione dharmasya glanih significa "irregolarità nella
religione". Quando si verificano queste irregolarità, la religione si
contamina.
Nella
società umana ci dev'essere il giusto equilibrio tra spirito e materia. In
realtà, noi siamo anime spirituali, ma in un modo o nell'altro siamo stati
imprigionati in questi corpi materiali, e finché viviamo in essi dovremo
piegarci alle necessità del mangiare, dormire, accoppiarsi e difendersi, benché
l'anima in sé non abbia bisogno di queste cose. L'anima non ha bisogno di
mangiare: tutto ciò che mangiamo serve al mantenimento del corpo. Tuttavia, una
civiltà che si limita a preoccuparsi delle necessità del corpo, senza prendere
in considerazione le necessità dell'anima, è una civiltà sciocca e squilibrata.
Supponiamo di lavare soltanto i vestiti e di non curarci del nostro corpo,
oppure di tenere un uccello in gabbia e di limitarci a lucidare la gabbia senza
curarci dell'essere che vive prigioniero. Sarebbe stupido. L'uccellino
languisce: "Cip, cip, ho fame, dammi da mangiare." Ma se ci curiamo
solo della gabbia, come potremo far felice l'uccellino?
Perché
allora siamo infelici? Nei paesi occidentali non mancano le ricchezze, non
manca il cibo, né le automobili, né il sesso. Tutto vi si trova in abbondanza.
Perché allora esiste un intero settore di popolazione che è frustrato e
confuso, come gli hippy? Non sono soddisfatti. Perché? Perché non c'è
equilibrio. Ci preoccupiamo delle necessità del corpo, ma non sappiamo nulla
dell'anima e delle sue necessità. L'anima è una cosa concreta, la vera realtà,
mentre il corpo non è che una copertura. Trascurare l'anima è dunque una forma
di dharmasya glanih, una contaminazione del dovere.
La
parola dharma significa "dovere". Benché spesso dharma sia tradotto
col termine "religione", e generalmente il termine religione indichi
una forma di fede, dharma, in realtà, non è una ' forma' di fede. Dharma indica il dovere costituzionale
dell'individuo. È nostro dovere conoscere le necessità dell'anima, ma
sfortunatamente non abbiamo informazioni sull'anima e ci limitiamo a procurare
il necessario per il benessere del corpo.
Il
benessere del corpo, tuttavia, non è sufficiente. Supponiamo che un uomo si trovi in una posizione molto comoda.
Significa forse che non dovrà piú morire? Naturalmente no. Parliamo di lotta
per la vita e di sopravvivenza del piú forte, ma il solo benessere del corpo
non ci può permettere dì esistere o di sopravvivere in eterno.
Prendersi
cura soltanto del corpo è dunque dharmasya glanih, una contaminazione del
dovere dell'individuo.
Si
devono conoscere le esigenze del corpo e anche quelle dell'anima. La vera
necessità della vita consiste nell'assicurare il benessere dell'anima, il che
non può essere ottenuto con qualche metodo materiale. Poiché l'anima è di
natura differente, deve ricevere cibo spirituale, e questo cibo spirituale è la
coscienza di Krsna. Quando una persona si ammala deve avere una dieta adatta e
le medicine giuste; entrambe le cose sono necessarie. Se riceve soltanto le
medicine e non segue una dieta adatta, la cura non avrà pieno successo. Per
questa ragione il movimento per la coscienza di Krsna è destinato a dare la
medicina giusta e la giusta dieta per l'anima. La dieta è krsna-prasàda, il
cibo che è stato offerto in precedenza a Krsna, e la medicina è il mantra Hare
Krsna.
nivrtta-tarsair
upagiyamanad bhavausadhac chrotra-mano-'bhiramat ka uttamasloka gunànuvadat puman
virajyeta vina pasu-ghnat
(S.B.,
10.1.4)
Pariksit
Maharaja disse al grande saggio Sukadeva Gosvami: "I discorsi sullo
Srímad-Bhagavatam che mi stai elargendo non sono discorsi comuni. Possono
essere gustati da coloro che sono nivrtta-trsna, cioè liberi dalla
bramosía".
Tutti
in questo mondo materiale inseguono il piacere, ma chi è libero da questa
aspirazione può veramente assaporare il gusto del Bhagavatam. La parola
bhàgavata si riferisce a tutto ciò che è in relazione a Bhagavan, il Signore
Supremo, perciò anche il mantra Hare Krsna è bhagavata. Pariksit Maharaja disse
dunque che il gusto del Bhagavatam può essere assaporata da chi è libero dalla
bramosia di soddisfare i desideri materiali. E perché bisogna gustare il Bhagavatam?
Bhavausadhi: perché è la medicina adatta per la nostra malattia di nascite e
morti ripetute.
Al
momento attuale siamo malati. I materialisti non sanno distinguere tra salute e
malattia. Non sanno niente, eppure si atteggiano a grandi scienziati e filosofi.
Non si chiedono: "Perché sono costretto a morire, anche se non
voglio." Né hanno qualche soluzione per risolvere questo problema. Eppure
si fanno chiamare scienziati. Che razza di scienziati sono? Il progresso
scientifico dovrebbe portare a una conoscenza che permettesse di vincere il
dolore. Altrimenti, a che serve la scienza? Gli scienziati possono promettere
che ci aiuteranno in futuro, ma dovremmo chiedere loro: "Per il momento,
che cosa ci offrite?" Un vero scienziato non dirà: "Continuate a soffrire
come sempre, per ora, e in futuro troveremo qualche sostanza chimica per
aiutarvi." No. Atyantika-duhkha-nivrttih. Il termine atyantika significa
"finale", e duhkha significa "sofferenza". L'obiettivo
della vita umana dovrebbe essere quello di mettere fine alle vere sofferenze,
ma la gente non sa neppure quali siano queste sofferenze fondamentali. Queste
sofferenze fondamentali sono spiegate nella Bhagavad-gita come
janma-mrtyuy-jarà-vyàdhi: nascita, morte, vecchiaia e malattia. Che cosa
possiamo fare per vincere queste sofferenze? Non c'è rimedio a questi mali nel
mondo materiale. I1 metodo per abbandonare definitivamente ogni sofferenza è
spiegato nella Bhagavad-gita (8.15) dove il Signore afferma:
mam
upetya punar janma duhkhàlayam asasvatam napnuvanti mahàtmànah samsiddhim
paramam gatah
"Dopo
averMi raggiunto, le grandi anime, yogi colmi di devozione, mai piú torneranno
in questo mondo temporaneo e pieno di sofferenza perché hanno ottenuto la
perfezione piú alta."
Il
Signore afferma quindi che bisogna avvicinarLo e tornare da Lui, nella nostra
dimora originale. Sfortunatamente però la gente ignora tutto di Dio, non sa se
è possibile tornare da Lui o no, e in che modo. Poiché gli uomini non hanno
conoscenza, sono soltanto animali. Pregano: "Signore, dacci il nostro pane
quotidiano," ma supponiamo di chiedere loro chi è Dio; possono spiegarlo?
No. Allora, a chi si rivolgono? Parlano all'aria? Se faccio una richiesta, ci
dev'essere una persona alla quale é diretta. Ma loro non sanno chi è questa
persona, non sanno dove presentare la richiesta. Dicono che Dio è in cielo. Ma
in cielo ci sono anche molti uccelli. Forse sono loro Dio? Gli uomini hanno una
conoscenza imperfetta, o non ne hanno addirittura. Ciononostante si atteggiano
a scienziati, filosofi e scrittori, grandi pensatori, anche se nel loro
cervello c'è solo spazzatura.
Gli
unici libri che hanno veramente un valore sono i libri come lo
Srimad-Bhàgavatam e la Bhagavad-gita. Nel Bhagavatam (1.5.10-11) è detto:
na yad vacas citra padam harer yaso jagat
pavitram pragrnita karhicit tad vàyasam tirtham usanti mànasà na yatra hamsa
niramanty usik-ksayàh
"Le
parole che non esprimono le glorie del Signore, sufficienti a rendere pura
l'atmosfera dell'intero universo, sono considerate dalle persone sante come
luoghi di pellegrinaggio per i corvi. Poiché abitano il mondo trascendentale,
le persone perfettamente realizzate non trovano alcun piacere in esse."
tad-vàg-visargo janatàgha-viplavo yasmin
prati-slokam abaddhavaty api - nàmàny
anantasya yaso 'nkitàni yat srnvanti gayanti grnanti sàdhavah
"D'altra
parte, le opere che descrivono le glorie trascendentali del nome, della fama,
della forma e dei divertimenti del Signore Supremo e infinito sono
d'ispirazione completamente spirituale, e le parole sublimi che riempiono le
loro pagine sono destinate a rivoluzionare le abitudini empie delle civiltà
deviate di questo mondo. Anche se la loro stesura presenta qualche
irregolarità, queste Scritture sono sempre ascoltate, cantate e accolte da
tutti gli uomini puri che sono animati da una profonda onestà."
Qualsiasi
libro privo di una relazione con Dio è soltanto un luogo di divertimento per i
corvi. Dove vanno a divertirsi i corvi? Nella spazzatura. I cigni bianchi,
invece, giocano in acque chiare e cristalline, circondate da giardini. Cosí,
perfino tra gli animali si distinguono differenti nature. I corvi non si
accompagnano mai ai cigni, e i cigni non frequentano i corvi. Analogamente,
nella società umana vivono persone simili a corvi e persone simili a cigni. Gli
uomini simili a cigni frequenteranno i centri della coscienza di Krsna, dove
tutto è pulito, dove c'è una filosofia valida, buon cibo trascendentale,
cultura e intelligenza -tutto ciò che è positivo- mentre gli uomini-corvi
preferiranno frequentare il varietà, i ricevimenti, gli spogliarelli, e altre
cose del genere.
Il
movimento per 1a coscienza di Krsna è fatto dunque per gli uomini-cigno, e non
per uomini simili a corvi. Noi, comunque, possiamo trasformare i corvi in cigni.
Questa é la nostra filosofia. Quelli che prima erano corvi ora nuotano come
cigni. Questa è la potenza della coscienza di Krsna.
Il
mondo materiale è il luogo dove i cigni si sono trasformati in corvi. Nel mondo
materiale l'essere individuale è imprigionato in un corpo materiale, e cerca di
soddisfare i sensi passando di corpo in corpo. Tuttavia, se il dharma sarà
nuovamente stabilito, i corvi saranno trasformati gradualmente in cigni. Un uomo ignorante e senza cultura, per
esempio, potrà essere trasformato in un uomo colto ed educato.
L'addestramento
è possibile nella forma di vita umana. Non si può dare una cultura a un cane
per farlo diventare devoto. È veramente difficile. Certo, si può fare anche
questo, benché io non abbia sufficiente potere per farlo.
Mentre
Caitanya Mahaprabhu viaggiava attraverso le giungle di Jharikhanda, tigri,
serpenti, cervi e tutti gli altri animali diventarono devoti. Questo era
possibile per Srì Caitanya Mahaprabhu perché Egli è Dio stesso, e quindi può
fare qualsiasi cosa. Tuttavia, anche se non abbiamo tale potere, possiamo
comunque operare nella società umana. Per quanto degradato sia, l'essere umano
che segue gli insegnamenti della coscienza di Krsna può tornare alla sua
posizione originale. Naturalmente, vi sono diversi livelli di comprensione, ma
la nostra posizione originale è quella di essere frammenti infinitesimali di
Dio. La comprensione di questa posizione è detta realizzazione del Brahman,
realizzazione spirituale, ed è al fine di ristabilire questa conoscenza che
Krsna discende personalmente in questo mondo.
Srì
Krsna discese in questo mondo per la richiesta dei Suoi devoti, Vasudeva e
Devaki (vasudevasya devakyam yacito 'bhyagat). Benché nella vita precedente
Vasudeva e Devaki fossero stati già marito e moglie, non avevano avuto figli.
Si erano impegnati in grandi austerità, e quando Krsna Si mostrò a loro per
chiedere che cosa desideravano, essi risposero: "Vogliamo un figlio come
Te. Questo è il nostro desiderio." Ma com'è possibile che esista un'altra
persona uguale a Dio? Krsna è Dio, e Dio è uno solo; non c'è ne possono essere
due. Come trovare un altro Dio che potesse diventare figlio di Devaki e
Vasudeva? Krsna rispose quindi: "Poiché non è possibile trovare un altro
Dio, Io stesso diventerò vostro figlio." Perciò alcuni dicono che Krsna apparve
perché Vasudeva e Devaki volevano avere Krsna come figlio.
Benché
in realtà Krsna venga per soddisfare i Suoi devoti come Vasudeva e Devaki,
quando discende compie anche altre attività: Vadhàya ca sura-dvisàm. La parola
vadhaya significa "uccidere", e sura-dvisam si riferisce ai demoni,
che sono sempre invidiosi dei devoti. Cosí Krsna viene per uccidere i demoni.
Un
esempio di essere demoniaco fu Hiranyakasipu. Prahlada Maharaja era un devoto,
e Hiranyakasipu, suo padre, era cosí malvagio da essere pronto a uccidere il
proprio figlio, anche se l'unica colpa del bambino era quella di cantare Hare
Krsna. Questa è la natura dei demoni. Anche Gesú Cristo fu ucciso dai
sura-dvisam che lo odiavano. Che colpa aveva? L'unica sua colpa era che parlava
di Dio. Eppure aveva moltissimi nemici che lo crocifissero crudelmente. Krsna
discende dunque per uccidere questi sura-dvisam.
Naturalmente
i malvagi possono essere uccisi anche senza la presenza personale di Krsna.
Mettendo in moto le forze naturali della guerra, delle epidemie, della carestia
e altre calamità, Krsna può uccidere milioni di persone. Non ha bisogno di
venire qui per uccidere questi farabutti, perché per distruggerli sono
sufficienti i Suoi ordini, ossia le leggi della natura. Srsti-sthiti- pralaya-sadhana-saktir
eka (Brahma-samhita 5:44).
La
natura è cosí potente da poter creare, mantenere e distruggere qualsiasi cosa.
Srsti significa "creazione", sthiti "mantenimento", e
pralaya "distruzione". La natura può creare, mantenere e anche
distruggere. Questa manifestazione cosmica materiale é mantenuta dalla
misericordia della natura, grazie alla quale ci sono fornite la luce del sole,
l'aria e la pioggia che permettono di far crescere il nostro cibo e di nutrirci
a sufficienza. Ma la natura è cosí potente che in qualsiasi momento può
distruggere ogni cosa; le basta servirsi di un vento impetuoso. La natura
agisce sotto il controllo di Krsna (mayadhyaksena prakrtih sayate
sa-caracaram). Perciò, se Krsna vuole uccidere i demoni, può ucciderne a
milioni con la semplice opera della natura, mediante la violenza di un uragano.
Come
vediamo, per uccidere i demoni Krsna non ha bisogno di scendere personalmente.
Quando viene, lo fa su richiesta dei Suoi devoti come Vasudeva e Devaki, il che
è indicato da Kuntidevi col termine yacitah che significa "pregato a
questo fine". La vera causa della Sua venuta è dunque la richiesta dei
Suoi devoti; ma con la Sua venuta Krsna dimostra contemporaneamente di essere
pronto a uccidere chiunque si schieri contro i Suoi devoti. Certo, quando
uccide e quando protegge, Krsna agisce sempre sullo stesso piano, perché Egli è
assoluto. Coloro che sono uccisi da Krsna raggiungono immediatamente la liberazione,
che generalmente richiederebbe milioni di anni per essere ottenuta.
La
gente può dunque dire che Krsna è disceso per questo 0 quel' motivo, ma in
realtà Krsna viene per il bene dei Suoi devoti. Veglia sempre sul bene dei
devoti; perciò dagli insegnamenti di Kunti dovremmo capire che dobbiamo sempre
cercare di diventare devoti. Allora acquisiremo tutte le buone qualità.
yasyasti
bhaktir bhagavaty akincana sarvair gunais tatra samasate surah (S.B., 5:18.12)
Sarà
sufficiente sviluppare la nostra devozione latente per Krsna, e tutte le buone
qualità si svilupperanno in noi.
La
nostra devozione per Krsna è naturale. Proprio come un figlio ha una devozione
naturale per il padre e la madre, cosí noi abbiamo una devozione spontanea per Krsna.
In presenza di un pericolo perfino gli scienziati materialisti cominciano a
pregare Dio. Naturalmente quando non sono in pericolo sfidano la potenza di
Dio. Ne consegue che il pericolo é necessario per insegnare a questi mascalzoni
l'esistenza di Dio. Jivera svarupa haya-krsnera `nitya-dasa'. La nostra
posizione naturale è quella di dipendere da Dio. Ci sforziamo artificialmente
di escludere Dio dalla nostra vita dicendo: "Dio è morto," "Dio
non esiste," oppure, "io sono Dio," ma se smettiamo di
comportarci da farabutti, Krsna ci proteggerà.
CAPITOLO 17
Alleggerire
il fardello del mondo
bharavataranayanye
bhuvo nava ivodadhau
sidantya bhuri-bharena
jato hy atma-bhuvarthitah
"Altri
ancora affermano che il mondo si trovava appesantito da un grave fardello, come
un vascello nel mare, e per poterlo alleggerire da questo tormento, Brahma, Tuo
figlio, Ti pregò di apparire, e fu per rispondere alla sua preghiera che Tu sei
disceso quaggiù; "
-Srimad-Bhagavatam 1.8.34
Brahma
è figlio diretto del Signore Supremo, il padre Supremo, e non fu introdotto nel
grembo di una madre. Per questa ragione è conosciuto come atma-bhu. Questo
Brahma è incaricato di continuare la creazione nell'universo, come riflesso
secondario della potenza dell'Onnipotente. All'interno di questo universo c'è
un pianeta trascendentale conosciuto come Svetadvipa, che è la dimora di Ksírodakasayi
Visnu, l'aspetto Paramatma del Signore Supremo. Ogni volta che nell'universo si
verificano dei disordini che non possono essere risolti dagli esseri celesti
incaricati dell'amministrazione, questi ricorrono a Brahmaji per chiedere
aiuto, e se neppure lui è in grado di trovare la soluzione, Brahmaji si
consulta con Ksirodakasayi Visnu e Lo prega di scendere per risolvere la
situazione. Un problema simile si presentò quando Kamsa e i suoi seguaci
s'impadronirono del governo della Terra, ed essa si trovò ad essere
eccessivamente aggravata dal peso dovuto alle empietà degli asura. Brahmaji,
insieme con gli altri esseri celesti, andò a offrire le sue preghiere sulla
riva dell'Oceano Ksirodaka, e fu cosí informato della futura discesa di Krsna
come figlio di Vasudeva e Devaki. Per questa ragione alcuni dicono che Krsna
apparve a causa delle preghiere di Brahmaji.
Kuntidevi
riporta le differenti affermazioni da
parte di differenti persone a proposito dell'apparizione di Krsna. Alcuni
affermano che Egli apparve alla richiesta di Vasudeva e Devaki, altri che fu la
richiesta di Brahma a farLo discendere. Bharavataranayanye bhuvo nava
ivodadhau: "Alcuni affermano che Egli è apparso al solo fine di alleviare
il fardello del mondo, che era sovraccaricò come un vascello nel mare."
Quando il mondo è appesantito, naturalmente scoppiano guerre, pestilenze,
carestie, epidemie e altre calamità. Queste sono le leggi della natura.
La
Terra fluttua nello spazio tra molti milioni di altri pianeti, che sostengono
tutti enormi montagne e grandi oceani. Come è affermato nella Bhagavad-gita
(gam avisya), la Terra fluttua perché Krsna entra in essa nello stesso modo in
cui entra nell' atomo. La Terra non è certamente priva di peso; anzi, è molto
pesante. Tuttavia può fluttuare perché lo Spirito Supremo entra in essa.
Ogni
cosa è illuminata dalla presenza dello spirito. Finché siamo vivi il nostro
corpo galleggerà nell'acqua, ma non appena l'anima spirituale se ne va, il
cadavere va subito a fondo. Finché un bambino è vivo, possiamo reggerlo
facilmente; se invece fosse morto, sarebbe piú pesante. Noi siamo dunque
pesanti ora, ma se ci evolviamo spiritualmente saremo liberi da ogni
impedimento.
Ora
è impossibile per noi volare, ma l'anima spirituale è cosí leggera che appena è
liberata dal corpo può volare in un istante a Vaikunthaloka, il mondo
spirituale (tyaktva deham punar janma naiti mam et).
Perché
allora il mondo si appesantisce? Si appesantisce a causa della presenza dei
demoni, coloro che si oppongono al servizio devozionale. Quando madre Terra non
ce la fa piú a sopportare questo peso eccessivo, Krsna viene per alleviare il
fardello della Terra. Quando una nave è sovraccarica si trova in una posizione
pericolosa perché può affondare in qualsiasi momento. Perciò, quando madre
Terra si sentí troppo appesantita, dai demoni (sidantya bhuri-bharena), si
rivolse a Brahma, l'essere piú importante dell'universo. Quando se ne presenta
la necessità, le personalità piú importanti dell'universo vanno da Brahma, e
Brahma avvicina Visnu per pregarLo di alleviare il peso del fardello. Allora
Visnu, o Krsna, appare nella forma di avatàra, come è spiegato nella
Bhagavad-gita (4.7):
yada
yada hi dharmasya glanir bhavati bharata abhyutthanam adharmasya tadatmanam
srjamy aham
"Ogni
volta che in qualche luogo dell'universo la religione declina e l'irreligione
avanza, o discendente di Bharata, Io vengo in persona."
Quando
il disprezzo per le leggi diventa eccessivo e i criminali sono troppi, lo Stato
ne risulta appesantito e disturbato e l'amministrazione del governo non sa piú
quali provvedimenti prendere. Similmente, quando nel mondo demoni e atei
spadroneggiano, la Terra ne è appesantita, e gli esseri celesti, i virtuosi
amministratori dell'universo, rimangono perplessi. Quando il popolo di uno
Stato osserva le leggi, governare è facile, ma se il paese si riempie di
criminali, l'amministrazione dello Stato ne risulta appesantita. Talvolta una
situazione simile mette in difficoltà l'equilibrio amministrativo del mondo
materiale. Demoni ed esseri celesti sono sempre esistiti, ma quando il potere
dei demoni prevale, il mondo ne è appesantito. È allora che gli esseri celesti
avvicinano Brahma per chiedergli aiuto.
Brahma
è una delle dodici autorità conosciute come dvadasa-mahà-jana (svayambhúr
nàradah sambhuh kaumàrah kapilo manuh/ prahlàdo janako bhismo balir vaiyasakir
vayam, S.B., 6.3.20).
Noi dobbiamo seguire i mahàjana, le grandi autorità, se vogliamo ottenere la
conoscenza trascendentale.
I
Veda insegnano, tad-vijnartham sa gurum evàbhigacchet: chi desidera conoscere
ogni cosa deve avvicinare un guru, un'autorità autentica, un maestro
spirituale. Il guru originale è Krsna. Come Krsna insegnò ad Arjuna, insegnò
anche a Brahma, come è affermato nello Srimad-Bhagavatam (tene brahma hrda ya
àdikavaye).
Lo
Srimad-Bhagavatam descrive 1a fonte originale della creazione, e questo
dovrebbe essere il vero oggetto della nostra ricerca. Qual è la fonte originale
della creazione? Janmàdy asya yatah: l'origine di ogni cosa è la fonte di
janma, sthiti e pralaya -la creazione, il mantenimento e la distruzione. Il
nostro corpo è nato in un momento preciso, dura per alcuni anni -dieci, venti,
cinquanta, o quello che sarà, secondo il corpo- e poi sarà finito. Da dove è
venuto questo corpo, e dove andrà quando sarà finito? Esistono leggi
scientifiche sulla conservazione dell'energia: Qual è la fonte di questa
energia? Esiste una fonte (yato va imani bhútàni jàyante) che è identificata
nello Srimad-Bhàgavatam.
Questa
fonte non è cieca. Gli sciocchi affermano che tutto ha avuto origine dal
niente, ma come può il nulla dare origine a qualcosa? Non c'è alcuna prova che
ciò possa accadere; gli sciocchi però insistono su questa teoria, perciò sono
ciechi. Qual è la natura della fonte originale da cui ogni cosa è venuta, in cui
ogni cosa esiste, e in cui ogni cosa rientrerà? Il Bhagavatam (1.1.1) afferma,
janmàdy asya yato 'nvayàd itaratas carthesv abhijnah. La parola abhijnah indica
che la fonte di ogni cosa è completamente cosciente.
La
parola jna significa "conoscenza", e abhi significa
"specifica". Poiché non abbiamo una conoscenza adeguata del luogo da
dove veniamo, e del luogo in cui andremo dopo la morte, non siamo abhijna,
supremamente coscienti. Ma la fonte suprema è abhijna. Non è una pietra, o un
vuoto. Come potrebbe? La creazione in sé è la prova della coscienza del
Supremo. Tutti possono apprezzare la manifestazione cosmica, e il modo in cui
essa opera. Il sole e la luna sorgono in perfetto orario, senza deviare neppure
di un decimillesimo di secondo, e le stagioni cambiano nello stesso modo,
portando con sé frutti e fiori. In questo mondo l'intera manifestazione cosmica
procede in modo molto ordinato e sistematico. Se dunque non ci fosse qualche
abhijna -una perfetta intelligenza che conosce ogni cosa- come avrebbe potuto
essere creato tutto ciò che esiste? Alcuni sostengono che tutto ciò che esiste
proviene dal nulla. Ma che assurdità è questa? Una creazione può nascere dal
nulla? là forse un'idea che dimostra buon senso? Il Bhagavatam risponde di no.
Il
Bhagavatam spiega che ogni cosa proviene dalla persona che è abhijna, molto
intelligente ed esperta, e che quella originale persona intelligente trasmise
la conoscenza all'ad-kavi, il primo essere creato, Brahma (tene brahma hrdà ya
adi-kavaye). Brahma, il primo essere creato, ha un'origine, ed è in contatto
con quell'origine. Sappiamo di poter ricevere conoscenza da un'altra persona
che sta di fronte a noi. Ma quando Brahma fu creato era solo. Come poté dunque
ricevere la conoscenza? Lo spiega il Bhagavatam, tene brahma hrda. La parola
hrda significa "attraverso il cuore". La Persona Suprema, Paramàtma,
è situata nel cuore di ogni essere, compreso Brahma. Perciò, sebbene Brahma
fosse solo, poté ricevere la conoscenza che proviene dal Supremo. La parola brahma
significa "conoscenza vedica". Cosí la conoscenza vedica fu trasmessa
in origine a Brahma.
La
conoscenza vedica è offerta a tutti, perché Krsna Si trova nel cuore di ogni
essere (sarvasya càham hrdi sannivistah), mia bisogna essere qualificati per
ricevere questa conoscenza. Krsna ci aiuta offrendoci questa conoscenza sia
dall'interno come Anima Suprema (caitya-guru) sia dall'esterno nella forma del
maestro spirituale.
Brahma
riceve la conoscenza da Krsna, e poi distribuisce la conoscenza vedica che ha
ricevuto; perciò è un'autorità. Esistono quattro sampradàya, cioè quattro
successioni di maestri spirituali, attraverso le quali la conoscenza vedica
viene distribuita -una discende da Brahma, una da Laksmi, una da Siva, e una
dai quattro Kumara. Dobbiamo avvicinare un rappresentante autorevole di Krsna
appartenente a una di queste sampradàya; in questo caso potremo ricevere la
vera conoscenza. La Terra in
persona
avvicinò quindi Brahma, il quale rivolse a Dio, la Persona Suprema, la seguente
preghiera: "Ora il mondo è appesantito dal fardello dei demoni, perciò Ti
prego di apparire." Per questa ragione alcuni affermano che il Signore
apparve perché Brahma Gli chiese di alleggerire il fardello del mondo.
Quando
Krsna appare, protegge i devoti e uccide i demoni. Perciò, nella Sua forma di
Narayana, Krsna ha quattro braccia. Con due braccia tiene il disco e la mazza
con cui uccide i demoni, e nelle altre due braccia tiene la conchiglia e il
loto, con cui benedice e protegge i devoti. Il Signore afferma, kaunteya
pratijanihi na me bhaktah pranasyati. Cosí Krsna soffia nella Sua conchiglia:
"Il Mio devoto non sarà mai annientato," e col fiore di loto diffonde
le Sue benedizioni. Il fiore di loto che appare talvolta anche nella mano di
Laksmi è un simbolo di benedizione.
Oggi
alcuni potranno dire che Krsna apparve per questo o quel motivo, ma la vera
conclusione è che Krsna appare per il proprio piacere, e non perché vi sia
costretto da qualche causa esterna. Noi nasciamo perché vi siamo costretti dal
karma, ma Krsna, che è pienamente indipendente, non scende per la richiesta di
qualcuno o a causa del karma, ma viene di Sua spontanea volontà (atma-mayaya).
Noi siamo costretti a nascere a causa dell'energia materiale, esterna di Krsna,
ma Krsna non è controllato da maya, ossia dall'energia di qualcun altro. Non
nasce quindi in condizioni simili. Maya, l'energia illusoria, à soggetta al
controllo di Krsna; come potrebbe quindi controllarLo maya? Chi pensa che
Krsna, come noi, sia controllato da maya è definito mudha nella Bhagavad-gita,
cioè uno sciocco (avajananti mam mudhà
manusim tanum asritam).
Krsna
è il Narayana originale, la fonte originale dell'intera manifestazione cosmica.
Brahma, il primo essere creato, nato appena dopo la creazione, è il figlio
diretto di Narayana, il Quale nella forma di Garbhodakasayi Visnu entra
nell'universo materiale. Senza il contatto spirituale, la materia non può
creare. Coloro che cercano la causa originale della creazione materiale
dovrebbero sapere che la creazione ha luogo quando l'anima spirituale è
presente. La materia è attivata dall'anima spirituale; non è vero che l'anima
sia creata dalla materia.
Secondo
la teoria buddista, la forza vivente -l'energia vitale di cui tutti siamo
dotati- è creata dalle condizioni materiali.
Attualmente
il mondo intero è influenzato da questa teoria buddista. Ma la realtà è che la
materia si sviluppa a causa della presenza della forza vitale. E' un concetto
molto facile da capire. Dopo essere nato, il bambino cresce e il suo corpo si
sviluppa, ma se il bambino è nato morto -se l'anima spirituale non è presente-
il corpo non crescerà. È lo spirito dunque alla base dello sviluppo della
materia e non viceversa. Perché un bambino morto non cresce? Perché lo spirito
non è presente. Un albero può crescere fin tanto che in esso c'è vita. Se
piantiamo in terra buona un seme di albero baniano e lo annaffiamo, l'albero si
svilupperà perché in esso l'anima spirituale è presente, ma se prima di
piantare il seme la facciamo cuocere, l'albero non crescerà, perché l'anima spirituale
non sarà piú presente all'interno del seme.
La
materia cresce e si sviluppa per la presenza dell'anima spirituale, e questo
principio è stato seguito fin dall'inizio della creazione. All'alba della
creazione lo Spirito Supremo entrò nell'universo, e il primo essere creato,
Brahma, nacque su un fiore di loto spuntato dall'addome trascendentale di
Visnu. Anche considerando materia il loto sul quale nacque Brahma, dovremmo
capire che esso si è sviluppato anche dallo spirito. Lo spirito quindi è la base
della creazione.
Poiché
il fiore di loto dal quale nacque Brahma era cresciuto dall'ombelico di Visnu,
Sri Visnu è conosciuto come Padmanabha. Brahma è detto atma-bhu perché fu
generato direttamente dal padre, Narayana, o Visnu, senza il concorso di madre
Laksmi. Laksmìji era presente accanto a Narayana, impegnata nel servizio al
Signore, eppure Narayana generò Brahma senza l'aiuto di Laksmìji. Questa è
l'onnipotenza del Signore. Quando noi vogliamo generare un figlio abbiamo
bisogno di una donna; non siamo in grado di generare un figlio da soli. Krsna,
Sri Visnu, invece, generò Brahma senza l'aiuto della Sua compagna, Laksmi, che
pure era presente, perché Egli non dipende da nulla. Chi crede scioccamente che
Narayana sia come gli altri esseri individuali dovrebbe imparare la lezione da
questo particolare.
Le
Scritture vediche ci proibiscono di pensare che gli altri esseri individuali
siano al medesimo livello di Narayana.
yas tu nàràyanam devam
brahma-rudradi-daivataih
samatvenaiva vikseta
sa pasandi bhaved dhruvam
Qualcuno
ha inventato l'espressione daridra-narayana, cercando di dimostrare che
Narayana è diventato povero, e che il mendicante che bussa alla porta per,
chiedere l'elemosina è anch'egli Narayana. Questo non è confermata dalle
Scritture vediche; Narayana è il Signore dì Laksmi, la dea della fortuna, e
soltanto gli sciocchi credono che possa diventare povero. I mascalzoni
affermano che Narayana, Brahma, Siva, gli esseri celesti, voi, io, e tutti gli
altri, sono tutti situati al medesimo livello. Questa è stupidità. Nàrayana è
asamaurdhva. Questo significa che nessuno può essere uguale o superiore a Lui.
Perciò Krsna stesso, il Narayana originale, afferma nella Bhagavad-gita, mattah
parataram nanyat: "Nessuna verità Mi è superiore." E neppure uguale.
La parola asama indica che nessuno è uguale a Lui, e anurdhva significa che
nessuno Gli è superiore. Questa è la posizione del Signore.
Naràyana
non è un essere comune. Egli è Dio, la Persona Suprema, e ogni parte del Suo
corpo trascendentale racchiude la potenza di tutti i sensi. Un essere comune
genera un figlio mediante il rapporto sessuale e non ha la possibilità di
generare figli in un modo diverso da quello che è stato stabilito per lui, ma
Narayana è onnipotente, e può generare un figlio dal Suo ombelico. Ogni parte
dei Suo corpo ha piene potenze, come è spiegato nella Brahma-samhita (5.32),
angàni yasya sakalendriya-vrttmanti. Io, per esempio, vedo con gli occhi, ma
Krsna con gli occhi può anche mangiare. Sciocchi e mascalzoni potranno dire:
"Voi offrite il cibo a Krsna, ma Krsna lo mangia? Guardate, è ancora li.
Non ha mangiato nulla." Queste persone non sanno che Krsna può mangiare
anche solo con lo sguardo, perché può fare qualsiasi cosa con qualsiasi parte
del Suo corpo trascendentale. Quando un tintore di Mathura rifiutò di
consegnare alcune stoffe a Krsna, Sri Krsna manifestò la Sua potenza
trascendentale decapitandolo con una mano. Ciò fu possibile in virtù
dell'onnipotenza del Signore.
Il
Signore è completo e onnipotente e può fare qualsiasi cosa con le Sue varie
potenze. Ciò è spiegato all'inizio dello SrimadBhagavatam con le parole
abhijnah svarat. L'espressione svarat indica che Egli è sufficiente in Sé
stesso e non dipende da nessuno. Questa è la caratteristica di Dio. Attualmente
vediamo tante pretese incarnazioni di Dio, ma basta un piccolo mal di denti, e
questi falsi avatara supplicheranno: "Ooooooh, dottore, aiutami.
Salvami." Se sei Dio, salvati da solo. Perché andare da un dottore? Questi
individui sono dei mascalzoni e rendono piú difficile il diffondersi della
coscienza di Krsna. Oggi il mondo intero è appesantito dal fardello di tanti
mascalzoni e di esseri demoniaci. Perciò la bomba atomica li aspetta al varco,
per la volontà del Supremo.
CAPITOLO 18
La
liberazione dall'ignoranza e dal dolore
bhave 'smin klisyamananam
avidya-kama-karmabhih
sravana-smaranarhani
karisyann iti kecana
"Eppure
altri sostengono che Tu sei apparso per ravvivare le pratiche devozionali
dell'ascolto, del ricordo, dell'adorazione e altre ancora, affinché le anime
condizionate, che soffrono per le angosce dell'esistenza materiale, possano
trarre i benefici di queste pratiche e raggiungere la liberazione."
-Srimad-Bhagavatam 1.8.35
Nella
Srimad Bhagavad-gita il Signore afferma che Egli appare in ogni era al solo
fine di ristabilire la via della religione. È il Signore Supremo che indica la
via della religione. Nessuno può inventare una nuova via religiosa, come è di
moda oggi tra alcune persone ambiziose. La vera via della religione consiste nell'accettare
il Signore come l'autorità suprema, e offrirGli il nostro servizio in un'attitudine
di amore spontaneo. Un essere individuale non può far altro che offrire
servizio, perché egli è per costituzione destinato a questo scopo. La sola
funzione dell'essere vivente consiste nel servire il Signore. Il Signore è
grande e gli esseri individuali sono subordinati a Lui. L'essere vivente ha
quindi il dovere di servire Lui soltanto. Sfortunatamente gli esseri illusi,
per pura mancanza di comprensione, spinti dal desiderio materiale, diventano
servitori dei sensi. Questo desiderio è definito avidya, ignoranza. A causa di
questo desiderio l'essere individuale costruisce progetti di piacere materiale,
sulla base di una vita sessuale pervertita. In
questo modo s'incatena alla ruota di nascite e morti ripetute, ed è costretto a
trasmigrare in differenti corpi su differenti pianeti, sotto la direzione del
Signore Supremo. Perciò, chi non supera i limiti di questa ignoranza non riesce
a liberarsi dalle triplici sofferenze della vita materiale. Questa è la legge
della natura.
Il
Signore, comunque, per la Sua
misericordia incondizionata, essendo piú misericordioso versa gli esseri
sofferenti di quanto essi possano aspettarsi, appare dinanzi a loro e rinnova i
principi del servizio devozionale che consiste nell'ascolto, nel canto, nel
ricordo, nel servizio, nell'adorazione, nella preghiera, nella cooperazione e
nella sottomissione a Lui. L'adozione di queste pratiche, sia eseguite tutte
insieme sia separatamente, può aiutare l'anima condizionata a uscire dalle reti
dell'ignoranza e a liberarsi cosí da tutte le sofferenze materiali create
dall'essere individuale che è soggetto all'illusione dell'energia esterna.
Questa particolare misericordia è offerta agli esseri viventi dal Signore nella
forma di Sri Caitanya Mahaprabhu.
In
questo importantissimo verso l'espressione ' bhave 'smin significa "in
questo mondo materiale". La parola bhava significa anche
"crescere", e si riferisce a ciò che è nato. Nel mondo materiale ci sono
sei categorie di cambiamenti. Dapprima c'è la nascita, poi la crescita, poi ciò
che è nato e cresciuto rimane per qualche tempo e si riproduce, poi affronta il
declino e alla fine svanisce. Questi sei cambiamenti sono detti sad-vikara. II
corpo, per esempio, nasce in un momento preciso, poi cresce e rimane per
qualche tempo. Dal corpo sono prodotti figli e figlie, finché il corpo diventa
vecchio e debole, e quando diventa troppo vecchio, sopraggiunge la morte.
Tuttavia,
quando il corpo finisce, noi non finiamo. Quando il corpo grossolano è
distrutto, noi esistiamo ancora nel corpo sottile fatto di mente,
d'intelligenza e falso ego, e questo corpo sottile ci trasporta in un altro
corpo grossolano. Tutti hanno un corpo sottile; anche se scienziati e medici
non sono in grado di vederlo. Io ho una mente, e anche tu hai una mente, ma io
non posso vedere la tua mente, e tu non puoi vedere la mia. Io ho
un'intelligenza, e anche tu hai un'intelligenza, ma tu non puoi vedere la mia,
e io non posso vedere la tua, perché l'intelligenza è sottile. Similmente,
l'anima spirituale è ancora piú sottile. Come potrebbero vederla gli
scienziati? Non sono in grado di vedere fisicamente la mente, l'intelligenza o
il falso ego: come potrebbero vedere l'anima? Per questo dicono: "Il corpo
è tutto ciò che esiste, e non c'è nient'altro." Ma in realtà non è cosí.
La
realtà è che l'anima spirituale è estremamente piccola. Balagra-sata-bhagasya
satadha kalpitasya ca (Svetasvatara Up., 5.9): L'anima è soltanto un
decímillesimo della punta di un capello. Supponiamo di prendere un capello e
dividerlo in cento parti. Possiamo farlo? No. Non è possibile. Ma se, per
ipotesi, potessimo farlo e successivamente potessimo dividere di nuovo ogni
parte in altre cento, ognuna di queste parti costituirebbe la dimensione
dell'anima spirituale.
Naturalmente
non è possibile capire questo argomento con la conoscenza sperimentale, e
quindi esso è di difficile apprendimento.
Bisogna apprendere da un'autorità. La
nostra conoscenza è cosí imperfetta che non possiamo comprendere queste case
così sottili, e non potendo comprenderle, gli sciocchi giungono all'errata
conclusione che la materia è la causa della vita. Ciononostante, essi non sono ancora riusciti
a dimostrare che la vita viene dalla materia. Prendiamo pure le loro sostanze
chimiche in laboratorio, e vediamo se sapranno produrre anche un solo insetto
dotato di zampe e occhi. Ogni notte vediamo molti di questi minuscoli insetti,
dotati di zampette e occhi, andare verso la luce. A partire da questi minuscoli
insetti su su fino a Brahma, sono 8.400.000 le forme di vita. In queste forme
noi viaggiamo di corpo in corpo, lasciando un corpo ed entrando in un altro,
come Krsna spiega nella Bhagavad-gita (tatha dehantara-praptih). Quindi
dobbiamo scegliere: o respingere le parole di Krsna oppure respingere le
cosiddette teorie scientifiche che sostengono che la vita viene dalla materia.
Ma noi ci siamo dedicati alla coscienza di Krsna, perciò non possiamo ignorare
le parole di Krsna. Noi accettiamo Krsna quando dice che dobbiamo viaggiare da
un corpo all'altro.
Ogni
essere vivente in questo mondo materiale è soggetto all'influenza di avidya,
l'ignoranza. Avidya-karma-samjnanya trtiya saktir isyate. Dio, Krsna, ha molti
milioni di potenze (parasya saktir vividhaiva sruyate) che sono state
sintetizzate in tre categorie principali -la potenza esterna, la potenza
interna e la potenza marginale. La potenza marginale e la potenza interna
partecipano della medesima qualità spirituale- mentre la terza potenza, quella esterna,
è inferiore.
visnu-saktir
para prokta ksetrajnakhya tatha parà avidya-karma-samjnanya trtiya saktir
isyate (Visnu Purana 6.7.61)
In
questo mondo materiale tutti sono immersi nell'ignoranza (avidya). Perfino
Brahma era ignorante prima di ricevere la conoscenza da Krsna. Nessuno quindi
dev'essere orgoglioso della sua conoscenza. In questo mondo materiale tutti
sono mascalzoni. Un particolare essere ha un desiderio: "Sé potessi
ottenere il posto di Brahma, potrei creare un grande unìvérso." Cosí riceve
un corpo di Brahma. E il minuscolo insetto pensa: "Se potessi creare un
buchino in questa stanza, potrei vivere tranquillamente e mangiare bene."
Cosí Brahma desidera creare un universo, noi desideriamo creare un grattacielo
e la formica desidera creare un buco in una stanza, ma la qualità dell'azione è
la stessa. Tutti però siamo sciocchi perché non riusciamo a capire che per la
loro stessa natura materiale queste cose non dureranno. L'ignoranza ci fa
pensare: "Questo sarà un ottimo risultato. Quello andrà bene."
Kama-karmabhih. Noi creiamo qualche desiderio (kama), e agiamo di conseguenza.
Il risultato di tale comportamento sarà un gran numero di difficoltà
(klisyantí). Diventare Brahma non è una cosa molto facile. La posizione di
Brahma è molto elevata, ed é affidata a un essere dotato di molte qualità a un
essere avanzato per le molte austerità e penitenze compiute. Tuttavia anche
Brahma è un essere individuale come noi. In America ci sono molti abitanti, e
anche il presidente è un cittadino americano; ma ha raggiunto quella posizione
grazie a un lavoro indefesso e a molta diplomazia. Eppure, è un cittadino come
gli altri. Il presidente Nixon, per esempio, è stato destituito, e non è piú il
presidente. Questo è accaduto perché era una persona come le altre. Similmente,
se vogliamo, anche noi possiamo diventare Brahma. Per questo Bhaktivinoda
Thakura dice:
kita janma hao yatha tuya dasa
bahirmukha brahma janme nàhi asà
"Preferisco
diventare un insetto nel luogo dove vive il Tuo devoto, perché se cado nella
polvere dei piedi di un devoto, la mia vita diventerà un successo."
Bhaktivinoda Takura continua, bahirmukha brahma: janme nahi àsà: "Non
desidero diventare un Brahma che non sia devoto di Krsna."
Poiché
siamo in ignoranza, in maya, possiamo dimenticare Krsna in qualsiasi momento.
Dobbiamo dunque impegnarci sempre nella coscienza di Krsna, in modo da non
dimenticarci di Lui. Questa istruzione è
indicata da Kuntidevi con le parole sravana-smaranarhani. La parola sravana
significa "ascoltare", marana significa "ricordare" e
arhana "adorare la Divinità di Krsna". Bisogna sempre impegnarsi
nell'ascoltare ciò che riguarda Krsna, ricordarLo e adorarLo. Tutti i centri
del movimento per la coscienza di Krsna esistono solo a questo scopo -per
facilitare il canto, la danza e l'adorazione, in modo da non dimenticare Krsna.
Sada tad-bhava-bhàvitah: se pensiamo sempre a Krsna, al momento della morte
avremo la possibilità di ricordare Krsna (ante narayana-smrtih).
Ogni
cosa richiede pratica. Se, per esempio, si vuole studiare la danza classica per
professione, sarà necessario sottoporsi a molte prove per apprendere là tecnica
della danza. Poi, dopo essere diventati ballerini esperti, sarà possibile
affrontare il palcoscenico e ricevere applausi: "Che artista di talento."
Ma non si può pretendere di salire subito sul palco e in questo modo diventare
un buon ballerino. Non è possibile. Non si può dire:
"No,
no, niente da fare. Io non voglio perdere tempo con tante prove. Datemi il
palco ed eseguirò la parte." Nessun regista lo permetterebbe perché non si
può diventare ballerini di prima classe senza fare pratica. Il vero scopo della
vita è ricordare Krsna al momento della morte (ante narayana-smrtih). Se al
momento della morte si può ricordare Krsna, la nostra vita diventa un successo.
In
questo mondo materiale bisogna subire la sofferenza - dovuta alle miserie
materiali, ma gli sciocchi non se ne preoccupano perché sono immersi
nell'ignoranza. Uno scassinatore continuerà nella sua occupazione pur sapendo
che sarà arrestato e punito. Anche se conosce la punizione che lo attende per i
suoi atti criminali, e perfino dopo essere stato punito diverse volte, un ladro
tornerà a commettere lo stesso crimine (punah punas carvita-carvananam).
Perché? A causa dell'ignoranza.
E’
cosí immerso nell'ignoranza che non pensa: "Ogni volta che rubo mi
arrestano, e per punirmi mi mandano in prigione. Perché mi comporto cosí? Il
risultato non è positivo." Una persona troppo attaccata al sesso potrà
ripetutamente soffrire di malattie veneree e doversi sottoporre a cure, eppure
tornerà a frequentare le prostitute. Questa è avaidha stri-sanga, sesso
illecito, ma anche il sesso lecito comporta molte difficoltà. Dopo un rapporto
sessuale la donna entra in gravidanza e deve soffrire per dieci mesi; inoltre,
al momento del parto ci possono essere grandi pericoli, e il padre, dopo la
nascita del figlio, dovrà prendersene cura e lavorare duro per provvedere alla
sua educazione. Per questa ragione le Scritture vediche affermano,
bàhu-duhkha-bhajah: dopo il sesso, illegittimo o legittimo, sorgono molti
problemi. Trpyanti neha krpanah: ma una persona sciocca e ignorante non sarà
soddisfatta, e s'impegnerà ripetutamente nelle stesse cose (punah punas
carvita-carvananam). Questo è definito bhava-roga, cioè la malattia
dell'esistenza materiale.
yan
maithunadi-grhamedhi-sukham hi tuccham kandúyanena karayor iva duhkha-duhkham
(S.B., 7.9.45)
Perciò
nella civiltà vedica i bambini vengono educati a rimanere brahmacari, casti, e
a non farsi coinvolgere nei problemi del sesso.
Tuttavia,
chi non è in, grado di rimanere brahmacari ha il permesso di sposarsi. Dopo
essere stato educato all'inizio come brahmacari, non resterà per molti anni
legato alla vita di famiglia; dopo qualche tempo diventerà vanaprastha, si
dedicherà a una vita ritirata, e infine accetterà il sannyasa, l'ordine di
rinuncia della vita.
In
questo mondo materiale tutti soffrono -uccelli, belve, alberi, animali, piante,
e perfino Brahma e Indra. Nemmeno Indra è al sicuro; è sempre in ansia e teme
di vedere arrivare qualche rivale.
tat
sadhu manye 'sura-varya dehinam sada samudvigna-dhiyàm asad-grahat (S.B.,
7;5:5)
Perché
tutti nel mondo materiale sono sempre in uno stato di ansietà?
Avidya-kama-karmabhih: perché sano dei mascalzoni. Perciò Krsna sottolinea:
"Mascalzoni, interrompete tutte le vostre sciocchezze e sottomettetevi a
Me”. Questa è la grande misericordia di Krsna. È il padre supremo. Perciò
afferma direttamente, sarva-guhyatamam: "Questa é la conoscenza piú confidenziale."
Sarva-dharman parityajya mam ekam saranam vraja: "Mascalzone, lascia tutto
e sottomettiti semplicemente a Me."
Per
questa ragione Kunti afferma: "Tu sei venuto a insegnare a mascalzoni come
questi e a impegnarli nell'ascolto, nel ricordo e nell'adorazione." Questa
è bhakti. Sravanam kirtanam visnoh: bisogna ascoltare e cantare ciò che
riguarda Visnu, Krsna. Tuttavia, appena i devoti cominciano ad ascoltare e a
parlare di Visnu, qualche svami mascalzone dirà: "No, cantare e ascoltare
qualsiasi nome porterà la stessa risultato. Perché Visnu? Perché non
Kali?"
Nel
Bengala c'è un gruppo di persone che ha inventato il "kali-kìrtana",
e canta il nome della dea Kali. Ma che assurdità sono queste? Nelle Scritture
vediche non si parla di kali-kirtana. Kirtana significa sravanam kirtanam visnoh
-ascoltare e cantare le glorie di Visnu, Krsna. Le Scritture vediche
raccomandano harer nama, cantare il santa nome di Hari, Krsna, e di nessun
altro.
Questo
sravanam kirtanam, ascolto e canto, è stato perfettamente descritto da
Sukadeva Gosvami nel secondo Canto dello Srimad-Bhagavatam (2.4.15):
yat-kirtanam yad-smaranam yad-iksanam
yad-vandanam yat-sravanam yad-arhanam lokasya sadyo vidhunoti kalmasam - tasmai
subhadra-sravase namo namah
Prima
di enunciare lo Srimad-bhagavatam, Sukadeva Gosvami offrí i suoi omaggi a Krsna
con questo verso: "Offro i miei omaggi a Lui perché soltanto l'ascolto di
ciò che riguarda Krsna è subhadra, propizio." L'intero Bhagavatam è
glorificazione di Krsna, e questa glorificazione è opera di Sukadeva Gosvami.
Egli afferma che ci si può purificare perfettamente glorificando Krsna,
meditando su di Lui, o semplicemente sedendosi dinanzi alla Divinità di Krsna
per contemplarLo pensando: "Come è vestito bene Krsna. Come è vestita bene
Radharani." Chi non è capace di cantare, o ha la mente cosí disturbata da
non riuscire a fissarla su Krsna, ha questa possibilità: "Ecco la
Divinità. Non devi far altro che contemplarLa." Se una persona s'impegna
al servizio della Divinità, avrà buone possibilità di vedere sempre Krsna,
giorno e notte. Mentre pulisce il pavimento del tempio, vestendo la Divinità,
facendoLe il bagno e offrendoLe del cibo, potrà sempre vedere Krsna. Questo è
il metodo del servizio devozionale, ma esistono tanti mascalzoni che non
accettano neppure di andare a vedere la Divinità. "Ah," pensano,
"che cos'è l'adorazione della Divinità? È solo idolatria." Magari
loro adorano la statua di Gandhi, o di qualcun altro, ma quando viene chiesto
loro di venire ad assistere all'adorazione della Divinità, dicono: "No,
questa è idolatria."
Ho
visto che a Calcutta, a Chaurangi Square, c'è una statua di Sir Asutosa
Mukherji. Durante tutto l'anno i corvi sporcano la sua faccia di escrementi, e
gli escrementi si accumulano e si stratificano. Cosí, un giorno all'anno
arrivano gli spazzini il mattino per ripulire la statua dagli escrementi; la
sera, invece, arrivano grossi personaggi per offrire alla statua una ghirlanda
di fiori. Poi se ne vanno, e il mattino successivo i corvi ricominciano a
sporcare di escrementi la faccia della statua. Questo tipo di adorazione è
dunque accettato -affidare agli scopini municipali il compito di ripulire
dagli escrementi di uccello la faccia di Sir Asutosa Mukhreji- ma se
installiamo la Divinità di Krsna e Gli offriamo una bella adorazione, la gente
dirà che siamo degli idolatri.
La
gente è impigliata nelle reti di avidya, l'ignoranza, e il metodo per educarli
e liberarli dalla presa di questa ignoranza è il servizio devozionale. Come
spiega Sukadeva Gosvami, si può cantare il nome di Krsna o meditare su Krsna, e
se non siamo nemmeno in grado di meditare dovremo semplicemente sederci e
contemplare Krsna. Può farlo perfino un bambino: "Ecco Krsna, ecco
Radharani." Perfino un neonato, perfino un animale può farlo e trarne
vantaggio. Chi è dotato di maggiore intelligenza può offrire preghiere, e chi è
esperto ed è stato educato da un maestro spirituale può offrire un'adorazione
adeguata.
Anche
i cristiani e i musulmani sono vaisnava, devoti, perché offrono preghiere al
Signore. "O Signore", dicono, "dacci oggi il nostro pane
quotidiano." Coloro che offrono questa preghiera non hanno forse una
grande conoscenza, e forse si trovano a un livello non molto elevato, ma è
l'inizio, perché si sono rivolti a Dio. Anche andare in chiesa o alla moschea è
un atto pio (caturvidha bhajante mam janah sukrtino 'rjuna). Perciò, coloro
che cominciano in questo modo un giorno potranno diventare puri vaisnava.
Invece la propaganda atea che vuole allontanare la gente dalle chiese, dai
templi o dalle moschee è molto pericolosa per la società umana.
Anche
se non siamo molto avanzati, dovremmo almeno sforzarci di comprendere Dio.
Quando un bambino comincia a frequentare la scuola, benché si limiti ad
apprendere l'ABC, se si applicherà, in seguito potrà diventare un grande
studioso. Similmente, una persona virtuosa potrà diventare un giorno un puro
devoto. Perché si dovrebbe abbandonare completamente la religione, diventare
completamente laici e dedicarsi soltanto ad aprire fabbriche per fare viti e
bulloni, a lavorare come asini, a bere e a mangiare carne? Che razza di civiltà
è questa? È a causa di questa falsa civiltà che la gente soffre.
È
per ignoranza che la gente pensa di poter diventare felice aprendo delle
fabbriche. Perché dovrebbero esserci tante fabbriche? Non ce n'è bisogno. C'è
tanta terra; possiamo produrre i nostri cereali e mangiare benissimo senza
bisogno di fabbriche. Il latte si può avere anche senza fabbriche. Le fabbriche
non possono produrre latte o cereali. L'attuale mancanza di cibo nel mondo è
dovuta in gran parte a queste fabbriche. Se tutti vanno in città a fabbricare
viti e bulloni, chi coltiverà i cereali? Una vita semplice e un pensiero
elevato, questa è la soluzione per i problemi dell'economia. Con questo intento
il movimento per la coscienza di Krsna sta impegnando i devoti a produrre il
proprio cibo, e a vivere in modo autosufficiente, in modo che i mascalzoni
possano vedere come si può vivere in modo pacifico, nutrendosi di cereali da
noi stessi coltivati, bevendo latte e cantando Hare Krsna.
Il
metodo della coscienza di Krsna dovrebbe essere diffuso con grande entusiasmo
in tutto il mondo. Basterà che 1a gente guardi la Divinità, che si unisca al
canto del mantra Hare Krsna, per derivarne grandi benefici. Se una persona si
dedica al kirtana, al canto, potrà pensare a Krsna. Si può pensare: "Ho
danzato per due ore cantando Hare Krsna. Che cosa significa?" Questo è
smarana, pensare a Krsna. Si può pensare anche: "Sono stato lì come uno
sciocco a cantare "Krisna, Krsna" per due ore," ma anche questo
è smarana. Poiché il movimento per la coscienza di Krsna si sta diffondendo,
sono molte le persone che comprano i nostri libri su Krsna. Per curiosità si
chiedono: "Chi è Krsna? Vediamo questo libro." Allora vedranno subito
l'immagine di Radha e Krsna, e se aprono il libro vedranno ancora di più. Nel
libro ci sono molte preghiere che glorificano Krsna, cosí alcuni sentiranno
parlare di Krsna e altri leggeranno, e se sono abbastanza fortunati
diventeranno coscienti di Krsna e s'impegneranno nell'adorazione della Divinità.
Questi metodi di servizio devozionale -ascoltare, cantare, ricordare Krsna, e
cosí via- sono cosí perfetti che non appena si accettano -tutti, alcuni, o
anche uno solo- ci si purifica. Perciò Sukadeva Gosvami prega: "Offro la
mia adorazione a Dio, la Persona Suprema, perché il semplice fatto di
ricordarLo, di glorificarLo, o di vederLo permette di ricevere un gran numero
di benefici."
Sukadeva
Gosvami è una delle dodici grandi autorità spirituali, e noi dobbiamo seguire
questa autorità (mahajano yena gatah sa panthah). Egli afferma che dedicandosi
a questi metodi di servizio devozionale diventa possibile purificarsi dalla
contaminazione materiale. Quando? Sadyah: immediatamente, senza indugio.
Questo é il grande beneficio del movimento per la coscienza di Krsna.
CAPITOLO 19
Attraversare
le correnti dell'illusione
srnvanti gayanti grnanty abhiksnasah
smaranti nandanti tavehitam janah
ta eva pasyanty acirena tavakam
bhava pravahoparamam padambujam
"O Krsna, colui che senza fine ascolta,
canta e ricorda i Tuoi divertimenti trascendentali, o si allieta nel vedere
altri farlo, potrà certamente , contemplare i Tuoi piedi di loto, atto che da
solo sarà sufficiente a fermare il ciclo delle nascite e delle morti
ripetute."
-Srimad-Bhagavatam 1.8.36
Il
Signore Supremo, Sri Krsna, non può essere visto nella nostra presente
condizione visiva. Per vederLo dobbiamo trasformare la nostra visione
sviluppando una differente condizione di vita, ricca di amore spontaneo per
Dio. Quando Sri Krsna era presente personalmente sulla superficie del globo,
non tutti riuscivano a vedere in Lui Dio, la Persona Suprema. Materialisti come
Ravana, Hiranyakasipu, Kamsa, Jaràsandha e Sisupala erano grandi personalità
secondo un'ottica materiale, ma non erano in grado di apprezzare la presenza
del Signore. Perciò, anche se il Signore fosse presente davanti ai nostri
occhi, non sarebbe passibile per noi vederLo senza aver sviluppato la visione
adatta. Questa qualificazione necessaria può essere sviluppata soltanto col
metodo del servizio devozionale, che ha inizio quando si ascolta da fonti
autorizzate ciò che riguarda il Signore. La Bhagavad-gita é un'opera molto nota
che generalmente é ascoltata, cantata e ripetuta da molte persone, ma
nonostante ciò, osserviamo talvolta che le persone dedite a questo genere di
servizio devozionale non si qualificano per vedere il Signore personalmente. La
ragione è che il primo punto, sravana, è molto importante. Se si ascolta dalla
fonte giusta, l'ascolto agisce molto velocemente. Generalmente la gente ascolta
da persone non autorizzate. Queste persone non autorizzate potranno essere
molto dotte secondo una valutazione accademica, ma poiché non seguono i
principi del servizio devozionale, ascoltare da loro si risolve soltanto in una
perdita di tempo. Talvolta i testi, per qualche fine particolare, vengono
interpretati secondo la moda. Bisogna dunque, per prima cosa, scegliere un
oratore competente e autorizzato, e ascoltare da lui. Quando l'ascolto diventa
perfetto e completo, gli altri metodi diventano automaticamente perfetti nel
loro ambito.
Le
attività trascendentali del Signore sono differenti, e ognuna di esse è in
grado di assicurare il risultato desiderato, a patto che l'ascolto sia
perfetto. Nel Bhagavatam le attività del Signore hanno inizio a partire dalla
Sua relazione con i Pàndava. Molti altri divertimenti del Signore sono
collegati con i Suoi rapporti con gli asura e altre persone. Infine, nel decimo
Canto, sono riportate le Sue sublimi relazioni coniugali con le Sue compagne, le
gopi, e anche con le Sue legittime spose di Dvaraka. Poiché il Signore è
assoluto, non esiste differenza alcuna riguardo alla natura trascendentale di
ogni relazione del Signore. Talvolta però le persone che seguono un metodo di
ascolto non autorizzato dimostrano maggiore interesse nell'ascolto dei Suoi
divertimenti con le gopi. Questa tendenza è indicativa dei sentimenti di
lussuria di chi ascolta; perciò una persona autorizzata a parlare delle
relazioni del Signore non si sofferma mai su questo genere di ascolto. Bisogna
ascoltare ciò che riguarda il Signore dal principio, come nello
Srimad-Bhagavatam e in altre Scritture, e questo aiuterà chi ascolta a
raggiungere la perfezione, grazie a un'evoluzione progressiva. Non bisogna
quindi considerare le relazioni di Krsna con i Pandava meno importanti delle
Sue relazioni con le gopi. Dobbiamo ricordare che il Signore trascende sempre
ogni attaccamento materiale. In tutte queste relazioni col Signore che abbiamo
citato, Egli è sempre l'eroe e il protagonista, e il fatto di ascoltare di Lui,
dei Suoi devoti o dei Suoi combattenti contribuisce al nostro avanzamento nella
vita spirituale. È detto ché i Veda, i Purana e le altre Scritture hanno tutte
il fine di risvegliare la nostra perduta relazione con Lui. Ascoltare tutte
queste Scritture è essenziale.
Nei
versi precedenti Kuntidevi ha spiegato che le persone cadute in questo mondo
materiale lavorano duramente come asini e portano un fardello che non possono
sostenere. Poiché i loro desideri di lussuria li costringono a un lavoro
durissimo, e li sottopongono a continue tribolazioni, Krsna viene per
presentare il metodo che permette di trovare sollievo da questa vita cosí
tormentosa.
La
religione consiste nelle leggi di Dio. La gente che non lo sa pensa che religione
significhi fede. Ma sebbene tu possa aver fede in qualcosa, e io anche, e
sebbene io possa credere a te, e tu possa credere o non credere a me, questa
non è religione. Esiste perfino una cosiddetta missione religiosa che afferma:
"Potete inventarvi la vostra via." Yata mata tata patha: "Tutto
quello che pensate è giusto; va bene." Questa è la loro filosofia.
Tuttavia questa non é scienza. Supponiamo che io sia pazzo. Qualunque cosa io
pensi può essere valida? Come è possibile? Due piú due uguale quattro: questa è
scienza. Se credo che due piú due faccia cinque o tre, ciò che credo diventa
vero? No. Cosí, esistono le leggi di Dio, e quando c'è dhàrmasya glanih, deviazione
da queste leggi, soffriamo. Come è possibile soffrire infrangendo le leggi
dello Stato, cosí, se infrangiamo le leggi di Dio, siamo soggetti a mille
difficoltà.
Come
possiamo quindi liberarci da queste tribolazioni? Krsna viene a liberarci
dandoci il bhakti yoga. Krsna raccomanda: "Fa questo," e se lo
facciamo otterremo sollievo.
Prahlada
Maharaja spiega che il bhakti yoga consiste di nove pratiche:
sravanam kirtanam visnoh smaranam
pada-sevanam arcanam vandanam dasyam sakhyam atma-nivedanam iti pumsarpita
visnau bhaktis cen nava-laksana , kriyeta bhagavaty addha tan-manye `dhitam uttamam
"Ascoltare
e cantare ciò che riguarda il santo nome trascendentale, la forma, le qualità,
i divertimenti di Sri Visnu e tutto ciò che a Lui si riferisce, ricordare,
servire i piedi di loto del Signore, offrire al Signore, un'adorazione
rispettosa, offrire preghiere al Signore, diventare Suoi servitori, considerare
il Signore come il nostro migliore amico, e sottomettere ogni cosa a Lui (in
altre parole, servirLo col corpo, la mente e le parole) -queste nove pratiche
sono considerate puro servizio devozionale. Chi ha dedicato la propria vita al
servizio di Krsna mediante questi nove metodi dovrebbe essere considerata la
persona più colta, perché ha raggiunto la conoscenza completa." (S.B.,
7.5.23-24).
"Ascolto"
significa ascoltare ciò che riguarda una persona, le sue attività, la sua
forma, le sue qualità e il suo seguito. Se desidero sentir parlare di qualcuno,
devono esserci delle attività.
Sentiamo
parlare di storia, e che cos'è la storia? Non è che la registrazione delle
attività di differenti persone in differenti ere. Quando si tratta di ascolto,
dobbiamo informarci qual è l'argomento che dovremmo ascoltare. Sravanam
kirtanam visnoh: dobbiamo sentir parlare delle attività di Sri Visnu, o Srì
Krsna, non delle notizie dei giornali. Brahma jijnasa: dovremmo informarci e
ascoltare ciò che riguarda il Brahman, il Supremo. Queste sono affermazioni dei
Veda. Nel nostro movimento per la coscienza di Krsna anche noi ascoltiamo e
ripetiamo, ma qual è l'argomento? L'argomento è Krsna. Non amiamo ascoltare i
bollettini sull' andamento del mercato, e il prezzo di quell'azione o di
quell'altro titolo di borsa. No. Ascoltiamo ciò che riguarda Krsna.
Quando
c'è l'ascolto, si deve anche parlare o cantare. Cosí, parliamo e cantiamo di
Krsna sravanam kirtanam visnoh. E quando
si diventa esperti nell'ascolto e nel canto, la fase successiva è smaranam,
pensare o meditare. Tutto ciò che diciamo o ascoltiamo diventerà piú tardi
oggetto della nostra meditazione o riflessione. Bisogna innanzitutto cominciare
con sravanam, l'ascolto, altrimenti come potrebbe esserci meditazione? Se non
si conosce l'argomento della meditazione, come si può parlare di meditazione?
Bisogna quindi ascoltare e parlare di Sri Visnu (sravanam kirtanam visnoh).
La
vera meditazione dello yoga mira a contemplare la Visnu murti a quattro
braccia, che è la forma del Signore che risiede nel cuore. Questa è vera
meditazione. Ora certi mascalzoni hanno inventato altri metodi che chiamano meditazione,
benché non si tratti di vera meditazione. I sensi sono irrequieti e vagano qua
e là con la mente, ma col sistema dell'astanga yoga, che regola le posizioni
sedute, la respirazione e cosí via, i sensi possono essere controllati e la
mente può essere fissata sulla forma di Visnu. Questa concentrazione è detta
samadhi, ed è il vero fine dello yoga. Il metodo dell'astanga- yoga mira a
raggiungere smaranam, il ricordo del Signore Supremo.
Il
metodo di servizio devozionale successivo a smaranam è arcanam, l'adorazione
della Divinità, la forma di Krsna nel tempio,
sri-vigrahàradhana-nitya-nana-srngara-tan-mandira-marjanadau
(Sri gurv-astaka 3)
Non
ci si deve limitare ad adorare Krsna una volta alla settimana o una volta al
mese. Bisogna invece adorare Krsna continuamente, giorno e notte (nitya). La
Divinità dovrebbe avere un nuovo abito ogni giorno o due volte, o quattro volte
al giorno -il piú spesso possibile. Questo è detto srngara. Krsna è il Signore
piú ricco, è il beneficiario di ogni cosa, e noi dobbiamo offrirGli tutto ciò
che può darGli piacere. Se qualcuno, per esempio, mi offre un abito nuova,
dico: "E’ proprio bello questo vestito nuovo," e ne provo piacere.
Similmente, dovremmo cercare di soddisfare Krsna ogni giorno con abiti
meravigliosi. I vestiti per la Divinità dovrebbero essere di prim'ordine, il
cibo squisito, e anche piú che squisito. Inoltre il tempio dovrebbe essere
sempre pulito a specchio. Tutti notano che i templi del movimento per la
coscienza di Krsna sono molto puliti, e devono essere molto puliti. Piú puliamo
il tempio, piú il nostro cuore si purifica. Questo è il metodo del servizio
devozionale. Piú vestiamo Krsna, piú ci sentiamo soddisfatti. Ora siamo
abituati ad apprezzare i nostri vestiti e pensiamo: "Che vestiti costosi
possiedo, e in questo modo ci sentiamo soddisfatti. Ma vestendo Krsna proveremo
una soddisfazione spirituale.
yuktasya bhaktams ca niyunjato 'pi vande
guroh Sri-caranaravindam
È
dovere del maestro spirituale impegnare sempre i suoi discepoli nell'adorazione
della Divinità in questo modo, ed è a questo guru, a questo maestro spirituale,
che offriamo i nostri omaggi.
Col
termine srnvanti Kuntidevi indica che la nostra prima preoccupazione dovrebbe
essere quella di ascoltare ciò che riguarda Krsna. Bisogna avere il desiderio
di ascoltare. Perché paghiamo l'iscrizione a una scuola o all'università? Per
ascoltare. Ci sediamo ad ascoltare un dotto professore, ed è cosí che otteniamo
conoscenza. Per questa ragione il devoto s'impegna sempre ad ascoltare ciò che
riguarda Krsna. Per coloro che coltivano la coscienza di Krsna, la prima cosa é
l'ascolto.
Se
davvero abbiamo ascoltato ciò che riguarda Krsna, il nostro prossimo impegno nel
bhakti-yoga é cantare (gayanti). I predicatori del movimento per la coscienza
di Krsna vanno di città in città, di villaggio in villaggio. Perché? Qual é il loro
scopo? Predicare, cantare, in modo che la gente abbia la possibilità di
ascoltare questa filosofia e di considerarla con serietà (grnantí). La parola
abhiksnasah indica che questo impegno dovrebbe essere continuo, giorno e notte,
senza interruzione. Caitanya Mahaprabhu raccomanda dunque, kirtaniyah sada
harih: ci si deve impegnare nel canto per ventiquattro ore al giorno. Questo è
il compito dei devoti coscienti di Krsna. Si possono compiere tutti i metodi di
servizio devozionale, o accettarne uno solo. Anche il semplice ascolto é
sufficiente. Pariksit Maharaja non fece altro che sedersi davanti a Sukadeva
Gosvami e ascoltare per gli ultimi sette giorni della sua vita. Se una persona
si limita ad ascoltare, senza fare nient'altro, si siede nel tempio, e ogni
volta che qualcuno parla della Bhagavad-gita si avvicina per ascoltare, avrà
fatto abbastanza. Anche se non siete in grado di capire, per favore, ascoltate.
La vibrazione, il mantra, vi aiuterà. La comprensione grammaticale o accademica
non é molto importante. Anche senza conoscere la grammatica sanscrita, bhakti è
apratihata, non può essere ostacolata da nulla. Niente può fermare il progresso
della bhakti. Perciò si deve adottare il semplice metodo dell'ascolto, come
raccomanda Caitanya Mahaprabhu.
Dopo
aver accettato l'ordine di rinuncia, Caitanya Mahaprabhu fu criticato da
Sarvabhauma Bhattacàrya che era stato un compagno di scuola di Nilàmbara
Cakravarti, il suocero del padre di Caitanya Mahaprabhu, Jagannàtha Migra.
Grazie a questa relazione, Sarvabhauma Bhattàcàrya era al livello del nonno di
Caitanya Mahaprabhu. Perciò disse a Caitanya Mahaprabhu: "Tu sei solo un
ragazzo di ventiquattro anni e ora hai accettato il sannyasa. È molto difficile
mantenersi nel sannyasa perché il mondo è pieno di attrattive per un giovane.
Dovresti quindi ascoltare i1 Vedanta-sútra. Sàrvabhauma Bhattacarya apparteneva
alla scuola mayavada, e questa sua affermazione ci fa capire che l'ascolto è
importante perfino tra i mayavadi, che attribuiscono una grande importanza all'ascolto
del Vedanta-sutra. Anche i vaisnava, i devoti di Krsna, ascoltano il
Vedanta-sutra, ma non dai mayavadi che lo interpretano in modo errato e
rovinano il procedimento dell'ascolto.
I vaisnava
ascoltano veramente il Vedanta-sutra, perché non lo interpretano. Quando Krsna
dice: "Io sono il Supremo," i vaisnava accettano la Sua affermazione,
e questo é il giusto modo di ascoltare. Se una persona interpreta con la
speculazione mentale i1 Vedanta-sutra o la Bhagavad-gita dicendo: "La
parola krsna significa questo, e kuruksetra significa quest'altro" sta
solo perdendo tempo. Bisogna ascoltare questa letteratura cosi com'è.
Cosí,
benché accettasse di ascoltare il Vedanta da Sarvabhauma Bhattàcarya, Caitanya
Mahaprabhu Si limitò ad ascoltare per molti giorni senza fare nessuna domanda.
Alla fine Sarvabhauma Bhattacàrya Gli disse: "Ragazzo mio, vedo che
ascolti, ma non fai mai domande. Come mai? Forse non capisci?
Per
quale ragione resti sempre in silenzio?" Caitanya Mahaprabhu rispose:
"Sí, capisco, ma resto in silenzio perché tu stai spiegando il
Vedanta-sútra in modo speculativo. Perciò Mi limito ad ascoltare i versi del
Vedanta-sútra, ma non ascolto te." Indirettamente, voleva dire che le
spiegazioni di Bhattacarya erano sciocche. Poi aggiuse: "I versi del
Vedanta-sútra sono proprio come i raggi del sole, ma le tue spiegazioni sono
simili a nuvole che li coprono."
Nessuno
ha bisogno di una lampada per vedere il sole. Tutti possono vederlo, ma se il
sole resta coperto da una nuvola, vederlo diventa molto difficile. Similmente,
il Vedanta-sutra è come il sole, ma l'interpretazione mayavada ne copre il vero
significato. I mayavadi non accettano mai il significato diretto. Perfino i
grandi capi politici che hanno subito l'influenza della filosofia mayavada coprono
con le loro speculazioni il significato delle Scritture vediche:
"Kuruksetra significa questo, e dharmaksetra significa quello". La
nostra politica deve quindi consistere nell'ascoltare l'originale, cosí com'è.
Allora avrà effetto. Sravanam kìrtanam visnoh: ciò che riguarda Visnu
dev'essere ascoltato cosí com'è. Allora si può meditare su Visnu e ricordarLo
(smaranti). In questo modo si trova la felicità (nandanti). La parola nandana
significa "piacevole", ed è in questo modo che si arriva in contatto
con la fonte del piacere.
Perciò,
coloro che coltivano la coscienza di Krsna devono ascoltare ciò che si
riferisce a Krsna, devono parlare di Krsna e agire soltanto in relazione con
Krsna. "Con questo sistema," dice Kuntidevi al Signore,
"arriverà il giorno in cui sarà possibile vederTi." E quando si vede
Dio, Krsna, quale sarà l'effetto? Bhava pravahoparamam. La parola pravaha
significa "corrente". Un animale che sia travolto dalle impetuose
correnti di un fiume, sarà portato via dalle onde. Nello stesso modo, noi siamo
trascinati dalle correnti della natura materiale, che si accavallano come le
gigantesche onde dell'Oceano Pacifico. Poiché siamo nella rete delle tre
influenze della natura materiale (prakrteh kriyamanani gunaih karmani
sarvasah), siamo trascinati lontano. Perciò Bhaktivinoda Thakura afferma,
mayara vale yaccha bhese': "Siete spazzati via, trascinati lontano, dalle
correnti della natura materiale." Si tratta delle correnti della fame e
della sete, della nascita, della morte e della vecchiaia, le correnti
dell'illusione. Noi siamo anime spirituali, ma poiché siamo stati gettati
nell'oceano materiale, queste correnti ci trascinano via. Tuttavia, se
c'impegnamo continuamente nell'ascolto, nel canto, e serviamo Krsna con
serietà, le correnti si fermeranno.
Dove
si fermeranno le correnti? Kuntidevi dice al Signore, padambujam: "Si
fermeranno ai Tuoi piedi di loto." Bisogna imparare a vedere i piedi di
loto di Krsna, e offrire un po' di tulasi e polpa di sandalo ai Suoi piedi di
loto; allora queste correnti della vita materiale si fermeranno.
Ci
possono essere molte correnti nell'oceano, ma se abbiamo una buona
imbarcazione, possiamo attraversarle facilmente. Come afferma un altro verso
dello Srìmad-Bhàgavatam (10. 14.58), samasrita ye pada pallava-plavam. Un
petalo di loto è in qualche modo simile a un piccolo vascello; perciò il verso
afferma che se si prende rifugio nel petalo del loto, il vascello dei piedi di
loto di Krsna, il grande oceano di nascite e morti diventa insignificante come
l'acqua contenuta nell'impronta dello zoccolo di un vitello. In India, durante
la stagione delle piogge, le strade si fanno fangose e sul sentiero mucche e
vitelli lasciano impronte profonde, nelle quali si raccoglie l'acqua.
Naturalmente è facile in qualsiasi momento scavalcare dozzine di tali piccole
pozzanghere. Similmente, sebbene per altri il mondo di nascite e morti sia
simile a un grande oceano, per il devoto è simile a una pozzanghera
(bhavambudhir vatsa padam), che può essere molto facilmente scavalcata. In
questo modo il devoto raggiunge il param padam, la dimora suprema. Che dire di
questo mondo materiale? Padam padam yad yipadam: questo non è un luogo per i
devoti, ma per la gente che soffre; Per questa ragione Kuntidevi suggerisce:
"Questa coscienza di Krsna é la medicina per le vostre sofferenze.
Prendetela e siate felici."
CAPITOLO 20
Piena
sottomissione
apy adya nas tvam sva-krtehita prabho
jihasasi svit suhrdo 'nujivinah
yesam na canyad bhavatah padambujat
parayanam rajasu yojitkmhasam
"Tutto,
mio Signore, fu compiuto da Te. Ci lascerai oggi, noi che dipendiamo
completamente dalla Tua misericordia, noi che davanti all'ostilità che ci
mostrano tutti i re non abbiamo altro rifugio che i Tuoi piedi di loto?"
-Srimad-Bhagavatam 1.8.37
I
Pandava sono estremamente fortunati perché dipendevano sempre e completamente
dalla misericordia del Signore. Nel mondo materiale, dipendere dalla
misericordia di qualcun altro è il segno della piú grande sfortuna, ma nel caso
della nostra relazione trascendentale col Signore il fatto di vivere dipendendo
completamente da Lui è la piú grande fortuna. La malattia materiale è dovuta
alla convinzione di poter diventare indipendenti sotto ogni aspetto, ma la
crudele natura materiale non ci permette di diventare indipendenti. Il
tentativo artificiale di diventare indipendenti dalle rigide leggi della natura
è conosciuto come progresso materiale della conoscenza sperimentale. L'intero
mondo materiale procede su questo falso tentativo di diventare indipendenti
dalle leggi della natura. A cominciare da Ravana, che voleva costruire una
scala che conducesse direttamente fino ai pianeti celesti, fino all'età
presente gli uomini hanno sempre cercato di sfidare le leggi della natura. Ora
cercano di avvicinare lontani sistemi planetari cal potere dell'elettronica e
della meccanica. Tuttavia la mèta più elevata della civiltà umana consiste nel
lavorare duramente sotto la guida del Signore è nel riuscire a dipendere
completamente da Lui. La piú alta perfezione della civiltà consiste nel
lavorare con coraggio, ma contemporaneamente nel dipendere completamente dal
Signore. I Pandava erano gli esecutori ideali di questo livello di civiltà.
Senza dubbio dipendevano completamente dalla volontà del Signore, Sri Krsna, ma
non si comportavano come oziosi parassiti, pesando sul Signore. Erano tutti
molto qualificati per la loro personalità e per le loro attività. Eppure
cercavano sempre la misericordia del Signore, perché sapevano che ogni essere
individuale è dipendente per la sua stessa posizione costituzionale. La
perfezione della vita consiste dunque nel dipendere dalla volontà del Signore,
non nel cercare un'indipendenza artificiale nel mondo materiale. Coloro che
cercano una falsa indipendenza dal Signore sono detti anatha, cioè persone
prive di ogni tutela, mentre coloro che dipendono completamente dal Signore
sono detti sanatha, persone che hanno qualcuno che le protegge. Dobbiamo dunque
cercare di diventare sanatha, in modo da essere sempre protetti quando le
condizioni sfavorevoli dell'esistenza materiale si presentano. A causa del
potere d'illusione della natura materiale, esterna, dimentichiamo che la condizione materiale dell'esistenza è il
genere di problema meno desiderabile. La Bhagavad-gita (7.19) c'insegna che
dopo, moltissime vite una persona fortunata diventa consapevole del fatto che
Vasudeva, Krsna, è tutto ciò che esiste, e che il modo migliore di vivere
consiste nel sottomettersi completamente a Lui. Questa è la caratteristica di
un mahatma. Tutti i componenti della famiglia Pandava erano mahatma situati
nella vita di famiglia. Maharaja Yudhisthira era il capo di questi mahatma e la
regina Kuntidevi era la loro madre. Perciò gli insegnamenti della Bhagavad-gita
e di tutti i Purana, in particolare del Bhàgavata Purana, sono inevitabilmente
collegati con la storia dei mahatma Pàndàva. Per loro essere separati dal
Signore era proprio come per un pesce essere separato dall'acqua. Srimati
Kuntidevi sentiva quella separazione come un gravissimo colpo, e tutte le
preghiere della regina' mirano a convincere il Signore a rimanere con loro.
Dopo la battaglia di Kuruksetra, benché i re nemici fossero stati uccisi, i
loro figli e nipoti erano tutti là a trattare coi Pandava. Del resto, questa
situazione ostile non si era presentata solo ai Pandava; tutti noi siamo sempre
in questa stessa condizione, e il modo migliore di vivere consiste nel
dipendere completamente dalla volontà del Signore e superare cosí tutte le
difficoltà dell'esistenza materiale.
A1
termine della battaglia di Kuruksetra, quando in seguito i Pandava si furono
stabiliti nel loro regno, Krsna; che Si preparava a tornare a Dvarakà, Si stava
congedando da Sua zia pregandola di concederle il permesso di partire. Fu in
quel momento che Kunti Gli offri questa preghiera. Ora chiede direttamente:
"È vero che dopo aver compiuto la Tua missione, Te ne vai e ci lasci
soli?" Questa è la posizione del devoto. Kuntidevi dice, yesàm na canyad
bhavatah padàmbujàt: "Non abbiamo altra protezione che i Tuoi piedi di
loto." Questa è piena sottomissione.
Nel
procedimento di sottomissione (saranagatí) si distinguono sei fattori. Il primo
è la necessità di dipendere completamente da Krsna, e il secondo è la necessità
di accettare tutto ciò che è favorevole al servizio di Krsna (ànukúlyasya sankalpah).
Anukúlyena krsnanusilanam bhaktir uttama: una caratteristica della bhakti di
prim'ordine, del perfetto servizio devozionale, è la capacità di accettare
tutto ciò che è favorevole a questo servizio. Un altro fattore della
sottomissione è pràtikulya-vivarjanam, la capacità di respingere ogni cosa
contraria alla coscienza di Krsna. Talvolta il maestro 'spirituale dice:
"Non fare questo," per proibirci qualcosa di sfavorevole e ci
raccomanda anche di fare qualcosa di favorevole: "Fai questo. Canta Hare
Krsna." La piena sottomissione consiste dunque nel lasciare ciò che è
sfavorevole e nell'accettare ciò che è favorevole (anukúlyasya sankalpah
pratikulya-vivarjanam). Inoltre, bisogna aver fede che Krsna ci darà ogni
protezione, e bisogna considerarsi uno dei servitori di Krsna. Queste sono
alcune delle caratteristiche di saranagati, la piena sottomissione.
Ora
Kuntìdevi dice: "Mio caro Krsna, se Tu pensi che ormai siamo a posto per
aver riconquistato il nostro regno, e vuoi lasciarci per questo, Ti assicuro
che non è una buona idea. Non siamo ancora liberi. Poiché abbiamo ucciso tutti
quei re, ora tutti i loro amici e parenti vogliono tornare a combattere contro
di noi. Perciò, non pensare che siamo liberi da ogni pericolo perché non è
vero. Noi non abbiamo altra protezione che i Tuoi piedi di loto: questa è la
nostra posizione." Così Kunti dice indirettamente a Krsna: "Non
lasciarci. Non pensare che ormai noi siamo al sicuro. Senza la Tua protezione,
non siamo mai sicuri."
Questa
dovrebbe essere la posizione del devoto. Dovremmo sapere che siamo veramente in
pericolo in questo mondo materiale. Maya, l'illusione, può afferrarci in
qualsiasi momento, appena ci distraiamo un attimo e pensiamo: "Adesso ha
fatto il mio dovere. Voglio riposare un po'." No, non c'è mai riposo.
Dobbiamo stare sempre all'erta.
C'è
un verso in cui Srila Rupa Gosvami afferma, avyarthakalatvam: il devoto deve
sempre stare molto attento a non perdere tempo. Dovrebbe chiedersi: "In
questo momento sono impegnato al servizio di maya o al servizio di Krsna?"
Questa è la caratteristica di un devoto avanzato. Nama-gane sada rucih: questo
devoto non si stanca mai di cantare, di recitare o danzare. La parola sada
significa sempre, e ruci significa "gusto". Il devoto trova sempre
gusto nel cantare Hare Krsna: "Ah, come è bello:
Hare Krsna Hare
Krsna Krsna Krsna Hare Hare Hare Rama Hare Rama Rama Rama Hare Hare."
Questo
è gusto. Certo, ci vuole tempo per risvegliare questo gusto, ma quando Rupa
Gosvami cantava pensava: "Ho solo una lingua e due orecchi. Come posso
apprezzare questo canto? Se potessi avere milioni di lingue e miliardi di
orecchi, allora forse potrei assaporare bene il canto e l'ascolto."
Naturalmente, non dobbiamo imitarlo, ma i devoti dei movimento per la coscienza
di Krsna devono almeno essere molto scrupolosi e completare i loro sedici giri,
la quota minima di canto. Nama-gane sada rucih: dobbiamo accrescere il nostro
gusto per il canto e la recitazione del mantra Hare Krsna.
Inoltre,
dovremmo accrescere il nostro desiderio di vivere in un luogo dove vive Krsna
(pritis tad-vasati-sthale). Nella visione dei devoti piú elevati Krsna vive in
ogni luogo, ma poiché ci troviamo in una condizione inferiore, dovremmo sapere
che per noi Krsna vive nel tempio. Poiché noi non vediamo Krsna in ogni luogo
dovremmo andare al tempio, dove nella Sua bontà Krsna accetta di apparire, in
modo che noi possiamo vederLo.
Krsna
ha un corpo completamente spirituale (sac-cid-ànandavigraha), ma noi non
abbiamo gli occhi per vedere che cos'è il corpo spirituale. Siamo abituati a
vedere case grossolane, materiali (jada). Possiamo vedere la pietra, il
metallo, il legno, e altri elementi simili, e poiché Krsna è ogni cosa, per
essere visibile ai nostri occhi imperfetti appare in una forma fatta di questi
elementi. Non è che Krsna sia pietra, o che noi adoriamo una pietra. Noi
adoriamo Krsna, ma poiché non siamo in grado di vedere altro all'infuori degli
elementi materiali, come la pietra, Krsna appare in una forma scolpita nella
pietra. Dovremmo quindi desiderare soprattutto di vivere in un tempio in cui la
forma di Krsna è adorata.
Inoltre
dobbiamo sempre pensare che dipendiamo da Krsna. Questa è coscienza di Krsna.
Dobbiamo sempre pensare: "Senza Krsna la mia vita è inutile e io sono in
pericolo." Per questa ragione, mentre offre le sue preghiere a Krsna,
Kunti dice: "Krsna, Tu ora pensi che noi siamo al sicuro, ma io non lo
credo. Siamo sempre in pericolo. Se Tu pensi che siamo al sicuro, chi ci
proteggerà? Non abbiamo altra protezione che i Tuoi piedi di loto. Siamo
circondati da tanti nemici perché i figli di coloro che sono morti in battaglia
ora si preparano ad affrontarci."
Ora,
sebbene Krsna fosse venuto per prendere la polvere dei piedi di Kuntidevi, che
era Sua zia e quindi Sua superiore, Kunti si rivolge a Lui chiamandoLa Prabhu,
Signore, non come al suo amato nipote. Kuntidevì sa: "Anche se Krsna sta
interpretando la parte di mio nipote, del figlio di mio fratello, è pur sempre
il Signore Supremo."
La
caratteristica di una persona cosciente di Krsna è la consapevolezza che Krsna
è il supremo padrone: senza Krsna si considera sempre in pericolo, e prendendo
rifugio ai piedi di loto di Krsna si sente sempre al sicuro. Krsna dice,
kaunteya pratijanihi na me bhaktah pranasyati:
“Puoi dichiararlo al mondo: il Mio devoto non
sarà mai annientato," (B.g., 9.31). Per, chi diventa un puro devoto di
Krsna non c'è alcun pericolo. Naturalmente Krsna protegge tutti perché senza
la Sua protezione nessuno può vivere neanche per un solo istante, ma non
bisogna pensare: "se Krsna protegge tutti, a che serve diventare
devoto?" Il re dà protezione a tutti i suoi sudditi perché questo, è il
suo dovere, ma protegge in modo particolare gli uomini della sua cerchia.
Questo è perfettamente naturale. Se una persona s'impegna direttamente al
servizio del presidente, in caso di difficoltà avrà una protezione speciale.
Benché il capo dello Stato protegga tutti i cittadini, quelli che stanno
intorno a lui e lo assistono ricevono una considerazione speciale. Non si
tratta di parzialità vera e propria. E’ naturale. Un uomo può volere bene a
tutti i bambini, ma se avrà un amore speciale per tutti i suoi stessi figli
nessuno dirà: "Ma perché ami i tuoi figli piú degli altri bambini?"
No, questo è naturale. Similmente, nella Bhagavad-gita Krsna dice, samo 'ham
sarva-bhutesu: "Io sono equanime con tutti." Krsna è Dio e ama tutti
perché tutti sono parte di Lui. Nondimeno, Si prende, particolare cura dei Suoi
devoti. Per questo dice, kaunteya pratijanihi na me bhaktah pranasyati:
"II Mio devoto non sarà mai distrutto:"
Krsna
Si preoccupa sempre del benessere dei Suoi devoti, e i devoti si preoccupano
sempre di vedere se Krsna é soddisfatto. I devoti vestono Krsna, Gli offrono il
cibo e s'impegnano sempre a servirLo, cosí come Krsna Si preoccupa sempre della
felicità dei Suoi devoti. Questa é la relazione intima tra il devoto e Krsna.
Ogni essere individuale ha una relazione con Krsna, quando si diventa devoti
questa relazione diventa intima. Perciò Kuntidevi dice a Krsna: "Come puoi
lasciarci? Siamo Tuoi intimi amici. Noi viviamo solo perché Tu Ti prendi cura
di noi, per la Tua misericordia. Non pensare che siamo al sicuro, e perciò puoi
lasciarci. La nostra vita dipende sempre dalla Tua misericordia perché noi non
abbiamo altro rifugio che i Tuoi piedi di loto. Ti prego, non lasciarci."
Questa è la preghiera di Kunti. Similmente, Narottama dasa Thàkura canta:
ha
ha prabhu nanda-suta vrsabhanu-suta-yutata
karuna karaha ei-bara
"Krsna,
Nanda-suta, Tu sei qui insieme con Radharani, la figlia del re Vrsabhanu. Ora
mi sottometto completamente a Te. Ti prego, mostrami la Tua misericordia."
Quando
non si è coscienti di Krsna si pensa: "Mi proteggerò da solo, a troverò
protezione nella mia società, nella mia comunità, o nello Stato. C'è tanta
gente che mi protegge. Perché dovrei preoccuparmi di Dio? Perché, andare da
Krsna? I poveretti, privi di protezione, possono andare da Krsna."
Tuttavia, il fatto è che non possiamo trovare alcuna protezione se Krsna non ci
protegge. Lo afferma lo Srimad-Bhàgavatam (7.9.19): balasya neha saranam pitarau
nrsimha. Quando Prahlada Maharaja offri preghiere a Krsna presente nella Sua
forma di Nrsimhadeva disse: "Mio Signore, non bisogna pensare che se un
bambino ha un padre e una madre sia pienamente protetto." Se Krsna non lo
proteggesse, quel bambino non avrebbe protezione, anche se avesse migliaia di
padri e madri. Prahlada disse anche, nartasya cagadam udanvati majjato nauh:
"Non è sufficiente avere un buon medico o una buona medicina per essere
protetti dalla malattia." Supponiamo che un uomo, molto ricco soffra di
una grave malattia e prenda al suo servizio un medico di prim'ordine, avendo a
sua disposizione anche le medicine migliori. Significa forse che la sua vita è
al sicuro? No. Se Krsna non lo protegge, tutte le cure mediche e i farmaci non
potranno salvarlo dalla morte. "Nello stesso modo," continuò
Prahlada, "possiamo avere a nostra disposizione un buon vascello, ma
questo non ci garantisce che esso non affonderà nell'oceano." La natura ci
mette continuamente in difficoltà, e benché gli scienziati si sforzino
d'inventare qualche rimedio alle difficoltà nella lotta per la sopravvivenza,
se Krsna non ci dà protezione, tutte le nostre invenzioni e scoperte saranno
inutili.
Kuntidevi
lo sa, e benché sia madre di valorosi guerrieri quali Arjuna e Bhima, pensa
ancora: "I miei figli sono grandi generali, ma il loro valore non è
sufficiente a proteggerci. Nient'altro può proteggerci all'infuori dei Tuoi
piedi di loto." Questo verso illustra la posizione di un'anima sottomessa
che cerca la protezione di Krsna. Se rimaniamo in questa posizione, sapendo che
solo Krsna ci protegge e che il nostro unico dovere è servire Krsna, la nostra
vita avrà successo.
CAPITOLO 21
Qual é il nostro vero valore?
ke vayam nama-rupabhyam
yadubhih saha pandavah
bhavato 'darsanam yarhi
hrsikanam ivesituh
"Come
il nome e la gloria inerenti al corpo tramontano quando la scintilla spirituale
lo abbandona, così se Tu non vegli piú su di noi si spegneranno la fama e le
imprese degli Yadu e dei Pandava."
-Srimad-Bhagavatam 1.8.38
Kuntidevi
sa bene che l'esistenza dei Pandava è dovuta a Sri Krsna soltanto. Senza dubbio
i Pandava, guidati dal grande re Yudhisthira, la personificazione della
moralità, hanno grande fama e rinomanza, e indubbiamente gli Yadu sono dei
grandi alleati, ma senza la guida di Sri Krsna tutti loro non esisterebbero, proprio
come i sensi relativi a un corpo sono inutili senza la guida della coscienza.
Nessuno dovrebbe essere orgoglioso del suo prestigio, del suo potere o della
sua fama pensando di non essere guidato dal favore del Signore Supremo. Gli
esseri individuali sono sempre dipendenti, e il supremo oggetto da cui
dipendere è il Signore stesso. Possiamo dunque inventare molti modi di
contrapporci alle risorse materiali mediante il progresso della conoscenza
materiale, ma senza la guida del Signore tutte queste invenzioni finiranno
ingloriosamente, per quanto forti e vigorosi gli elementi di reazione, possano
essere.
Appena
un uomo importante muore, il suo nome e la sua fama perdono la loro importanza,
per quanto grande possa essere stato come scienziato, come uomo politico o
filosofo. Finché siamo vivi, il nostro nome, la nostra immagine e le nostre
attività sono gloriose, ma non appena la vita se ne va, il corpo non è altro
che un ammasso di materia. Quando un uomo importante è vivo può avere molte
guardie del corpo, e nessuno può avvicinarsi a lui e toccarlo, ma quando quello
stesso uomo è morto, steso a terra, chiunque potrebbe prenderlo a calci in
faccia, e praticamente nessuno se ne preoccuperebbe. Dopo la scomparsa
dell'anima, il corpo di un uomo importante non ha piú valore. E che cosa accade
all'anima? L'anima è energia di Krsna ed è quindi un frammento infinitesimale
di Krsna. Perciò, quando l'energia si allontana -cioè, quando Krsna non è piú
presente, il corpo perde ogni importanza.
L'energia
di Krsna non è differente da Krsna (sakti-saktimator abhedah). Il sole, per
esempio, è la fonte dell'energia e i raggi del sole sono la sua energia. Finché
i raggi del sole sono presenti, è presente anche il sole, e se il sole non c'è
non ci sarà neppure la sua energia. L'energia e la sua fonte devono esistere
simultaneamente. I filosofi mayavadi non accettano la fonte dell' energia, ma
solo l'energia, che è impersonale, noi invece dobbiamo accettare sia l'energia
che la sua fonte.
Mentre
l'energia agisce, la sua fonte rimane distaccata, proprio come i raggi del sole
si diffondono in ogni luogo, mentre il sole in sé rimane al suo posto.
Similmente, l'energia opera da un capo all'altro della manifestazione cosmica.
La manifestazione cosmica è composta di terra, acqua, fuoco, aria, etere,
mente, intelligenza e falso ego. Questi otto elementi materiali sono energie
materiali separate (me bhinna prakrtir astadha), e noi possiamo capire che
dietro a questa energia ci dev'essere una fonte di energia: Noi, per esempio,
usiamo l'energia elettrica, ma sappiamo che dietro questa energia ci sono la
centrale elettrica e gli ingegneri che l'hanno costruita. Gli sciocchi non
accettano questa semplice verità. Vedono soltanto il potere di questa
manifestazione cosmica, ma non capiscono che dietro a questa potere c'è colui
che ha creato questo potere e ne è 1a fonte. Per questa ragione Krsna viene e
dice: "Io sono il creatore del potere e Mi celo dietro questo
potere."
Krsna
viene di persona perché noi non abbiamo gli occhi per vederLo e per
comprenderLo. Quando contempliamo la forma di Dio, pensiamo che Egli dev'essere
molto vecchio perché la Sua creazione risale a molti milioni di anni fa. Per
questa ragione Dio viene personalmente dinanzi a noi, in modo che noi possiamo
vedere il Suo aspetto. Questa è la Sua bontà. Il Signore afferma nella
Bhagavad-gita (4.7):
yada yada hi dharmasya glànir bhavati
bharata abhyutthànam adharmasya tadatmanam srjamy aham
"Ogni
volta che in qualche luogo dell'universo la religione declina e l'irreligione
avanza, o discendente di Bharata, Io vengo in persona."
Dio
viene in questo mondo personalmente, lascia dietro di Sé i Suoi insegnamenti,
come quelli della Bhagavad-gita, e ci lascia i Suoi devoti che possono spiegare
chi è Dio; eppure noi siamo cosí ostinati che non vogliamo accettare Dio.
Questa è stupidità. Nella Bhagavad-gita coloro che non accettano Dio sono
chiamati mudhah -sciocchi e mascalzoni.
Dio
esiste, ed esiste anche l'energia di Dio, perciò se non vediamo Dio possiamo
almeno vedere la Sua energia. Possiamo anche non vedere la centrale elettrica e
l'ingegnere che la dirige, ma usiamo l'elettricità in molti modi. Dovremmo
dunque chiederci da dove viene questa elettricità. Questa è intelligenza, e chi
si fa queste domande troverà infine la centrale elettrica. Cosí, se continuerà
a cercare per trovare chi è il responsabile del funzionamento della centrale,
troverà un essere umano. Benché l'elettricità, come anche la centrale
elettrica, sia impersonale, l'uomo che sta dietro a tutta questa organizzazione
è una persona. Similmente, anche Dio è una persona. Si tratta di una
conclusione logica. Come potrebbe essere impersonale? Ciò che è impersonale non ha intelligenza.
Noi abbiamo inventato tante macchine meravigliose, ma queste macchine non sono
intelligenti. L'intelligenza è una caratteristica dell'operatore. Perciò Krsna
dice, mayadhyaksana prakrtih súyate sa-caràcaram: "Tu vedi l'energia
manifestata nelle meravigliose azioni e reazioni di questa manifestazione
cosmica materiale, ma non pensare che si verifichino in modo indipendente. No,
dietro di esse ci sono Io". Krsna dice ancora:
maya
tatam idam sarvam jagad avyakta-múrtina mat-sthani sarva-bhutàni na caham tesv
avasthitah
"Questo
universo è tutto penetrato da Me, nella Mia forma non manifestata. Tutti gli
esseri sono in Me, ma Io non sono in loro." (B.g., 9.4).
Ciò che è avyakta, non-manifestato, ha anche
una forma, múrti. Il cielo, per esempio, è avyakta, non-manifestato, ma ha
anche una forma -la forma sferica dell'universo. Se andiamo a vedere l'oceano,
anche lì vedremo che c'è una forma simile a quella di un grosso cerchio. Senza
forma non c'è nulla; tutto ha una forma, anche ciò che si suppone sia
impersonale.
Perciò
l'idea che tutto sia vuoto, o impersonale, è sciocca. Dietro l'aspetto
impersonale, dietro il cosiddetto vuoto, c'è la forma suprema -Krsna. Isvarah
paramah krsnah sac-cid-ananda vigrahah. La parola isvara significa "colui
che controlla". La natura non può controllare sé stessa; è Krsna in realtà
che controlla. Icchanurupam api yasya ca cestate sa. La Brahma-samhita (5.44)
afferma che Prakrti, o Durga -la divinità della natura materiale- agisce sotto
la direzione di Govinda, Krsna. In che modo agisce? Proprio come un'ombra.
Dietro la nostra mano c'è un'ombra, e quando la mano si muove, si muove anche
l'ombra. Dietro ogni manifestazione c'è movimento. Talvolta ho fatto l'esempio
delle grandi locomotive su una linea ferroviaria. Il motore dà la spinta e fa
muovere un vagone, che ne spinge un altro e cosí via. Nello stesso modo, Krsna
è il motore originale di questa manifestazione cosmica.
Ora
Kuntìdevi dice: "Noi Pandava siamo diventati famosi, e la gente dice che
siamo molto importanti. Perché? Perché Tu sei nostro amico." Krsna era
l'amico dei Pandava, e in particolare l'amico di Arjuna, e per questa ragione
Arjuna era un grande e valoroso guerriero. Kuntidevi però era consapevole:
"La gente dice “Oh, i Pandava sono guerrieri cosí valorosi, sono veri
eroi,” ma qual è il valore dei miei figli, i Pandava?" Similmente, la
dinastia Yadu era famosa perché Krsna era nato in quella famiglia, ma Kuntidevi
dice, ke vayam: "Che cosa siamo noi? Qual è il nostro valore?" Ke
vayam nama-rupabhyam: "Abbiamo il nostro nome e la nostra immagine, ma
senza di Te tutto è inutile. Non ha valore."
La
gente non lo comprende. Tutti sono molto orgogliosi di avere un bel corpo e un
buon nome: Pensano: "Sono americano", "sono indiano",
"sono tedesco", e cosí via. Ma che significato ha tutto ciò? Sono
solo falsi nomi, e false forme prive di valore.
Se
sottraiamo Krsna, ogni cosa è zero. È un fatto, ma la gente è cosí disonesta
che non lo accetta. Tuttavia, chi può negarlo? II corpo americano o il corpo
indiano possono avere un buon nome, ma se è privo di coscienza, che valore ha?
Nessun valore. Perciò è detto:
bhagavad-bhakti-hinasya
jàtih sastram japas tapah apranasyeva dehasya mandanam loka-ranjanam
"Per
una persona priva di servizio devozionale a Krsna, la sua nascita in una grande
famiglia o in una grande nazione, la sua conoscenza delle Scritture rivelate,
le sue austerità e penitenze e il canto dei mantra vedici sono come ornamenti
su un cadavere. Questi ornamenti non fanno che servire i falsi piaceri del
popolo." (Hari-bhakti-sudhodaya 3.11)
Tutti
siamo dotati di coscienza, ma che cos'è 1a coscienza? È la coscienza di Krsna.
Abbiamo dimenticato Krsna, e quindi diciamo solo "coscienza", ma in
realtà "coscienza" significa coscienza di Krsna, perché senza Krsna
non possiamo avere coscienza. Senza il sole, come potrebbero esserci i raggi
del sole? Perciò diciamo "raggi del sole", e non solo
"raggi". Similmente, "coscienza" significa coscienza di
Krsna. C'è bisogno dì un po' d'intelligenza per capire, ma i devoti come Kunti
hanno questa intelligenza e questa comprensione. Perciò Kunti dice: ' "I
Pandava e gli Yadu sono così importanti, ma qual è veramente il nastro valore."
Krsna
Si sta congedando e Kunti si lamenta: "Tu Te ne vai, e noi non potremo piú
vederTi. Quale sarà il valore del nostro nome e della nostra fama."
Bhavato 'darsanam yarhi hrsikànam ivesituh. Senza Krsna, Kunti spiega,
sarebbero stati come sensi senza vita. In questo mondo materiale desideriamo il
piacere dei sensi, ma senza Krsna e senza la coscienza di Krsna, non c'è
possibilità di piacere dei sensi. Potremo avere braccia e gambe farti, ma
quando non c'è coscienza -quando non c'è coscienza di Krsna- non possiamo
neppure usarle. Una persona intelligente sa dunque che senza Krsna i suoi sensi
non hanno alcun valore, ed è per questa che diventa devoto. Conclude
giustamente che c'è una relazione intima tra i sensi e Krsna, e finché i sensi
sono attivi è nostro dovere usarli al servizio di Krsna. Questa è bhakti.
Per
usare un esempio che ho fatto molte volte, supponiamo che in una riunione si
trovi una banconota da cento dollari caduta dalla tasca di qualcuno. Se una
persona trova la banconota e se la mette in tasca, è un ladro perché quel
denaro non gli appartiene. Questo comportamento è detta bhoga, falso piacere.
Poi, di nuovo, qualcuno potrebbe pensare: "Perché dovrei toccarla? È di
qualcun altro. Lasciamola lí. Non è una cosa che mi riguarda." Questo
comportamento è detto tyaga, rinuncia. Così, anche se la banconota è la stessa,
una persona cerca di goderne, mentre un'altra cerca di rinunciarvi. Entrambi
però -il bhogí e il tyagi- sono sciocchi.
I
Mogi sono i karmi, quelli che lavorano duramente per sfruttare le risorse della
natura materiale, come gli scienziati, per esempio, che fanno ricerche per intensificare
lo sfruttamento. La loro intenzione in realtà è quella di rubare. D'altra parte
i tyagi, che non sono capaci di rubare, hanno la filosofia della "volpe e
l'uva": "Ah, queste cose sono tutte inutili. Non ne abbiamo alcun
bisogno." La maggior parte delle
persone, naturalmente, è bhogi; cioè sta cercando di usare tutto per il proprio
piacere dei sensi. Eppure, esistono persone deluse dal piacere dei sensi che
dicono: "No, no, non abbiamo bisogno di queste cose."
Continuando
col nostro esempio, tuttavia, vediamo che di fronte a una banconota da cento
dollari trovata, la persona che agisce nel modo migliore è quella che la prende
e pensa: "Qualcuno ha perso questo denaro. Devo trovare il
proprietario." Chi restituisce il denaro rende un vero servizio. Sia chi
prende il denaro per sé, sia chi lo lascia a terra sono persone inutili. Così,
sia il bhogi che il tyagi sono inutili. Il bhakta, invece, il devoto, sa che
ogni cosa appartiene a Krsna e ogni cosa deve quindi essere offerta a Lui.
Questo è vero servizio."
Ogni
cosa appartiene a Krsna. Che cos'è il corpo? È una combinazione di elementi
materiali -terra, acqua, fuoco, ariae di sottili elementi psicologici -mente,
intelligenza e falso ego. Krsna afferma: "Tutti gli otto elementi sono la
Mia energia separata." Allora, come potrebbero essere nostri il corpo e la
mente? Anche se sostenga che il corpo è mio, non so nemmeno in che modo
funzioni. Un inquilino in un appartamento può pagare l'affitto, e in un modo o
nell'altro può occupare l'appartamento e godere dei vantaggi che esso offre,
anche se può non sapere perfettamente in che modo funzionino il riscaldamento e
l'impianto dell'acqua. Così, anche se non conosciamo i particolari del
funzionamento del corpo, lo usiamo, benché esso in realtà non appartenga a noi,
ma a Krsna. Questi sono i fatti. Il corpo è composto di sensi e di mente,
perciò anche i sensi e la mente appartengono a Krsna.
Io
sono un'anima spirituale, ma ho ricevuto l'opportunità di usare una certa forma
corporea materiale. Poiché l'ho voluta, Krsna, nella Sua bontà, me l'ha
concessa. Ye yathà màm prapadyante tams tathaiva bhajamy aham. Se qualcuno
vuole un corpo da re, Krsna glielo concederà; se seguirà il metodo prescritto,
potrà avere il corpo di un re. E se qualcuno vuole un corpo di maiale per poter
mangiare escrementi, Krsna concederà anche questa forma corporea. Ora,
tuttavia, nella forma di vita umana, dovremmo capire: "Se tutto appartiene
a Krsna, perché sto sforzandomi di soddisfare questo corpo che considero mio?
Ora che ho questo corpo dovrei invece servire Krsna." Questa è
intelligenza; questa è bhakti.
Hrsikena
hrsikena-sevanam bhaktir ucyate: bhakti significa usare hrsika, i sensi, al
servizio di Hrsikesa, Krsna, il padrone dei sensi (tvaya hrsikesena hrdi
sthitasya yatha karomi). Per il fatto di aver desiderato il piacere dei sensi,
dimenticando che in realtà tutto appartiene a Krsna, ho ricevuto questo corpo
che mi dà la possibilità di soddisfare i sensi, ma i sensi non hanno alcun
valore senza Krsna, perciò la conclusione naturale è che i sensi appartengono a
Krsna. Allora, dal momento che ho questi sensi, perché non usarli per la
soddisfazione di Krsna? Questa è bhakti.
CAPITOLO 22
La
bellezza dovuta alla presenza di Krsna
neyam sobhisyate tatra
yathedanim
gadadhara
tvat
padair ankita bhati
sva-laksana-vilaksitah
"O
Gadadhara [Krsna], il nostro regno che oggi risplende grazie all'impronta dei
Tuoi piedi, perderà il suo splendore se Tu ci lasci."
-Srimad-Bhagavatam 1.8.39
Ci
sono alcuni segni particolari sui piedi del Signore che Lo distinguono dagli
altri. Sulla pianta dei piedi del Signore ci sono i segni di uno stendardo, del
fulmine, del bastone per guidare gli elefanti, e anche l'ombrello, il loto, il
disco e così via. Questi segni sono impressi sulla morbida polvere della terra
che il Signore percorre. La terra di Hastinapura portava dunque queste impronte
mentre Sri Krsna era là con i Pandava, e il regno dei Pandava fioriva grazie a
questi segni propizi. Kuntidevi fa notare questi particolari e teme l'arrivo della
sfortuna in assenza del Signore.
Nei
Canakya-sloka, gli insegnamenti del grande moralista Cànakya Pandita, c'è
questo bel verso:
prthivi-bhusanam
raja narinam bhusanam patih ' sarvari-bhusanam
candro vidya sarvasya bhusanam
Ogni
cosa con cui siamo intimamente correlati ci sembra bella. Il cielo, per
esempio, diventa bello in relazione con la luna, il cielo é sempre lì, ma nella
notti di luna piena, quando la luna e le stelle brillano in tutto il loro
splendore, il cielo è bellissimo. Similmente, lo Stato appare bello se c'è un
buon governo, con un buon re o un buon presidente. Allora tutti sono felici e
tutto funziona per il meglio. Inoltre, benché le ragazze siano belle per
natura, una ragazza appare in tutta la sua bellezza quando ha un marito. Vidya sarvasya
bhusanam: una persona, per quanto brutta possa essere, diventa bella se
possiede la conoscenza. Similmente, tutto sembrerà bello quando Krsna è
presente.
Perciò
Kuntidevi pensa: "Finché Krsna è con noi, tutto risplende nel nostro regno
e nella nostra capitale, Hastinàpura, ma quando Krsna è assente, il nostro
regno non avrà piú bellezza." Kunti dice: Krsna, ora Tu cammini nel nostro
regno e le impronte dei Tuoi piedi rendono bella ogni cosa. Ci sono frutta e
acqua a sufficienza, e tutto è perfetta, ma se ci lasci. non ci sarà piú
bellezza."
Queste
affermazioni non si applicano soltanto al momento storico in cui Krsna era
presente davanti a Kunti. È una verità sempre valida. Nonostante il progresso
della nostra civiltà, se non possiamo portare Krsna e la coscienza di Krsna al
centro di ogni cosa, la nostra civiltà non diventerà mai bella. Coloro che si
sono uniti al movimento per la coscienza di Krsna erano attraenti prima di
diventare devoti, ma ora che sono diventati coscienti di Krsna, sono diventati
belli in modo particolare. Per questa ragione, spesso i giornali dicono che i
devoti sono "luminosi". I loro connazionali notano: "Come sono
diventati belli e gioiosi questi giovani." Attualmente in America molti
giovani sono confusi e disperati, e appaiono tristi e scuri in volto. Perché?
Perché hanno fallito il, bersaglio; non hanno alcuna mèta da raggiungere. I
devoti, invece, i Krsnaiti, appaiono, molto belli a causa della presenza di
Krsna.
Per
questa ragione ciò che era vero cinquemila anni fa, ai tempi dei Pandava, é
ancora vero oggi. Con Krsna al centro, tutto diventa bello e Krsna può
diventare il centro in qualsiasi momento. Krsna è sempre presente e noi
dobbiamo solo invitarLo: "Signore, Ti prego, poniTi al centro della mia
vita." Questo è tutto. Possiamo fare lo stesso esempio già citato; lo zero
non ha valore, ma se prendiamo il numerò uno e lo mettiamo davanti allo zero,
quello zero diventa dieci. Non si tratta quindi d'interrompere quello che
stiamo facendo. Noi non diciamo mai: "Smettete di fare attività materiali."
Si deve soltanto aggiungere Krsna.
Certo,
dobbiamo lasciare tutto ciò che è contrario alla coscienza di Krsna. Non
abbandonare i doveri materiali non significa che non dobbiamo cessare di
nutrirci di carne. Dobbiamo interrompere questa abitudine che è contraria all'
avanzamento nella coscienza di Krsna. Non si possono commettere attività
colpevoli e contemporaneamente progredire nella coscienza di Krsna, ma Krsna
dice, aham tvam sarva papebhyo moksayisyami: "Sottomettiti a Me e Io ti
salverò liberandoti da ogni genere di reazione al peccato."
Ognuno
di noi, vita dopo vita, consapevolmente o inconsapevolmente, commette attività
illecite. Se uccido un animale consapevolmente, commetto certo un peccato, ma
commetto un peccato anche se lo uccido senza consapevolezza. Mentre camminiamo
per strada, senza saperlo uccidiamo innumerevoli formiche, e anche, eseguendo
altre attività quotidiane -cucinando, prendendo
acqua, usando il mortaio e il pestello per macinare le spezie- uccidiamo
molti esseri. Se non rimaniamo coscienti di Krsna, siamo soggetti alla
punizione per tutte queste attività colpevoli commesse senza rendercene conto.
Se
un bambino ignaro tocca il fuoco, forse che il fuoco perdonerà il bambino e non
lo brucerà? No. Le leggi della natura
sono cosí inflessibili e severe che non c'è perdono. Anche 1a legge comune non
ammette l'ignoranza come giustificazione. Se andiamo in tribunale a dire:
"Non sapevo che quest'azione fosse un crimine”, ciò non significa che
saremo perdonati. Similmente, l'ignoranza non é una giustificazione per
trasgredire le leggi della natura. Perciò, se desideriamo veramente liberarci
dalle reazioni del peccato, dobbiamo essere coscienti di Krsna, e allora sarà
Krsna a liberarci da tutte le reazioni del peccato. Per questo si raccomanda,
kirtaniyah sada harih, bisogna sempre cantare:
hare
krsna hare krsna krsna krsna hare hare
hare
rama hare rama rama rama hare hare,
e
Krsna ci salverà.
Dovremmo
sempre tenere Krsna nella nostra mente perché Krsna è come il sole. Questo è il
motto della nostra rivista "Ritorno a Krsna":
krsna-súrya
sama; maya haya andhakara yahan krsna, tahan nahi mayara adhikara (C.c. Madhya,
22.31)
Krsna
è come il sole splendente, e maya, l'ignoranza, è come le tenebre. Quando c'è
il sole non possono esserci tenebre. Cosi, se ci manteniamo sempre nella
coscienza di Krsna, non potremo essere influenzati dalle tenebre
dell'ignoranza; anzi, cammineremo sempre spediti e sicuri alla chiara luce di
Krsna. Kuntidevi prega dunque che Krsna continui a essere presente accanto a
lei e ai Pandava. .
In
effetti Krsna non stava lasciando i Pandava, proprio come non lasciò mai
Vrndavana. Negli sastra, nelle Scritture vediche, è detto, vrndavanam
parityajya no padam ekam gacchati: Krsna non Si allontana mai neppure di un
passo da Vrndavana. È così attaccato a Vrndavana. Com'è dunque possibile che
Krsna lasciasse Vrndavana e andasse a Mathura, e poi ancora piú lontano, ad
Hastinapura, e non tornasse che dopo molti anni? In realtà, Krsna non Se ne
andò, perché tutti gli abitanti di Vrndavana, quando Krsna Se ne fu andato,
pensavano sempre a Krsna e piangevano. L'unica occupazione di madre Yasoda, di
Nanda Maharaja, di Radharani e di tutte le gopi, le mucche, i vitelli e i
pastorelli consisteva nel pensare a Krsna e nel piangere; cosí essi sentirono
la presenza di Krsna, perché la presenza di Krsna si sperimenta tanto piú
intensamente quanto piú si avverte la Sua mancanza.
Questo
è l'insegnamento di Caitanya Mahaprabhu: amare Krsna in separazione. '
Sunyayitam jagat sarvam govinda-virahena me. Caitanya Mahaprabhu pensava: "Tutto è vuoto senza Govinda, senza
Krsna". Tutto era vuoto, ma la coscienza di Krsna presente.
Quando
vediamo che tutto perde valore, ma ci resta soltanto la coscienza di Krsna, significa che abbiamo
raggiunto la piú alta perfezione. Per questo le gopi sono cosí elevate. Poiché
avevano raggiunto questa perfezione, non potevano dimenticare Krsna neppure per
un istante. Quando Krsna andava nella foresta con le mucche e i vitelli, le
gopi dovevano restare a casa ed erano molto turbate. "Oh, Krsna cammina a
piedi nudi," pensavano. "Sul sentiero ci sono tante pietre aguzze che
pungeranno i piedi di loto di Krsna; quei piedi di loto sono così delicati che
perfino il nostro seno ci sembra troppo duro quando Krsna vi posa i Suoi piedi
di loto." Immerse in questi pensieri, le gopi piangevano continuamente.
Erano così ansiose di veder tornare Krsna la sera, che Lo aspettavano sul
sentiero per vedere da lontano Krsna che tornava con le mucche e i vitelli. Questa
è coscienza di Krsna.
Krsna
non può rimanere lontano dal devoto che è sempre assorto nel pensare a Lui. Qui
Kuntidevi è molto ansiosa perché pensa che Krsna Se ne andrà, ma il reale
effetto dell'assenza fisica di Krsna è la Sua presenza ancora piu intensa nella
mente del devoto. Perciò Caitanya Mahaprabhu, con l'esempio della Sua vita,
insegnò il vipralambha-seva, il servizio offerto a Krsna in separazione. Le
lacrime scorrevano dai Suoi occhi come torrenti di pioggia perché tutto Gli
sembrava vuoto senza Krsna.
Nell'incontro
con Krsna si distinguono due fasi. Stare personalmente accanto a Krsna,
incontrarLo di persona, parlare di persona con Lui e abbracciarLo sono detti
sambhoga, ma c'è anche un altro modo per stare con Kr Krsna -in separazione da
Lui- e questo è definito vipralambha. Il devoto può gustare la compagnia. di
Krsna in entrambi i modi.
Poiché
ora siamo nel mondo materiale, non vediamo Krsna direttamente, ma possiamo
comunque vederLo indirettamente. Una persona avanzata nella vita spirituale,
per esempio, può ricordare immediatamente Krsna, anche guardando l'Oceano
Pacifico. Questa è detta meditazione. Si può pensare: "L'Oceano Pacifico è
una così grande distesa d'acqua con onde enormi, ma benché io sia qui, a poche
centinaia di metri da lui, mi sento al sicuro, per quanto quest'oceano sia
potente e per quanto le sue onde siano terribili. Sono sicuro che non uscirà
dai suoi limiti. Come mai? Per l'ordine di Krsna. Krsna comanda: "Caro
Oceano Pacifico, puoi essere grande e potente, ma non puoi superare questa
linea." In questo modo si può ricordare immediatamente Krsna, o Dio, che è
tanto potente da dare ordini perfino all'Oceano Pacifico. In questo modo si può
pensare a Krsna. Questa è la coscienza di Krsna.
Similmente,
nel contemplare l'alba si può ricordare immediatamente Krsna. Infatti Krsna
dice nella Bhagavad-gita (7.8), prabhasmi sasi-súryayoh: "Io sono la luce
del sole e della luna." Se una persona ha imparato a vedere Krsna può
vederLo nella luce del sole. Non sono i nostri scienziati che hanno creato il
sole, e benché siano tanto bravi con i loro giochi di parole, non sono in grado
di spiegare che cos'è veramente il sole. Il Vedanta-sútra (1.1.3) però afferma,
sastra-yonitvat: "Si può conoscere ogni cosa attraverso gli sastra, le
Scritture vediche. Studiando le Scritture vediche, per esempio, si può capire
che cos'è il sole, perché il sole è descritto nella Brahma-samhita (5:5.2):
yac-caksur
esa savita sakala-grahanam raja samasta-sura-murtir asesa-tejah yasyajnaya
bhramati sambhrta-kàla-cakro govindam adi purusam tam aham bhajàmi
Questo
verso descrive il sole come l'occhio di tutti i pianeti, e meditando su questa
definizione si può capire che è veramente cosí perché di notte, prima del
sorgere del sole, non si può vedere. Il sole è definito anche l'occhio del
Signore. Il sole è uno dei Suoi occhi e la luna è l'altro. Nelle Upanisad è
detto quindi che soltanto quando Krsna vede, noi possiamo vedere. Il sole è
detto anche asesa-tejah, infinitamente caldo. E qual è la sua funzione? Yasyajnaya
bhramati sambhrta-kala-cakrah. Il sole ha la sua orbita. Dio ha ordinato al sole:
"Tu devi viaggiare in questa orbita e non allontanarti." Gli
scienziati dicono che se il sole si spostasse anche solo di poco, l'universo
intero andrebbe a fuoco, oppure congelerebbe, ma per l'ordine del Supremo il
sole non si sposta neppure di un millimetro dal luogo che gli è stato assegnato.
Sorge sempre esattamente all'ora giusta. Perché? Ci dev'essere disciplina,
obbedienza, ordine. La Brahma-samhita dice dunque, yasyajnaya bhramati
sambhrta-kàla-cakro govindam adi purusam tam aham bhajami: "Adoro la
Persona originale, per il cui ordine il sole si muove nella sua orbita. E’ Lui
che dà ordini perfino al sole, all'oceano, alla luna. Tutto avviene per Suo
ordine."
Qual
è dunque la difficoltà nel comprendere Dio? Non ci sono difficoltà. Se una
persona è veramente dotata di buon senso, se non ha il cervello piena di
escrementi, può comprendere Dio in ogni istante. Il Signore dice:
raso
'ham apsu kaunteya prabhàsmi sasi-suryayoh pranavah sarva-vedesu sabdah khe
paurusam nrsu
"O
figlio di Kunti (Arjuna), Io sono il sapore dell'acqua, la luce del sole e
della luna, la sillaba om nei mantra vedici. Sono il suono nell'etere e
l'abilità nell'uomo." (B.g., 7.8) Perché allora la gente dice: "Non vedo
Dio?" Perché non vedono Dio, dal momento che Dio insegna loro come
vederLo? Perché cercano d'inventarsi il loro modo di vedere? Non si può
inventare qualche modo nuovo di vedere Dio. Non è possibile. Chi cerca di
comportarsi così rimarrà sempre cieco. Attualmente i cosiddetti filosofi e
scienziati cercano di vedere Dio alla loro maniera, ma non è possibile. Bisogna
cercare di vedere Dio nel modo che Egli stesso ci suggerisce. Allora sarà
possibile vederLo. Se voglio vedere il presidente della Repubblica, potrò forse
decidere io il tempo e il modo d'incontrarlo? Se questo non è possibile, come
passiamo pretendere di essere noi a scegliere le condizioni per vedere Dio? Non
è forse cattiva volontà? Perfino un uomo comune di questo mondo che abbia una
posizione importante può essere visto solo secondo determinate condizioni:
dovrò prendere appuntamento con la sua segretaria e seguire tutte le altre
istruzioni. Ma sebbene Dio sia infinitamente piú grande degli uomini comuni, i
mascalzoni sostengono che è possibile vedere Dio a modo nostro. "Tutti i
metodi che potete inventare," dicono, "sono tutti autentici."
Questa è cattiva fede. II mondo è pieno di sciocchi e mascalzoni, e per questa
ragione la coscienza di Dio, la coscienza di Krsna, è diventata soltanto
un'idea vaga. Altrimenti, se vogliamo vedere Dio, se vogliamo che Egli sia
sempre presente, come desidera e chiede Kuntidevi, possiamo tenere sempre Dio
nel nostro cuore.
Dobbiamo
soltanto impegnare la mente e i sensi nella coscienza di Krsna, come faceva
Maharaja Ambarisa. Sa vai manah krsna padàravindayor vacamsi
vaikuntha-gunanuvarnan (S.B., 9.4.18). Innanzitutto dobbiamo fissare la mente sui piedi
di loto di Krsna perché la mente è il centro di tutte le attività dei sensi. Se
non ci fosse la mente nemmeno gli occhi funzionerebbero, e pur avendo orecchi
non potremmo sentire. La mente è considerata dunque l'undicesimo senso. Ci sono
dieci sensi - cinque di azione e cinque di percezione- e il centro dei sensi è
la mente. La Bhagavad-gita (3.42) dice:
indriyani parany ahur
indriyebhyah param manah
manasas tu para buddhir
yo buddheh paratas tu sah
In
questo verso Krsna spiega che sebbene noi consideriamo i sensi tanto
importanti, al di là dei sensi c'è qualcosa di superiore -la mente-, oltre la mente
c'è l'intelligenza, e oltre l'intelligenza c'è l'anima.
Come
potremmo comprendere l'esistenza dell'anima se non possiamo comprendere nemmeno
i movimenti psicologici della mente? Al di là della mente c'è l'intelligenza, e
la speculazione ci può permettere tutt'al piú di raggiungere il livello
intellettuale; ma per comprendere l'anima e Dio bisogna superare il livello
intellettuale. È possibile comprendere qualsiasi cosa, ma dobbiamo ottenere
questa conoscenza dalla fonte giusta. Per questo i Veda insegnano:
tad-vijnànàrtham sa gurum evàbhigacchet
samit panih srotriyam brahma-nistham
"Chi
desidera seriamente affrontare gli argomenti soprannaturali, trascendentali,
deve avvicinare un maestro spirituale autentico." (Mundaka Up. 1.2.12)
CAPITOLO 23
La
prosperità naturale
ime jana-padah svrddhah
supakkausadhi-virudhah
vanadri-nady-udanvanto
hy edhante tava viksitaih
"Tutte
queste città e villaggi sono fiorenti sotto ogni aspetto: erbe e cereali
crescono in abbondanza, gli alberi sono carichi di frutti, i fiumi scorrono, le
colline sono piene di minerali e gli oceani di ricchezze. E solo il Tuo sguardo
è la causa di tutte queste meraviglie."
-Srimad-Bhagavatam 1.8.40
La
prosperità umana è dovuta ai doni della natura, e non a gigantesche imprese industriali.
I grandi impianti industriali sono i prodotti di una civiltà senza Dio e
causano la distruzione delle piú nobili finalità della vita umana. Quanto piú
continuiamo a incrementare le industrie che sono fonte di tanti problemi per
strizzare l'energia vitale dall'essere umano, tanto piú la gente sarà
insoddisfatta e irrequieta, anche se un ristretto numero di persone gode a
profusione di ogni lusso, reso possibile dallo sfruttamento.
I
doni della natura, come i cereali, le verdure, la frutta, i fiumi, le colline
ricche di gemme e minerali, e i mari pieni di perle, sono forniti per ordine
del Supremo; secondo il Suo desiderio la natura materiale produce tutto ciò in
abbondanza, o limita questa profusione. La legge della natura vuole che gli
esseri umani traggano beneficio da questi doni divini e prosperino in modo
soddisfacente con essi, senza essere sedotti dal desiderio di sfruttamento che
consiste nel dominare la natura materiale. Quanto piú cerchiamo di sfruttare la
natura materiale secondo i nostri capricciosi desideri di piacere, tanto piú
saremo intrappolati dalle reazioni del nostro tentativo di sfruttamento. Quando
abbiamo una sufficiente quantità di cereali, di frutta, di erbe e verdure, che
bisogno c'è di tenere aperti i mattatoi e di uccidere i poveri animali? Un uomo
non ha bisogno di uccidere animali, se ha cereali c verdure a sufficienza per
sfamarsi. Le acque dei fiumi fertilizzano i campi e c'è piú terra di quanto ci
serva. Le colline producono i
minerali e l'oceano le gemme preziose.
Se la civiltà umana ha cereali, minerali, gemme, acqua, il latte e gli altri
prodotti necessari in quantità sufficiente, perché dovremmo aspirare a
costruire terrificanti imprese industriali al prezzo delle dure fatiche di
alcuni sfortunati? Ma tutti questi doni della natura dipendono dalla
misericordia del Signore. Ciò che dobbiamo fare quindi è obbedire alle leggi
del Signore e raggiungere la perfezione della vita umana mediante il servizio
devozionale. Le indicazioni di Kuntidevi sono molto precise a questo riguardo.
Ella desidera che la misericordia di Dio scenda su di loro, in modo che per la
Sua grazia la prosperità naturale sia mantenuta.
Kuntidevi
dice che i cereali sono abbondanti, gli alberi pieni di frutti, i fiumi
scorrono tranquillamente, le colline sono piene di minerali e gli oceani pieni
di ricchezze, ma non parla di fiorenti industrie o mattatoi ben organizzati,
perché si tratta di cose assurde che l'uomo ha sviluppato al solo fine di
creare problemi.
Se
dipendiamo da ciò che Dio ha creato, non ci saranno crisi e scarsità, ma solo
ananda, felicità. La creazione di Dio produce cereali e vegetali a sufficienza,
e mentre noi mangiamo cereali e frutta, gli animali, come le mucche, mangiano
l'erba. I tori ci aiuteranno a produrre i cereali, e si accontenteranno di ciò
che noi gettiamo via. Se mangiamo la frutta e buttiamo le bucce, gli animali
saranno soddisfatti delle bucce. In questo modo, con Krsna al centro, ci potrà
essere piena collaborazione tra alberi, animali, esseri umani e tutti gli altri
esseri. Questa è la civiltà vedica, una civiltà di coscienza di Krsna.
Kuntidevi
prega il Signore: "Questa prosperità è dovuta al Tuo sguardo." Quando
andiamo a sederci nel tempio di Krsna, Krsna posa il Suo sguardo su di noi e
tutto diventa bello. Quando le anime sincere cercano di diventare devoti di
Krsna, nella Sua bontà, Krsna Si presenta loro in tutta la Sua opulenza e sotto
il Suo sguardo tutti diventano belli e felici.
Similmente,
l'intera creazione materiale è dovuta allo sguardo di Krsna (sa aiksata). Nei
Veda è detto che Egli posò il Suo sguardo sulla materia, agitandola. Una donna
a contatto con un uomo è turbata, concepisce e dà, alla luce dei figli.
L'intera
creazione segue un procedimento simile. È sufficiente lo sguardo di Krsna
perché la materia si agiti, poi la materia concepisce e dà alla luce gli esseri
viventi. È solo per il Suo sguardo che vengono alla luce le piante, gli alberi,
gli animali e tutti gli altri esseri. Com'è possibile? Nessuno di noi può dire:
"Soltanto guardando mia moglie posso farle concepire un figlio," ma
ciò che è impossibile per noi é possibile per Krsna. La Brahma-samhita (5.32)
afferma, angani yasya sakalendriya-vrttimanti: ogni parte del corpo di Krsna ha
tutte le capacità delle altre parti. Con gli occhi noi possiamo soltanto
vedere, ma Krsna con un semplice Suo sguardo può fecondare. Non c'è bisogno di
rapporti sessuali, perché Krsna può fecondare con un semplice sguardo.
Nella
Bhagavad-gita (9:10) Sri Krsna dice, mayàdhyaksena prakrtih súyate
sa-caracaram: "Sotto il Mio controllo la natura materiale dà nascita a
tutti gli esseri mobili e immobili." La parola aksa significa
"occhi" perciò aksena indica che tutti gli esseri nascono a causa
dello sguardo del Signore. Ci sono due categorie di esseri viventi -gli esseri
mobili, come gli insetti, gli animali e gli esseri umani; e gli esseri
immobili, come gli alberi e le piante. In sanscrito queste due categorie di
esseri sono detti sthavara jangama, ed entrambi nascono dalla natura materiale.
Naturalmente,
ciò che proviene dalla natura materiale non è la vita, bensì il corpo. Gli
esseri individuali accettano particolari forme corporee dalla natura materiale,
proprio come un bambino riceve il corpo da sua madre. Per dieci mesi il corpo
del bambino
si
sviluppa dal sangue e dal nutrimento del corpo della madre, ma il bambino è un
essere vivente, non è materia. L'essere individuale ha preso rifugio nell'utero
della madre, e lei gli fornisce gli ingredienti per quel corpo. Questo è il
procedimento della natura. La madre può non sapere in che modo dal suo corpo é
stato creato un altro corpo, ma quando il corpo del bambino è pronto, il bimbo
nasce.
Non
è esatto dire che l'essere vivente nasce. E’ affermato nella Bhagavad-gita
(2.20), na jàyate mriyate va:' l'essere individuale non nasce, né muore. Ciò
che non nasce non può morire; la morte è destinata a ciò che è stato creato, e
ciò che non è stato creato non muore. La Gita dice, na jayate mriyate va '
kadàcit. La parola kadacit significa "in qualsiasi momento". In
realtà, non esiste un momento in cui l'essere vivente nasce. Benché possiamovedere
nascere un bambino, in realtà egli non nasce. Nityah sasvato 'yam puranah. L'essere individuale è eterno (sasvata),
sempre esistente ed è molto molto vecchio (purana). Na hanyate hanyamane
sarire: non pensate che quando il corpo è distrutta, anche l'essere vivente
vada distrutto; l'essere vivente continuerà a esistere.
Un
amico scienziato mi chiedeva: "Come si può dimostrare l'eternità?"
Krsna
dice, na hanyate hanyamane sarire: "L'anima non è uccisa quando viene
ucciso il corpo." Questa affermazione è in sé stessa una prova. Questo
genere di prova è detto sruti, cioè la prova stabilita sulla base di ciò che si
è ascoltato attraverso le parole provenienti da una catena di maestri spirituali
che discende dal Supremo. Un altro
genere. di prova é quella confermata attraverso la logica (nyaya- prasthana). Si può ottenere la conoscenza
attraverso la logica, la discussione e la ricerca filosofica. Un'altra forma di
prova è sruti, stabilita attraverso l'ascolto da parte delle autorità. Una
terza forma di prova è smrti, la prova stabilita attraverso le affermazioni che
derivano da sruti. La
Bhagavad-gita e i Purana smrti, le Upanisad sono sruti, e il Veduta è nyàya. Di
queste tre, sruti-prasthana, la testimonianza di sruti è la piú importante.
Pratyaksa,
i1 metodo che consiste nell'ottenere la conoscenza attraverso la percezione
diretta, non ha valore perché i nostri sensi sono tutti imperfetti. Tutti i
giorni, per esempio, vediamo il solé che ci appare come un piccolo disco di
pochi centimetri di
diametro,
ma in realtà il sole è centinaia di volte piú grande della Terra. Che valore ha
dunque la nostra percezione diretta, attraverso i nostri occhi? Abbiamo molti
sensi attraverso i quali possiamo sperimentare la conoscenza -occhi, orecchi,
naso e cosí via- ma poiché i sensi sono imperfetti, tutta la conoscenza che
possiamo raccogliere attraverso i sensi è a sua volta imperfetta. Poiché gli
scienziati cercano di comprendere le cose attraverso i loro sensi imperfetti,
le loro conclusioni sono sempre imperfette. Svarupa Damodara, uno scienziato
nostro discepolo, ha chiesto a un amico scienziato, sostenitore della teoria
che la vita viene dalla materia: "Se ti consegno gli elementi chimici con
cui produrre la vita, potrai farlo?" Lo scienziato ha risposto: "Non
lo so." Questa è conoscenza imperfetta. Il fatto che tu non lo sappia
dimostra che la tua conoscenza è imperfetta. Perché allora ti metti a
insegnare? Questa è una truffa. Noi sosteniamo che per diventare perfetti
bisogna imparare da chi è perfetto.
Poiché
Krsna è perfetto, noi prendiamo da Lui la nostra conoscenza. Krsna dice, na
hanyate hanyamane sarire: "L'anima non muore col corpo." Perciò la
comprensione che l'anima è eterna è perfetta.
Kuntidevi
dice, ime jana padàh svrddhah supakkausadhi-virudhah: "I cereali
abbondano, gli alberi sono carichi di frutta, i fiumi scorrono, le colline
producono minerali e l'oceano molte ricchezze." Che altro potremmo
desiderare? Le ostriche producono perle, e un tempo la gente si ornava con
perle, pietre preziose, seta, oro e argento. Dove sono oggi tutte queste
ricchezze? Col progresso della civiltà oggi tante belle ragazze non si ornano
con gioielli, con oro e perle, ma con braccialetti di plastica. Dove sono i
vantaggi dell'industria e dei mattatoi?
Per
un piano di Dio possiamo avere cereali a sufficienza, latte, frutta, verdure e
buona acqua limpida dai fiumi. Ma oggi, come ho potuto vedere di persona
durante il mio viaggio in Europa, tutti i fiumi sono inquinati. In Germania, in
Francia, e anche in Russia e in America, tutti i fiumi sono inquinati. Grazie
alle leggi della natura l'acqua dell'oceano rimane limpida, e quella stessa
acqua viene fornita ai fiumi, ma senza sale, in modo che si possa ottenere dai
fiumi acqua potabile. Questo è l'ordine della natura, e l'ordine della natura
significa ordine di Krsna. A che serve dunque costruire grandi acquedotti per
trasportare l'acqua?
La
natura ci ha già dato ogni cosa. Se vogliamo ricchezze, possiamo raccogliere perle
non c'è bisogno di diventare ricchi aprendo qualche grossa fabbrica per
produrre automobili. Questi grossi impianti industriali non hanno creato che
problemi. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è dipendere da Krsna e dalla
misericordia di Krsna perché grazie allo sguardo di Krsna (tava viksitaih),
ogni, cosa trova la sua giusta collocazione. Così ci basterà cercare lo sguardo
di Krsna e non ci saranno piú problemi di scarsità ó bisogno. Tutto sarà completo. L'idea del movimento per la coscienza di Krsna è quella di
dipendere dai doni della natura e dalla grazia di Krsna.
Poiché
si dice che la popolazione è in aumento, si cerca di ostacolare lo sviluppo
demografico con mezzi artificiali. Perché? Le api e gli uccelli si moltiplicano
e non usano contraccettivi, ma restano forse senza cibo? Abbiamo mai visto
uccelli o animali morire per mancanza di cibo? Forse in città, anche se non
succede spesso. Ma se andiamo nella giungla vedremo che elefanti, leoni, tigri e
altri animali, tutti sono robusti e in salute. Chi dà loro da mangiare? Alcuni
sono vegetariani, altri carnivori, ma nessuno di loro muore di fame.
Naturalmente,
secondo le leggi della natura la tigre, che non è vegetariana, non trova cibo
ogni giorno. Dopo tutto, chi se la sentirebbe di andare a farsi mangiare da una
tigre? Chi andrà a dire alla tigre: "Signora, io sono un filantropo e sono
venuto a portarle il cibo, perciò prenda il mio corpo." Nessuno. Per
questa ragione la tigre ha qualche difficoltà a trovare da mangìare. Quando la
tigre esce per andare a caccia, c'è un animale che la segue e lancia il grido
d'allarme, “fayo, fayo", in modo che gli altri animali sappiano che la
tigre è in giro. Così, per legge di natura, la tigre deve affrontare delle
difficoltà, eppure Krsna provvede anche a lei. Ogni settimana circa la tigre
riesce a prendere un animale, e perché non le é facile procurarsi il cibo
fresco ogni giorno terrà la carogna nascosta in qualche cespuglio e se ne
ciberà un po' per volta. Poiché la tigre
é un animale molto forte, c'è gente a cui piacerebbe diventare leone o tigre,
ma non si tratta di una buona idea, perché diventando tigri non si riuscirà a
mangiare tutti i giorni e ci si dovrà procurare il cibo con grande fatica. Un
vegetariano, invece, troverà da mangiare ogni giorno. Il cibo di un vegetariano é disponibile
dappertutto.
Oggi
in ogni città ci sono dei mattatoi, ma questo non significa che i mattatoi
possano fornire tanta carne da permettere di vivere mangiando solo carne. No,
non ce ne sarebbe mai abbastanza. Perfino, quelli che mangiano carne, insieme
con la loro "fettina" devono avere cereali, frutta e verdura. Eppure
per avere la carne uccidono un cosí grande numero di animali. Non è forse un
crimine? Se la gente commette azioni così colpevoli, come potrà essere felice?
Non bisogna commettere questa strage, ed è per questo che la gente è infelice.
Ma se una persona diventa cosciente di
Krsna
e dipende soltanto dallo sguardo di Krsna (tava viksitaih), Krsna provvederà a
tutto e non ci saranno problemi di scarsità.
Talvolta
sembra che ci sia pericolo di carestia, e talvolta invece vediamo che la
produzione di cereali e di, frutta è così abbondante da non poter essere
interamente consumata, il che vuol dire che tutto dipende dallo sguardo di
Krsna. Se vuole, Krsna può permettere di produrre grandi quantità di cereali,
di frutta e di verdura, ma se Krsna decide di tagliare i rifornimenti, a che
cosa servirà la carne? Tu puoi mangiare me e io mangiare te, ma questo non
risolverà il problema.
Per
trovare veramente la pace e la tranquillità è sufficiente disporre di latte, di
acqua e di ogni altra cosa necessaria, dobbiamo solo dipendere da Krsna. Questo è ciò che Bhaktivinoda Thakura
vuole insegnarci quando dice, marabi rakhabi-yo iccha tohara: "Mio caro
Signore, mi sottometto a Te soltanto, e dipenda da Te. Ora, se vuoi, puoi
uccidermi oppure proteggermi," E Krsna risponde, sarva-dharman parityajya
mam ekam saranam vraja: "Sì, semplicemente sottomettiti a Me." Non
dice: "Sì, dipendete da Me e anche dai vostri mattatoi e dalle vostre
fabbriche." No. Dice: "Dipendi solo da Me. Aham tvam sarva papebhyo
moksayisyami: Io ti libererò dai risultati delle tue attività illecite."
Poiché
abbiamo vissuto tanti anni senza la coscienza di Krsna, non abbiamo fatto altro
che vivere in modo colpevole, ma Krsna ci assicura che appena ci saremo
sottomessi, Egli pareggerà tutti i conti e metterà fine ai nostri peccati in
modo da permetterci di cominciare una nuova vita. Perciò al momento
dell'iniziazione diciamo ai nostri discepoli: "Ora il conto è chiuso. Non commettere piú altre attività
illecite."
Se
il santo nome di Krsna può annullare le attività illecite, non bisogna per
questo pensare che si possono ancora commettere attività colpevoli e cantare
Hare Krsna per neutralizzarle. Questa è la piú grande offesa (nàmno balad yasya
hi pàpa-buddhih). I seguaci di alcuni ordini religiosi vanno in chiesa a
confessare i loro peccati, ma poi commettono di nuovo le medesime attività
colpevoli. Che valore ha dunque la loro confessione? Una persona può
confessare: "Mio Signore, a causa della mia ignoranza ho commesso questo
peccato," ma non si può progettare di commettere altri peccati, e poi
andare in chiesa per confessarsi allo scopo di annullare i propri peccati e
poter ricominciare un'altra volta." Similmente, non bisogna approfittare
consapevolmente del canto del mantra Hare Krsna per neutralizzare le attività
colpevoli allo scopo di poter ricominciare a peccare. Dobbiamo stare molto
attenti. Prima di ricevere l'iniziazione promettiamo di non avere rapporti
sessuali illeciti, di non consumare sostanze intossicanti, di non giocare
d'azzardo e di non mangiare carne, e bisogna seguire rigidamente questi voti.
Allora saremo puliti. Chi si mantiene pulito in questo modo, e s'impegna sempre
nel servizio devozionale, coronerà di successo la sua vita e avrà tutto ciò che
gli serve.
CAPITOLO 24
Tagliare
i legami dell'affetto
atha visvesa visvatman
visva-murte svakesu me
sneha pasam imam chindhi
drdham pandusu vrsnisu
"O
Signore dell'universo, o anima dell'universo, o forma personale dell'universo, Ti prego, spezza i potenti
legami del mio affetto per i miei parenti, i Pandava e i Vrsni". -Srimad-Bhagavatam 1.8:41
Un
puro devoto del Signore si vergogna di fare qualche richiesta personale al
Signore, ma talvolta le persone di famiglia sono costrette a chiedere favori al
Signore a causa dei legami dell'affetto familiare. Srimati Kuntidevi ne era
consapevole, e per questa ragione pregò il Signore di recidere i vincoli
d'affetto che la legavano ai suoi parenti, i Pandava e i Vrsni. I Pandava sono
i suoi figli e i Vrsni appartengono alla famiglia di suo padre. Krsna aveva una
relazione con entrambe le famiglie, ed entrambe le famiglie avevano bisogno del
Signore, in quanto erano Suoi devoti e dipendevano da Lui. Srimati Kuntidevi
desiderava che Srî Krsna rimanesse con i suoi figli, i Pandava, ma in questo
modo il beneficio della presenza di Krsna sarebbe stato tolto alla famiglia di
suo padre. Questa parzialità turbava la mente di Kunti che desiderava troncare
i legami dell'affetto.
Il
puro devoto recide i legami che limitano il suo affetto alla sua sola famiglia
e allarga la sua attività di servizio devozionale a tutte le anime dimentiche.
Un comportamento esemplare fu quello dei sei Gosvami che seguirono la via di
Sri Caitanya. Tutti appartenevano alle famiglie piú ricche, colte e illuminate
dell'aristocrazia, ma per il bene della popolazione lasciarono le loro comode
case e diventarono mendicanti. Recidere tutti gli affetti familiari significa
allargare il campo d'azione. Chi non lo fa non può qualificarsi come bràhmana,
re, capo politico o devoto del Signore. Dio, la Persona Suprema, il re ideale,
lo dimostrò col Suo esempio. Sri Ramacandra troncò i legami del Suo affetto
verso la moglie amata per manifestare le qualità del perfetto re.
Personalità
come un brahmana, un devoto, un re o una guida del popolo devono avere la mente
molto ampia per compiere i loro rispettivi doveri. Srimati Kuntidevi era
consapevole di questo fatto, e sentendosi debole pregò di essere liberata da
questi legami dell'affetto familiare. Kunti si rivolge qui al Signore
chiamandoLo Signore dell'universo o Signore della mente universale, per
indicare che la Sua onnipotente abilità può spezzare lo stretto nodo
dell'affetto familiare. Vediamo dunque che qualche volta il Signore, grazie a
una speciale affinità verso un devoto debole, spezza l'affetto familiare con la
forza delle circostanze organizzate dalla Sua onnipotente energia. Cosí
facendo, mette il devoto nelle condizioni di dipendere completamente da Lui e
gli apre la strada per tornare a Dio, nella sua dimora originale.
Kunti
era figlia nella famiglia Vrsni, e moglie e madre nella famiglia dei Pandava.
Generalmente, una donna prova affetto sia per la famiglia del padre sia per la
famiglia del marito; perciò Kunti prega Krsna con queste parole: "Io sono
una donna, e generalmente le donne sono attaccate alla famiglia, perciò, Ti prego,
spezza i miei attaccamenti in modo che io possa attaccarmi esclusivamente a Te.
Senza di Te, tutte e due le mie famiglie non sono nulla. Il mio attaccamento per
queste famiglie non ha basi reali, il
vero obiettivo della mia vita consiste nell'attaccarmi a Te." Questa è
bhakti.
Bhakti
significa liberarsi dall'attaccamento a questo mondo materiale per attaccarsi
invece a Krsna. Non possiamo disfarci di ogni attaccamento perché dobbiamo
comunque essere attaccati a qualcosa, ma per ritrovare il nostro attaccamento
per Krsna o per entrare nel servizio devozionale offerto al Signore è
necessario distaccarsi dall'attaccamento materiale.
Generalmente
le persone ricorrono a Krsna affinché Egli mantenga il loro attaccamento a
questo mondo materiale. "Signore," pregano, "dacci oggi il
nostro pane quotidiano." Sano attaccati a questo mondo materiale, e per
continuare a vivere qui come desiderano, pregano di essere provvisti di beni
materiali in modo da poter mantenere il loro statu quo. Questo è l'attaccamento
materiale. Sebbene, in un certo senso, sia senz'altro positivo che la gente si
rivalga a Dio per assicurarsi una posizione materiale, questa non è la cosa
migliore. Invece di adorare Dio per aumentare la nostra opulenza nel mondo
materiale, dovremmo liberarci dell'attaccamento materiale. Ai fini del bhakti
yoga. dunque, dobbiamo raggiungere il distacco.
Le
nostre sofferenze sono dovute all'attaccamento. A causa del nostro attaccamento
alla materia desideriamo molti oggetti materiali, perciò Krsna ci dà
l'opportunità di godere di tutti i beni materiali che vogliamo. Certo, dobbiamo
meritarceli. Prima dobbiamo avere i meriti è poi potremo desiderare. Supponiamo
che io voglia diventare re. Per poterlo diventare, dovrò aver compiuta una
quantità sufficiente di attività pie.
Krsna
ci può dare tutto ciò che vogliamo, perfino mukti, la liberazione, ma la
bhakti, è un favore speciale, perché quando concede la bhakti a qualcuno, Krsna
stesso diventa proprietà del bhakta, diventa uno strumento nelle mani del Suo
devoto pur essendo il Supremo Potente. Radharani, la personificazione della
bhakti suprema, è cosi potente che ha conquistato Krsna.
Per
questa ragione i vaisnava si rifugiano
ai piedi di loto di Radharani, perché se Lei raccomanda: "Oh, questo è
proprio un bravo devoto”, Krsna deve accettarlo.
Per
diventare devoti del Signore bisogna purificarsi completamente da tutti gli
attaccamenti materiali. Questa qualificazione è detta vairagya. Dopo essere
diventato discepolo di Sri Caitanya Mahaprabhu, Sàrvabhauma Bhattacarya scrisse
cento versi in Suo onore. Tra questi, due sono riportati nella Caitanyacaritamrta.
Eccone uno:
vairagya-vidya-nija-bhakti-yoga-siksartham
ekah purusah puranah sri-krsna-caitanya-sarira-dhari _ krpambudhir yas tam aham
prapadye
"Prendo
rifugio in Dio, la Persona Suprema, Sri Krsna, che è disceso nella forma di Sri
Caitanya Mahaprabhu per insegnarci la vera conoscenza, il Suo servizio
devozionale e i1 distacco da tutto ciò che non favorisce la coscienza di Krsna.
Egli è disceso perché è un oceano di misericordia trascendentale. Mi sottometto
dunque ai Suoi piedi di loto." (C.c. Madhya, 6.254) Sarvabhauma Bhattàcàrya
offrí la sua preghiera a Dio, la Persona Suprema, che aveva preso la forma di
Caitanya Mahaprabhu al fine d'insegnare alla gente il metodo per sviluppare la
conoscenza e il distacco e diventare cosí puri devoti di Krsna.
Caitanya
Mahaprabhu aveva solo ventiquattro o venticinque anni, una moglie bella e
amabile, una madre affettuosa, eppure lasciò tutto per accettare il sannyasa,
l'ordine di rinuncia. Quando Caitanya Mahaprabhu era un grhastha, un uomo di
famiglia, era cosí rispettato che con un semplice cenno della mano poteva
raccogliere intorno a Sé migliaia di persone e organizzarle in un movimento di
disobbedienza civile. A Nadia, la città dove viveva, godeva di un'ottima
posizione, e inoltre era dotato di grande bellezza. Eppure rinunciò alla Sua
giovane, bella e fedele moglie, alla Sua affettuosa madre, alla posizione e a
tutto il resto. Questa è vairagya, rinuncia.
Se
una persona che non possiede nulla dice di aver rinunciato a ogni cosa che
valore si può attribuire alla sua rinuncia? La rinuncia ha valore soltanto se
si rinuncia a ciò che si possiede. La rinuncia di Caitanya Mahaprabhu è dunque
unica. Nessun altro avrebbe potuto abbandonare una casa cosí felice, tanti
onori, e il grande affetto della madre, della moglie, degli amici e dei
discepoli. Perfino Advaita Prabhu, che aveva l'età del padre di Caitanya
Mahaprabhu, Lo onorava del piú grande rispetto.
Tuttavia
Sri Caitanya Mahaprabhu lasciò ogni cosa. Perché? Al solo fine di darci un
insegnamento (apani acari' prabhu jivere sikhaya). Insegnò al mondo intero col
Suo esempio personale come bisogna praticare il distacco e diventare devoti di
Krsna. Perciò quando Rapa Gosvami diede le dimissioni dalla sua posizione di
ministro del governo e incontrò Caitanya Mahaprabhu a Prayaga, si gettò ai
piedi di Sri Caitanya Mahaprabhu e offrí i suoi omaggi con questa preghiera:
namo
maha-vadanyaya krsna prema pradaya te krsnaya krsna-caitanya-namne gaura-tvise
namah
"Tu
sei la persona piú magnanima," pregò, "perché distribuisci l'amore
per Krsna."
L'amore
per Krsna non è cosa facile da ottenere, perché grazie a questo amore si può
conquistare Krsna, ma Caitanya Mahaprabhu distribuí questo amore per Krsna a
qualsiasi persona, perfino ai due ubriaconi conosciuti come Jagai e Madhai.
Perciò Narottama dasa Thakura cantava:
dina-hina
yata chila hari-name uddharila,
ta'ra saksi jagài-madhai
"Caitanya
Mahaprabhu è cosí magnanimo che liberò ogni sorta di peccatori semplicemente
offrendo loro il canto del mantra Hare Krsna. Ne sono la prova Jagai e
Madhai." Naturalmente a quei tempi c'erano due soli Jagai e Madhai, ma
oggi, per la grazia di Caitanya Mahaprabhu e del metodo da Lui insegnato,
moltissimi Jagai e Madhai ottengono la liberazione. Se Caitanya Mahaprabhu è
soddisfatto, può concedere krsna prema, l'amore per Krsna, a qualsiasi persona,
indipendentemente dalla qualifica di ognuno. Se una persona sta facendo la
carità, può scegliere una persona qualsiasi per dargliela.
Senza
la misericordia di Caitanya Mahaprabhu, comprendere Krsna è molto, molto
difficile. Manusyanam sahasresu kascid yatati siddhaye (B.g., 7.3): tra molti
milioni di persone, forse una cercherà di portare a buon fine la sua vita
spirituale. Gli uomini
sono
abituati a lavorare come animali, senza sapere come raggiungere il successo
della vita umana. La nostra vita umana è coronata dal successo quando
comprendiamo Krsna; altrimenti, rimarremo al livello degli animali. Chi non è
cosciente di Krsna, chi non conosce Krsna, non è migliore di un animale.
Ma Caitanya Mahaprabhu ha fatto questa
concessione alle anime cadute di quest'era: "È sufficiente cantare il
maha-mantra Hare Krsna, e sarete liberati:" Questa è la concessione
speciale di Caitanya Mahaprabhu (kirtanad eva krsnasya mukta-sangah param
vrajet -S.B., 12.3.51).
Kunti
non era una devota comune. Era entrata a far parte della famiglia di Krsna, e
per questa ragione Krsna era venuto a offrirle i Suoi rispetti. Eppure, lei Gli
disse: "Krsna, sono attaccata a due famiglie, quella di mio padre e quella
di mio marito: Ti prego, aiutami a distaccarmene!" In questo modo dimostrò
che è necessario distaccarsi dalla società, dall'amicizia e dall'amore, che
altrimenti ci ostacoleranno.
Finché
pensiamo: "Appartengo a questa famiglia," "appartengo a questa
nazione," "appartengo a questa religione," "appartengo a questa
razza," e cosí via, non c'è possibilità di diventare coscienti di Krsna.
Finché pensiamo di essere Italiani, Americani, Indiani o Africani, di
appartenere a questa o quella famiglia, di essere il padre, la madre, il marito
o la moglie di questa o quella persona, saremo attaccati a designazioni
materiali. Io sono un'anima spirituale eterna e tutti questi attaccamenti
appartengono al corpo, ma io non sono questo corpo. Questa è l'essenza della
comprensione. Se non sono questo corpo, di chi sono padre o madre? II padre
supremo e la madre suprema è Krsna. Noi possiamo soltanto recitare la parte del
padre, della madre, della sorella o del fratello, come su un palcoscenico.
Maya, la natura materiale, ci fa danzare dicendo: "Tu fai parte di questa
famiglia e di questa nazione." Perciò danziamo come scimmie ammaestrate.
Nella
Bhagavad-gita (3.27) è detto:
prakrteh kriyamanani - gunaih karmani
sarvagah ahankara-vimudhatma kartaham iti manyate
Come
questo verso indica, gli esseri individuali, essendo entrati a contatto con una
particolare influenza della natura, sono indotti dalla natura stessa a danzare
secondo questa influenza, e in conseguenza di ciò pensano: "Io sono
questo," "Io sono quello." Questa informazione contenuta nella
Bhagavad-gita è il principio di base della comprensione che ci darà la libertà.
La
conoscenza essenziale è quella che ci permette di liberarci dal concetto
dell'esistenza basato sul corpo, ma sfortunatamente gli scienziati, i filosofi,
i politici e le altre cosiddette guide confondono la gente facendo in modo che
le persone si attacchino sempre piú al corpo. È la vita umana che offre
l'opportunità di diventare coscienti di Krsna, ma questi disgraziati la
rovinano attirando la gente verso le designazioni del corpo; perciò sono i piú
grandi nemici della civiltà umana.
Il
corpo umano si ottiene dopo un'evoluzione attraverso 8.400.000 forme di vita,
dagli esseri acquatici alle piante, e poi agli alberi, agli insetti, agli
uccelli e agli altri animali. Ora la gente non sa qual é il passo successivo
nell'evoluzione, che pure è spiegato nella Bhagavad-gita (9.25). Yanti
deva-vrata devan. Il passo successiva nell'evoluzione è quello che ci porterà,
se lo vogliamo, a un sistema planetario superiore. Benché ogni notte la gente
possa vedere tutti quei pianeti e quelle stelle, non sa esattamente che cosa
siano questi sistemi planetari superiori, ma gli sastra, le Scritture vediche,
c'insegnano che i sistemi planetari superiori offrono comodità che sono di gran
lunga maggiore di quelle che il nostro pianeta può offrire. Su questo pianeta
possiamo vivere al massimo cento anni, mentre sui sistemi planetari superiori
si può vivere per un tempo tanto lungo da non poter neppure essere valutato
secondo i nostri calcoli. La vita di Brahma, che abita sul pianeta piú alto,
per esempio, è descritta nella Bhagavad-gita (8,17): sahasra yuga paryantam
ahar yad brahmana viduh. Con i nostri simboli matematici non possiamo calcolare
nemmeno dodici ore di Brahma, eppure anche Brahma deve morire. Anche se si può
disporre di una lunga durata di vita, nessuno può vivere in eterno in questo
mondo materiale, ma con un'adeguata preparazione è possibile raggiungere i
sistemi planetari superiori o anche i Pitrloka. Là potremo incontrare i nostri
antenati, se sono stati degni di raggiungere quella destinazione. Similmente,
se lo desideriamo, potremo restare su questa Terra. Oppure, yanti mad-yajino
'pi mam: chi diventa devoto di Krsna può andare da Lui.
Si
può andare all'inferno, si può andare in paradiso, e si può tornare a Dio, nella
nostra dimora originale, come preferiamo. Perciò una persona intelligente
dovrebbe pensare: "Se devo prepararmi per la prossima vita, perché non
prepararsi a tornare da Dio, nella nostra dimora originale?" Il nostro
corpo attuale finirà un giorno, e allora dovremo accettare un altro corpo. La forma
corporea che dovremo assumere è spiegata nella Bhagavadgita (14.18), Urdhvam
gacchanti sattva-sthah: coloro che sono sotto l'influsso della virtú, ed
evitano i quattro princípi dei peccato, nella vita successiva saranno su un
sistema planetario superiore. Anche se non diventa un puro devoto del Signore,
chi segue i princípi regolatori per evitare il peccato, rimarrà nella virtú, e
avrà la sua opportunità. La vita umana è destinata a questo scopo. Tuttavia, se
sprechiamo la vita comportandoci come cani e gatti col solo obiettivo di
mangiare, dormire, accoppiarci e difenderci, avremo perso la nostra
opportunità.
I
mascalzoni, comunque, non lo sanno. Non credono che ci sia una vita dopo la
morte. In Russia un professore, il professore Kotovsky, mi disse:
"Svàmijí, quando questo corpo finisce, è tutto finito." È considerato
un grande professore, eppure questa fu la sua conclusione. Questi uomini
possono atteggiarsi a scienziati e a filosofi, ma in realtà non hanno
conoscenza, e si limitano a confondere gli altri. Questo è causa dei piú grande
dolore per noi, perciò ho chiesto ai componenti del movimento per la coscienza
di Krsna di sfidare e sconfiggere questi miserabili che stanno sviando l'intera
società umana. La gente non deve considerare i devoti di Krsna come semplici
sentimentalisti. Al contrario, i devoti sono i piú grandi filosofi e i piú
grandi scienziati.
Krsna
ha due missioni: paritranaya sadhunam vinasaya ca duskrtam --dare protezione ai
sadhu, i devoti, e uccidere i demoni.
Krsna
diede protezione ai Pandava e ai Vrsni perché erano devoti, e uccise esseri
demoniaci come Kamsa, Aghasura e Bakasura. Delle due missioni, l'uccisione dei
demoni era la Sua occupazione principale. Se vediamo quanto tempo dedicava a
uccidere e quanto a proteggere, vedremo che il Suo impegno era maggiore con i
demoni. Similmente, anche coloro che sono coscienti di Krsna dovrebbero
uccidere -non con le armi, ma con la logica, con il ragionamento e con la
conoscenza. Se ci troviamo davanti a un essere demoniaco, possiamo usare la
logica e il ragionamento per recidere le sue tendenze demoniache e trasformarlo
in un devoto, una persona santa. Soprattutto in quest'era, il kali-yuga, gli
uomini versano in condizioni davvero miserabili, e l'uccisione del corpo è
troppo per loro. Dovrebbero essere uccisi con gli argomenti, con la logica e la
conoscenza spirituale scientifica.
Kunti
chiamò Krsna visvesa, il Signore dell'universo (visva significa
"universo", e isa significa "signore", o "padrone").
L'amministrazione dell'universo funziona molto bene, a suo tempo il sole sorge,
le stagioni cambiano e portano i loro frutti e i loro fiori. Non ci sono
disguidi. Tuttavia come si potrebbe avere un funzionamento cosí perfetto, se
nessuno fosse deputato al controllo? Se vediamo che qualche impresa funziona
molto bene possiamo capire subito che è guidata da un esperto direttore,
amministratore o proprietario. Similmente, se vediamo che l'amministrazione
dell'universo si svolge bene, dobbiamo pensare che dietro a tutto c'è un
operatore di prim'ordine. E chi è questa persona che controlla? È Krsna, come è
affermato nella Bhagavad-gita, mayadhyaksena prakrtih súyate sa-caracaram). È
per questo che Kunti si rivolge a Lui come visvesa, il padrone dell'universo.
La gente ha interesse per le immagini di Krsna che abbraccia Radharani, in cui
la relazione tra Radha e Krsna appare simile a quella di ragazzi e ragazze
comuni. Non cercano di comprendere Krsna. Queste immagini odiose devono essere
evitate. Krsna è il padrone supremo. Dipingiamo anche quadri che rappresentano
il controllo di Krsna sull'universo intero. Questi sono i quadri veramente
necessari, non gli altri che sono di poco valore.
Se
la forza vitale non è presente nel corpo, il corpo non può muoversi o
funzionare bene, e similmente, anche nell'universo, all'interno della
manifestazione cosmica, Krsna è presente come forza vitale -Ksirodakasayi
Visnu, il Paramatma. Per questo Kunti si rivolge a Krsna chiamandoLo visvatma,
l'Anima dell'universo. I miserabili non sanno in che modo questo mondo si muova
e come l'universo agisca, perciò dovrebbero imparare dallo Srimad-Bhagavatam.
Kuntidevi,
inoltre, si rivolge a Krsna chiamandolo visvamurti, la personalità della forma
universale. Quando Arjuna volle vedere la forma universale di Krsna, Krsna la
manifestò immediatamente. Questa è un'altra delle opulenze (vibhuti) di Krsna.
La
forma originale del Signore, però, é Krsna a due braccia, che suona il flauto.
Poiché Arjuna è un devoto e voleva vedere la forma universale, Krsna gliela
mostrò, ma quella non era la Sua vera forma. Una persona può Vestirsi da re, ma
il suo vero aspetto naturale si manifesta a casa. Similmente, la vera forma di
Krsna si vede nella Sua dimora, a Vrndavana, e tutte le altre forme sono espansioni
delle Sue parti plenarie. È affermato nella Brahma-samhita, advaitam acyutam
anadim ananta-rupam: Egli può espanderSi in milioni e milioni di forme
(ananta-rupam), ma è uno solo (advaita) e infallibile (acyuta). La Sua vera
forma, comunque, è la dvi-bhuja murali-dhara, la forma a due braccia che tiene
in mano un flauto. Per questo Kuntidevi dice: "Tu hai la Tua forma
universale, ma la Tua vera forma è quella in cui Ti vedo ora dinanzi a
me."
Kuntidevi
prega: "Per favore, spezza i vincoli d'affetto che mi legano ai miei
parenti." Noi pensiamo: "Questo è mio, quello è mio," ma si
tratta di moha, d'illusione (janasya moho 'yam,aham mameti). Come nasce questa
illusione? Comincia con l'attrazione naturale tra uomo e donna. Il maschio
cerca la femmina e la femmina cerca il maschio. Questo non accade solo tra
gli esseri umani, ma anche tra gli
uccelli e gli altri animali. E’ l'inizio dell'attaccamento materiale. Quando un
uomo trova una donna ed essi si uniscono, questo attaccamento si approfondisce
ancora di piú (tayor mitho hrdaya-granthim ahuh). Ora, quando l'attaccamento è
arrivato a un certo punto, l'uomo e la donna cercano un appartamento in cui
vivere insieme, e poi, naturalmente, l'uomo avrà bisogno di guadagnare del
denaro. Quando si sono ben sistemati, avranno dei bambini e degli amici che
vengono ad elogiarli: "Ah, che bella casa avete e che bei bambini."
In questo modo, gli attaccamenti crescono.
L'educazione
di uno studente deve quindi cominciare dal brahmacarya che significa libertà
dall'attaccamento sessuale. Se gli è possibile, dovrebbe cercare di evitare
tutte queste assurdità. Altrimenti può sposarsi, e in seguito, dopo qualche
tempo, può entrare nel vanaprastha, la vita ritirata. A quel punto si pensa:
"Ora
che ho goduto di questo attaccamento, lascerò la casa." Allora l'uomo
viaggia in tutti i luoghi di pellegrinaggio per raggiungere il distacco e la
moglie lo accompagna per assisterlo. Dopo due, o tre mesi torna a casa per
Vedere se i suoi figli si comportano bene, e riparte di nuovo. Questo è
l'inizio del distacco. Quando il distacco è completo, l'uomo dice alla moglie:
"Vai a vivere con i tuoi figli, e io accetterò il sannyàsi, l'ordine di
rinuncia della vita." Questo è il distacco finale. Tutto il sistema di
vita vedico mira al distacco, e per questa ragione Kuntidevi prega: "Per
favore, aiutami a distaccarmi da questa attrazione per la famiglia."
Questo è l'insegnamento di Kuntidevi.
CAPITOLO 25
La
pura devozione
tvayi me 'nanya-visaya
matir madhu pate 'sakrt
ratim udvahatad addha
gangevaugham udanvati
"O
Signore di Madhu, fa che la mia attenzione sia sempre rivolta verso di Te e
nessun altro, come senza ostacoli il Gange scorre continuamente verso
l'oceano."
-Srimad-Bhagavatam 1.8.42
La
perfezione del puro servizio devozionale si raggiunge quando tutta l'attenzione
è rivolta al trascendentale servizio d'amore al Signore. Spezzare i legami di
ogni altro affetto non significa negare completamente i sentimenti piú nobili,
come l'affetto per qualcuno. Non sarebbe possibile. Un essere vivente,
qualsiasi esso sia, deve provare affetto verso altre persone perché questo é un
sintomo della vita. I sintomi della vita, come il desiderio, la collera, le
aspirazioni e i sentimenti non possono essere annientati. Bisogna cambiare
soltanto l'obiettivo. Non si può negare il desiderio, ma nel servizio
devozionale il desiderio che prima mirava alla gratificazione dei sensi, si
trasforma nel desiderio di servire il Signore. Il cosiddetto affetto per la
famiglia, per la società, per la nazione e cosí via, sono soltanto le fasi
differenti della soddisfazione dei sensi. Quando questo desiderio viene
trasformato in vista della soddisfazione del Signore, allora è chiamato
servizio devozionale.
Nella
Bhagavad-gita vediamo che Arjuna non desiderava combattere contro i suoi
fratelli e parenti soltanto per soddisfare i propri desideri materiali.
Tuttavia, dopo aver ascoltato gli insegnamenti del Signore, la Srimad
Bhagavad-gita, tornò sulla sua decisione e serví il Signore. A causa di ciò
diventò un famoso devoto del Signore, perché in tutte le Scritture è dichiarato
che Arjuna raggiunse la perfezione grazie al servizio devozionale offerto al
Signore in un sentimento di amicizia. C'era la battaglia e c'era l'amicizia,
c'era Arjuna e c'era Krsna, ma Arjuna diventò un'altra persona grazie al
servizio devozionale. Anche le preghiere di Kunti indicano lo stesso
cambiamento radicale delle attività. Srimati Kunti voleva servire il Signore
senza deviare, e questa era la sua preghiera. Questa devozione incontaminata è
la mèta finale della vita. Generalmente, la nostra attenzione viene deviata
verso il servizio reso a qualcosa di non divino o che non rientra nei piani del
Signore. Quando i nostri piani si trasformano in servizio reso al Signore, cioè
quando i sensi si sono purificati in relazione al servizio del Signore, si ha
il puro e incontaminato servizio di devozione. Srimati Kuntidevi voleva questa
perfezione e pregava il Signore di concedergliela.
L'affetto
di Kunti per i Pandava e i Vrsni non era estraneo all'ambito del servizio
devozionale perché il servizio offerto ai devoti non è differente dal servizio
offerto al Signore. Talvolta il servizio al devoto è ancora piú prezioso del
servizio al Signore. Qui però l'affetto di Kuntidevi per i Pandava e per i
Vrsni era dovuto ai legami familiari. Questo legame affettivo basato sulle
relazioni materiali è un legame di maya perché le relazioni del corpo e della
mente sono dovute all'influsso dell'energia esterna. Le relazioni dell'anima,
stabilite in relazione all'Anima Suprema, sono vere relazioni. Quando Kuntidevi
desiderava spezzare i legami con la famiglia, erano i legami della carne che
voleva spezzare. I legami della carne sono la causa dei legami alla materia,
mentre le relazioni dell'anima sono causa di libertà. Questa relazione tra
anima e anima può essere stabilita attraverso la relazione con l'Anima Suprema.
Vedere al buio significa non vedere, mentre vedere alla luce dei sole significa
vedere il sole e tutta il resto che non poteva essere visto nelle tenebre. Questa
è la via del servizio devozionale.
Nel
verso precedente dello Srimad-Bhagavatam la regina Kunti pregava il Signore di
acconsentire a spezzare i suoi legami con i parenti, le famiglie Pandava e
Vrsni ma lasciare l'attrazione per le cose materiali non è sufficiente. I
filosofi mayavadi dicono, brahma satyam jagan mithya, "Questo mondo è falso e Brahman [lo
spirito] è verità:" Noi ammettiamo questa asserzione, ma la definiamo
qualitativamente. In quanto esseri viventi, vogliamo il piacere. Piacere significa
varietà. Non è passibile godere di qualcosa senza varietà. Perché Dio ha creato
tanti colori e tante forme? Per dare origine al piacere che deriva dalla
varietà, in quanto la varietà è 1a madre del piacere.
I
filosofi mayavadi, gli impersonalisti, vogliono negare questa varietà, ma quale
é il risultato? Poiché non s'impegnano nel servizio di devozione, non fanno che
sobbarcarsi a inutili fatiche e austerità senza ottenere alcun risultato
permanente. Lo spiega una preghiera dello Srimad-Bhagavatam (10.2.32):
ye
'nye 'ravindaksa vimukta-maninas tvayy asta-bhàvàd avisuddha-buddhayah aruhya
krecchrena paraM padam tatah patanty adho 'nàdrta-yusmad-anghrayah
"O
Signore dagli occhi di loto, coloro che pensano di essere liberati in questa
vita, ma non Ti offrono un servizio devozionale, devono avere un'intelligenza
impura. Sebbene accettino grandi austerità e penitenze e si elevino alla
posizione spirituale, alla realizzazione impersonale del Brahman, devono
ricadere perché trascurano di adorare i Tuoi piedi di loto."
La
forma di vita umana è destinata a ristabilire la nostra relazione con Dio e ad
agire secondo questa relazione. Perfino nelle relazioni ordinarie un uomo
d'affari che intenda avere rapporti di lavoro con altri deve prima cercare di
stabilire una relazione, e solo in' seguito le transazioni potranno aver luogo.
Similmente, marito e moglie stabiliscono una relazione col matrimonio e poi
vivono insieme. Analogamente, la vita umana è fatta per ristabilire la nostra
relazione con Dio. Mondo materiale significa dimenticare questa relazione. Non
c'è coscienza di Krsna nel mondo materiale, perché appena la coscienza di Krsna
è presente, non appena si agisce in relazione a Krsna, non c'è piú mondo
materiale, ma mondo spirituale.
Come
donna, Kuntidevi aveva una relazione con due famiglie. Questi erano i suoi
attaccamenti. Pregò quindi Krsna di spezzare queste relazioni e di liberarla.
Ma dopo essere stata liberata, che cosa avrebbe dovuto fare? Questo è il
problema. Si può accettare qualche impegno e abbandonarlo a causa di qualche
inconveniente. Va bene dimettersi, ma se licenziandosi sì perde il lavoro e
non si hanno altri impegni, che senso ha ritirarsi?
Le
persone frustrate e confuse vogliono negare questo mondo materiale. Sanno
quello che non vogliono, ma non quello che vogliono. Dicono sempre "non
voglio questo." Ma che cosa vogliono? Non lo sanno.
Quello
che dovremmo volere è spiegato da Kuntidevi: "Vengano pure spezzati i miei
legami familiari, ma sia confermata la mia relazione con Te." In altre
parole, non desidera essere attratta da nient'altro che da Krsna. Questa é la
perfezione; questo è ciò che è veramente necessario.
Il
termine ananya-visaya significa ananya-bhakti, servizio devozionale libero da
deviazioni. Dobbiamo soltanto rimanere attaccati a Krsna, di giorno e di notte,
senza mai deviare. In questo modo la nostra rinuncia potrà essere perfetta. Se
pensiamo di poter essere attaccati a Krsna e alle cose materiali nello stesso
tempo, ci sbagliamo. Non si può accendere un fuoco, e nello stesso tempo
versare sul fuoco dell'acqua. Se ci proviamo, il fuoco non resisterà.
I
sannyasi mayavadi rinunciano a questo mondo (brahma satyam jagan mithya). È
molto bello predicare la rinuncia a questo mondo, ma insieme dobbiamo anche
essere attratti da qualcosa, altrimenti la nostra rinuncia non resisterà a
lungo. Vediamo molti sannyasi mayàvadi che dicono brahma satyam jagan mithya,
ma dopo aver accettato il sannyasa tornano nel mondo materiale per aprire
ospedali e fondare istituzioni filantropiche. Perché? Se hanno lasciato questo
mondo considerandolo mithya, falso, perché tornano a occuparsi di politica, di
filantropia e sociologia? Accadrà certamente cosí perché noi, esseri viventi,
siamo attivi. Se a causa della frustrazione cerchiamo di diventare inattivi,
falliremo. Dobbiamo per forza impegnarci nell'attività.
L'attività
suprema, l'attività del Brahman (dello spirito), è il servizio devozionale.
Sfortunatamente i màyàvàdi non lo sanno. Essi pensano che il mondo spirituale
sia vuoto. Il mondo spirituale è invece esattamente come il mondo materiale,
per quanto riguarda la varietà. Anche nel mondo spirituale esistono case,
alberi, strade, carri, tutto, ma senza l'intossicazione della materia. È
descritto nella Brahma-samhita (5.29):
cintamani prakara-sadmasu kalpa-vrksalaksavrtesu
surabhir abhipalayantam laksmi-sahasra-sata-sambhrama-sevyamanam govindam
adi-purusam tam aham bhajami
"Adoro
Govinda, il Signore primordiale, il primo progenitore, che porta al pascolo le
mucche e soddisfa tutti i desideri in dimore fatte di gemme spirituali,
circondate da milioni di alberi dei desideri, ed è sempre servito con affetto e
venerazione da centinaia e migliaia di dee della fortuna o di gopi."
Nel
mondo spirituale ci sono alberi kalpa-vrksa che ci offrono qualunque genere di
frutti noi desideriamo. Nel mondo materiale un albero di mango non può dare
uva, né una vite può produrre manghi. Nel mondo spirituale, invece, se
raccogliamo un mango da un albero, e simultaneamente desideriamo dell'uva,
l'albero ce la darà. Questo è un "albero dei desideri". Sono queste
le realtà del mando spirituale.
In
questo mondo materiale abbiamo bisogno della luce del sole e della luna, ma nel
mondo spirituale non c'è bisogno di sole o di luna, perché tutto e tutti sono
splendenti. Nella krsna-lila, Krsna rubava il burro e le amiche di madre Yasoda
che abitavano nel vicinato se ne lamentavano. In realtà non erano davvero
dispiaciute, ma gustavano profondamente la bellezza di Krsna e i Suoi scherzi.
Dicevano a madre Yasoda: "Tuo figlio viene a casa nostra a rubare il
burro. Cerchiamo di nascondere al buio le nostre provviste, in modo che non
possa vederle, ma in un modo o nell'altro le trova sempre. Forse dovresti
levarGli i gioielli che indossa, perché pensiamo che la luce dei Suoi gioielli
Lo aiuti a trovare i vasi del burro." Madre Yasoda rispondeva: "Sí,
Gli leverò tutti i gioielli." Ma le vicine subito replicavano: "No,
no, sarebbe inutile. In un modo o nell'altro questo ragazzo è dotato di una radiosità
che emana dal Suo corpo. Potrebbe trovare il burro anche senza
ornamenti,." Il corpo trascendentale è quindi luminoso."
E'
in virtú della radiosità trascendentale del corpo di Krsna che esiste la luce.
Ogni luce che vediamo è solo presa a prestito dalla radiosità di Krsna. E’
affermato nella Brahma-samhita (5.40):
yasya
prabha prabhavato jagadanda-koti-kotisv esesa-vasudhadi-vibhuti-bhinnam tad
brahma niskalam anantam asesa-bhutam govindam adi purusam tam aham bhajami
"Nei
milioni e milioni di universi ci sono innumerevoli pianeti e ognuno di essi,
per sua natura, è differente dagli altri. Tutti questi pianeti sono situati
nella radiosità spirituale detta brahmajyoti. Il brahrnajyoti è la radiosità
del corpo di Dio, la Persona Suprema, che io adoro."
La
radiosità dei corpo di Krsna genera milioni di universi. In questo sistema
solare il sole produce molti pianeti, e grazie ai raggi del sole c'è il calore
e le stagioni cambiano. Grazie al sole esistono gli alberi, le foglie verdi, la
frutta e i fiori. Similmente tutto ciò che vediamo nella creazione è dovuto
alla radiosità del corpo di Krsna.
I
mayavadi vedono sola la radiosità, che è impersonale. Non riescono a vedere
nient'altro. Possiamo vedere un aeroplano salire nel cielo, ma dopo qualche
istante esso esce dal nostro raggio visivo e sparisce nel sole abbagliante.
L'aeroplano esiste ancora, ma noi non possiamo vederla. Similmente, se
cerchiamo di vedere la radiosità del brahmajyoti, non riusciamo a vedere piú
niente. Perciò in uno dei mantra della Isopanisad si chiede al Signore di
ritrarre la Sua radiosità, in modo da poterLo contemplare.
I
filosofi mayavadi non sono in grado di vedere le attività personali di Krsna,
né il pianeta dove Krsna agisce personalmente. Il Bhàgavatam afferma, aruhya
krcchrena param padam tatah patanty adho 'nadrta- yusmad anghrayah: poiché non
vedono i
piedi
di loto di Krsna, sono costretti a tornare in questo mondo materiale nonostante
tutte le loro grandi austerità e penitenze. La rinuncia in sé non ci può dunque
essere d'aiuto. Possiamo rinunciare artificialmente, ma poi cercheremo di nuovo
il piacere. Questa rinuncia e questa ricerca del piacere sono simili a un
pendolo che oscilla qua e là. Ora di qua, e scegliamo una falsa rinuncia, ora
di là, e inseguiremo il piacere. Tuttavia, il rimedio c'è. Se vogliamo davvero
distaccarci da questo mondo materiale, dobbiamo rendere piú intenso il nostro
attaccamento per la coscienza di Krsna. La sola rinuncia non ci può aiutare.
Per questa ragione Kuntidevi prega, tvayi me 'nanya-visaya. Prega che la sua
attenzione sia costantemente trascinata verso Kr a, senza mai deviare in cerca
di nient'altro. Questa è bhakti, puro servizio devozionale perché, come spiega
Rupa Gosvami, il servizio devozionale dev'essere puro (anyabhilasita-sunyam
jnàna-karmady-anàvrtam).
In
questo mondo materiale esistono jnani e karmi. I karmi sono sciocchi che
lavorano molto duramente senza necessità, mentre i jnani sono persone un po'
piú elevate che pensano: "Perché lavorare tanto duramente? Ci sono tante
cose che non sono necessarie. Perché accumulare tanto denaro e cibo, e tanto
falso prestigio?" Cosí pensano i jnàni. Il bhakta, comunque, supera il
karmi e il jnàni. Il karmi ha molti desideri, e il jnàni cerca. di liberarsi da
ogni desiderio, ma liberarsi dal desiderio è possibile soltanto quando desideriamo
servire Krsna. Altrimenti non è possibile liberarsi dal desiderio.
Jnàna-karmady-anàvrtam. Come bhakta, non dovremmo avere desideri di jnana e
karma. Dovremmo essere liberi da ogni attaccamento per le cose materiali, ma
dobbiamo essere attaccati a Krsna. In questo modo il nostro distacco può essere
duraturo.
Dobbiamo
coltivare la coscienza di Krsna in modo favorevole (anukúlyena krsnanusilanam).
Questo significa pensare al modo di soddisfare Krsna. Dobbiamo sempre pensare a
Krsna, proprio come le gopi. La coscienza di Krsna delle gopi era perfetta,
perché esse non desideravano nient'altro che la soddisfazione di Krsna. Questa
è perfezione. Caitanya Mahaprabhu raccomandava dunque, ramya kacid upasana
vraja-vadhú-vargena ya kalpita: non c'è metodo migliore di adorare Dio, la
Persona Suprema, che quello delle gopi,
Le
gopi non desideravano altro che soddisfare Krsna. Tutte le gopi cercavano di
soddisfaLo, anche le gopi piú anziane, Yasoda e le sue amiche, e così anche i
pastori anziani, come Nanda Maharaja e i suoi compagni. Anche i ragazzi e le ragazze di Vrndavana,
che avevano 1a stessa età di Krsna, cercavano di soddisfarLo. Tutti cercavano
di soddisfare Krsna, perfino le mucche, i fiori, i frutti e l'acqua di
Vrndavana, perché a Vrndavana tutto è spirituale; niente è materiale.
Dovremmo
comprendere la differenza tra ciò che è spirituale è ciò che è materiale. Ciò
che è materiale non manifesta i sintomi della vita, mentre ciò che è spirituale
ne ha tutte le caratteristiche. Sia gli alberi del mondo spirituale sia quelli
del mondo materiale sono esseri viventi, ma qui gli alberi non manifestano i
segni della vita. L'essere umano è un essere vivente, e anche i devoti nel
mondo spirituale sono esseri viventi, ma negli esseri umani che non sono
coscienti di Krsna non si manifestano î veri sintomi della vita.
In
realtà, non esiste altra coscienza all'infuori della coscienza di Krsna, e
questa coscienza è spirituale. Perciò, anche in questo mondo materiale, se
accresciamo la nostra coscienza di Krsna vivremo nel mondo spirituale. Se
viviamo nel tempio, viviamo nel mondo spirituale, perché nel tempio non si fa
nient'altro che coltivare la coscienza di Krsna. Sono tante le cose da fare per
Krsna.
Coloro
che seguono rigidamente le regole della coscienza di Krsna vivono davvero nel
mondo spirituale, non nel mondo materiale. Passiamo pensare di vivere a New
York, a Los Angeles, o in qualche altro luogo, ma in realtà stiamo vivendo a
Vaikuntha.
È
solo una questione di coscienza. Un insetto può posarsi sulla stesso seggio del
maestro spirituale, ma poiché il maestro spirituale ha una coscienza evoluta e
l'insetto no, essi sono differenti. Possono trovarsi sullo stesso seggio, ma
l'insetto rimane quello che è, e il maestro spirituale rimane maestro
spirituale. La posizione nello spazio può rimanere la medesima, proprio come
noi rimaniamo nel mondo materiale o nel mondo spirituale, ma se la nostra
coscienza di Krsna è forte, non siamo nel mondo materiale.
Perciò
la rinuncia in sé, il semplice atto di abbandonare le cose di questo mondo, non
é sufficiente. La rinuncia può essere di aiuto, ma non è assoluta. Solo quando
saremo attaccati a Krsna la nostra rinuncia diventerà perfetta. Quanto piú
saremo attaccati a Krsna, tanto piú il nostro attaccamento per il mondo
materiale diminuirà. L'attaccamento per Krsna e quello per il mondo materiale
non possono mai andare di pari passò. Se una donna è attaccata a due uomini -il
marito e l'amante- non potrà mantenere il suo attaccamento per entrambi. Sarà
piuttosto il suo attaccamento per l'amante a crescere. Benché continui a
lavorare con grande diligenza nella casa di suo marito, i suoi pensieri
saranno sempre con l'amante: "Quando potrò incontrarlo?" Nello stesso
modo, se aumentiamo il nostro attaccamento per Krsna, il distacco, ossia la rinuncia
a questo mondo materiale seguirà automaticamente (bhaktih paresanu-bhavo
viraktir anyatra ca, S.B., 11.2.42).
Kuntidevi
prega quindi Krsna di accordarle la Sua misericordia in modo che il suo
attaccamento per Lui cresca. Non è possibile che il nostro attaccamento per
Krsna si sviluppi senza la Sua misericordia. Non possiamo diventare devoti
senza la misericordia di Krsna; dobbiamo quindi soltanto servire Krsna perché
col nostro servizio potremo soddisfarLo.
Krsna
non ha bisogno del servizio di nessuno perché è perfetto in Sé stesso, ma se
noi Lo serviamo con la massima sincerità e generosità allora, per la Sua
misericordia, potremo avanzare. Sevonmukhe hi jihvadau svayam eva sphuraty
adah. Dio Si rivelerà a noi. Non possiamo vedere Dio con i nostri occhi
materiali ottusi: come possiamo dunque vederLo? Premànjana-cchuritabhakti-vilocanena/
santah sadaiva hrdayesu vilokayanti (Brahmasamhita 5.38): Dobbiamo ungere i
nostri occhi col balsamo dell'amore; allora Krsna Si rivelerà a noi. Krsna
verrà personalmente da noi.
Mentre
Dhruva Maharaja era impegnato nell'austerità e meditava sulla forma di Visnu
nel cuore, improvvisamente la forma di Visnu scomparve e la sua meditazione
s'interruppe. Tuttavia, nell'aprire gli occhi, Dhruva Maharaja vide subito Visnu
davanti a sé. Come Dhruva Maharaja anche noi dobbiamo sempre pensare a Krsna, e
quando raggiungeremo la perfezione potremo vedere Krsna in persona. Questo è il
metodo. Non dovremmo avere troppa fretta. Dobbiamo aspettare che i tempi siano
maturi. Naturalmente, è bene desiderare ardentemente di vedere Krsna, ma non
dobbiamo scoraggiarci se non Lo vediamo subito. Se una donna si sposa e vuole
avere subito un figlio rimarrà delusa. Non è possibile avere il figlio subito.
Dovrà aspettare. Nello stesso modo, anche noi non dobbiamo aspettarci di vedere
Krsna immediatamente solo perché ci siamo impegnati nella coscienza di Krsna.
Dobbiamo avere fiducia che un giorno potremo vederLo. Dobbiamo avere ferma fede
che il nostro impegna nella coscienza di Krsna ci permetterà di vedere Krsna
personalmente. Non dobbiamo lasciarci prendere dallo sconforto. Dovremmo
soltanto continuare le nostre attività coscienti di Krsna pensando che verrà il
momento in cui potremo vedere Krsna di fronte a noi, proprio come lo vedeva Kuntidevi.
Non c'è dubbio.
Nella
Bhagavad-gita è affermato che una persona impegnata stabilmente nel servizio
offerto a Krsna dev'essere considerata santa, anche se talvolta il suo
comportamento non è dei migliori. Talvolta, i devoti americani o europei possono
essere criticati perché commettono errori e non riescono a seguire il metodo di
adorazione della Divinità che si pratica in India, eppure, secondo la
Bhagavad-gita, devono essere considerati santi. Dobbiamo fissare con serietà e
sincerità la monte sul servizio di Krsna e allora, anche se c'è qualche errore,
Krsna ci perdonerà. Rupa Gosvami dice, tasmat kenapy upayena manah krsne
nivesayet: dobbiamo prima fissare la
mente su Krsna, e avremo come risultato l'abilità per seguire tutte le altre
regole. All'inizio dovremmo fare del nostro meglio per fissare la nostra mente
sui piedi di loto di Krsna e in seguito ogni altra casa diventerà
automaticamente perfetta.
Kuntidevi
si rivolge a Krsna chiamandoLo Madhupati. Krsna ha migliaia di nomi, e il nome
Madhupati indica che Egli uccise il demone Madhu. La coscienza di Krsna è
paragonata a un fiume, ma non a un fiume comune. È simile al Gange, che è
estremamente puro ed è collegato direttamente con Krsna. Kuntidevi prega che la
sua attrazione fluisca incessante verso i piedi di loto di Krsna, proprio come
il fiume Gange scorre verso il mare. Questa è definita ananya-bhakti, devozione
incontaminata. Kuntidevi prega che la sua attrazione per Krsna scorra
liberamente senza trovare ostacoli.
CAPITOLO 26
Il
fascino delle glorie di Krsna
sri-krsna krsna-sakha
vrsny-rsabhavani-dhrug-
rajanya-vamsa-dahananapavarga-virya
govinda go-dvija-surarti-haravatara
yogeasvarakhila-guro bhagavan namas te
"O
Krsna, amico di Arjuna, sovrano tra i discendenti di Vrsni, Tu distruggi tutte le
dinastie ribelli che turbano la Terra, ma il Tuo potere non s'indebolisce mai.
Proprietario del regno trascendentale, Tu discendi in questo mondo per
alleviare le mucche, i brahmana e i devoti dalle loro sofferenze. Maestro di
tutti i poteri mistici e precettore dell'universo intero, Tu sei Dio,
l'Onnipotente. Ti offro il mio rispettoso omaggio."
-Srìmad-Bhagavatam 1.8.43
Srimati
Kuntidevi descrive qui in modo molto conciso la Persona del Signore Supremo,
Sri Krsna. Il Signore onnipotente ha la Sua dimora eterna e trascendentale,
dove porta al pascolo le mucche surabhi ed è servito da centinaia di migliaia
di dee della fortuna. Egli scende nel mondo materiale per richiamare i Suoi
devoti e annientare gli elementi di disturbo, rappresentati da gruppi di
partiti politici e re che dovrebbero avere la responsabilità
dell'amministrazione dello Stato. Egli crea, mantiene e distrugge attraversa le
Sue illimitate energie, eppure è sempre dotato di ogni potenza e il Suo valore
non diminuisce mai. Le mucche, i brahmana e i devoti del Signore sono tutti
oggetto della Sua speciale attenzione, perché essi costituiscono un fattore
molto importante per quanto riguarda il benessere generale di tutti gli esseri
viventi.
Kunti
si rivolge a Krsna chiamandoLo krsna-sakha, perché sa che Arjuna (conosciuto
anche come Krsna), pur essendo suo figlio e quindi a lei subordinato, ha una
relazione con Krsna piú profonda della sua. Poiché Krsna è anche un nome di
Draupadi, l'espressione krsna-sakha indica anche la relazione di Krsna con
Draupadi, che fu da Lui salvata al tempo dell'insulto di Duryodhana e Karna che
volevano spogliarla. Kunti chiamò Krsna vrsni-rsaba, il figlio della dinastia
di Vrsni. Fu proprio l'apparizione di Krsna che rese famosa 1a dinastia Vrsni,
come la Malesia e le colline di Malaya devono la loro fama al legno di sandalo
che vi è prodotto.
Kuntidevi,
inoltre, definisce Sri Krsna il distruttore dei partiti politici o delle
dinastie regali che disturbano la Terra. In ogni monarchia il sovrano è onorato
con grande sfarzo. Perché mai? Il re è un essere umano come gli altri cittadini
dello Stato, e allora perché gli si tributano tanti onori? La risposta è che al
re, come al maestro spirituale, è riservato il compito di rappresentare Dio.
Nelle Scritture vediche è affermato, acaryam mam vijaniyan navamanyeta karhicit
(S.B., 11.17.27): il maestro spirituale non dev'essere considerato un essere
umano comune. Similmente, anche un re o un presidente non è trattato come un
comune essere umano.
Nella
lingua sanscrita il re è detto anche naradeva, che significa "Dio in forma
umana," i suoi doveri corrispondono a quelli di Krsna. Come Dio è l'essere
supremo dell'universo e mantiene tutti gli altri esseri, cosí il re è il
cittadino supremo dello Stato ed è responsabile del benessere di tutti gli
altri.
Come
noi siamo tutti esseri individuali, così Krsna, Dio, è un essere individuale.
Krsna non è impersonale. Poiché siamo tutti persone individuali, ma siamo
limitati nella nostra conoscenza e opulenza, gli impersonalisti non possono
concepire l'idea che i1 Supremo, la causa originale e illimitata di ogni cosa,
sia anch'Egli una persona. Poiché noi siamo limitati e Dio è illimitato, i mayavadi,
gli impersonalisti, a causa della loro scarsa conoscenza pensano che Dio debba
essere impersonale. Servendosi di un paragone materiale, dicono che come il
cielo, che pensiamo illimitato, è impersonale, cosí anche Dio, che è illimitato,
dev'essere impersonale.
Tuttavia,
questi non sono gli insegnamenti dei Veda. I Veda insegnano che Dio è una
persona. Krsna è una persona, e anche noi siamo persone, ma la differenza che
ci distingue sta nel fatto che Lui dev'essere adorato, mentre noi dobbiamo
adorare. Il re e il presidente sono persone, come lo sono i loro sudditi, ma la
differenza consiste nel fatto che il capo dello Stato è una persona elevata a
cui bisogna offrire ogni rispetto.
Perché
molte persone dovrebbero onorare una persona sola? Perché questa persona
provvede alle necessità degli altri, Eko ' bahunam yo vidadhati kaman. Dio è
uno e noi siamo molti, ma Lui è adorato perché provvede a tutti. È Dio che
procura il cibo e' ogni altra cosa necessaria alla vita. Noi abbiamo bisogno di
acqua, e Dio ha perfettamente predisposto che vi fossero oceani d'acqua, ricchi
di sale per essere conservati nel modo migliore. Poi, per soddisfare il nostro
bisogno di acqua potabile, ha fatto in modo che i raggi del sole facessero
evaporare l'acqua dell'oceano portandola in alta nel cielo, per distribuirla
poi in forma di acqua limpida e distillata.
Guardate come Dio procura tutto ciò di cui ognuno ha bisogno.
Perfino
nella nostra vita quotidiana lo Stato ha un dipartimento per il riscaldamento,
uno per l'illuminazione, per la rete idraulica, e cosí via. Perché? Perché sono
tutte facilitazioni di cui abbiamo bisogno. Ma tutte queste sono disposizioni
subordinate; la fornitura originale viene da Dio. É Dio per primo che ci
fornisce il calore, la luce e l'acqua. È Dio che provvede all'acqua piovana che
riempie i nostri pozzi e i nostri corsi d'acqua. Perciò, la fornitura originale è erogata da Dio, la Persona
Suprema.
Dio
è una persona dotata d'intelligenza che conosce il nostro bisogno di calore, di
luce, di acqua, e così via. Senz'acqua non potremmo produrre il cibo. Perfino
coloro che si nutrono di animali non possono farlo senza la disposizione di
Dio, perché anche gli animali devono poter essere nutriti con il foraggio,
prima di essere portati al mattatoio. Eppure, benché sia Dio a fornirci il
cibo, ci ribelliamo contro di Lui. La parola dhruk significa
"ribelle". Quei miserabili che si oppongono alle leggi di Dio sono
ribelli. Il re ha il dovere di agire come un rappresentante di Krsna, di Dio.
Altrimenti, che diritto avrebbe di ricevere tanti onori dai cittadini? Un tempo
in tutte le nazioni vigeva la monarchia, ma poiché, nel tentativo di usurpare
il potere di Dio e di non agire come Suoi rappresentanti, i re si ribellarono
contro Dio e violarono le Sue leggi, ora le monarchie sono prossime
all'estinzione in tutto il mondo. I sovrani consideravano il regno una loro
proprietà personale. "Ho tanti possedimenti, un regno così vasto,"
pensavano. "Io sono Dio. Sono il padrone di tutto ciò cui
sovrintendo." Ma la realtà non è questa. In realtà, ogni cosa appartiene a
Dio (isavasyam idam sarvam). Il rappresentante di Dio ha quindi il dovere di
obbedirGli in tutto, e allora la sua posizione diventerà legittima.
I
sovrani avidi ed egoisti sono simili ai falsi maestri spirituali che proclamano
di essere Dio. Poiché questi falsi maestri sono ribelli, non godono di alcuna
posizione. Il maestra spirituale non deve agire come Dio, ma come il servitore
piú intimo di Dio, e diffondere la coscienza divina, la coscienza di Krsna.
Visvanatha Cakravarti Thakura afferma, sàksad-dharitvena samasta-sastrair
uktah: tutti gli sàstra, le Scritture vediche, affermano che il maestro
spirituale dev'essere onorato quanto Dio stesso, la Persona Suprema. Perciò è
vero che il maestro spirituale equivale a Dio. Poiché è un'affermazione degli
sastra, coloro che sono avanzati nella vita spirituale accettano questa verità
(uktas tatha bhavyata eva sadbhih). Allora il maestro spirituale equivale a
Dio? Kintu prabhor yah priya eva tasya: il maestro spirituale non è Dio, ma è
il Suo rappresentante confidenziale. La distinzione è quella che separa il
sevya-bhagavan (Colui che è adorato) dal sevaka-bhagavan (colui che adora). Il
maestro spirituale è Dio, e Krsna è Dio, ma Krsna è Dio adorato, mentre il maestro
spirituale è Dio che adora.
I
mayavadi, però, non riescono a capire. Pensano: "Poiché il maestro spirituale
dev'essere considerato Dio e poiché io sono diventato maestro spirituale, io
sono diventato Dio." Questo è un atteggiamento ribelle. Coloro che hanno
ricevuto una posizione da Dio, ma vogliono usurpare il Suo potere, cosa che non
possono fare, sono sciocchi e ribelli che hanno bisogno di una punizione. Per
questa ragione Kuntidevi dice, avani-dhrugrajanya-vamsa-dahana: "Tu
discendi per uccidere tutti questi mascalzoni ribelli che reclamano la Tua
posizione." Come accade talvolta che re e possidenti subordinati a un
imperatore si ribellino e rifiutino di pagare il tributo, similmente esistono
persone ribelli che negano là supremazia di Dio e dichiarano di essere loro
stessi Dio. In questo caso, la missione di Krsna è quella di ucciderli.
Il
termine anapavarga indica che là potenza di Krsna non si deteriora mai. E’ il
contrario del termine pavarga che si riferisce alla via delle tribolazioni
materiali. Secondo la linguistica sanscrita, la parola pa-varga si riferisce
alle lettere sanscrite pa, pha, ba, bha e ma. Cosí, quando il termine pavarga è
usato per indicare la via delle tribolazioni materiali, il suo significato
dev'essere spiegato con parole che iniziano con queste lettere.
La
lettera pa sta per parisrama, che significa "fatica". In questo mondo materiale bisogna lavorare
molto duramente per mantenersi. Nella Bhagavad-gita (3.8) è detto,
sarira-yatrapi ca te na prasiddhyed akarmanah: "Senza lavorare non é
possibile neppure mantenere il proprio corpo." Krsna non consigliò mai ad
Arjuna: "Io sono tuo amico, e farò tutto Io per te. Devi solo stare seduto
e fumare la ganja." Krsna stava già compiendo ogni cosa, ma disse ad
Arjuna: "Devi combattere." Né Arjuna disse a Krsna, "Tu sei il
mio piú grande amico. È meglio che Tu combatta mentre io starò qui seduto a
fumare la ganja" – No, questa non è coscienza di Krsna. Una persona
cosciente di Krsna non dice: "Dio, per favore, pensa Tu a tutto, e
lasciami restare qui a fumare la ganja." Anzi, una persona cosciente di
Dio lavora per Dio. Tuttavia, anche se non vogliamo lavorare per Dio, dovremo
lavorare comunque, perché senza lavorare non si può neppure mantenere il
proprio corpo. Questo mondo materiale è dunque fatto per parisrama, la dura
fatica.
Perfino
un leone, che pure è il re degli animali, deve cercarsi la sua preda nella
giungla. È detto, na hi suptasya simhasya pravisanti mukhe mrgah. Il leone non
può pensare: "Io sono il re della foresta, perciò me ne starò qui a
dormire e tutti gli animali verranno a offrirsi alle mie zanne." Non è
possibile. "No, signore, anche se sei un leone, devi andare in cerca del
tuo cibo." Perfino il leone, dunque, nonostante la sua grande potenza,
deve darsi da fare e faticare per trovarsi una preda; e similmente tutti, nel
mondo materiale, devono lavorare tra grandi difficoltà per continuare a vivere.
Pa
indica dunque parisrama, fatica, e pha sta par phenila, che significa
"schiuma". Quando è stremato, il cavallo ha la schiuma alla bocca,
similmente anche gli esseri umani devono durar fatica soffrendo nello stesso
modo. Tutte queste fatiche però sono vyartha, inutili, il che è indicato dalla
lettera ba. Inoltre bha indica anche bhaya, la paura. Nonostante tutte queste
fatiche, si ha sempre paura che le cose non vadano secondo i nostri desideri.
Per sua natura il corpo implica la necessità di mangiare, di dormire, di
accoppiarsi e di aver paura (àhàra-nidra-bhaya-maithunam ca). Anche se mangiamo
bene, dobbiamo stare attenti a non sovraccaricarci per evitare un eventuale
malessere. C'è da aver paura perfino di mangiare. Mentre mangia, ogni uccellino
continua a guardarsi intorno per il timore di essere sorpreso da qualche
nemico. E per tutti gli esseri ogni cosa ha fine al momento della morte, mrtyu,
che è indicata dalla lettera ma.
Cosí,
il termine pavarga e le lettere ché lo compongono -pa, pha, ba, bha e ma-
indicano la grande fatica (parisrama), la schiuma alla bocca (phenila), la
frustrazione (vyartha), la paura (bhaya) e la morte (mrtyu). Ciò è definito
pavarga, la via della sofferenza materiale. Àpavarga indica invece proprio il
contrario -i1 mondo spirituale, dove non esiste fatica, sfinimento,
frustrazione, paura o morte. Krsna è dunque conosciuto come anapavarga-virya,
perché Egli indica il sentiero che conduce al mondo spirituale.
Perché
dobbiamo soffrire a causa di queste cinque forme di sofferenza? Perché abbiamo
un corpo materiale. Non appena si accetta un corpo materiale -che sia quello di
un capo di Stato o di un uomo comune, di un essere celeste o di un uomo, di un
insetto o di Brahma- bisogna subire queste tribolazioni. Questa è l'esistenza
materiale. Krsna viene quindi a mostrarci la via dell'apavarga, la liberazione
da questa tribolazione, e quando Krsna mostra la via, dovremmo accettarla.
Krsna dice molto chiaramente: "Sottomettiti a Me. Io ti darò
l'apavarga." Aham tvam sarva papebhyo moksayisyami: "Io ti darò ogni
protezione." E Krsna ha il potere di mantenere questa promessa.
Kuntidevi
chiama Krsna col nome di Govinda perché Egli dà piacere sia alle mucche che ai
sensi. Govindam adi purusam tam aham bhajami. Govinda, Krsna, è l'adi purusa,
la persona originale. Aham adir hi devanam (B.g., 10.2): Egli è l'origine anche
degli esseri celesti, come Brahma, Visnu e Siva. La gente non dovrebbe pensare
che Brahma, Visnu e Siva siano l'origine di ogni cosa. No. Krsna dice, aham
adir hi devànam: "Sono l'origine anche di questi esseri celesti." Per
questa ragione mettiamo ripetutamente in rilievo il fatto che noi adoriamo
soltanto la persona originale (govindam adi purusam tama aham bhajami):
Quando
Kunti prega, go-dvija-surarti-haravatara, indica che Krsna, Govinda, discende
in questo mondo specialmente al fine di proteggere le mucche, i brahmana e i
devoti. Gli esseri demoniaci di questo mondo sono i piú, grandi nemici delle
mucche perché mantengono centinaia di migliaia di mattatoi. Benché queste
mucche innocenti diano il loro latte, l'alimento piú importante, e dopo la
morte perfino la loro pelle che serve a fare le scarpe, questi miserabili le
massacrano e pretendono di essere felici in questo mondo. Di quali colpe si
stanno macchiando!
Perché
sosteniamo con tanta forza la protezione della mucca? Perché la mucca è
l'animale piú importante. Non ci sono ingiunzioni che impediscono di mangiare
la carne delle tigri o di altri animali. Nella cultura vedica a coloro che
mangiano la carne si consiglia di mangiare la carne di capra, di cane, di
maiale, o di altri animali inferiori, ma mai quella delle mucche che sono gli
animali piú importanti. Quando sono in vita le mucche ci rendono un grande
servizio dandoci il latte, e anche dopo la morte continuano a rendersi utili
fornendo la pelle, gli zoccoli e le corna che possono essere usati in molti
modi. Tuttavia, oggi la società umana è cosí ingrata da uccidere senza
necessità queste mucche innocenti. Per questa ragione Sri Krsna viene e
punisce.
Krsna
è adorato con questa preghiera:
namo
brahmanya-devaya go-brahmana-hitaya ca ' jagad-dhitaya krsnaya govindaya namo
namah
"Mio
Signore, Tu sei il benefattore delle mucche e dei brahmana, di tutta la società
umana e del mondo." Per avere una società umana perfetta ci dev'essere la
protezione di go-dvija -delle mucche e dei brahmana. La parola dvija si
riferisce ai brahmana, a coloro che conoscono il Brahman (Dio). Quando gli,
esseri demoniaci creano troppe difficoltà ai brahmana e alle mucche, Krsna
discende per ristabilire i princípi della religione. Come il Signore stessa
spiega nella Bhagavad-gita (4:7):
yada yada hi dharmasya glànir bhavati
bharata abhyutthanam adharmasya - tadatmanam srjamy aham
"Ogni
volta che in qualche luogo dell'universo la religione declina e l'irreligione
avanza, o discendente di Bharata, Io vengo in persona."
Nell'era
attuale, il kali yuga, la gente commette molte attività illecite e quindi
soffre molto. Perciò Krsna Si è manifestato nella forma del Suo nome, cioè nel
maha-mantra:
hare krsna hare krsna krsna krsna hare
hare hare rama hare rama rama rama hare
hare.
La
regina Kunti rivolse le sue preghiere al Signore solo per enunciate una parte
delle Sue glorie. Dopo aver ascoltato queste preghiere composte con parole
scelte per la Sua glorificazione, il Signore rispose con un sorriso, e quel
sorriso era affascinante quanto i Suoi poteri mistici. Le anime condizionate,
impegnate a cercare di dominare il mondo materiale, sono anch'esse incantate dai
poteri mistici del Signore, ma i Suoi devoti sono incantati dalle glorie del
Signore in modo diverso. Cosí, tutti i devoti
adorano il Signore con parole scelte. Non c'è quantità di belle parole
che potrebbe essere sufficiente a enumerare le glorie del Signore, eppure Egli
è soddisfatto di queste preghiere, proprio come un padre è soddisfatto anche
dei balbettii del suo bambino che impara a parlare. Il Signore quindi sorrise e
accettò le preghiere della regina Kunti.